AMBASCIATORE ITALIANO E CARABINIERE UCCISI IN CONGO. Sospetti sull’ISIS che mesi fa ha liberato 1.300 detenuti dalle carceri

AMBASCIATORE ITALIANO E CARABINIERE UCCISI IN CONGO. Sospetti sull’ISIS che mesi fa ha liberato 1.300 detenuti dalle carceri

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di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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Attentato nella Repubblica Democratica del Congo dove sono rimasti uccisi l’ambasciatore italiano Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci, che era nel convoglio con il diplomatico. Il militare aveva 30 anni, era in servizio presso l’ambasciata italiana dal settembre del 2020.

L’attacco è avvenuto nel percorso tra Goma e Bukavu da parte, secondo le prime informazioni, di un commando terroristico che ha utilizzato armi leggere. Sulla dinamica e il movente sono ancora in corso accertamenti.

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E’ con profondo dolore che la Farnesina, sede del Ministero degli Esteri Italiano, conferma il decesso dell’ambasciatore e di un militare dell’Arma dei Carabinieri: stavano viaggiando a bordo di una autovettura in un convoglio della MONUSCO, la missione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione nella Repubblica Democratica del Congo.

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L’ambasciatore è stato colpito da spari durante l’attacco al convoglio Onu con il quale viaggiava ed è morto “in seguito alle ferite riportate”, riferisce all’AFP un diplomatico di alto rango a Kinshasa. L’attacco era un ‘tentativo di rapimento’, rivelano i ranger del Parco nazionale dei Virunga, citati da vari media tra cui il Jerusalem Post. L’attacco è avvenuto intorno alle 10 (le 9 italiane). Sono molti i gruppi armati che operano nella zona dei monti Virunga, fra Congo, Ruanda e Uganda, e spesso prendono di mira i ranger del parco.

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Ancora non si conosce se l’azione di stampo militare sia stata ordita da una gang malavitosa locale o da un gruppo affiliato con organizzazioni terroristiche internazionali. Ma quanto accaduto legittima il sospetto che possa essersi trattato di un attacco dell’ISIS. Nel 2019, infatti, gli estremisti islamici della Bandiera Nera hanno fondato lo Stato Islamico dell’Africa Centrale che proprio un mese fa ha dimostrato la sua forza assaltando un carcere e liberando 1300 detenuti.

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«Almeno 1.300 prigionieri sono scappati da una prigione nella Repubblica Democratica del Congo i martedì, hanno detto le Nazioni Unite, dopo un assalto armato per il quale lo Stato Islamico ha rivendicato la responsabilità. Un funzionario locale ha attribuito l’operazione a un gruppo ribelle islamista. Ma Amaq, il notiziario ufficiale dello Stato Islamico, ha detto che i combattenti dell’Isis avevano attaccato una prigione congolese, citando una fonte militare», ha scritto il New York Times il 20 ottobre 2020.

La prigione assaltata in Congo

«L’assalto a Beni, nel nordest del Paese, ha preso di mira la prigione centrale di Kangbayi e il campo militare che la difende, ha detto martedì mattina alle agenzie di stampa il sindaco della città, Modeste Bakwanamaha. Il sindaco ha detto che solo 100 dei detenuti della prigione, che erano più di 1.400, sono rimasti, anche se altri 20 sono tornati in seguito »ha riferito il NYT.

Circa una settimana dopo lo Stato islamico aveva anche rivendicato l’attacco a una chiesa nel Congo orientale in cui era stata compiuta una strage di fedeli cristiani, lo riferì l’agenzia di stampa Amaq del gruppo, senza prove. L’attacco era avvenuto nella notte di mercoledì 28 ottobre 2020 nel villaggio di Baeti nella provincia del Nord Kivu. Un gruppo per i diritti civili aveva riportato un bilancio delle vittime di almeno 18 persone e una chiesa bruciata

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L’attentato in Congo è avvenuto dopo che il segretario generale dell’ONU ha chiesto l’allontanamento dalla LIbia di migliaia di mercenari portati dalla Turchia grazie all’oppoggio politico della NATO, tra cui si nascondono ex comandanti di ISIS ed Al Qaeda ricercati a livello internationale per terrorismo,  Ma anche a pochi giorni dal presunto vertice dell’Intelligence di USA, Regno Unito e Francia con leaders dell’ISIS che si sarebbe tenuto in Siria.

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Al momento è troppo presto per dire se tutto ciò sia o meno la conseguenza di una nuova strategia internazionale della tenzione con finalità geopolitiche in Medio Oriente e Africa e per l’incremento di conflitti bellici a favore della Lobby delle Armi, in cui gli interessi di jihadisti e potenze occidentali si intrecciano soprattutto attraverso i Fratelli Musulmani di Turchia e Qatar, come evidenziato in precedenti reportages.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES

GOSPA NEWS – DOSSIER JIHADISTI

GOSPA NEWS – REPORTAGES SULLA SIRIA

GOSPA NEWS – DOSSIER LOBBY ARMI

GOSPA NEWS – REPORTAGES ZONE DI GUERRA

 

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Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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