STRAGE DI USTICA: MENZOGNE DI STATO E TESTIMONI MORTI PER OCCULTARE IL MISSILE

STRAGE DI USTICA: MENZOGNE DI STATO E TESTIMONI MORTI PER OCCULTARE IL MISSILE

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MISSILE OCCULTATO DAI GENERALI PROSCIOLTI
DALL’ACCUSA DI DEPISTAGGIO E ALTO TRADIMENTO
MISTERI SUL MIG LIBICO E SUL DISASTRO DI RAMSTEIN
DOPO 39 ANNI L’AVVOCATURA IN LITE GIUDIZIARIA
COI PARENTI DELLE 81 VITTIME SUI RISARCIMENTI

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___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___

AGGIORNAMENTO DEL 27 GIUGNO 2020

«La direttiva varata da Matteo Renzi sulla accessibilità e la trasparenze di tutte le carte giudiziarie relative ai misteri di Stato avrebbe dovuto finalmente far luce. Invece, è stata un altro ceffone alla memoria dei morti e al rispetto dei vivi. Alla prova dei fatti si è rivelata una presa in giro: si tratta di carte e documenti desecretati ma del tutto inutili. Da quelle scartoffie, infatti, non emerge alcuna verità: tante carte inutili e soprattutto una montagna di carte volatilizzate. E nessun documento è stato digitalizzato».

Facciamo un piccolo aggiornamento alla nostra precedente inchiesta grazie ad un articolo del collega Gianni Lannes che scrisse queste parole nel suo blog Su la Testa del dicembre 2017 (link fondo pagina). Ma a breve pubblicheremo un nuovo reportage sulla strage con un’ipotetica ricostruzione del disastro tanto inquietante quanto ben documentata e pressochè ignorata dai media nonostante importantissimi indizi.

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Secondo tale teoria non ci fu soltanto un duello aereo nei cieli di Ustica ma addirittura un attacco premeditato da un paese straniero partner della Nato che finora non è masi stato coinvolto ufficialmente nelle indagini.

Ciò non toglie che quanto già scritto in occasione del precedente anniversario aiuta a prendere consapevolezza che l’ipotesi del missile quale causa dell’abbattimento del DC-9 Itavia è l’unica veramente plausibile unitamente al successivo tremendo complotto ordito dalla NATO, e dal Deep State di intelligence che la controlla ben oltre i poteri politici, per coprire un’operazione militare ingiustificabile e, di conseguenza, depistare le indagini su di essa. Anche a costo di lasciare una lunga di lascia una lunga serie di cadaveri eccellenti negli anni successivi (iscrivetevi alla newsletter per ricevere la comunicazione della pubblicazione del nuovo dossier).

ARTICOLO DEL 27 GIUGNO 2019

E’ assai curioso che nel paese ove a gran voce si chiede la verità sulla terribile ed ingiusta morte di Giulio Regeni in Egitto (senza dubbio vittima della sua pericolosissima attività di investigazione in un paese straniero e quindi consapevole dei rischi che stava affrontando) da 39 anni ci sia solo una mesta eco sulle 81 vittime (tra cui 11 bambini) del DC9 Itavia precipitato il 27 giugno 1980 nelle acque dell’isola di Ustica. A distanza di quasi quattro decenni la ricostruzione dell’accaduto è ancora in gran parte misteriosa e controversa.

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Lo è per colpa dei generali e degli altri ufficiali che hanno insabbiato rapporti e fatto sparire tracciati radar, lo è per i numerosi suicidi ed inquietanti incidenti occorsi a testimoni oculari dell’Aeronautica Militare, lo è per interessi politici internazionali che resero timidi i governi italiani nell’esigere risposte da altre nazioni sospettate di coinvolgimento nella tragedia: in particolare Usa e Francia per la presunta presenza di loro aerei militari cacciabombardieri nei cieli durante il disastro.

Lo è per le sentenze confliggenti tra giustizia penale e civili. Ma infine lo è anche per i giornalisti che un po’ per tracotanza opinionistica ed un po’ per piaggeria verso qualche potentato occulto hanno mestato nel torbido invece di cercare di portare a galla la verità.

LA SENTENZA CIVILE AVVALORA LA TESI DEL MISSILE

Proprio alcuni media del mainstream, negando ripetutamente la tesi del missile, unica spiegazione finora accreditata e plausibile, motivata e comprovata da decine di perizie e una sentenza, hanno infangato la verità con depistaggi ideologici quasi gravi come quelli orditi dai generali delle Forze Armate italiane.

Depistaggi peggiori di quelli che un informatore, sedicente disertore della Legione Straniera francese, ambiguo ambasciatore di non meglio identificati servizi segreti, costruì con una nebbia di menzogne intorno a molteplici scottanti verità per creare una visione ancor più farraginosa nelle indagini: un personaggio che intervistai e da cui ricevetti documenti autentici, con informazioni attendibili e verificate, le quali mi consentirono di firmare in prima pagina su Il Giornale nel 1996. Anche il suo dossier mezzo vero e mezzo falso non aveva dubbi sulla teoria del razzo…

A fare un po’ di luce sulla verità ci pensò la sentenza del 2017. Certificò che il Dc9 dell‘Itavia che si inabissò nel mare di Ustica fu abbattuto da un missile. E dopo ci furono vari depistaggi. Per questo lo Stato fu condannato a risarcire  oltre 17 milioni di euro a 29 familiari delle vittime della strage del 27 giugno 1980 (in tutto morirono 81 persone). Questo stabilì la sentenza pronunciata dalla prima sezione civile della Corte di appello di Palermo. Secondo i giudici, resta accertato il depistaggio delle indagini compiute all’indomani del disastro aereo.

Il resti della carlinga del DC9 Itavia abbattuto da un missile e precipitato nei pressi dell’isola di Ustica uccidendo tutte le 81 persone a bordo il 27 giugno 1980

Il velivolo, che da Bologna andava a Palermo, con ogni probabilità fu abbattuto da un missile, ancora oggi non identificato, e a parere dei giudici civili i ministeri della Difesa e dei Trasporti non assicurarono adeguate condizioni di sicurezza. Per la Corte è esclusa l’ipotesi alternativa della bomba collocata a bordo o di un cedimento strutturale, in linea, quindi, con lo scenario della battaglia aerea e dell’intrusione di velivoli non identificati nella rotta del Dc9 già tracciato dall’istruttoria conclusa nel 1999 dal giudice istruttore Rosario Priore.

«Con i “ritorni” radar di Ciampino venne disegnato quel tracciato che mostrava, a parere di due tra i massimi esperti di sicurezza aerea (gli americani John Transue e John Macidull del National Transportation Safety Board) la presenza, certa e inconfondibile, di diversi intrusi che in più punti avevano incrociato la rotta del Dc9 fino al Punto Condor, dove l’aereo smise di trasmettere a terra la sua posizione. Di più: due “echi” fissavano, nero su bianco, la traccia, l’impronta digitale, del caccia che aveva compiuto la manovra d’attacco da manuale, tagliando la rotta dell’Itavia da ovest verso est» precisa in uno scrupoloso reportage Mediaset-Le Iene.

Nello stesso articolo si archivia come improbabile l’ipotesi della bomba nella toilette emersa da una delle prime consulenze disposte dal giudice Priore sia perchè l’aereo viaggiava con quasi due ore di ritardo (e nel 1980 non c’erano congegni così sofisticati da azionare un’esplosione a distanza) sia perchè fu firmata, tra gli altri, «da due consulenti infedeli che, nonostante fossero stati nominati da Priore, quindi dall’accusa, mantenevano assidui contatti telefonici con ufficiali dell’Aeronautica indagati nella stessa inchiesta».

IL MISTERO DEL MIG LIBICO SULLA SILA

Ciò sarebbe avvenuto durante un vero e proprio combattimento nei cieli tra MIG libici e Mirage francesi oppure, come emerso più di recente, F14 – Tomcat della US Navy, Nella ricostruzione più accreditata un caccia libico avrebbe infatti usato il DC9 come copertura da un missile mentre un altro MIG-23MS dell’Aeronautica Militare Libica  fu ritrovato a Castelsilano Crotonese, sui monti della Sila, il 18 luglio 1980.

Successive investigazioni leggitimarono il dubbio che tale aereo fosse caduto proprio il 27 giugno ma ne fosse stata segnalata la scoperta successivamente: addirittura tenendo congelato in frigo il copo del pilota (link a fondo pagina). Persino Giovanni Spadolini, allora ministro della difesa dal 1983 al 1987, ebbe a dire che chi avesse risolto il giallo del MIG avrebbe potuto capire la strage di Ustica.

I resti del MIG-23MS dell’Aeronautica Militare Libica venne ritrovato sui monti della Sila in zona Timpa delle Magare, nell’attuale comune di Castelsilano Crotonese

In questa riflessione non intendo soffermarmi oltre a scandagliare tutti gli innumerevoli episodi giudiziari di questa storia grondante di sangue ed ingiustizia. Vorrei cercare innanzitutto di dare brevemente risposta a due importanti perché.

Perchè a distanza di tanti anni c’è ancora chi non crede alla versione dell’aereo abbattuto per errore da un missile? Una tesi da sempre sostenuta dal più meticoloso giornalista che seguì l’inchiesta ovvero Andrea Purgatori, sceneggiatore del magnifico film di Marco Risi Il muro di gomma, più volte censurato su istanza dell’Aeronautica Militare italiana.

Perché tanti insabbiamenti? Semplicemente per soldi. Quelli dei risarcimenti miliardari che la Francia o gli Usa avrebbero dovuto riconoscere ai parenti delle vittime dell’Itavia se avessero ammesso le loro responsabilità in un’azione di guerra intorno ad un volo civile.

Due MIG 23 dell’Aeronautica Militare Libica come quello precipitato sulla Sila

Perchè un conto è essere risarciti per una generica strage di cui non sono stati chiariti i contorni, come stabilito dalla sentenza della Giustizia Civile italiana, un altro è per l’esplosione di un missile sparato da un caccia durante un combattimento: è pacifico che l’entità del risarcimento potrebbe cambiare notevolmente. Soprattutto perchè nel caso di una bomba potrebbe essere ritenuta responsabile l’Itavia, ormai fallita, per i mancati controlli prima del volo, mentre nel caso del razzo la responsabilità è ascrivibile al Ministero della Difesa e quindi allo Stato Italiano per non aver protetto lo spazio aereo in modo adeguato.

A ciò si aggiunga anche il fatto che un simile gravissimo incidente aereo avrebbe minato la credibilità del sistema di difesa Nato in un periodo in cui le stesse basi USA in Italia era spesso oggetto di contestazioni da parte dei pacifisti come nella successiva gigantesca manifestazione del 4 luglio 1982 a Comiso guidata da Pio La Torre contro l’installazionen di nuovi missili Cruise, per citarne una delle tante. Una protesta che ebbe successo con tutta probabilità proprio per il precedente disastro aereo del DC9 Itavia.

IL CAVILLO GIUDIZIARIO CHE HA UCCISO LA GIUSTIZIA

Perché invece a distanza di tanti anni non si è ancora asseverato se sia stato un missile, come sostenuto dalla sentenza della Giustizia Civile, oppure una bomba come ipotizzato dalla sentenza della Giustizia Penale? Per un cavillo. Solo per un cavillo…

Allego a fondo pagina, per gli appassionati di diritto penale, l’editoriale che pubblicai sul giornale Notizia Oggi Vercelli che nel 2005 dirigevo, riassumo brevemente per gli altri. Il titolo dell’articolo fu: USTICA, LA PAROLA CHE CAMBIA LA STORIA. Se oggi noi ed i parenti delle vittime non conosciamo ancora una verità indiscutibile e consolidata è proprio ed esclusivamente per una parola.

I generali Lamberto Bartolucci e Franco Ferri dell’Aeronautica Militare, sotto processo per alto tradimento ed attentato agli organi costituzionali per gli evidenti, reiterati ed aggravati insabbiamenti commessi abusando dei loro poteri durante l’inchiesta della magistratura su Ustica, ed in particolare quella finale del giudice istruttore Rosario Priore che raggiunse il maggior grado di prossimità alla verità, furono infatti prosciolti il 30 aprile 2004 dalla Corte d’Assise di Roma per prescrizione del reato in quanto venne a loro contestato il TURBAMENTO NELLE INDAGINI (prescrizione in 15 anni) e non l’IMPEDIMENTO ovvero l’ostacolo totale, reato per il quale la prescrizione è invece molto più lunga.

Se fosse stata contestata tale fattispecie, come richiesto dalla pubblica accusa e dalle parti civili, non solo due generali sarebbero stati condannati, non solo l’azione civile per il risarcimento avrebbe potuto essere avviata contro il Ministero della Difesa e non genericamente verso lo Stato per un indennizzo per strage generica, ma si sarebbe scritto a chiare lettere che l’inchiesta era stata totalmente IMPEDITA dando probabilmente nuovo slancio ad ulteriori indagini.

Invece quella prima accusa che valse la certezza della prescrizione spianò la strada ad un’interpretazione giurisprudenziale “favorevole” che si concretizzò nella sentenza di assoluzione della Corte d’Assise d’Appello di Roma il 15 dicembre attraverso la formula “il fatto non sussiste” per Bartolucci e Ferri. Confermata in via definitiva dalla Cassazione nel 2007.

«In ogni caso la presenza di altri aerei deducibili dai tracciati radar non raggiunge in alcun analisi il valore di certezza e quindi di prova. Non vi è poi prova che gli imputati abbiano ricevuto notizia di aerei sconosciuti o Usa collegabili alla caduta del DC9» scrivono i giudici rimarcando che i generali non mentirono al governo sostenendo che i radar di Nicola, Marsala, Siracusa non rilevarono traffico sospetto «sconosciuto» come registrato invece da quello di Ciampino.

Poco importa ai giudici della Cassazione se a Marsala ci fosse stato un “buco” di 4 minuti nei nastri delle registrazioni e che Ciampino avesse visto: siccome i comandanti dell’Aeronautica Militare di queste cose non riferirono al governo non possono essere ritenuti colpevoli di alto tradimento, nè per turbativa nè per impedimento. Mentre per falso ideologico, abuso d’ufficio, falsa testimonianza, favoreggiamento e falso altri militari furono prosciolti per prescrizione del reato mettendo così una lapide definitiva sulla verità.

LO SCOOP DI ANDREA PURGATORI SULLA NAVE USA SARATOGA
Il giornalista Andrea Purgatori che per primo trovò le prove del missile e dei depistaggi in un’inchiesta sul Corriede della Sera ed ha fatto nuove scoperte per la trasmissione Atlantide

L’assoluzione dei generali sancì un’unica verità: su Ustica gli insabbiamenti hanno turbato le indagini a tal punto da impedire un oggettivo completo riscontro dei fatti. Orbene, alla luce di questa sentenza penale, ed in mancanza di un processo sulla strage perché il fascicolo aperto è da sempre contro ignoti, con quale coraggio ci sono ancora giornalisti che dipingono come visionaria l’ipotesi del missile e si accalorano a sostenere quella della bomba?

Un caccia F14 Tomcat della 103 squadriglia di comnbattimento della portaerei Saratoga Us Navy

Nel 2018 il giornalista Andrea Purgatori nella sua trasmissione Atlantide per LA7 portò alla luce nuove inquietanti prove per cercare di abbattere il «muro di gomma» eretto per coprire la strage. Il documentario «Ustica, l’ultimo miglio» contiene l’intervista esclusiva a Brian Sandlin, marinaio sulla portaerei Usa Saratoga: «Abbiamo abbattuto due Mig libici» (La7 ora su Rivedila7). Sandlin dichiara di aver visto due caccia della squadriglia «Fighting 103» decollare dalla portaerei durante la notte dell’incidente per una missione di combattimento contro due Mig libici. Al loro rientro, però, sostiene l’ex marinaio, gli aerei non avevano più armamenti sotto le ali».

Si tratterebbe dei velivoli d’attacco F-14 Tomcat in dotazione negli anni Ottanta all’aeronautica americana che ha base della VI Flotta Us Navy a Napoli e  può contare anche sul contingente Naval Air Force (NAS) di Sigonella.

TESTIMONI DI USTICA MORTI NELLA STRAGE DI RAMSTEIN
La sequenza della collisione dell’aereo delle Frecce Tricolore durante l’esibizione nella base di Ramstein che precipitanto causò una strage

Tra i numerosi incidenti che capitarono a persone in qualche modo implicate come potenziali testimoni nel disastro di Ustica merita certamente una menzione la strage del 29 agosto 1988 nella base militare Nato di Ramstein in Germania, quartier generale del’l’aviazione Usaf (e Africom dal 2008) in Europa, in cui morirono 70 persone per la collisione tra tre aerei delle Frecce Tricolori che causò la caduta proprio di quello pilotato da due ufficiali dell’Aeronautica Militare italiana presunti testimoni della strage di Ustica.

Le inchieste di due giornali quotidiani tedeschi: Tageszeitung e Der Spiegel nell’aprile del 1991 ipotizzarono che l’incidente non fosse dovuto a un errore di manovra, ma ad un sabotaggio eseguito per eliminarli.

Nella sentenza-ordinanza del giudice Rosario Priore sulla strage di Ustica, a pag. 4667, laddove il magistrato parla dei colonnelli Mario Naldini e Ivo Nutarelli, ufficiali dell’AM e componenti della pattuglia acrobatica, si legge: «[…] È emerso in più punti dell’inchiesta, i due ufficiali piloti, del gruppo intercettori, in servizio presso l’aeroporto di Grosseto, la sera del 27 giugno 1980 fossero in volo su F104, fino a 10 minuti circa prima della scomparsa del DC9 Itavia – il loro atterraggio all’aeroporto di Grosseto è registrato alle 20:45 e 20:50 locali; che questo velivolo, insieme ad altro con ogni probabilità quello dell’allievo, avesse volato per lunga tratta di conserva al velivolo civile; che durante questo percorso e al momento dell’atterraggio avesse sbloccato i codici di emergenza».

 

I FAMILIARI DELLE VITTIME PIGNORANO LO STATO ITALIANO

Ma oltre al danno ora c’è anche la beffa.  E’ scoppiata infatti anche una lite giudiziaria sugli indennizzi come riportato nel febbraio 2019 da Il Fatto Quotidiano. «Carlo Parrinello è una delle 81 vittime della strage aerea di Ustica. Quando il 27 giugno 1980 il Dc9 Itavia venne abbattuto da un missile e si inabissò nel mar Tirreno aveva 44 anni e manteneva lui la famiglia. La Corte d’appello civile di Palermo il 7 luglio 2017 ha stabilito che lo Stato dovesse risarcire la moglie e le tre figlie con un milione e 908mila euro: di questa somma hanno ricevuto solo poco più di 431mila euro e per questo i familiari di Parrinello hanno notificato un atto di pignoramento presso terzi nei confronti dei ministeri dei Trasporti e della Difesa. Il credito oggetto di pignoramento è di 1.477.107 euro» scrive il quotidiano.

Una delle vittime della strage del DC9 trovata nel mare di Ustica alcune ore dopo il disastro

«L’avvocatura dello Stato sostiene che i familiari delle vittime percepiscono una indennità di circa 1600 euro al mese, quindi vanno defalcate dal risarcimento tutte le somme future che i familiari percepiranno fino al compimento di 75 anni – aggiune Il Fatto – I legali dei familiari di Parrinello, gli avvocati Vanessa e Fabrizio Fallica, sostengono invece che la sentenza non parla assolutamente di questa detrazione futura e indica con precisione il risarcimento che lo Stato deve pagare».

«E’ una situazione imbarazzante – dicono i legali – Questa posizione dell’avvocatura serve solo ad aggravare ancor di più lo Stato di spese per le procedure esecutive». Nella sentenza di appello che riguardava 42 familiari delle vittime, i giudici hanno condannato i ministeri a pagare ai legali 378.484 euro oltre al rimborso forfettario per spese generali, Cpa e Iva. Gli avvocati Fallica hanno notificato un atto di precetto ai due ministeri anche da parte degli otto familiari di altre tre vittime che devono avere, dopo la sentenza definitiva, circa due milioni di euro avendo ricevuto anche loro solo un pagamento parziale.

 

UNA FERITA ANCORA APERTA NELLA VERITA’

Daria Bonfiett, presidente dell’Associazione Parenti delle Vittime di Ustica, i vicino alla carcassa del DC9 Itavia

Mentre Rai News oggi dedica l’ennesimo documentario alla vicenda per dare sfogo alle richieste dell’Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica, costituita e presieduta da Daria Bonfietti, il caso rimane comunque una ferita aperta che non si rimarginerà mai nel martoriato cuore della giustizia italiana.

Purtroppo ci si ricorda di essa soltanto in questo giorno. Ma per rispetto ai morti, almeno in questo giorno non vengano propalate altre menzogne negando l’unica certezza del missile come ha fatto ancora di recente qualche giornalista.

Intanto sul disastro è ancora aperto un fascicolo gestito dai magistrati della Procura di Roma, il procuratore aggiunto Maria Monteleone ed il sostituto Erminio Amelio, che negli anni scorsi hanno ottenuto solo risposte parziali dalla Francia sul traffico aereo nella notte del 27 giugno 1980.

Ma soprattutto i dossier secretati del Ministero della Difesa sono stati aperti dalla direttiva Renzi solo in modo parziale, come evidenziato da un reportage di Mediaset-LeIene: sono stati infatti consegnati i documenti solo dal 1986 omettendo quelli dei sei anni precedenti come se ci fossero nascoste delle cose inconfessabili…

“SEGRETARIO ONU UCCISO”: DOPO 58 ANNI GLI 007 BRITANNICI ANCORA OCCULTANO I DOSSIER

Proprio come l’inchiesta dell’Onu sul misterioso incidente aereo in cui il 18 settembre 1961 morì l’ex segretario delle Nazioni Unite Dag Hammarskjöld insieme a 14 persone tra funzionari diplomatici e membri dell’equipaggio. Risale al mese scorso la nota con cui il Regno Unito si è rifiutato di dare risposta all’United Nation Association Westminster Branch, un’ong riconosciuta dal Palazzo di Vetro che sta conducendo investigazioni sul caso Hammarskjöld.

Dopo 58 anni il silenzio per motivi di sicurezza equivale ad un’evidente ammissione di colpa. Esattamente come quello di Usa e Francia a 39 anni dalla strage di Ustica per difendere l’immagine della Nato a discapito della verità e della credibilità dell’Italia.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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FONTI

SU LA TESTA – DEPISTAGGIO STRAGE DI USTICA

RAI NEWS – I FAMILIARI CHIEDONO GIUSTIZIA

IL CORRIERE

LE IENE – I DOSSIER ANCORA SECRETATI

WIKIPEDIA – IL MIG LIBICO

IL FATTO QUOTIDIANO – CONDANNATO LO STATO

IL CORRIERE – L’INCHIESTA DI PURGATORI SULLA SARATOGA

IL FATTO – INCHIESTA ANCORA APERTA

IL FATTO QUOTIDIANO – RISARCIMENTI A META’

PETROLIO, STRAGI E ATTENTATI. Gli Occulti Attentati a Mattei e Hammarskjold

STRAGE VOLO MALAYSIA: DEPISTAGGI A KIEV TRA NATO, 007 E ONG DI SOROS

GEOPOLITICA – UE, USA, RUSSIA

MASSONERIA – COSPIRAZIONI

 

 

 

 

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Fabio Giuseppe Carlo Carisio

5 pensieri su “STRAGE DI USTICA: MENZOGNE DI STATO E TESTIMONI MORTI PER OCCULTARE IL MISSILE

  1. Se le informazioni citate nello articolo sono come quella degli F14 Tomcat allora sono tutte inattendibili in quanto nel 1980 nel Mediterraneo nel periodo Marzo Settembre era operativa la portarei USS Saratoga (CV 60) i cui gruppi di attacco VF-31 e VF-103 ancora NON AVEVANO gli F14 ma i PHANTOM II F4 versione J La Saratoga ha poi imbarcato gli F14 nello inizio 1981 – Nel 1980 gli F14 erano gia operativi sulla USS Nimitz (CVN-68) operativa nel Mediterraneo da Gennaio a Marzo 1980 quando sostituta dalla Saratoga QUINDI tutti quelli (testimoni e giornalisti e altro) che parlano e citano gli F14 Tomcat (aerei della Marina e non in basi terrestri tipo Sigonella) ASSERISCONO una cosa FALSA

    1. La ringrazio per la precisazione. Molteplici fonti hanno riportato questo particolare su una vicenda come quella di Ustica che è ancora avvolta da troppi misteri perchè ci sia una netta demarcazione tra verità e falsità. Pertanto il dato di fatto di un particolare impreciso non pregiudica automaticamente l’attendibilità della rimanente parte di informazioni

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