WASHINGTON: POLIZIA ASSALTA L’AMBASCIATA DEL VENEZUELA

WASHINGTON: POLIZIA ASSALTA L’AMBASCIATA DEL VENEZUELA

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VIOLATA LA SEDE DIPLOMATICA DI CARACAS
ARRESTATI QUATTRO ATTIVISTI PRO-MADURO
DA GIORNI SENZA VIVERI, LUCE ED ACQUA
UNA PERSONA SOCCORSA DA UN’AMBULANZA:
ECCO LA DEMOCRAZIA CHE GLI USA INSEGNANO

___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___

AGGIORNAMENTO DI SABATO 18 MAGGIO

RILASCIATI I QUATTRO ATTIVISTI

Sono stati liberati venerdì 17 maggio dopo l’udienza di convalida dell’arresto i quattro attivisti arrestati nell’ambasciata venezuelana a Washington D.C. Appariranno di nuovo davanti a un giudice il 12 giugno. Sono stati accusati di un reato di classe A che ha una pena massima di un anno di carcere e una multa di 1.000 USD. L’accusa è quella di aver interferito nelle attività di pubblica sicurezza per non aver accolto l’ordine della Polizia ad abbandonare la sede diplomatica dove erano ospitati con il consenso del Governo di Nicolas Maduro ma in contrasto con la volontà del presidente autoproclamato ad interim Juan Guaidò, riconosciuto dagli Usa. Adrienne Pine, una degli arrestati, ha dichiarato a TeleSUR: «Sostanzialmente, eravamo lì nell’ambasciata illegalmente perché riconoscevano il governo” immaginario “di (Juan) Guaido, ma sappiamo che eravamo lì perfettamente legalmente».

Gli esperti di giurisprudenza fanno notare un particolare significativo: ai quattro attivisti è stata contestata la violazione penale di interferenza nella pubblica sicurezza ma non quella più grave di violazione di domicilio che scatterebbe per chiunque entri in un ufficio o sede diplomatica senza autorizzazione. Ciò è accaduto perché altrimenti i giudici avrebbero dovuto richiedere la testimonianza di un rappresentante del legittimo proprietario dell’ambasciata ed in sede giudiziaria il riconoscimento tutto politico di Guaidò avrebbe potuto essere sconfessato. Ciò avrebbe potuto innescare un gravissimo incidente diplomatico perché avrebbe palesato la violazione della Polizia a diversi articoli della Convenzione di Vienna e del diritto internazionale. I quattro sono stati rilasciati senza cauzione ma con l’obbligo a non avvicinarsi a più di 100 piedi (30 metri circa) alla sede diplomatica del Venezuela.

ARTICOLO DEL 16 MAGGIO

«In chiara violazione del diritto internazionale, la polizia ha fatto irruzione nell’ambasciata del Venezuela a Washington DC, arrestando gli attivisti invitati dallo staff diplomatico. Hanno impedito che l’edificio venisse occupato dai sostenitori del leader del colpo di stato Juan Guaido». E’ questa la notizia diffusa nel pomeriggio di oggi, giovedì 16 maggio, dal network Russia Today che a sua volta riporta i Twitter della televisione sud americana TeleSur in cui si vede ben chiara l’immagine degli attivisti venezuelani messi al muro dalle forze speciali della Polizia metropolitana in tenuta antisommossa dentro all’Ambasciata di Caracas a Washington.

I manifesti di protesta contyro il golpe esposti dagli attivisti ospiti del Governo del Venezuela presso l’Ambasciata di Washington Dc

La sede diplomatica era già stata evacuata dai funzionari nei mesi scorsi dopo l’escalation di tensioni tra Nicolas Maduro ed il presidente americano Donald Trump che aveva riconosciuto l’autoproclamato presidente ad interim Guaidò. E proprio quest’ultimo, tramite il suo rappresentante negli Usa Carlos Vecchio, avrebbe sollecitato lo sgombero, secondo fonti del Dipartimento di Stato americano.

«La morale dei 4 attivisti è più potente della forza repressiva delle dozzine di poliziotti armati dispiegati. Il governo del Venezuela riserva e valuta le risposte nel quadro del diritto internazionale, protetto dal principio di reciprocità riconosciuto» ha commentato su Twitter, Jorge Arreaza, Ministro degli Esteri venezuelano. Intanto si apprende che i quattro arrestati compariranno già questa mattina, venerdì 17 maggio, davanti alla Corte Federale anche se ancora non si conoscono i capi di accusa.

E’ grottesco che gli Usa assaltino uno spazio diplomatico straniero in violazione ad ogni legge internazionale per difendere i presunti diritti democratici di Guaidò a protestare. Il golpista filo-americano e gli altri oppositori di Voluntad Popular dal 2014 fanno ricorso alle Guarimbas, le barricate violente per strada con molotov lanciate contro la polizia, per manifestare contro il legittimo presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela Nicolas Maduro.

Uno dei poliziotti dei reparti speciali intervenuti per fare irruzione nell’ambasciata

Ancora una volta è palese agli occhi di tutto il mondo l’ipocrisia dell’amministrazione Trump. Pur di sostenere il regime-chance nel paese caraibico che vanta le più grandi riserve petrolifere del mondo gli Usa ammettono e legittimano l’uso della forza: quella dei seguaci di Leopoldo Lopez, condannato a 9 anni di reclusione per incitazione alla violenza nelle Guarimbas del 2014, quelle dei golpisti che sostengono il successore Guaidò, capaci di incendiare gli aiuti umanitari per incolpare la polizia Gnb fedele al governo di Caracas, ed ora anche gli arresti dentro un’ambasciata in cui quattro attivisti erano diplomaticamente ospitati.

GUAIDO’: L’OBAMA SBIANCATO AGENTE USA A CARACAS

Il vice ministro per le relazioni nordamericane, Carlos Ron, ha scritto su Twitter che il Venezuela non ha autorizzato le autorità statunitensi ad entrare nell’edificio. Secondo la Convenzione di Vienna del 1961, le ambasciate sono considerate territorio sovrano del governo che rappresentano, rendendo l’azione una violazione del diritto internazionale. Ma ciò non è bastato a fermare l’irruzione di polizia metropolitana sotto la supervisione anche di agenti federali FBI.

«Dopo aver trascorso oltre un mese accampati nell’ambasciata, gli ultimi quattro attivisti del Collettivo di protezione dell’ambasciata venezuelana sono stati messi agli arresti quando la polizia americana ha rotto le porte ed è entrato nei locali – scrive ancora RT – Le foto del raid mostrano la polizia pesantemente armata di arieti, strumenti da taglio e armi che circonda l’edificio. Poco dopo l’irruzione, un’ambulanza è arrivata sulla scena e una barella è stata portata all’interno. Non è ancora chiaro chi abbia bisogno dell’aiuto e perché». A finire in manette sono stati David Paul, Adrienne Pine e Margaret Fllowers come riporta il Tweet di TeleSur. Ancora non si conosce il nome della quarta persona che è probabilmente quella portata via in ambulanza.

Almeno uno degli attivisti sarebbe stato soccorso con una barella e portato via in ambulanza

 

«Nonostante il fallimento del “presidente ad interim” auto proclamato Juan Guaido nel lanciare un colpo di stato il mese scorso, le autorità statunitensi continuano a riconoscere il suo governo come autorità legale in Venezuela – aggiunge Russia Today – Una nota sull’edificio il giorno prima del raid ha dichiarato che gli Stati Uniti non riconoscono l’autorità dello staff del presidente Nicolas Maduro e hanno invitato gli attivisti a “partire immediatamente”».

VENEZUELA SOTTO ATTACCO

Il conflitto tra gli attivisti all’interno dell’Ambasciata, sostenuti dalle ragazze di Code Pink, si è fatto sempre più aspro dopo il tentativo di golpe fatto da Juan Guaido lo scorso 30 aprile chiedendo per l’ennesima volta senza successo agli ufficiali dell’esercito di ribellarsi a Maduro. Gruppi di persone si sono radunate al di fuori dei locali tentando di impedire agli arrivisti all’interno di ricevere cibo e altre risorse vitali. La polizia ha arrestato altri sostenitori per aver invece tentato di gettare cibo e prodotti per l’igiene personale, mentre le autorità hanno chiuso le forniture elettriche ed idriche privando l’ambasciata di acqua potabile e luce.

SABOTAGGI IN VENEZUELA: NE’ LUCE NE’ ACQUA. GUAIDO’ RISCHIA L’ARRESTO

Esattamente la stessa cosa avvenuta coi sabotaggi alla rete elettrica ed idrica in Venezuela nel mese di marzo che hanno lasciato per giorni la popolazione senza luce nè acqua. Sabotaggi che secondo il governo di Maduro sono stati causati da oltre 150 attacchi cibernetici e fisici partiti dagli Usa e dagli apparati militari americani che dispongono di vari comandi specializzati in questo genere di azioni.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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FONTE

RUSSIA TODAY

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Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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