STRAGISTI JIHADISTI D’EUROPA

MERCATINI NATALIZI NEL MIRINO
DOPO BERLINO TOCCA A STRASBURGO.
DOVE LA CORTE HA DIFESO MAOMETTO
ORA UN FANATICO SEGUACE DI ALLAH
FA L’ENNESIMO FOLLE MASSACRO
MENTRE I MONDIALISTI DI ONU E UE
OSANNANO I MIGRANTI ISLAMICI
___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___
Mentre l’Europa ripete il mantra lapalissiano che non tuti i musulmani sono terroristi e spalanca le braccia scriteriatamente ad ogni razza, etnia, cultura a prescindere dalla fedina penale, si ripete ancora una volta la carneficina di un islamico radicalizzato che nonostante fosse “attenzionato” dalle forze dell’ordine è riuscito a compiere una strage con lo stesso obiettivo simbolico religioso di un suo predecessero: i mercatini di Natale. Ovvero l’ultima espressione globalizzata (perché commerciale) di quella matrice cristiana dell’Europa. Proprio per non fare torto all’Islam i parlamentari di Bruxelles vollero rinnegare le radici del Cristanesimo del Vecchio Continente, sebbene fossero stati proprio il monachesimo, il Sacro Romano Impero e la Lega Santa ispirata dal frate cappuccino Marco d’Aviano a costruire l’identità culturale europea ed a garantire la sopravvivenza dei cristiani sotto la minaccia delle orde barbariche prima e dei musulmani Saraceni ed Ottomani poi.
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Se non ci fosse stato il “baluardo cristiano” oggi non saremmo qui a discettare di società multietniche e multireligiose: saremmo l’appendice boreale maomettista degli Emirati Arabi Uniti. E non ci sarebbero nemmeno fanatici dell’Islam radicale che sparano sulla folla. Per fortuna la cultura cristiana è sopravvissuta ma c’è chi, oggi più che mai, vuole utilizzare proprio i musulmani per distruggerla una volta per tutte.
Sia con le concessioni alla sharia, sia con il mancato controllo delle migrazioni che importano perlopiù immigrati non solo istruiti alla fede islamica ma anche alla vendetta contro il cattivo occidente coloniale, reo di aver sfruttato Africa ed Asia e di averle costretti alla fame. Una concezione, in parte vera, difusa da buonisti e sobillatori ai migranti del terzo millennio ed ai nativi stranieri disagiati, cui viene così offerto il movente migliore per radicalizzarsi e diventare stragisti jihadisti d’Europa.
L’ISLAM COME ARMA DEI MONDIALISTI
Per comprendere bene ciò che sta accadendo è necessario fare alcune premesse sociologiche e storiografiche. Se è ben vero che soprattutto nella protestante Gran Bretagna, culla e covo della massoneria mondiale, i musulmani “per bene” si sono guadagnati posizioni di tutto rispetto, è altrettanto evidente che ciò non è avvenuto per caso ma anche in virtù di un’islamizzazione sociale favorita dal protezionismo offerto alla cultura musulmana; questo protezionismo deriva solo in minima e marginale parte da ispirazioni di uguaglianza umanitaria e sociale ma perlopiù è stato creato ad hoc da occulte strategie politiche del mondialismo germinate nel corso della storia.

Gli antropofilosofi massonici illuminati del Nuovo Ordine Mondiale sanno benissimo che il più grande ostacolo all’affermazione dell’Ateismo e del Deismo, le uniche due vacue concezioni teosofiche legittimate da illuminati ed illuministi delle varie logge, è il libero arbitrio promulgato da Gesù Cristo che è ben al di sopra di ogni liberalismo, liberismo, libertarismo sociale, edificato dai precettori mondialisti per offrire ad ogni abitante della terra l’illusione di poter fare ciò che vuole salvo scontrarsi con mille regole ferree esplicite o implicite (la legge del denaro su tutte) che ne disvelano l’inganno. Ecco perché, pur di distruggere il cristianesimo più autentico, i propalatori del mondialismo si sono rivolti ai suoi nemici per antonomasia: gli islamici.
Ovvero i seguaci di quella religione che il sapiente San Giovanni Bosco definiva semplicemente Maomettismo per evidenziarne la genesi totalmente farlocca partorita dalla callida mente del suo improvvisato profeta. Pur di raggiungere lo scopo di una eliminazione fisica e fisiologica nella società del Cristianesimo, sbigottiti dal fallimento del capitalismo e del consumismo che hanno solo intorpidito i cristiani ma non sono bastati ad indurli a rinnegare totalmente la loro fede ed i valori più profondamente umani di essa (famiglia naturale, lotta all’aborto e all’eutanasia ecc), hanno agevolato l’insediamento e la diffusione della cultura islamica tollerandone con impudenza persino i retaggi più estremi quali la sharia, l’infibulazione, i matrimoni con le spose bambine.
Ciò è avvenuto anche sfruttando le ambizioni socioeconomiche dei musulmani che, alla stessa stregua degli ebrei, vedono nella ricchezza una manifestazione di Dio e, pertanto, la pongono tra i loro obiettivi primari di conquista sociale per dare prova ai “fratelli” della benevolenza di Allah. Non si spiega altrimenti perché un avvocato già sindaco di Manchester sia ora tra gli eurodeputati della famosa lista Soros o un produttore televisivo cingalese di Londra finanzi la sospetta fondazione Muslim Aid e regali ai migranti le sue carte telefoniche anonime Lycamobile.
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LA PROLIFERAZIONE DEI MUSULMANI MODERATI ED ESTREMISTI
Resta il fatto che l’occidente ha creato le condizioni per la proliferazione scriteriata sia dei musulmani moderati, propensi all’occidentalizzazione ed all’integrazione, sia di quelli integralisti, votati al trapianto delle leggi della Sharia nei paesi europei, sia di quelli estremisti, di fatto espressione di un integralismo davvero verace in ossequio alla Jihad.
Ecco perché mentre un neonazista viene perseguito per la sua ideologia con una certa facilità nei confronti dell’islamico radicale si procede con la dovuta cautela: sia perché le sfumature tra integralismo ed estremismo sono assai variegate, sia percè non si vuole offendere la seconda religione mondiale nonostante sia stata creata e sviluppata da un “illuminato” tutt’altro che rispettoso dei diritti umani. Maometto per divenire acclamato profeta fece uccidere dai sicari molti dei suoi oppositori, compì razzie da predone anche nei giorni santi ad Allah sostenendo che ne era stato ispirato e legittimò di fatto la pedofilia di cui fu tra i sfrontati pionieri.
STRASBURGO: DALLA DIFESA DI MAOMETTO ALLA STRAGE
Lo scrivo a mio rischio e pericolo ben sapendo che il Cedu, la Corte Europea dei Diritti Umani, ha appena rigettato la richiesta di assoluzione di una sociologa austriaca condannata nel suo paese per aver parlato della pedofilia del profeta in relazione al matrimonio con Aisha, la terza moglie, sposata quando aveva 6 anni e deflorata a 9, da cui discende la cultura islamica delle spose bambine. I giudici hanno sostenuto il falso, ovvero la mancanza di riscontri storici obiettivi, e poi aggiunto che tali riferimenti “possono essere intesi solo come miranti a dimostrare che Maometto non sia degno di devozione” e sono basati su fatti che “mirano a denigrare l’islam”.
Ebbene questa sentenza è avvenuta proprio a Strasburgo, nel Palazzo dei Diritti dell’Uomo, a poche centinaia di metri da Rue des Grandes Arcades (vicina alla centrale Place Kleber), dove ieri, come in atroce nemesi, sono morte ammazzate tre persone e 9 sono rimaste ferite molto gravemente per la premeditata strage a colpi d’arma da fuoco di un fanatico musulmano che stava per essere arrestato ed in casa aveva anche esplosivi per chissà quale altro attentato.

Una mattanza tra luminarie ed alberi di Natale, quella del 29enne ricercato Cherif Chekatt, proprio come quella del suo “collega” jihadista Anis Amri, compiuta a Berlino il 19 dicembre 2016. Due stragi che hanno in comune la circostanza che entrambi gli attentatori erano già sorvegliati speciali dalle forze di polizia in quanto radicalizzati islamici ma sono riusciti a sfuggire i controlli. Nel momento in cui viene facile puntare il dito contro gli investigatori antiterrorismo proviamo ad immaginare quanti analoghi potenziali estremisti islamici hanno sotto controllo in un continente dove la circolazione dei migranti, perlopiù musulmani, è stata non solo benedetta ma incentivata dalla stessa Unione Europea. E’ pertanto evidente che non è colpa dei poliziotti ma di una politica fallace e delinquenziale che ogni tanto ci fa pagare il suo tragico conto. Un massacro nel quale è rimasto gravemente ferito alla testa anche il giornalista italiano Antonio Megalizzi.
CHERIF, L’ATTENTATORE SFUGGITO ALL’ARRESTO
«L’uomo che ha sparato senza scrupoli sulla folla è Cherif Chekatt un soggetto già identificato come “S” (persona radicalizzata) era a piede libero in Francia. Adesso, mentre almeno 350 uomini gli stanno dando la caccia, emergono alcuni retroscena inquietanti sul suo conto. L’uomo aveva già subito almeno 20 condanne per reati comuni. Era stato in carcere in Francia e in Germania e proprio ieri mattina doveva essere arrestato nuovamente – scrive Franco Grilli sul sito de Il Giornale – Proprio in galera nel 2016 era stato segnalato dall’antiterrorismo francese e indicato come ’fiche S’ per violenze e proselitismo religioso. Insomma tutte le informazioni in mano all’intelligence francese e alla polizia portavano nella direzione di una strage».

Comprensibile la recriminazione del collega sul mancato intervento degli investigatori ma solo in parte. «Le autorità francesi hanno trovato del materiale esplosivo nell’abitazione dell’attentatore. La scoperta è stata fatta durante una perquisizione dell’abitazione poche ore prima dell’attacco. Le forze dell’ordine erano andate nella casa per arrestare l’uomo» evidenzia l’Ansa aprendo così la finestra di una drammatica ipotesi: Cherif, nato e residente a Strasburgo ma figlio di nordafricani, pertanto esempio di quella tanto agognata integrazione multietinica, può aver deciso di fare la strage proprio perché braccato dai poliziotti mentre stava preparando un attentatato esplosivo ancor più grave. Se così fosse bisognerebbe poi capire come ha fatto a sapere per tempo che stava per essere arrestato e che avrebbe dovuto darsi alla fuga…
Fatto sta che aveva parzialmente scontato in Germania una condanna a 2 anni e 3 mesi per truffa inflitta nel 2016, trascorrendo un po’ più di un anno in cella, prima di essere espulso in Francia e tornare nella sua città natia dove avrebbe compiuto la strage, non ancora rivendicata ma accolta come “good news” dalle televisioni arabe filojihadiste (vedi twitt Rita Katz e Site).
LA MATTANZA DEI MERCATINI DI BERLINO
La vicenda di Cherif riporta alla memoria quella dell’altro stragista dei mercatini di Natale che colpì a Berlino il 19 dicembre 2016 provocando 12 morti e 56 feriti tra gli avventori. Anis Amri, il tunisino sospettato dell’attentato e poi ucciso, alla guida di un autoarticolato con targa polacca, proveniente dall’Italia, travolse la folla davanti alle casette e bancarelle natalizie di Breitscheidplatz, nelle vicinanze della Kaiser-Wilhelm-Gedächtniskirche, del quartiere berlinese di Charlottenburg.

La responsabilità dell’attentato era stata rivendicata dal cosiddetto Stato Islamico, con un video di propaganda diffuso attraverso l’agenzia di stampa Amaq. Dopo la strage Amri era riuscito a fuggire senza essere individuato dalla Germania fino alla Francia dove prese un treno che da Parigi lo portò a Milano e da qui un altro che lo condusse al suo appuntamento con la morte a Sesto San Giovanni. Nella notte del 22 dicembre fu ucciso durante un casuale controllo di una Volante della Polizia di Stato: alla richiesta dei documenti estrasse una pistola e sparò al capo pattuglia ferendolo ad una spalla ma l’altro agente reagì prontamente freddandolo.
IL MIGRANTE ATTENTATORE E LA SUA RETE DI TERRORISTI
Amri, a differenza di Cherif, era nato in Tunisia ed a 18 anni aveva preso uno dei barconi di migranti per raggiungere Lampedusa. Pochi mesi dopo fu arrestato e condannato a 4 anni per avere causato alcuni danni e un incendio nel centro di accoglienza di Belpasso, vicino a Catania. Nei suoi confronti le autorità italiane emisero anche un provvedimento di espulsione, che però non fu mai attuato. L’esperienza in carcere lo avvicinò alla religione ed alla radicalizzazione come avvenuto per Cherif.

Dopo essere stato a lungo in Italia si trasferì in Germania dove visse di espedienti tra furti e spaccio di droga secondo una prassi abbastanza comune che vede una fitta rete di relazioni tra criminalità comune ed organizzata e aspiranti terroristi.
Perso di vista a settembre dai poliziotti tedeschi che lo avevano messo sotto sorveglianza tornò purtroppo attivo a dicembre con il sanguinario attentato. Nei mesi successivi la Polizia di Stato smantellò la rete del tunisino come lui intentata a preparate attentati: gli uomini dell’Ucigos, assieme a quelli delle Digos di Roma e Latina, arrestarono cinque persone colpite da ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Gip del Tribunale di Roma per i reati ipotizzati sono addestramento e attività con finalità di terrorismo internazionale e associazione a delinquere finalizzata alla falsificazione di documenti e al favoreggiamento.
A Berlino fu quindi un migrante a fare la strage. A Strasburgo un francese ma di origini nordafricane. In comune tra loro la radicalizzazione all’Islam e la vocazione alla Jihad coltivata proprio durante la reclusione nelle carceri europee a conferma che non esiste soltanto un problema di reti terroristiche ma soprattutto di una cultura della violenza e del terrore che trova ispirazione in molteplici passi del Corano e nei comportamenti del profeta impostore che lo rivelò. Da dove hanno preso spunto anche orde di musulmani in Inghilterra per commettere migliaia di stupri nei confronti di ragazzine minorenni in quanto ritenute “impure infedeli” cristiane.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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Un pensiero su “STRAGISTI JIHADISTI D’EUROPA”