AI BUONISTI ROSSI BASTA UNA BENDA PER OSCURARE 11 PUGNALATE

AI BUONISTI ROSSI BASTA UNA BENDA PER OSCURARE 11 PUGNALATE

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GLI STESSI MEDIA TIFOSI DELLA CAPITANA
SPERONATRICE DELLA GUARDIA DI FINANZA
E FANS DEI NO TAV CON LE BOMBE CARTA
INFOIATI PER L’INFELICE MA INNOCUO GESTO
DEI CARABINIERI AMICI DEL VICEBRIGADIERE
UCCISO SENZA PIETA’ CON UN COLTELO DA MARINES

___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___

Il carabiniere ucciso con 11 pugnalate di un coltello Trench Knife Camillus in dotazione ai Marines Usa, come rivelato poche ore fa dall’ordinanza di convalida del fermo emessa dal Gip di Roma per i due americani accusati dell’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega . Il complice dell’assassino in caserma bendato per alcuni minuti durante l’interrogatorio. E da qui che comincia una polemica più oziosa che concreta sulla tremenda storia di Roma…

IL CARABINIERE TRUCIDATO DAL CALIFORNIANO CON 11 PUGNALATE

Io aborro i buonisti. Soprattutto quelli rossi: non sono buoni, non sono pietosi ed a volte per eccesso di schiavitù ai principi astratti di utopici diritti universali diventano pure disumani. Sono i figli della cultura cultura massonico-giacobina dei sanculotti del Regime del Terrore che per uguaglianza, fraternità e libertà fecero strage di cristiani ed aristocratici in Vandea ed in tutta la Francia. Sono eredi dei dittatori comunisti Lenin e Pol Pot che riesumando le finalità epurative del Comitato della Salute della Comune di Parigi usarono i gulag ed i campi di sterminio per “educare” al senso civico le loro popolazioni.

L’OLOCAUSTO DEI MASSONI COMUNISTI

Sono i discendenti di coloro che, dopo la Liberazione dell’Italia, senza alcun processo, uccisero ed appesero in piazzale Loreto a Milano non solo Benito Mussolini, che in base agli accordi dell’armistizio avrebbe dovuto essere consegnato subito agli Alleati, ma anche l’inerme Clara Petacci colpevole soltanto di esserne l’amante.

Il duce Benito Mussolini con l’amante Clara Petacci (riconoscibile per  la gonna) ed altri comandanti fascisti appesi il 29 aprile 1945 in piazzale Loreto dopo una sommaria esecuzione nell’Italia già liberata dopo l’armistizio

Sono i nipoti e pronipoti dei partigiani rossi assatanati che stuprarono ed uccisero con raid squadristi in stile Boko Haram centinaia di donne e bambine dopo il 25 aprile 1945, in tempo di pace, compiendo uno dei peggiori e più occultati femmicidi della storia: simile per ferocia e numero di vittime soltanto alle Marocchinate della Legione Straniera francese, agli stupri etnici di serbi, e soprattutto musulmani, in Bosnia (avvenuti però in tempo di guerra) e delle stragi delle vergini cristiane dei gladiatori dell’imperatore romano Nerone.

FEMMINICIDI PARTIGIANI: ORRORI ROSSI IN TEMPO DI PACE

Ma sono anche i fans dei filosofi delle Brigate Rosse già tornati liberi per tenere pompose relazioni persino sui diritti umani in convegni ed università. Sono gli arcigni avvocati azzeccagarbugli della capitana Carola Rackete di cui applaudirono lo speronamento ad una motovedetta della Guardia della Finanza, effettuato per approdare a Lampedusa con la Sea Watch e scaricare un’altra ondata di migranti destinati ad ottenere il riconoscimento di profughi solo nel 10 % dei casi. Immigrati irregolari – i buonisti hanno fatto mettere al bando la parola clandestini – proiettati quindi verso la disoccupazione, la prostituzione o l’arruolamento nelle file della mafia nigeriana nella maggior parte dei casi.

DALLA MAFIA AGLI STROZZINI: TUTTE LE SCHIAVITU’ DEI MIGRANTI

I buonisti sono anche coloro che in nome della difesa ecologista comprendono ed a volte giustificano gli attivisti No Tav che travestiti da black-blocs feriscono poliziotti e carabinieri schierati a difesa del cantiere di Chiomonte e lanciano bombe-carta, e qualche volta molotov, da esperti guerriglieri urbani come avvenuto ancora sabaro scorso in Val Susa.

LA REPUBBLICA GRIDA ALLO SCANDALO

Il libro sacro di questa categoria di buonisti rossi, pietosa verso gli amici del pensiero unico che spazia dalla cultura no-gender all’utero in affitto, paladina anche di chi delinque, se lo fa per quella che soggettivamente ritengono giusta causa alla stregua dei fanatici integralisti della Jihad, è il quotidiano La Repubblica con gli altri media del gruppo Gedi dell’imprenditore Carlo De Benedetti, il trafficone più impunito d’Italia grazie alla tessera numero 1 del Partito Democratico, alla cittadinanza svizzera ed alla contiguità coi massoni dell’alta finanza del Gruppo Bilderberg.

CARABINIERE UCCISO: “UNO DI MENO” PER LA PROF GIORNALISTA DI SINISTRA

Ed è proprio questo giornale che ieri è riuscito a compiere un’acrobazia intellettualoide degna della Pravda ai tempi della dittatura di Iosef Stalin. Cinque righe alla notizia della docente e giornalista di sinistra che ha goduto su Facebook per il brutale assassinio del vicebrigadiere dei Carabinieri Mario Cerciello Rega, due colonne di un corsivo vibrante come una filippica all’Arma Benemerita per l’immagine del giovane 18 enne Christian Gabriel Natale Hjorth, arrestato per complicità in omicidio aggravato, fotografato in caserma con una benda sugli occhi e le mani legate dietro la schiena (anziché ammanettate come è lecito per evitare che un indiziato di reati violenti gravi posssa dare in escandescenze).

La foto delle polemiche: il diciottenne Christian Gabriel Natale Hjorth bendato in caserma

Nelle mani dei buonisti quella foto, che innanzitutto non avrebbe mai dovuto uscire da una caserma, è diventata un arpione per colpire l’Arma stessa e legittimare assurdi e criminali paragoni tra un’innocua bendatura e i pestaggi selvaggi che hanno portato sotto processo altri militari. Pur di cavalcare l’onda della deligittimazione dei Carabinieri si è fatto di tutta l’erba un fascio e, forti di una cultura comunista (più pericolosa di quella fascista non essendo ritenuta fuorilegge), si è spofondati nel qualunquismo più becero generalizzando accuse in realtà individuali in nome di un principio tutto filosofico sulla tutela degli arrestati. Un principio sacrosanto che si scontra però con la cruda realtà delle modalità di azione di tutte le forze internazionali di polizia di fronte a soggetti indiziati di gravissimi reati come un efferato assassinio.

L’INDIGNAZIONE OLTREMISURA PER L’INNOCUA BENDA

Non sono certamente qui a legittimare l’uso delle bende in fase di interrogatorio: è stato un gesto sicuramente infelice, inopportuno ed umiliante ma, di certo, per chi l’ha subito, psicologicamente meno devastante del senso di colpa per una complicità in assassinio. Almeno ci tocca sperarlo… Dopo tale pratica, vietata nei paesi civili e soprattutto negli Usa al punto tale da vanificare un eventuale processo ma molto diffusa tra le abitudini delle forze speciali di ogni nazione Nato, la vittima è uscita assolutamente incolume a differenza del carabiniere pugnalato 11 volte con un grosso coltello dal reoconfesso Elder Finnegan Lee, amico del giovane bendato: il cui ruolo e correità nell’aggressione sono ancora tutti da chiarire.

Post della pagina FB Fronte degli Italiani

Come ben evidenziato dall’amministratore della pagina Facebook “Fronte degli Italiani” nessuno nel mondo si è mai indignato vedendo le foto di altri arrestati portati in caserma bendati o incappucciati. Ma se ciò accade nel Bel Paese dei buonisti di professione ecco lo scandalo nazionale cui s’aggrega persino il paggio del Quirinale, ovvero il premier Giuseppe Conte.

Il premier Giuseppe Cone con il comandante generale dei Caraninieri Giovanni Nistri

“Non c’è nessun dubbio che la vittima di questa tragedia sia il nostro Mario. Invito tutti a considerare, tuttavia, che bene ha fatto l’Arma a individuare il responsabile di questo improprio trattamento e a disporre il suo immediato trasferimento”. Così il premier Conte ha commentato all’Ansa la foto dell’indagato bendato. “Riservare quel trattamento a una persona privata della libertà non risponde ai nostri principi e valori giuridici, anzi configura gli estremi di un reato o, forse, di due reati” sottolinea Conte aggiungendo che è “censurabile” la diffusione della foto sui social. “L’Italia è uno Stato di diritto – ha proseguito -. Abbiamo principi e valori consolidati: evitiamo di cavalcare l’onda delle reazioni emotive tenuto anche conto che la nostra legislazione, in caso di omicidio volontario, contempla già l’ergastolo e non consente più sconti di pena”.

Povero Conte! Per un amnesia fulminante si è scordato di Kabobo, triplice omicida per strada con mannaia e piccone che se l’è cavata con soli 20 anni di pena… Per un attimo si è dimenticato di essere il Presidente dell’Intelligence italiana che chissà quante operazioni in palese violazione dei diritti umano ha legittimato e coperto agli agenti segreti americani della Cia ed ai loro amici del Mossad israeliano. Si è scordato di essere stato nominato dal successore e compagno Pd del Capo di Stato Giorgio Napolitano che ha legittimato i massacri in Libia per ragioni di stato. Ma vale la vecchia regola del marito cornuto e rassegnato: occhio non vede cuore non duole!

CENTINAIA DI MORTI IN LIBIA SULLA COSCIENZA SPORCA DI NAPOLITANO

In questo marasma di diritti e doveri capace di adombrare la gravità dell’aggressione mortale ad un servitore della patria e tutore dell’ordine si rivelano provvidenziali le parole dell’ex ministro Maurizio Gasparri, ora sentatore di Forza Italia: “Su questo episodio della foto dell’indagato bendato in caserma, le parole dei vertici dell’Arma sono chiare e definitive pertanto gli accertamenti in corso accerteranno quanto è avvenuto. Non vorrei però che questo episodio trasformi questo caso in una inchiesta sui carabinieri – ha dichiarato il parlamentare azzurro ad Adnkronos – Ricordiamoci che la tragedia e l’atto di efferata criminalità da punire presto e in modo ultra severo è l’omicidio del vicebrigadiere Cerciello. Attenzione a non seminare confusione perché questo sarebbe intollerabile”.

Il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, ucciso nell’adempimento del suo servizio

Proviamo per un attimo a metterci nello stato d’animo dei carabinieri colleghi ed amici della vittima. Immaginiamo per un secondo il loro turbamento emotivo e domandiamoci se questo indicente diplomatico non sia davvvero una quisquillia rispetto al dolore e all’impotenza per la vile e brutale uccisione di un commilitone ad opera di due balordi a caccia di droga.

Se una benda sugli occhi, come pare, è tutta l’umiliazione inflitta al “complice” possiamo certamente dire, umanamente parlando, che hanno tenuto un comportamento ineccepibile. Se di fronte al regolamento dell’Arma qualcuno ha sbagliato è già stato trasferito e ne subirà si spera non gravi conseguenze. E se anche avessero commesso violazioni penali… beh sono certamente altrettante quisquillie dinnanzi ad una giustizia italica in cui  il procuratore generale di Cassazione è costretto a dimettersi per imbarazzanti conversazioni su un fascicolo riguardante un magistrato indagato per corruzione in atti giudiziari e nelle quale altri togati sono sotto inchiesta per i depistaggi sulle indagini sulla strage di via D’Amelio a Palermo.

DEPISTAGGIO SULL’ATTENTATO A BORSELLINO: INDAGATI DUE PM DEL POOL

Ma i buonisti rossi, si sa, sono formalisti e non badano alla sostenza delle cose. Viene però da domandarci cosa sarebbe successo se gli eredi di partigiani e comunisti convertiti al buonismo fantasmagorico dei Puffi si fossero trovati un una caserma con il complice dell’assasinio di un loro compagno ed amico… Basti ripensare all’agguato omicida al commissario milanese Luigi Calabresi per rammentare qual è la cultura della sinistra infoiata per i diritti di un drogatello bendato in stato di fermo per complicità in omicidio.

Un’immagine d’archivio di un coltello Trench knife Ka-Bar Camillus usato dai Marines Usa con cui è stato ucciso il vicebrigadiere italiano

Questo incidente diplomatico palesa però anche una scarsa capacità di gestione della comunicazione da parte della Benemerita. La diffusione della foto dell’arma del delitto, il grosso coltello lordo del sangue di Mario Cerciello Rega, virtuoso sia come militare che come uomo per l’aiuto a poveri e malati nei suoi pellegrinaggi a Lourdes e Medjugorie, avrebbe sicuramente spostato l’attenzione mediatica altrove. Ma è evidente che pure i Generali sono ormai condizionati dalla tribù dei buonisti più che dall’esercito, assai più numeroso, degli italiani onesti e davvero buoni: ancora capaci di distinguere tra una benda ed un pugnale.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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