CONDANNATO A 16 ANNI L’EX GIUDICE NARDI. Diamanti per corruzioni giudiziarie col collega Savasta. E l’affarista dei Renzi

CONDANNATO A 16 ANNI L’EX GIUDICE NARDI. Diamanti per corruzioni giudiziarie col collega Savasta. E l’affarista dei Renzi

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I giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Lecce hanno condannato alla pena di 16 anni e nove mesi di reclusione l’ex gip di Trani Michele Nardi, accusato di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari e al falso. I pm avevano chiesto la condanna a 19 anni e 10 mesi.

Nardi, che è ai domiciliari, fu arrestato nel gennaio 2019 assieme all’allora pm tranese Antonio Savasta (condannato a 10 anni di reclusione con rito abbreviato) con l’accusa, contestata ad entrambi, di aver garantito esiti processuali favorevoli in diverse vicende giudiziarie e tributarie in favore di imprenditori coinvolti nelle indagini in cambio di ingenti somme di danaro e, in alcuni casi, di gioielli, diamanti e varie utilità. I fatti contestati risalgono al periodo compreso tra il 2014 e il 2018.

Tra i principali imputati c’era anche Luigi D’Agostino, re degli outlet e affarista dei genitori dell’ex premier e segrtario del Partito Democratico Matteo Renzi. D’Agostino a luglio, in abbreviato, era stato condannato dal Gup di Lecce a 4 anni anche in virtù delle sue confessioni che contribuirono all’arresto dei due magistrati.

IL GIUDICE ARRESTATO PER L’AFFARISTA DEI RENZI

Il Tribunale ha condannato a 9 anni e 7 mesi di reclusione l’ispettore di polizia Vincenzo Di Chiaro, ritenuto complice dell’ex pm Savasta; 6 anni e 4 mesi sono stati inflitti all’avvocatessa barese Simona Cuomo; 5 anni e 6 mesi a Gianluigi Patruno; 4 anni e tre mesi a Savino Zagaria, cognato dell’ex magistrato Savasta.

I giudici hanno disposto la confisca dei beni per ciascun imputato per 2,2 milioni di euro ed hanno disposto l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per tutti gli imputati fatta eccezione per Zagaria per il quale l’interdizione avrà durata pari alla pena inflitta. L’avvocatessa Cuomo è stata interdetta dalla professione per tutta la durata della pena. Nei confronti di Nardi e Di Chiaro è stato dichiarato estinto il rapporto di pubblico impiego. Nardi non era presente al momento della lettura del dispositivo, ma ha atteso i suoi legali fuori dall’aula.

I magistrati Michele Nardi e Antonio Savasta

Non va dimenticato che  il caso dell’ex pm Savasta fece ancora più scalpore perchè tirò in ballo personaggi di spicco della politica. I nomi di Tiziano Renzi, padre dell’ex premier Matteo, e dei deputati del Pd Luca Lotti, ex ministro e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, e Giovanni Legnini, sottosegretario all’Economia e poi vicepresidente del Csm, compaiono infatti negli interrogatori dell’imprenditore da cui sono partiti gli accertamenti culminati nelle ordinanze di custodia cautelare in carcere per i due magistrati (e un poliziotto).

Furono sentiti solo come testimoni, e quindi non indagati, in relazione a strani incontri col dottor Savasta in cerca di una promozione a Roma (effettivamente poi arrivata).

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L’ex deputato PD Legnini fu vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura (l’organo di sorveglianza sulle toghe) nel periodo 2014-2018 in cui fu consigliere Luca Palamara, radiato dalla magistratura per lo scandao PalamaraGate, che chiamò in causa per complotti politici in chat e tentativi di condizionamento di nomine alla dirigenza di procure strategiche, senza scalfirle, toghe rosse e parlamentari di sinistra.

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Tra i personaggi di spicco dell’inchiesta ci fu il magnate degli outlet Luigi Dagostino, arrestato il 13 giugno scorso per false fatturazioni (e poi condannato a 4 anni) e finito sotto processo per l’analogo reato costato la condanna ad un anno e 9 vmesi di carcere (pena sospesa con la condizionale) ai genitori dell’ex premier, Tiziano Renzi con la moglie Laura Bovoli. D’Agostino è stato invece condannato a due anni per la complicità per due fatture ritenute false emesse a favore delle società Eventi 6 Srl e Party dei Renzi.

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La società Eventi 6 srl era stata coinvolta indirettamente (senza alcuna contestazione di reato) anche nell’inchiesta sui fondi Unicef finiti sui conti correnti dei parenti di Renzi, Andrea ed Alessandro Conticini, per un aumento di capitale che secondo i magistrai della Procura di Firenze sarebbe stato effettuato proprio con i soldi destinati ai bambini africani.

Redazione Gospa News

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