LA SIRIA PIANGE IL VESCOVO CHE AIUTAVA I CRISTIANI PERSEGUITATI DAI JIHADISTI. Commosso ricordo di Aiuto alla Chiesa che Soffre

LA SIRIA PIANGE IL VESCOVO CHE AIUTAVA I CRISTIANI PERSEGUITATI DAI JIHADISTI. Commosso ricordo di Aiuto alla Chiesa che Soffre

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Il panterrorismo pandemista alla fine è riuscito a cancellare in utti noi il ricordo del terrorismo vero che ancora ammazza esseri umani nella provincia di Idlib in Siria, roccaforte dei qaedisti di Hay’at Tahrir al-Sham, la fazione HTS nata sulle ceneri di Al Nusra e ritenuta finanziata dalle banche del Qatar, nell’enclave di Afrin che l’esercito turco ha strappato ai Curdi del Rojava lasciandola in mano ai feroci jihadisti, e in quelle aree del Nord – Est dove l’Isis continua a mettere in difficoltà le milizie SDF dell’Amministrazione Autonoma curda o delle regioni desertiche di Deir Ezzor dove USA e Turchia devono proteggere il loro lucroso furto di petrolio dalle piattaforme sequestrate.

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Per questo ci pare doveroso pubblicare il commosso ricordo elaborato dalla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) in memoria di un vescovo che è stato testimone dei massacri in cui sono stati per anni perseguitati dallo Stato Islamico e dagli estremisti sanguinari di Al Qaeda, da oltre un anno controllati dalla Turchia, i Cristiani Maroniti della Siria, invisi anche a molti Curdi che non si fanno problemi ad emarginarli o tormentarli.

Un male incurabile ha stroncato la giovane vita di Mons. Selwanos Boutros Alnemeh, Arcivescovo siro-ortodosso di Homs, una delle aree più devastate dalla guerra civile finanziata a colpi di missili anticarro TOW dalla Central Intelligence Agency americana e dal Pentagono…

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Nelll’unirci al cordoglio per la sua scomparsa non possiamo dimenticare gli altri due presuli che ebbero una sorte ancora peggiore. Gli Arcivescovi di Aleppo, il greco ortodosso Boulos Yazigi e il siro ortodosso Mar Gregorios Yohanna Ibrahim, furono decapitati dai terroristi islamici alcuni anni fa e quindi fatti sparire nel nulla.

Questa è la Siria di cui ormai pochi media e poche organizazioni parlano: tra queste ACS che ha sempre bisogno di aiuti nelle sue azioni di difesa dei diritti umani particolarmente importanti in favore delle ragazzine cristiane rapite e costrete a sposare musulmani in Pakistan grazie ad una giustizia compiacente.


L’ARCIVESCOVO SELWANOS BOUTROS ALNEMEH ERA UN COMBATTENTE PER LA SPERANZA

pubblicato il 10-12-20 su Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS)

«Un uomo che ha sofferto con il suo popolo e per il suo popolo». Con queste parole Regina Lynch, responsabile dei Progetti della Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), ricorda Mons. Selwanos Boutros Alnemeh, Arcivescovo siro-ortodosso di Homs (Siria), morto a Damasco lunedì 7 dicembre dopo una breve ma grave malattia.

In occasione delle visite della Fondazione a Homs, nella fase più dura della guerra, l’Arcivescovo ha affermato: «Sono stato cresciuto da orfano, la Chiesa era mia madre. Ora tutti in Siria si sentono orfani». La sua breve vita, conclusasi a 52 anni, è stata segnata dalla sofferenza da lui trasformata in devozione paterna e dedicata a numerosi progetti in favore degli orfani e delle famiglie più povere dell’arcidiocesi, anche nelle fasi più difficili della guerra.

Il Vescovo di Homs, Selwanos Boutros Alnemeh

Altra grande preoccupazione erano i suoi sacerdoti, pastori instancabili ma privi di risorse in un Paese lacerato e sprofondato nella povertà. Ha assistito alla distruzione di Homs, alle atrocità e alle persecuzioni ad opera dei jihadisti nei diversi villaggi e contro le comunità cristiane dei dintorni: il massacro di 45 cristiani nell’ottobre 2013 a Sadad, la città natale dell’Arcivescovo in cui viene seppellito oggi e, nel maggio 2014, all’esplosione della bomba che fece saltare in aria la Cattedrale di Homs e causò anche il ferimento del fratello, morto qualche mese dopo per le gravi ferite riportate.

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Nonostante i duri colpi, il Metropolita di Homs e Hama non si è mai stancato di alimentare la speranza. Insieme ai progetti di emergenza per alleviare il dolore e il bisogno, Mons. Selwanos ha promosso, con l’aiuto della Fondazione, molte altre iniziative per incoraggiare e dare forza alla comunità cristiana, come la “Via della Speranza”: i bambini della Città Vecchia di Homs dipingevano graffiti sui muri delle case distrutte per dimostrare che i cristiani volevano restare e ricostruire quella parte della città rasa al suolo durante la guerra.

È stato anche uno dei primi a impegnarsi per la ricostruzione delle case per i cristiani rientrati dopo il cessate il fuoco, ha aperto un asilo a Hama che ha chiamato “Speranza di vita” e ha chiesto borse di studio perché i giovani potessero proseguire al più presto la formazione.

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Enorme è stato il suo contributo e la sua dedizione nel far conoscere al mondo la terribile situazione che stavano attraversando. Nel 2016 si è recato con ACS a Ginevra e Bruxelles per descrivere la realtà che i fedeli stavano vivendo e per denunciare l’incuria internazionale per la scomparsa della presenza cristiana in Siria, dovuta alle persecuzioni e alla conseguente emigrazione.

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«Sono stati anni di stretta collaborazione e grazie allo zelo di Mons. Selwanos abbiamo potuto realizzare quasi 40 progetti, in tempi di terribili sofferenze e di guerra. È difficile riassumere in poche parole tutto questo lavoro ma egli non solo è stato un baluardo di resistenza contro la disperazione e un combattente per la salvezza della comunità cristiana ma anche esempio di ecumenismo. È una grande perdita», conclude Regina Lynch.

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fonte selezionata da Gospa News

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