“IMMIGRATI SFRUTTATI” DALLA MOGLIE DEL PREFETTO. Lei è Latifondista di Ulivi da Olio in Masseria con Piscina e Suites da 299 euro

“IMMIGRATI SFRUTTATI” DALLA MOGLIE DEL PREFETTO. Lei è Latifondista di Ulivi da Olio in Masseria con Piscina e Suites da 299 euro

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di Carlo Domenico Cristofori

«L’extravergine di oliva “Monsignore” è ottenuto dalla migliore selezione di olive raccolte nelle Tenute dell’Azienda Agricola Bisceglia. L’olio “Monsignore” si distingue per il gusto deciso e fruttato. Avvolgente al palato, ricorda il profumo degli ulivi. In cucina ha un uso versatile. Ideale per cucinare o condire a crudo, è ottimo su zuppe di legumi, formaggi freschi, pane caldo, insalate»

In periodo di crisi da pandemia una bottiglia da 750 cl di olio da 8 euro non è alla portata di tutte le tasche. Ma l’indubbia qualità del prodotto locale vanto di tre generazioni pugliesi può apparire persino economica ai turisti dell’Agriturismo Giorgio di Mattinata (Foggia) disposti a pagare in alta stagione fino a 299 euro al giorno (pernottamento e colazione) per l’appartamento Camera Carrubo, 249 euro per la Camera Mare o 219 per la Camera Ulivi.

Un’immagine satellitare della storica masseria con piscina immersa tra gli uliveti e ora adibita ad agriturismo Giorgio in contrada Giorgio di Mattinata dove vengono venduti e utilizzati nella ristorazione i prodotti dell’Azienda Agricola Bisceglia

«Gli uliveti della Tenuta Giorgio si trovano all’ingresso di Mattinata e sono i più antichi. Gli alberi abbracciano l’agriturismo Giorgio, la vecchia masseria di famiglia, il Frantoio ed il laboratorio di produzione delle marmellate» racconta con i toni fiabeschi delle pubblicità del Mulino Bianco il sito aziendale, dove si distingue anche la gustosa Marmellata di Arance e Noci «ottenuta da frutta minuziosamente selezionata, capace di preservare ed esaltare il sapore della frutta fresca della nostra terra» alla modica cifra di 6 euro per un vasetto da 360 grammi.

E’ questa la più storica delle quattro tenute (le altre sono Principe, Barone e Monsignore) dell’Azienda Agricola Bisceglia ss di Rosalba Livrerio Bisceglia (e sorelle), l’imprenditrice pugliese indagata per presunto sfruttamento degli immigrati e moglie del prefetto Michele di Bari, capo del Dipartimento Libertà civili e Immigrazione del Ministero dell’Interno, che dopo l’uscita della notizia ha dato le dimissioni, subito accettate dal ministro Luciana Lamorgese, in questi giorni già angariata dall’enorme problema dei poliziotti che rifiutano i vaccini obbligatori.

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«Tutti i prodotti creati dall’Azienda Agricola Bisceglia provengono dalle Tenute di proprietà delle sorelle Bisceglia. I campi, situati a Mattinata, cuore del Parco Nazionale del Gargano, vengono coltivati da generazioni rispettando l’ecosistema ambientale, valorizzando le piante autoctone e tutelando la natura del territorio sotto ogni aspetto per offrire un prodotto quanto più possibile di qualità. Le Tenute, che portano ancora oggi i nomi delle contrade ottocentesche, si arrampicano su colline dal profilo dolce seguendo una curva che le porta a tuffarsi nel mare» si legge nella voce Shop del menù dell’Agriturismo Giorgio.

Secondo quanto rivelato dall’inchiesta “Terra rossa” condotta dai carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Manfredonia e del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Foggia, coordinati dalla Procura del capoluogo, alla “diffusa situazione di illegalità radicata nelle campagne del Foggiano” avrebbe contribuito anche la latifondista Rosalba Bisceglia, apparentemente meno attenta ai diritti dei lavoratori che all’ecosistema…

Rosalba Livrerio Bisceglia e il marito prefetto Michele Di Bari

Infatti l’indagine parte alla fine di luglio 2020, quando a seguito di alcuni servizi di osservazione, proseguiti anche dopo l’operazione denominata “Principi e Caporali”, viene individuato il caporale gambiano, 33 anni, Bakary Saidy. Lui e il complice del Senegal, considerati “l’anello di congiunzione” tra le aziende e i braccianti, sono finiti in carcere.

Nell’ordinanza di 118 pagine, il Gip foggiano Margherita Grippo ricostruisce il presunto asse tra l’imprenditrice agricola, amministratrice dell’azienda omonima, Matteo Bisceglia e l’africano “quale intermediatore illecito e reclutatore, trasportatore e controllore della forza lavoro”. Matteo Bisceglia sarebbe invece il “gestore degli operai della società amministrata da Livrerio Bisceglia Rosalba (unitamente a Maria Cristina ed Antonella) denominata Azienda Agricola Bisceglia S.S” come precisa il giornale pugliese online Immediato.

La baraccopoli di Borgo Mezzanone, frazione di Manfredonia (FG)

«Altre tre persone agli arresti domiciliari. Undici sottoposte all’obbligo di firma e di dimora, tra le quali l’imprenditrice moglie del prefetto. E ben 10 aziende agricole sono state sottoposte a controllo giudiziario. Per tutti l’accusa di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro di immigrati “tutti “residenti” nella nota baraccopoli di Borgo Mezzanone, ove insiste un accampamento che ospita circa 2mila persone, che vivono in precarie condizioni igienico-sanitarie e in forte stato di bisogno”» scrive il quotidiano Avvenire.

«Ho un’azienda di ortaggi e cerealicola, non ho bisogno di manodopera straniera. Perché parlavo con questo caporale? Perché i lavoratori dei campi sono tanti e quindi quando è così c’è sempre uno che fa un lavoro di sei giorni. Penso che tutto verrà chiarito nella sede giusta. E’ stata una mia superficialità» ha cercato di difendersi la moglie del prefetto in un’intervista per la trasmissione ControCorrente di Rete 4, secondo quanto riportato da DagoSpia.

Purtroppo, però, le foto della raccolta delle ulive dal sito dell’agriturismo mostrano lavoratori molto, molto scuri di carnagione che suscitano seri dubbi sulle affermazioni della regina dell’olio. Ed è la stessa Azienda Agricola a vantarsi dell’imponenza dei suoi storici e vasti possedimenti agricoli nella presentazione online.

Un lavoratore di colore impegnato nella raccolta delle ulive in una delle tenute dell’Azienda Agricola Bisceglia ss: l’immagine è stata tratta dal sito aziendale dell’OliodelGargano.it sotto la voce “Chi Siamo-IlMuseo dell’Olio”

«Situata nel cuore del Parco Nazionale del Gargano, in Puglia, l’agriturismo è un ottimo punto di partenza e di arrivo per le escursioni nei centri turistici pugliesi di interesse naturalistico e culturale.La struttura dell’agriturismo ha origini molto antiche. Dal 1857 la famiglia Bisceglia si dedica alla coltivazione di uliveti nell’agro di Mattinata e alla produzione di olio extra vergine di oliva presso il frantoio di proprietà, una grande struttura in pietra destinata ad essere tramandata di generazione in generazione. Oggi, il grande frantoio e gli annessi spazi addetti alla trasformazione dei prodotti dei campi, accolgono l’Agriturismo Giorgio» scrivono ancora nel sito di proprietà dell’azienda agricola.

L’olio dell’Azienda Agricola Bisceglia con l’acquisto della Masseria da parte del trisavolo

«La struttura, recentemente ristrutturata in stile country chic, accoglie al suo interno il frantoio ancora funzionante e dotato delle ultime tecnologie del settore, il museo dedicato alla vita contadina di Puglia ricca di suppellettili della vita quotidiana e cimeli di antenati, il ristorante, la piscina, aree relax e le eleganti ville immerse negli uliveti» si legge sul portale dell’Agriturismo Giorgio che espone anche un documento notarile con l’acquisto della masseria da parte di un trisavolo oltre alle informazioni sulla spiaggia con ristorante sul mare.

Il ristorante sul mare nella spiaggia di Mattinata pubblicizzato dall’Agriturismo Giorgio della famiglia Bisceglia

Ma non sono queste lapalissiane contraddizioni ad aver indotto il Gip di Foggia ad emettere una misura restrittiva per la donna. Sono le inequivocabili intercettazioni raccolte dai Carabinieri in un anno di indagini.

“La Livrerio Bisceglia – si legge nelle carte dell’inchiesta – risultava consapevole delle modalità della condotta di reclutamento e sfruttamento in quanto si confrontava direttamente con il caporale, del quale aveva il numero di telefono; ella si preoccupava di formalizzare le buste paga, ed adottava tutta una serie di ulteriori accorgimenti che evidentemente non avrebbe adottato se non fosse stato per gli avvenuti controlli; chiamava il Saidy, e non i singoli braccianti, per dirgli come e perché era stata costretta a pagare con modalità tracciabili e sempre a costui comunicava, per il tramite del Bisceglia Matteo, che l’importo della retribuzione sarebbe stato superiore a quello spettante, ma che Saidy avrebbe potuto usare la differenza per pagare un sesto operaio che, evidentemente, avrebbe lavorato in maniera irregolare. Quanto accertato durante l’ispezione, le conversazioni intercettate sulla gestione dei lavoratori, sull’ammontare e sulle modalità di pagamento della retribuzione – evidenzia la gip -, appaiono indizi univoci e gravi del ruolo attivo dei Bisceglia nella condotta illecita”. Anche Matteo risulta infatti indagato.

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A parere degli inquirenti, l’imprenditrice “non poteva non conoscere il modus operandi di Saidy”. L’impiego della manodopera sarebbe avvenuto “in violazione dei contratti collettivi nazionali (o territoriali) stipulati dalle organizzazioni sindacali e, comunque, in maniera gravemente sproporzionata rispetto alla qualità e quantità del lavoro prestato, in quanto i lavoratori venivano retribuiti con la somma variabile dalle 5,70 euro ad ora, a fronte di una giornata lavorativa di circa 8 ore ed il pagamento avveniva anche conteggiando il numero di cassoni raccolti”, secondo quanto riportato sempre dal giornale Immediato.

Bisceglia si sarebbe preoccupata di adottare una serie di “accorgimenti” a causa di alcuni controlli dell’Ispettorato: “Ci sent… domani mattina noi andiamo in banca perché l’Ispettore del Lavoro mi ha detto che non posso fare in altro modo… non posso dare soldi in contanti… perché c’è stata anche l’ispezione… quindi… va bene…”. Risulta da un’intercettazione riferita ancora dal media online foggiano.

Fino ad allora, però, i lavoratori sarebbero stati sottopagati. Come emerge anche da alcune intercettazioni riportate da Avvenire. Un bracciante chiede ‘”quant’è la paga?'” e il caporale risponde che il pagamento non sarà all’ora ma a ”giornata” e pari a 35 euro al giorno per 6 ore, una somma che risulta ”palesemente difforme alle tabelle del contratto collettivo nazionale che preveda una somma netta di euro 50 per 6 ore e 30 di lavoro”. In realtà alla fine lavoravano anche più di 8 ore.

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«Non solo. Proprio nell’azienda dell’imprenditrice veniva anche violata la normativa relativa all’orario di lavoro e ai periodi di riposo, tanto che non veniva riconosciuta ai lavoratori “la retribuzione per lo straordinario, le pause (salvo una breve per il pranzo) e senza consentire l’utilizzo di servizi igienici idonei”. Inoltre, si legge ancora nelle carte, è stata violata la normativa in materia di sicurezza sul lavoro, in quanto i braccianti erano sprovvisti dei dispositivi di protezione degli infortuni. Drammatiche le condizioni di trasporto» rimarca il giornalista Antonio Maria Mira sul quotidiano cattolico della CEI.

LA DIFESA DELL’INDAGATA E LA VISITA DEL MARITO PREFETTO AGLI IMMIGRATI

Tramite il suo avvocato, Rosalba Bisceglia si è detta serena e fiduciosa. “I fatti addebitati alla mia assistita, peraltro molto circoscritti nel tempo e nella consistenza (poiché si sarebbero svolti – in ipotesi – in pochissimi giorni e riguarderebbero una quantità esigua di dipendenti), saranno al più presto chiariti nelle sedi competenti – fa sapere il legale foggiano, Gianluca Ursitti – dove potremo fugare ogni dubbio e, soprattutto, documentare l’assoluta estraneità della mia assistita a qualsivoglia ipotesi di sfruttamento dei lavoratori. D’altra parte, quella dell’azienda è una storia di trasparenza e di legalità con radici antiche. La mia cliente è serena e fiduciosa nell’operato della magistratura”.

In coda al ciclone giudiziario che ha travolto la moglie dell’alto funzionario del Ministero dell’Interno guidato da Luciana Lamorgese, il giornale pugliese rammenta una curiosa nota politica.

Nel maggio del 2019, Di Bari si recò in visita a Foggia proprio per parlare del caso migranti nel ghetto di Borgo Mezzanone. Ma preferì glissare alla domanda de l’Immediato sulla sua posizione all’interno del Dipartimento Immigrazione.

Lui, storicamente vicino alla Chiesa (è nel cda di Casa Sollievo), da sempre favorevole all’accoglienza, venne chiamato ad attuare le politiche di Salvini, solitamente spigolose con i migranti. “I funzionari dello Stato devono applicare le leggi sempre – chiosò -. Ciò che vogliamo fare, anche qui, è creare presupposti per ridare legalità al territorio”.

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Ma ciò rappresenta una sfida praticamente impossibile quando arrivano centinaia di migranti africani al giorno sui barconi gestiti da scafisti, clan libici e mafia nigeriana. Soprattutto perché dopo 18 mesi vengono espulsi dai centri di accoglienza con un permesso di soggiorno per lavorare in una nazione che ha quasi il 10 % di disoccupati tra i residenti regolari. E la percentuale sale al 22.2% nella fascia 15-29 anni e tocca picchi del 51,1% in Sicilia e del 48,6% in Calabria.

Carlo Domenico Cristofori
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MAIN SOURCES

GOSPA NEWS – INCHIESTE MIGRANTI E MAFIA NIGERIANA

IMMEDIATO – Migranti sfruttati nei campi della Capitanata. Le intercettazioni di “Terra Rossa” e l’asse imprenditori-caporali

AVVENIRE – Caporalato, indagata la moglie del capo immigrazione del Viminale

DAGOSPIA – Intervista di Rosalba Livrerio Bisceglia a Controcorrente

2 – MAFIA NIGERIANA: I SUPER-BOSS NERI NELLA TRATTA DEI NUOVI SCHIAVI

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Carlo Domenico Cristofori

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