GENDER, PIOGGIA DI MILIONI STATALI. PURE AL CIRCOLO IN TITOLATO AL PALADINO DELLA PEDOFILIA. In Italia SOS Pedopornografia

GENDER, PIOGGIA DI MILIONI STATALI. PURE AL CIRCOLO IN TITOLATO AL PALADINO DELLA PEDOFILIA. In Italia SOS Pedopornografia

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di Carlo Domenico Cristofori

«Il Dipartimento per le Pari opportunità della presidenza del Consiglio, tramite l’Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali – ndr), ha inondato di soldi dei contribuenti (cioè anche tuoi) le associazioni LGBTQIA: ha infatti assegnato 4 milioni di finanziamenti per la costituzione di centri contro le discriminazioni motivate da orientamento sessuale e identità di genere. Tra i 37 centri LGBTQIA finanziati, troviamo anche centomila euro destinati al Circolo Mieli (sì, quello dedicato a Mario Mieli, un personaggio che nei suoi scritti promuove persino la pedofilia)».

E’ quanto viene denunciato da un comunicato dell’associazione ProVita&Famiglia, ben nota per la sua campagna d’informazione contro il Disegno di Legge Zan con cui la sinistra, sostenuta dalle lobby LGBTQ, voleva far diventare reato anche le opinioni contrarie alla cultura Gender e TransOmosessuale. Gospa News dedicò un ampio reportage a Mieli ed al circolo a lui ispirato pertanto registra con sconcerto questo finanziamento pubblico. 

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«I giornali hanno dato notizia che Pro Vita & Famiglia ha ottenuto una risposta dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, la quale ha fatto intendere che il ddl Zan fosse un progetto intrinsecamente ingiusto e che non poteva essere votato dai politici che si definiscono cattolici (non è un caso che molti si interroghino sui nomi dei parlamentari del Pd che avrebbero “tradito” Enrico Letta sul ddl Zan e sulla “fronda cattolica che ha deciso di ascoltare il Vaticano”)» commentò l’associazione.

Lo stesso movimento d’ispirazione cattolica, nelle newsletter diffuse da Daniela Turrini e Antonio Brandi, ha segnalato che la battaglia politica non è terminata con la sospensione del progetto legislativo approvata dal Senato (154 favorevoli, 131 contrari e 2 astenuti) attraverso una mozione che paralizza i lavori sul Ddl Zan a tempo indefinito.

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Lo stesso Senato, però, aveva avviato la discussione sul Decreto legge Infrastrutture e trasporti n. 121/2021, già approvato dalla Camera dei Deputati. Ma in questo decreto è nascosto un emendamento delle piddine Alessia Rotta e Raffaella Paita che vieta qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto proponga “messaggi sessisti o stereotipi di genere” oppure messaggi “discriminatori con riferimento all’orientamento sessuale, all’identità di genere”.

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«Hanno inserito quasi di nascosto un emendamento nel Decreto legge Infrastrutture e trasporti n. 121/2021, ora approvato definitivamente, vietando qualsiasi forma di pubblicità sulle strade interpretabile come “discriminatoria con riferimento all’orientamento sessuale o all’identità di genere”. Sappiamo bene cosa significa: in pratica non si potrà affiggere un manifesto che dice che i bambini sono maschi e le bambine femmine, o che due uomini non fanno una madre…» commenta ProVita &Famiglia.

«L’assalto LGBTQIA è continuato anche a livello regionale: è stata presentata lo scorso 3 novembre, in seno al consiglio regionale della Puglia, una nuova proposta di legge contro l’omotransfobia che si basa su quella “identità di genere” tanto cara al DDL Zan» aggiunge il comunicato.

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«Pure la scuola è sempre di più terreno di scontro: lo stesso Onorevole Zan già nel mese di ottobre è intervenuto personalmente al liceo Cannizzaro di Palermo, dove senza alcun contraddittorio ha tenuto un incontro sul gender. Il medesimo Alessandro Zan si è recato qualche giorno fa a Oristano, dove ha indottrinato più di 250 studenti del liceo classico “De Castro”. Anche altrove l’infiltrazione gender è continuata: ad esempio, l’ennesimo istituto scolastico, questa volta al liceo Scacchi di Bari, ha adottato la “carriera Alias” (cioè “trans*”), col fine di facilitare la “transizione di genere” degli studenti» si nota ancora.

L’ALLARME PEDOPORNOGRAFIA IN ITALIA

Tutto ciò avviene mentre è sempre più grave in Italia l’allarme sulla pedopornografia, un’inevitabile violenta deriva dell’ipersessualizzazione infantile.

«Inquieta sempre di più il fatto che la pedopornografia diventa ancora più struttura organizzata per il traffico, non di semplici foto o video, ma di rappresentazione reale di abusi su minori. Non dobbiamo mai dimenticare che chi è rappresentato e trafficato sono bambini, già abusati, sopravvissuti all’abuso e forse speriamo di no, cancellati nella loro infanzia. L’abuso sessuale e la pedopornografia sui minori è un vero e proprio omicidio psicologico».

Così don Fortunato Di Noto, presidente di Meter, www.associazionemeter.org, dichiara a margine dell’operazione della Polizia Postale di Torino che ha visto oggi arrestate diverse persone, come anche decine di indagati.

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«32.628 video (distribuiti in n. 328 cartelle, con 800 Gyga Byte di materiale) pedopornografici. Una miniera per la perversione dei pedofili che preferiscono solo ‘maschietti’, bambini di sesso maschile con una età compresa di età piccola fino a 14/15 anni. E’ impressionante la maniacale selezione (nomi, età, diciture) e che corrispondono a circa 30.000 minori coinvolti. Una vera e propria vergogna. La conferma che l’abuso sui minori di sesso maschile non è più un tabù e aumenta di anno in anno» scrive in un comunicato l’associazione siciliana.

La segnalazione, dopo la scoperta dell’Osmocop di Meter è del 30 ottobre scorso (il portale è ancora online); la denuncia è stata inoltrata alla Polizia Telematica della Nuova Zelanda (per competenza territoriale) e alla Polizia Postale italiana (Compartimento di Catania) dove le segnalazioni di Meter vengono puntualmente inoltrate per l’azione investigativa e di approfondimento nella cooperazione internazionale.

Meter solo ieri, ha denunciato più di 32.000 video pedopornografici di bambini di sesso maschile, mentre migliaia sono le segnalazioni e denunce che da gennaio ad oggi nel suo monitoraggio della rete ha inoltrato a diverse polizie di tutto il mondo, anche quella italiana.

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«E’ la dimostrazione che ormai non si può più aspettare – continua don Di Noto – E’ triste pensare anche al coinvolgimento, in questa operazione di un sacerdote e di insospettabili cittadini, giovani, adulti, padri professionisti a cui rivolgiamo un forte appello: abbiano il coraggio di ammettere le loro responsabilità su un reato e, se sono credenti, su un peccato gravissimo, che è l’abuso sui minori che passa e si concretizza anche attraverso la pedopornografia».

La pedopornografia è “violenza, abuso, reato grave che stappa l’innocenza ai bambini. Ribadiamo sempre che non solo bisogna condannare e contrastare, ma anche continuare nei percorsi di prevenzione e informazione, affinchè questi aberranti reati non accadano più.

Carlo Domenico Cristofori
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Carlo Domenico Cristofori

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