GREEN PASS: L’EURODEPUTATA DONATO (EX LEGA) GUIDA LA RIVOLTA: “Disobbedire a Ordini Antidemocratici significa Difendere la Democrazia”

GREEN PASS: L’EURODEPUTATA DONATO (EX LEGA) GUIDA LA RIVOLTA: “Disobbedire a Ordini Antidemocratici significa Difendere la Democrazia”

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“Dopo una lunghissima e approfondita riflessione, sono giunta alla sofferta decisione di uscire dal partito nel quale sono stata eletta”. Così in una nota l’europarlamentare Francesca Donato il 21 settembre ha annunciato la sua uscita dalla Lega (fonte RaiNews) ed oggi che in Italia sta scoppiando il caso sul certificato verde obbligatorio nei luoghi di lavoro prende una posizione tranciante: “Green pass per i lavoratori: disobbedire ad ordini antidemocratici significa difendere la democrazia”. E’ questo il titolo di un suo articolo pubblicato sul suo sito ufficiale alla vigilia delle proteste contro il certificati verde che hanno causato vari disagi in tutta Italia. E che paiono destinati a causarne altri ancora… 

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“La mia scelta è maturata dopo mesi in cui i valori in cui credo fermamente, quelli dell’uguaglianza, della libertà individuale e della dignità umana, sono stati sempre più calpestati dai provvedimenti presi dal governo nazionale, di cui la Lega fa parte. Nonostante le rassicurazioni e le battaglie interne del nostro leader, sono passati decreti liberticidi e discriminatori che, a mio avviso, sono incompatibili con i principi fondamentali del nostro ordinamento”, continuava Donato.

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“Preso atto della scelta del Segretario di permanere in questo governo qualunque atto esso compia, assunta anche in considerazione della volontà in tal senso prevalente dei ministri e governatori della Lega, ritengo che sia oggi un fatto di coerenza con i miei valori e di rispetto per i miei elettori ma anche per i miei colleghi di partito, fare un passo indietro e smettere di farne parte”, aggiungeva l’europarlamentare. Ecco il testo della sua interessante e appassionata riflessione.


Green pass per i lavoratori: disobbedire ad ordini antidemocratici significa difendere la democrazia

di Francesca Donato – Deputato UE
Pubblicato il 14 ottobre sul sito ufficiale dell’europarlamentare

Siamo a ridosso dell’entrata in vigore dell’obbligo di greenpass, ovvero lasciapassare sanitario, per tutti i lavoratori del settore pubblico e privato. A fronte di una percentuale complessiva di vaccinati nel nostro Paese dell’85%, e con una situazione assolutamente sotto controllo per quanto riguarda contagi e ricoveri per Covid19, in Italia, e solo in Italia, si introduce la più eclatante discriminazione verso una minoranza dei cittadini mai vista dai tempi del regime fascista. Le stesse limitazioni un tempo riservate ai non-ariani – divieto di accesso a locali pubblici, musei, teatri, scuole di ogni ordine e grado, posti di lavoro di ogni tipo, ristoranti e palestre – sono oggi previste per gli Italiani non vaccinati, a meno che non si sottopongano ad un tampone ogni 48 ore per provare di non essere infetti da Covid.

Si è introdotta così, a tutti i livelli, una vera e propria presunzione di infettività a carico dei cittadini non vaccinati contro il Covid, a prescindere dalla loro effettiva situazione immunitaria, in quanto vengono considerati potenziali “untori” anche i soggetti immuni da guarigione, con anticorpi e immunità cellulare certificata.

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Nessun fondamento scientifico giustifica né può essere richiamato per legittimare tale misura di stampo puramente razzista, nel senso più ampio del termine utilizzato dalla nostra Costituzione all’art. 3.

La medicina ufficiale, le stesse case farmaceutiche produttrici dei vaccini, e da ultimo anchel’associazione nazionale dei medici aziendali e competenti, hanno più volte chiaramente dichiarato che la vaccinazione non esclude affatto la possibilità di contrarre l’infezione né di trasmetterla, pertanto il possesso del greenpass per completata vaccinazione non assicura affatto la sicurezza dei luoghi di lavoro né dei locali per cui è prescritta la sua esibizione.

Studi scientifici e dati resi pubblici (anche da Anthony Fauci, responsabile della sanità USA) hanno precisato che i vaccinati infetti da Covid hanno la stessa carica virale, e quindi la stessa capacità di contagiare altri soggetti, dei non vaccinati. Ed anche che l’immunità da guarigione, molto più forte e duratura di quella ottenibile da qualsiasi vaccino, è l’unica vera barriera alla circolazione del virus.

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I maldestri tentativi dei portavoce del governo Draghi e degli organi di informazione, ormai quasi totalmente cooptati come organi di propaganda filogovernativa, che cercano di rendere presentabile tale osceno abuso di potere a danno di un intero popolo, si fanno sempre più inefficaci.

La reazione dell’opinione pubblica, visibile nelle piazze che protestano contro il greenpass e per la libertà ed il lavoro, evidenzia un crollo di consenso dell’operato di Draghi sempre più marcato, la replica che si sente giungere ad oggi è addirittura la minaccia di introdurre un obbligo vaccinale per tutta la popolazione, in caso di fallimento del greenpass.

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Le voci dissenzienti, all’interno del mondo della cultura, dell’università, della scienza e delle varie categorie produttive, vengono costantemente bollate come “fasciste”, “complottiste” o altri epiteti infamanti e denigratori, e in taluni casi sanzionate con procedimenti disciplinari dagli ordini professionali, espulsioni da università, sospensioni dal servizio per chi esercita funzioni pubbliche.

Il clima di repressione del dissenso e di ghettizzazione, discriminazione e persecuzione feroce contro i non vaccinati è sempre più pesante. E tutto ciò risulta ancor più sconcertante se confrontato a quanto accade nel resto d’Europa e del mondo: in nessun altro Paese europeo è richiesto un lasciapassare sanitario per poter lavorare e in pochissimi Stati esiste il green pass per accedere a locali o eventi.

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Anzi, ormai l’intera area scandinava ha ufficialmente abbandonato ogni restrizione per il Covid: in Norvegia, Svezia, Danimarca e Finlandia oggi si vive e si circola liberamente, senza alcun obbligo né limitazione, nemmeno mascherine al chiuso, come prima della comparsa del Covid. Ma anche nei Paesi dell’est europeo, e in Russia, non esistono misure come quelle in vigore in Italia.

La stampa estera, specialmente britannica, ci osserva con sbigottimento classificandoci come un regime fascista, mentre le Istituzioni europee restano inerti nonostante le macroscopiche violazioni dei diritti umani in corso nel nostro Paese.

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La sensazione, sempre più netta ormai, è che l’Italia sia la sede prescelta per un esperimento sociale vero e proprio, che punta al controllo spasmodico dell’individuo ed alla schedatura di tutti i cittadini con sistemi digitalizzati ed intercomunicanti, al fine di coartarne la volontà e le scelte tramite un sistema di libertà condizionata ad una serie di adempimenti.

I segnali di questo progetto sono manifesti sia nelle normative europee sui sistemi di identità digitale, sia nella legislazione nazionale, ed in particolare nel cosiddetto “decreto sostegni” dello scorso aprile che, con i decreti legge del 31 maggio 2021 e 17 giugno 2021, hanno messo in piedi – su basi già predisposte – la ciclopica piattaforma nazionale del Digital green certificate, per l’emissione, il rilascio e la verifica dei certificati verdi. Tutti i database coinvolti sono infrastrutture aperte all’interoperabilità con terze parti e si basano sulla tecnologia della blockchain che rende impossibile la contraffazione. E questo sistema è pronto per essere usato per impieghi addizionali e tipologie di certificazioni diverse.

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Quello che oggi viene imposto a noi Italiani in nome dell’emergenza Covid, domani potrebbe esserlo nuovamente, con ulteriori o diverse restrizioni o coercizioni, per un’emergenza diversa, come quella climatica ad esempio, o sulla base di diversi presupposti.

Non possiamo più accettare che le nostre vite siano stravolte, controllate, manipolate ed asservite ad interessi più grandi di noi, che ci vengono spacciati come “bene comune” quando in realtà sono ben altro: profitto privato o potere geopolitico.

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Dobbiamo alzarci tutti e dire basta: disobbedire ad ordini antidemocratici significa difendere la democrazia. Combattere le misure discriminatorie significa riconoscere l’uguaglianza di tutti gli esseri umani. Resistere alle pressioni ed ai ricatti equivale oggi ad esercitare la resistenza ad un regime autoritario.

Dipende da noi, dipende da voi: in ballo ci sono le nostre vite e il nostro futuro. Restiamo uniti e insieme, pacificamente e solidalmente, ne usciremo.

On. Francesca Donato
Deputato del Parlamento Europe Gruppo Identità e Democrazia

N.B. – I link interni all’articolo sono stati aggiunti da Gospa News in riferimento agli argomenti enunciati


BIOGRAFIA DI FRANCESCA DONATO DAL SITO UFFICIALE

Sono nata ad Ancona il 25.08.1969. Ho vissuto la mia giovinezza nel nord Italia, diplomandomi al liceo linguistico Santa Caterina da Siena di Venezia-Mestre. Ho poi studiato giurisprudenza laureandomi presso l’Università di Modena. Sino al 2012, ho svolto l’attività forense presso Foro di Padova dapprima, e presso Foro di Palermo poi. Dal 24.04.1999 vivo a Palermo. Ho esercitato la professione sia nel ramo penale che in quello civile, specializzandomi nell’ambito della responsabilità civile, del diritto commerciale e della gestione del credito aziendale.
Nel 2013, per stimolare un dibattito mediatico e politico (fino ad allora assente in Italia) sul tema della permanenza nel sistema dell’Euro, ho fondato “Progetto Eurexit”, un’associazione fra imprenditori e professionisti desiderosi di confrontarsi sulle politiche economiche e monetarie in Europa. Su questi temi sono stata spesso invitata a pronunciarmi in dibattiti e seminari pubblici, nonché in note trasmissioni televisive.

Nel 2014 sono stata candidata al Parlamento europeo nelle circoscrizioni nord-est ed isole, con la Lega Nord, ma non sono stata eletta.
Dal 2017 al 2019 ho svolto attività di impresa nel settore del commercio al dettaglio e nella qualità di amministratore unico della “Desigea srl”, società di progettazione e design industriale, con la quale ho condotto un laboratorio di ricerca con l’Università di Palermo, Dipartimento di Architettura, ed un’azienda italiana di sanitari, che ha dato vita ad una mostra tenutasi presso il Reale Albergo delle Povere, dal titolo “Il bagno del futuro”. Nel 2018 ho ripreso la mia militanza politica e nel 2019 sono stata nuovamente candidata nella circoscrizione insulare alle elezioni per il Parlamento Europeo, nella lista della Lega per Salvini Premier, e sono stata eletta con 28.460 preferenze. Da oltre un decennio studio ed approfondisco i temi di economia politica ed ho maturato una posizione costruttivamente critica verso la struttura ed il funzionamento dell’Eurozona e sulle politiche europee in diversi ambiti.

Al Parlamento Europeo sono oggi, con la Delegazione Lega per Salvini Premier, parte del gruppo “Identità e Democrazia”; sono altresì coordinatrice per il gruppo ID e membro titolare nella commissione REGI (sviluppo regionale); membro titolare anche in Commissione ECON (politiche economiche monetarie), nella sottocommissione FISC (politiche fiscali) e nella Delegazione all’Assemblea parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo. Sono membro sostituto nella Commissione AGRI (agricoltura) e nella delegazione Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE; faccio parte anche della Commissione STOA (Scientific and Technological Options Assessment) in qualità di membro di AGRI. Gran parte del mio impegno è focalizzato sull’esigenza di perseguire l’obiettivo della coesione territoriale in Europa, con particolare attenzione alle isole, ponendo significativa attenzione a quei territori che per ragioni storiche e geografiche risultano oggi economicamente arretrati e strutturalmente svantaggiati rispetto alle regioni centrali dell’Unione.

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