ANCORA RAZZI SULL’IRAQ, IN ATTESA DELLE MESSE DEL PAPA. Ad alto rischio il viaggio di Francesco a Baghdad ed Erbil

ANCORA RAZZI SULL’IRAQ, IN ATTESA DELLE MESSE DEL PAPA. Ad alto rischio il viaggio di Francesco a Baghdad ed Erbil

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di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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AGGIORNAMENTO DEL 3 MARZO 2021

La base aerea di Ain Al Asad, che si trova nella provincia irachena di Al Anbar e ospita truppe irachene e statunitensi, è stata oggetto di un massiccio attacco missilistico mercoledì, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa statale irachena INA, citando una fonte della sicurezza, secondo Sputnik International.

“La base di Ain Al Asad è stata attaccata oggi con 10 razzi, secondo i dati preliminari”, ha detto la fonte. L’esercito americano ha successivamente confermato l’attacco missilistico, dicendo che i razzi erano stati lanciati dall’IDF, aggiungendo che le forze di sicurezza irachene stanno conducendo un’indagine.

Rapporto iniziale: 10 razzi dell’IDF hanno colpito una base militare irachena, la base aerea di Al Asad, che ospitava le truppe della coalizione, il 3 marzo 2021 alle 7:20 circa (ora irachena). La SF irachena sta guidando la risposta e le indagini. Ulteriori informazioni verranno rilasciate non appena disponibili.

– Il portavoce dell’OIR Col. Wayne Marotto (@OIRSpox) 3 marzo 2021

L’acronimo IDF ha istigato molti commenti sui social perché ha richiamato le forze di difesa israeliane: invece in linguaggio militare significa solo fuoco indiretto.

In precedenza c’erano segnalazioni di proiettili da 107 mm sui social media. Le immagini (c / o la fonte dei ribelli sciiti iracheni “Sabereen News”) mostrano presumibilmente un camion Kia distrutto usato come rampa di lancio per almeno 4 razzi Katyusha da 107 mm sparati contro le forze statunitensi di stanza alla base aerea di Ain al-Assad nella provincia di Anbar in Iraq. Secondo Evan Kohlmann (@IntelTweet) 3 marzo 2021

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Un canale Telegram collegato a # milizie sostenute dall’Iran in Iraq afferma che stamattina sono stati lanciati 14 razzi Katyusha [107 mm] contro la base militare di Ain al-Assad. Non ci sono state vittime riportate a seguito dell’attacco.

L’8 gennaio 2020, la base aerea di Ain Al Asad e quella di Erbil nel nord del paese sono state colpite da dozzine di missili lanciati dall’Iran in risposta all’uccisione di Soleimani.

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Tutto ciò capita nell’imminenza del prossimo viaggio di Papa Francesco in Iraq previsto per questo weekend. Le ultime notizie giunte dalle fonti del Vaticano confermano che per la prima volta l’attuale pontefice Bergoglio userà per gli spostamenti un’auto blindata, come quella adottata dal compianto San Giovanni Paolo II dopo l’attentato omicida da cui si salvò per miracolo, grazie alla Madonna di Fatima secondo la sua stessa convizione.

Ma da quando un’auto blindata può proteggere da un missile Katiuscia? Ma soprattutto sono previsti molteplici spostamenti in elicottero come spiegato nel precedente articolo qui sotto


ARTICOLO PUBBLICATO IL 24 FEBBRAIO 2021

C’è da augurarsi che l’intelligence del Vaticano conosca e legga Agenzia Nova, sito specializzato in geopolitica internazionale e conflitti bellici anche grazie alla partnership con Leonardo, l’industria italiana delle armi. Lunedì pomeriggio, infatti, una nuova pioggia di razzi si è abbattuta sulla capitale dell’Iraq Baghdad,, facendo seguito all’attacco avvenuto nei giorni scorsi in quella del Kurdistan Iracheno, Erbil, due luoghi dove papa Francesco I dovrebbe celebrare le Sante Messe sabato 6 marzo e domenica 7.

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Il condizionale a questo punto è d’obbligo perché l’escalation di tensioni, fomentate dall’ISIS sempre più attivo sul territorio iracheno come su quello siriano e da altre formazioni terroristiche, potrebbe, ma in realtà dovrebbe, indurre il Pontefice a rinunciare al viaggio apostolico. Proprio perché potrebbe essere un obiettivo altamente sensibile per chi, come i jihadisti di confessione estremista Sunnita-Salafita ma anche i lobbisti occidentali delle Armi, da anni cerca di ostacolare il dialogo interreligioso in Medio Oriente tra Cristiani, Musulmani Sciiti, Curdi e Islamici Sunniti moderati.

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Lo sanno bene gli amici di Hevrin Haly Khalaf, la giovane pacifista curda siriana uccisa il 12 ottobre 2019 in un agguato meticolosamente premeditato dai jihadisti filo-turchi perché stava diventando troppo ingombrante con il suo “Partito Siriano del Futuro” finalizzato a superare i contrasti interreligiosi nel paese devastato da un annosa guera civile. Il conflitto, come svelato da Gospa News, è stata pianificato dalla Central Intelligence Agency fin dal 1983 e fomentato dalla stessa CIA e dal Pentagono con la fornitura di missili anti-carro TOW agli islamisti radicali nemici del presidente sciita-alawita Bashar Al Assad.

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Menzioniamo questa vicenda perché emblematica della strategia del terrore praticata dai mercenari pagati dalla Turchia che attraverso i servizi segreti turchi del MIT da anni funge da agenzia di ricollocamento dei comandanti di ISIS ed Al Qaeda nonostante sia una paese della NATO. Anzi proprio in virtù della sua appartenenza all’Alleanza Atlantica può condurre operazioni politicamente scorrette, come l’invio di tagliagole della Bandiera Nera e di Hayat Tahrir Al Sham (ex Al Nusra) in Libia nonostante appartnengano ad organizzazioni dichiarate terroriste dall’ONU.

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Ecco perché quanto sta accadendo in Iraq, dove la NATO ha deciso di incrementare da 500 a 4.000 le truppe in missione di “pace” per fornire un ombrello giustificativo al rafforzamento del contigente americano deciso dal nuovo presidente USA Joseph Biden, rappresenta una minaccia concreta per chiunque in uno scenario dove gli attentati “false-flag”, ovvero inscenati da un attore per incolpare qualcun altro: ad esempio il solito Iran capro espiatorio di ogni tensione internazionale proprio perché di confessione Sciita e perciò inviso ai paesi arabi di credo Sunnita del Golfo Persico e ad Israele che grazie agli accordi di Abramo facilitati dagli Usa si è appena riconciliata con loro (pur avendo sempre mantenuto vivo il business delle armi con loro).

Ma vediamo i fatti come descritti da Agenzia Nova. «Un nuovo lancio di razzi sulla cosiddetta Zona verde, l’area fortificata nel centro della capitale irachena Baghdad che ospita sedi diplomatiche e organizzazioni internazionali, suscita timori per la sicurezza e la stabilità del Paese in un momento delicato, fra una recrudescenza delle attività dello Stato islamico (Is) e alla vigilia della storica visita del Papa i primi di marzo» scrive il media italiano focalizzandosi proprio sul viaggio apostolico che porterà Francesco in Iraq il 5 marzo.

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Come comunicato dal Vaticano in quel giorno partirà in aereo da Roma/Fiumicino per Baghdad. Nella Sala Vip dello scalo aereo internazionale ci sarà l’incontro con il Primo Ministro Mustafa Al-Kadhimi cui seguirà la cerimonia ufficiale di benvenuto si svolgerà invece presso il Palazzo Presidenziale a Baghdad, con la visita di cortesia al presidente della Repubblica Barham Salih e l’incontro con le autorità. Successivamente avverrà l’incontro con i vescovi, sacerdoti, religiosi/e, seminaristi e catechisti nella Cattedrale Siro-Cattolica di “Nostra Signora della Salvezza” a Baghdad.

Sabato 6 marzo Jorge Mario Bergoglio si trasferirà prima a Najaf, la città santa dei mussulmani sciiti, per l’incontro con il grande ayatollah Sayyid Ali Al-Husaymi Al-Sistani. Quindi volerà a Nassiriya, per l’incontro interreligioso presso la Piana di Ur. Nel pomeriggio tornerà a Baghdad per celebrare la messa nella Cattedrale Caldea di “San Giuseppe”.

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Domenica 7 marzo, la mattina il Pontefice partirà in aereo per Erbil, dove all’aeroporto sarà accolto dalle autorità religiose e civili della regione autonoma del Kurdistan iracheno. Quindi in elicottero si recherà a Mosul, per la preghiera di suffragio per le vittime della guerra presso Hosh al-Bieaa (piazza della Chiesa).

Proprio in quella città nel 2014 Abu Bakr Al Baghdadi annunciò l’inizio della juhad dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante occupando parte del paese grazie al saccheggio delle banche della città prima di essere poi sconfitto con il contributo fondamentale della formazione paramilitare irachena Hashid dove musulmani sciiti combattono al fianco delle minoranze cristiane. E proprio gli esperti di intelligence degli Hashid hanno accusato il leader ISIS Al Baghdadi di essere un agente della CIA e del Mossad (il famigerato controspionaggio israeliano) in un intrigo internazionale ben più sordido e complesso di quello del film di Aldred Hitchcock.

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Da Mosul quindi Bergoglio si sposterà, sempre in elicottero, a Qaraqosh, per la visita alla comunità cristiana locale e la recita dell’Angelus prima di celebrare la messa nello Stadio “Franso Hariri” al termine della quale rientrerà a Baghdad per ripertire per l’Italia il giorno dopo.

Tra gli spostamenti in elicottero e la funzione religiosa in campo aperto sarà praticamente un “bersaglio mobile” ad alto rischio visto quanto sta accadendo nel paese. Il velivolo potrebbe infatti essere abbattuto da un semplice Manpad (Man-portable air-defense systems), un sistema missilistico antiaereo a corto raggio trasportabile a spalla, senza la necessità di un Katiuscia, il nome confidenziale del sistema d’arma RS-132, acronimo di Reaktnivnyj Snarjad 132, un lanciarazzi sovietico della seconda guerra mondiale installato prevalentemente su autocarri.

Sopra il lanciarazzi Manpad e quelli da autocarro Katiuscia, come i missili che avrebbero colpito Baghdad ed Erbil

Il rischio è alto anche perchè lo stesso Francesco I sottoscrisse il Documento di Fratellanza Umana con il Grande Imam Ahmad Al-Tayyib degli Emirati Arabi Uniti ottenendo lo storico risultato di indurre un leader religioso islamico a dichiarare esecrabili la jihad e il terrorismo. L’incontro fu favorito dalla ricorrenza del famoso viaggio di San Francesco d’Assisi in Tera Santa per cercare di convertire il sultano, come narrato in un precedente reportage storico da Gospa News.

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«Il modus operandi dell’attacco lanciato ieri pomeriggio )lunedì 22 febbraio – ndr) è pressoché identico a quello di vari attacchi precedenti: razzi di tipo Katyusha, in questo caso da 107 millimetri, sparati da altri quartieri della capitale (Al Salam, secondo un’inchiesta condotta dalle forze di sicurezza irachene). I razzi, in tutto tre, due dei quali caduti all’interno della Zona verde, sembrano aver colpito e danneggiato veicoli civili, senza causare feriti o vittime» aggiunge agenzia Nova.

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«L’attacco ha suscitato una dura reazione da parte del governo iracheno, che ha affermato la propria indisponibilità a “negoziare” la propria sovranità e a farsi intimidire dal lancio dei missili. L’attacco ricorda però quanto avvenuto lo scorso 20 dicembre 2020, quando almeno otto razzi dello stesso tipo sono stati lanciati sulla Zona verde causando danni leggeri all’ambasciata statunitense. Soltanto pochi giorni fa, lunedì 15 febbraio, un altro attacco con modalità praticamente identiche ha colpito l’aeroporto di Erbil, capoluogo della regione autonoma del Kurdistan iracheno, causando la morte di due persone (fra cui un contractor civile) e il ferimento di almeno nove persone, tra cui un militare Usa» ricorda il media in riferimento a quanto riportato anche da Gospa News precisando che i razzi hanno però coinvolto anche sulla vicina base americana di Al-Harir.

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Defense One, sito specializzato in questioni militari, ha sostenuto che «Un gruppo chiamato Saraya Awliya al-Dam si è preso la responsabilità immediata, sostenendo di aver lanciato 24 razzi nell’attacco. Il sedicente gruppo è ampiamente visto come un fronte per le milizie legate all’Iran in Iraq, in particolare Kataib Hezbollah». Ma non vi sono certezze sebbene si possa sospettare che l’azione possa essere stata una piccola intimidazione in risposta ai continui bombardamenti israeliani in Siria nei confronti delle Forze Quds, il reparto speciale per le missioni estere del Corpo delle Guardie Islamiche della Rivoluzione (Pasdaran), il cui comandante Qasem Soleimani fu ucciso il 3 gennaio 2020 da un drone americano per ordine dell’ex presidente Donald Trump.

Ma non è da escludere che alcuni attacchi siano stati scatenati dalle cellule dormienti che in Iraq come in Siria continuano a compiere attentati, culminati nella strage compiuta da due kamikaze con un autobomba a Baghdad il 21 gennaio 2020.

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In questo contesto assume grande rilevanza il presunto vertice dell’intelligence di USA, Regno Unito e Francia che si sarebbe tenuto due settimane fa in Siria ed avrebbe visto la partecipazione di alcuni leader dell’ISIS. Una notizia diffusa dall’agenzia nazionale siriana sulla base di informatori russi e pertanto oscurata da tutti i media internazionali ad eccezione di Gospa News.

Ma gravano sui rischi della visita di papa Francesco anche gli inquietanti interrogativi ancora in sospeso sull’agguato omicida compiuto in Congo da una formazione terroristica ancora non identificata – si sospetta anche l’ISIS – che è costato la vita all’ambasciatore italiano Luca Attianese, al carabiniere Vittorio Iacovacci ed al loro autista congolese Mustapha Milambo.

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«Il principale è perché l’ambasciatore si stesse muovendo senza scorta armata in una zona molto insicura. L’ambasciatore italiano stava infatti viaggiando a bordo di un convoglio del World Food Programme, da Goma verso Rutshuru, per recarsi a visitare un progetto del WFP in una scuola del Nord Kivu – scrive giustamente Marco Bellocchio su InsideOver, la rubrica di geopolitica del quotidiano Il Giornale – L’agenzia delle Nazioni Unite ha diramato una nota in cui ha fatto sapere che le autorità locali hanno autorizzato il viaggio senza scorta».

Notizia che invece è stata smentita dai rappresentanti del governo congolese, in primis dal Ministero degli Interni di Kinshasa, che in un comunicato ufficiale ha fatto sapere: ”I servizi di sicurezza e le autorità provinciali non hanno potuto assumere delle misure di messa in sicurezza del convoglio, né venire in loro soccorso tempestivamente, dal momento che erano all’oscuro della presenza del convoglio su cui viaggiava l’ambasciatore in una regione ritenuta instabile e dove si registrano attività di gruppi ribelli armati nazionali e stranieri”.

La questione non è stata evidenziata allo stesso modo da altri media italiani perché ovviamente avrebbe messo in luce una falla negli apparati d’intelligence affiancati all’ambasciata. C’è da augurarsi che i servizi segreti del Vaticano siano più efficienti: magari fino al punto di annullare il viaggio come indurebbe a fare una sana prudenza, virtù cardinale del Cristianesimo come insegna la Sacra Bibbia.

«Se uno ama la giustizia, le virtù sono il frutto delle sue fatiche. Essa insegna infatti la temperanza e la prudenza, la giustizia e la fortezza » (Sap 8,7)

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES

GOSPA NEWS – DOSSIER JIHADISTI

GOSPA NEWS – REPORTAGES SULLA SIRIA

GOSPA NEWS – DOSSIER LOBBY ARMI

GOSPA NEWS – REPORTAGES ZONE DI GUERRA

AGENZIA NOVA – RAZZI SU BAGHDAD ED ERBIL

INSIDEOVER – MISTERI SULLA SCORTA ALL’AMBASCIATORE UCCISO

SAN FRANCESCO: LA VERA SFIDA AL SULTANO PER GESU’ CRISTO

 

 

 

 

 

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Fabio Giuseppe Carlo Carisio

3 pensieri su “ANCORA RAZZI SULL’IRAQ, IN ATTESA DELLE MESSE DEL PAPA. Ad alto rischio il viaggio di Francesco a Baghdad ed Erbil

  1. ANDATE A CHIEDERNE CONTO AGLI AMERICANI
    sono stati invitati a tornare a casa con un decreto del governo tramite il loro parlamento, ma gli americani (evidentemente non troppo nemici di gospa) hanno ritenuto di continuare con la prepotenza ad imporre il loro neoimperialismo, il loro fascismo di fatto che io chiamo (A RAGIONE) QUARTO REICH (dalla operazione paperclip ad oggi hanno continuato vergognosamente a seguire l’agenda del dominio mondiale senza soluzione di continuità (anche a costo di massacrare i loro presidenti, vedi Kennedy). Ora visto che l?iraq non riesce a mandare a casa questi fascisti di mezza tacca senza ideologia, solo lo sfruttamento delle risorse sovrane di tutte le nazioni che gli si fanno davanti, insomma visto che non se ne vanno con le buone, ora iniziano le maniere a loro più gradite, la prepotenza, ma non chiedete agli iracheni di rinunciare alla loro sacra terra….. NON CHIEDETENE CONTO ALL’ONU (che dire un entità “puppet” è a dir poco un eufemismo).
    chi sta dietro a tutto questo sono i vostri amici sionisti a cui siete contenti di diffondere il verbo e la propaganda.
    BEIRUT, BOMBA NUCLEARE PER FAR CADERE E FALLIRE LA NAZIONE IN MODO DA PRENDERLA COME FANNO CON LA PALESTINA…..
    e tutti i media NON HANNO NEANCHE IL CORAGGIO DI EVIDENZIARE QUELLO CHE è DIFFICILE, MOLTO DIFFICILE NEGARE

    1. Chiunque fa cronaca e investigazioni internazionali non può avere come nemico un POPOLO che spesso è a sua volta vittima di centri di potere che ha difficoltà a contrastare per un oceano di colossali interessi economici. Abbiamo scritto decine di reportages sui crimini USA di Bush, Clinton, Obama e Trump (in Siria, Iraq, Ucraina, Libano e Venezuela) perciò la considerazione che gli americani non sono “troppo nemici di Gospa” non solo è infondata ma anche parto dell’ignoranza di aver giudicato un sito per un solo articolo (leggere quello sul bombardamento in Siria di Biden). Sul resto possiamo anche concordare sebbene i pensieri siano espressi in modo estremistico. E per di più da un omonimo del direttore del controspionaggio israeliano del Mossad (Yossi Cohen) e del vice direttore CIA (David S. Cohen). Oviamente quest’ultima è solo una scherzosa provocazione…

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