PALAMARA-GATE – 5. INTERCETTAZIONI VIETATE E 133 TESTI VIP A RISCHIO: Ecco perché nessuno sarà punito…

PALAMARA-GATE – 5. INTERCETTAZIONI VIETATE E 133 TESTI VIP A RISCHIO: Ecco perché nessuno sarà punito…

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di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

Non avrei mai pensato di poterlo ammettere ma il magistrato più complottista d’Italia comincia a diventare simpatico. Luca Palamara, il sostituto procuratore romano sospeso da funzioni e stipendio perché indagato per corruzione in atti giudiziari, sta cercando di portare a galla la rete della tonnara di una parte importante della magistratura scandalosamente implicata con la politica tanto da operare in criminale violazione di ogni dettato costituzionale.

La Carta Costituzionale, infatti, tutela l’indipendenza del potere giudiziario proprio perché deve essere sovrano e indipendente rispetto a quello politico (esecutivo e legislativo) ma lo scandalo Palamara-Gate ha svelato agli italiani ciò che in fondo già ben sapevano: i palazzi di giustizia per colpa di parecchi magistrati soprattutto rossi (perché di sinistra o perché operanti sotto il manto scarlatto di ermellino che indossano in Cassazione) sono popolati da molte toghe peripatetiche: discepoli deambulanti di Aristotele secondo l’accezione classica, passeggiatrici da trivio secondo la metafora contemporanea. Ognuno sia libero di scegliere l’interpretazione semantica ed ermeneutica che più l’aggrada…

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Vittorio Feltri che non ha mai lesinato il lessico scurrile direbbe: un troiaio. Ma oggi, con questo dossier Palamara-Gate 5, scriviamo probabilmente l’ultima puntata di una vergogna nazionale che poteva accadere solo sotto la Presidenza della Repubblica di un politico siciliano come Sergio Mattarella, scampato alla Tangentopoli di Palermo del 1992 nonostante i buoni benzina ricevuti in dono da un mafioso. E forse proprio in virtù di simili pesanti scheletri nell’armadio (ed altri ereditati dal padre per una raccomandazione a Vito Ciancimino) è stato eletto a rappresentare una Repubblica fondata sulla Massoneria più che sul lavoro e sulla democrazia.

Proprio per questo sta andando in scena la TeatroCrazia (Platone docet) dell’ingiustizia che pare destinata a culminare con quelle parole magiche del gioco fanciullesco di nascondino: LIBERI TUTTI!

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Infatti, nonostante le porcate sui complotti tra magistrati e politici emerse dalle intercettazioni del telefonino cellulare di Palamara, in cui gli investigatori della Guardia di Finanza inocularono un trojan, potrebbe finire tutto in una bolla di sapone come auspicano gli stessi media delle arrembanti inchieste giornalistiche che fingono di avere una missione sociale e morale ma in realtà operano solo per proteggere gli interessi finanziari dei loro padroni.

Dalla Repubblica di Carlo De Benedetti, oggi controllata anche dalla famiglia Agnelli-Elkann che vanta 111 anni di inchieste giudiziarie per corruzione con risibili condanne, al Fatto Quotidiano di Marco Travaglio, tirato in ballo in varie intercettazioni imbarazzanti sul PalamaraGate, si fa il tifo per una rapida archiviazione dello scandalo sul comportamento illecito delle toghe rosse sempre difese e sovente utilizzate da questi quotidiani per pilotare la politica nazionale non per il bene comune bensì per gli affari di Cosa Loro.

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Poi c’è Il Giornale della famiglia dell’ex premier Silvio Berlusconi che non ha il minimo interesse alla ricerca della verità da cui potrebbe emergere un retroscena di inciuci politici con l’altro ex premier Matteo Renzi all’ombra di strani incontri ad Arcore con toghe potenti.

Infine c’è il quotidiano giudiziario più schietto di tutti: Il Riformista, rinato nell’autunno del 2019 grazie ad un’ottima operazione editoriale condotta dall’imprenditore napoletano Alfredo Romeo, tycoon nazionale delle forniture sanitarie agli ospedali finito in manette nel 2017 per le presunti tangenti dello scandalo CONSIP (la soscietà per azioni governativa che gestisce gli appalti miliardari per la pubblica amministrazione) nel quale è rimasto incagliato l’ex ministro Luca Lotti, braccio destro di Renzi e anello di congiunzione con lo scandalo PalamaraGate.

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Fatta questa disgustosa premessa sugli interessi mediatici nelle varie inchieste possiamo finalmente svelare perché l’indagine su Palamara finirà al massimo con un buffetto sulla guancia. Ciò probabilmente accadrà proprio perché nella cena dei complotti del 9 maggio 2019 all’hotel Champagne di Roma si riunirono magistrati del Consiglio Superiore della Magistratura (il CSM unico organo di governo e vigilanza sui giudici) insieme a due deputati del Partito Democratico: lo stesso Lotti e l’ex magistrato e tre volte sottosegretario alla giustizia in governi PD Cosimo Maria Ferri.

Proprio in virtù della loro presenza quelle intercettazioni ambientali saranno con ogni probabilità (in Italia la giurisprudenza è così aleatoria da non essere minimamente prevedibile) inutilizzabili in qualsiasi dibattimento processuale: perché furono effettuate dalla Finanza nonostante un preciso divieto dei pubblici ministeri di Perugia titolari dell’inchiesta su Palamara.

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Lo ha rivelato con dovizia di particolari Il Riformista dell’editore Romeo (sotto processo a Napoli per le presunte tangenti per appalti) che probabilmente già gongola all’idea di una maxi archiviazione sul PalamaraGate in quanto in quella cena degli scandali si discusse su come pilotare anche la nomina al nuovo procuratore di Roma che avrebbe preso in mano il troncone dell’inchiesta CONSIP riguardante Lotti. 

Una delegittimazione di quel procedimento potrebbe ovviamente avere riflessi positivi anche su quella di Napoli in vista di eventuali futuri gradi di giudizio dinnanzi al rischio di condanna di Romeo, accusato da un manager CONSIP reo confesso che ha già patteggiato per una tangente persino un po’ troppo piccola in rapporto agli appalti miliardari in gioco.

 

INTERCETTAZIONI DUE VOLTE INUTILIZZABILI 

Senza le intercettazioni della cena dei complotti in cui si incontrarono i parlamentari PD con componenti del CSM e altri magistrati grazie alla mediazione di Palamara tutto lo scandalo sulle toghe sporche diventerebbe acqua fresca. Gossip allo stato puro senza condanne penali e forse nemmeno provvedimenti disciplinari

Come riportato dal Riformista le istruzioni dei PM agli investigatori del GICO (Gruppo Investigativo Criminalità Organizzata) della Finanza furono inequivocabili.

«Dopo aver ricordato che “non sono stati fissati limiti all’utilizzazione del trojan in modalità ambientale”, il pm umbro si premura allora di puntualizzare al colonnello Compagnone (allora comandante del reparto speciale della GDF – ndr) che “laddove da elementi certi emerga che PALAMARA sia prossimo a incontrare un parlamentare sarà cura di NON (scritto proprio così: tutto maiuscolo ed in grassetto) attivare il microfono».

«Il pm, per agevolare la comprensione dell’ordine impartito e fugare eventuali dubbi interpretativi, fa anche degli esempi: “ad es. (riferendosi a Palamara, ndr) prenda appuntamento direttamente con un parlamentare o conversando con un terzo emerga con certezza la presenza di un parlamentare o altro soggetto”».

Il documento pubblicato da Il Riformista che imkponeva alla Finanza di non intercettare Palamara se si fosse incontrato coi parlamentari

Questo importantissimo documento è stato riportato nel dettaglio dal quotidiano che poi spiega anche le ragioni della “prescrizione” del magistrato.

«In questo caso scatta il “regime autorizzatorio speciale” e quindi le guarentigie in tema di tutela delle conversazioni per i parlamentari della Repubblica. Tutto chiaro? Sulla carta sì, nella pratica no. E già, perché le conversazioni di Palamara con Cosimo Ferri e Luca Lotti, allora entrambi deputati del Pd, sono state tutte puntualmente ascoltate e trascritte dai finanzieri agli ordini di Compagnone. Si tratta di incontri, come si è potuto verificare, non casuali. E che i finanzieri conoscevano all’epoca in “anteprima”, in quanto Palamara, messaggiando o telefonando, aveva fissato in precedenza. Nulla di casuale, insomma. A cominciare proprio dal dopocena all’hotel Champagne di Roma per il quale già nel pomeriggio precedente Palamara e Ferri iniziano a organizzarsi, non solo indicando il luogo ma anche quali persone saranno presenti all’incontro».

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«La chat fra Palamara e Ferri di quel giorno è chiarissima – aggiunge Il Riformista – Alle 23.16 Ferri messaggia a Palamara: “Hotel champagne (l’albergo dove Ferri alloggiava quando era a Roma, ndr) via principe Amedeo 82”. Alle 23.29 Palamara risponde a Ferri: “Stiamo arrivando tutti”. Come mai, allora, i marescialli del colonnello colonnello Compagnone non hanno spento il trojan? Il pm Miliani ha chiesto chiarimenti ai finanzieri sul perché di questa inosservanza dell’ordine?
 Ci sono altre indicazioni che non si conoscono? C’è un fascicolo parallelo? Il messaggio fra Ferri e Palamara è sfuggito ai finanzieri? E perché, soprattutto, queste conversazioni sono poi finite nel fascicolo? Tutti dubbi per i quali al momento non c’è risposta».

In realtà l’esperto giornalista Paolo Comi la risposta la conosce bene ma vuole lasciare un attimo di suspense prima di scrivere la frase perentoria: «Il disciplinare nei confronti di Palamara e degli ex consiglieri del Csm che erano presenti all’hotel Champagne e che poi si sono dimessi è basato quasi esclusivamente su queste conversazioni».

Quindi se quelle intercettazioni diventano inutilizzabili ai fini di un’inchiesta penale o anche disciplinare davanti al CSM (che ha attivato l’istruttoria col rischio di espulsione per 10 toghe) potrebbe sparire la prova “regina” di tutti gli intrighi complottisti.

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Ciò accade dopo che la Corte di Cassazione ha già dichiarato che non sono utilizzabili le chat raccolte dalla Finanza in relazione ai dialoghi tra Palamara e autorevoli magistrati coindagati (per violazione del segreto istrutorio avendo aggiornato il collega sull’inchiesta di Perugia) come Luigi Spina e l’ex procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio.

Per i giudici romani in ermellino il concetto è molto semplice: le intercettazioni sono utilizzabili solo per i reati di Palamara ma non per quelli degli altri non trattandosi di crimini così gravi da giustificare un’intercettazione senza una specifica autorizzazione sul soggetto terzo intercettato.

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TOGHE E TESTI ECCELLENTI A RISCHIO D’INCHIESTA

Ma c’è un altro colossale motivo per cui rischia di finire nel nulla l’inchiesta nei confronti di Palamara, che si dichiara totalmente estraneo all’accusa principale di corruzione in atti giudiziari per aver favorito in un’indagiune un amico imprenditore in cambio di denaro.

Sono i tesimoni eccellenti che gli avvocati del magistrato Luca Palamara (espulso a suo dire senza contraddittorio dall’Associazione Nazionale Magistrati) hanno citato in vista dell’udienza del prossimo 21 luglio per il procedimento disciplinare davanti al Consiglio Superiore della Magistratura.

L’ex sottosegretario del Ministero della Giustizia Cosimo Maria Ferri (nei governi PD Letta, Renzi e Gentiloni) aveva istigato in una dichiarazione pubblica il pm romano sotto inchiesta a fare i nomi.

E lui ha prontamente obbedito citando una serqua di potenti politici e magistrati che se compariranno davanti al CSM potrebbero essere interrogati dai legali di Palamara anche in relazione alle loro stesse carriere al fine di confermare la tesi già enunciata in varie interviste dalla toga indagata: “così fan tutti”. Il complotto tra correnti dei sindacati dei magistrati e i politici per pilotare le nomine nelle Procure più importanti sarebbe a suo dire una prassi consolidata da tempo.

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Ovviamente nella lista mancano proprio Ferri e Lotti (i due deputati PD implicati nella cena all’hotel Champagne) ed i due presidenti del CSM, ovvero l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ed il suo successore Sergio Mattarella.

Per il resto ci sono proprio tutti: dai vicepresidenti dello stesso CSM (gli ex Michele Vietti e Giovanni Legnini e l’attuale David Ermini su cui sono emersi intrecci sconcertanti con Palamara), ex consiglieri del Consiglio Superiore della Magistratura dimissionari per il PalamaraGate (Morlini, Spina, Lepre, Criscuolo, Cartoni), l’ex procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio (citato come teste ben due volte nell’elenco al pari dell’ex pm antimafia Piercamillo Davigo, estraneo al PalamaraGate e tenace oppositore delle logiche del sindacato di sinistra Area anche sulle nomine del CSM). In calce l’elenco completo dei testi eccellenti.

«Ce n’è per tutti, magistrati illustri od oscuri, che in questi anni hanno incrociato la sua strada. E ce n’è soprattutto per i colleghi di Anm e di Csm, le toghe delle correnti che con lui per anni hanno trattato il governo della magistratura. Palamara li infila a raffica, uno dopo l’altro: anche loro c’erano, anche loro sapevano. C’è Francesco Minisci, ex presidente dell’Anm, ci sono ex consiglieri del Csm come Massimo Forciniti e Eugenio Albamonte, Aniello Nappi, Aldo Morgigni, Valerio Fracassi, Piergiorgio Morosini Tutti esponenti dell’alleanza di centrosinistra che comandava in Csm negli anni ruggenti dell’epoca Palamara» riporta il Giornale.

Mentre il Tempo si concentra su altri vip: «Dall’ex ministro della Giustizia e vicesegretario del Pd Andrea Orlando, al magistrato e scrittore Gianrico Carofiglio, ai presidenti emeriti della Consulta, Cesare Mirabelli e Giovanni Maria Flick. L’udienza è prevista il prossimo 21 luglio. L’elenco, che conta 133 nomi, comprende tra gli altri l’ex ministro della Difesa Roberta Pinotti, l’ex senatrice Anna Finocchiaro».

PALAMARA-GATE – 3. “Retata” Soft per 20 Toghe Rosse. Rischiano espulsioni, ma non condanne! Mattarella si dimetta.

Alla fine di questa diabolica tregenda che ha definitivamente sepolto la minima credibilità della magistratura sotto le scarpe dei discorsi retorici del presidente Mattarella senza nemmeno lo spettro di conseguenze reali ed efficaci per gli intrigati complottisti, sembra che abbiano davvero ragione Palamara come il presunto tangentista Romeo: entrambi appaiono sempre più i capri espiatori di un’Italia dove “così fan tutti”. E dove la ‘Ndrangheta arruola collaboratori proprio tra i politici.

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Ovviamente ciò può avvenire nel XXI secolo solo se si è amici di quella sinistra “democratica” che ha espresso gli ultimi due presidenti della Repubblica, mancati arbitri di una democrazia che tale può essere solo se sa garantire una legge davvero uguale per tutti.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES

GOSPA NEWS – GIUSTIZIA – MAFIA

GOSPA NEWS – OPINIONI

GOSPA NEWS – COSPIRAZIONI – MASSONERIA

GOSPA NEWS – GEOPOLITCA – ECONOMIA

 

I TESTI CITATI DA PALAMARA

La lista integrale è stata svelata dall’Adnkronos e comprende questi nomi:  1.Gerardo MASTRODOMENICO 2.Roberto DACUNTO 3.Gianluca BURATTINI 4.Fabio DEL PRETE 5.Duilio BIANCHI 6.Gaspare STURZO 7.Fabrizio VANORIO 8.Paola BALDUCCI 9.Giovanni LEGNINI 10.Riccardo FUZIO 11.Giovanni MELILLO 12.Stefano ERBANI 13.Francesco Saverio GAROFANI 14.Gianluigi MORLINI 15.Antonio LEPRE 16.Corrado CARTONI 17.Luca TESCAROLI 18.Ermino Carmelo AMELIO 19.Paolo BARLUCCHI 20.Vincenzo IACOVITTI 21.Mario SURIANO 22.Roberta PINOTTI 23.Raffaele SQUITIERI 24.Paola ROIA 25.Andrea ARMARO 26.Sergio SANTORO 27.Franco LO VOI 28.Antonella CONSIGLIO 29.Rodolfo SABELLI 30.Stefano PESCI 31.Agnello ROSSI 32.Francesco CAPORALE 33.Nunzia D’ELIA 34.Sergio COLAIOCCO 35.Lia AFFINITO 36.Lucio ASCHETTINO 37.Claudio GRANATA 38.Claudio DE SCALZI 39.Domenico IELO 40.Luigi SPINA 41.Andrea DE GIORGIO 42.Sabina CALABRETTA 43.Luciano PANZANI 44.Stefano FAVA 45.Giuseppe BIANCO 46.Erminio AMELIO 47.Antonio FUGAZZOTTO 48.Picrcamillo DAVIGO 49.Sebastiano ARDITA 50.Giovanni BRUNO 51.Alberto DELLO STROLOGO 52.Domenico IELO 53.Paola PIRACCINI 54.Paolo CRISCUOLI 55.Antonangelo RACANELLI 56.David ERMINI 57.Riccardo FUZIO 58.Marco BISOGNI 59.Martina BONFIGLIO 60.Paolo FRAULINI 61.Francesco PRETE 62.Federico CAFIERO DE RAHO 63.Giuseppina CASELLA 64.Giuseppina GUGLIELMI 65.Paolo ABRITTI 66.Franccsco MENDITTO 67.Mara MATTIOLI 68.Pasquale CICCOLO 69.Luigi PACIFICI 70.Alessandra ZINITI 71.Giovanni BIANCONI 72.Nicola MANCINO 73.Michele VIETTI 74.Giovanni LEGNINI 75.Davide ERMINI 76.Cesare MIRABELLI 77.Giovanni Maria FLICK 78.Massimo BRUTTI 79.Francesco GRECO 80.Erncsto LUPO 81.Silvia DELLA MONICA S2.Laura LAERA 83.Giuseppe AMATO 84.Edmondo BRUTI LIBERATI 85.Claudio CASTELLI 86.Carmclo CELENTANO 87.Giovanni ILARDA 88.Andrea ORLANDO 89.Anna FINOCCHLARO 90.Gianrico CAROFIGLIO 91.Antonella MAGARAGGIA 92.Guido CAMPLI 93.Francesco TESTA 94.Anna Maria MANTINI 95.Alessandra SALVADORI 96.Bianca FERRAMOSCA 97.Franccsco MINISCI 98.Laura ROMEO 99.Mariano SCIACCA 100.Maria Antonietta TRONCONE 101.Francesco SOVIERO 102.Maria Vittoria DE SIMONE 103.Roberto ALFONSO 104.Luigi RIELLO 105.Massimo FORCINITI 106.Eugenio ALBAMONTE 107.Cristina ORNANO 108.Baldovini DE SENSI 109.Antonia GIAMMARIA 110.Francesco VIGORITO 111.Aniello NAPPI 112.Franco CASSANO 113.Rosina ROMANO 114.Maria Laura PAESANO 115.Silvia CORINALDESI 116.Renato BALDUZZI 117.Rossana GIANNACCARI 118.Al do MORGIGNI 119.Alessandro PEPE 120.Valerio FRACASSI 121.Antonangelo RACANELLI 122.Guido LO FORTE 123.Antonio INGROIA 124.Alfonso SABELLA 125.CateUo MARESCA 126.Bruno FASCIANA 127.Salvatore DI VITALE 128.Piergiorgio MOROSINI 129.Emanuele BASILE 130.Mario SURIANO 131.Piercamillo DAVIGO 132.Fulvio GIGLIOTTI 133.Donatella FERRANTI.

 

 

IL RIFORMISTA – INTERCETTAZIONI PROBITE

 

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Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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