MALAGIUSTIZIA: LA CASSAZIONE SE NE FREGA DEI DIRITTI UMANI DI CONTRADA. Le Toghe Rosse ribaltano la sentenza risarcitoria di Strasburgo sull’ex 007

MALAGIUSTIZIA: LA CASSAZIONE SE NE FREGA DEI DIRITTI UMANI DI CONTRADA. Le Toghe Rosse ribaltano la sentenza risarcitoria di Strasburgo sull’ex 007

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Se sul piatto della bilancia ci sono i diritti umani di uno spietato mafoso come Bernardo Provenzano, sottoposto al carcere duro nonostante le sue gravi condizioni di salute, o la tutela dell’onorabilità di un profeta come Maometto, noto per aver inaugurato la moda delle spose bambine con la piccola Aisha, sposata e posseduta quando lei aveva solo nove anni, le istituzioni giudiziarie italiane e i media a loro asserviti chinano la testa dinnanzi alle opinabili sentenze della Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU) di Strasburgo.

Infatti l’Italia è stata condannata in passato per il carcere duro imposto al sanguinario criminale Provenzano, punito con 9 ergastoli per omicidi e stragi di stampo mafioso in onore di Cosa Nostra e destinato ad un’iniezione letale se fosse stato processato in altre nazioni del mondo. Mentre una relatrice austriaca fu ritenuta responsabile di offese al Profeta dell’Islam che accusò pubblicamente di pedofilia.

GUAI A CHI TOCCA PROVENZANO E MAOMETTO

 

Ma se la vicenda riguarda un ex funzionario dei servizi segreti, pertanto un servitore della Repubblica Italiana, implicato in presunte collusioni di mafia poi rivelatesi infondate come emerso dalle sentenze di assoluzione, la questione cambia drasticamente. E i giudici romani arrivano ad infischiarsene dei pronunciamenti dei colleghi di Bruxelles a conferma che la giustizia internazionale viene riconosciuta ed applicata solo se quando segue la china di una filosofia tanto giuridica quanto politica.

Il caso di Bruno Contrada, oltre ad apparire una sorta di accanimento da malagiustizia contro un inerme pensionato ormai molto anziano (ha compiuto 89 anni il 2 settembre 2020), palesa il corto circuito istituzionale che di fatto delegittima – ovviamente quando piace a qualche potente della Casta delle Toghe rosse (come sono i giudici col manto di emerllino) – la valenza di un organismo come la CEDU.

La vicenda è torbida, controversa ma altrettanto semplice. Come l’ha descritta in poche righe l’Ansa che presta molta attenzione ai diritti umani quando riguardano categorie molto specifiche (migranti, trans, gay, attivisti di sinistra ecc…) ma riserva uno spazio più modesto alle disavventure di un novantenne perseguitato dalla giustizia ormai senza motivo. Se non legato a un cospicuo risarcimento di Stato.

«La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio l’ordinanza della Corte d’Appello di Palermo che aveva riconosciuto a Bruno Contrada, ex numero due del Sisde, il servizio segreto civile, la riparazione per ingiusta detenzione di 667 mila euro» scrive l’Ansa.

l’ex 007 Bruno Contrada scarcerato l’11 ottobre 2012 dopo 8 anni di detenzione

Contrada, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, si era visto annullare la sentenza dopo la pronuncia della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) di Strasburgo, che aveva dichiarato illegittimo il verdetto italiano.

“Aspettiamo di leggere le motivazioni per un esame più approfondito, – dice il suo avvocato Stefano Giordano – ma è evidente fin d’ora che la Corte di legittimità non ha dato esecuzione alla sentenza di Strasburgo, secondo cui Contrada non andava né processato, né condannato”.

“Ora la palla passa nuovamente alla Corte d’Appello palermitana. Ma, comunque andrà a finire la vicenda, è probabile che il Contrada non vedrà mai un centesimo di quanto gli spetta, considerate la sua età e le sue condizioni di salute e la lunghezza dei tempi processuali”, conclude Giordano. Contrada ha 89 anni.

TOGHE SPORCHE: NEI GUAI ANCHE IL PROCURATORE GENERALE, MATTARELLA SI DIMETTA

Evviva la malagiustizia italiana! Nemmeno lo scandalo del PalamaraGate, con le conseguenti dimissioni dell’ex procuratore generale di Cassazione, Riccardo Fuzio, bastò a portare una ventata di aria fresca nella Catsa delle Toghe rosse. Anzi. Il frettoloso procedimento disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura, organo di vigilanza e autogoverno dei magistrati, nei confronti del pm Luca Palamara portò alla sua rimozione dall’ordine giudiziario senza nemmeno concedere alla sua difesa di interrogare i potenti testimoni da lui citati, tra cui magistrati di fama nazionale e collaboratori diretti del Quirinale.

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Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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