LO STATO PREMIA I MAFIOSI PENTITI PIU’ DEI PENSIONATI ONESTI. A Brusca Paghetta Tripla rispetto ad Anziani con la Minima. Sciolse Bimbo nell’acido e uccise Falcone

LO STATO PREMIA I MAFIOSI PENTITI PIU’ DEI PENSIONATI ONESTI. A Brusca Paghetta Tripla rispetto ad Anziani con la Minima. Sciolse Bimbo nell’acido e uccise Falcone

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Nell’immagine di copertina il mafioso pentito Giovanni Brusca tra due delle sue 150 vittime: il piccolo Giuseppe Di Matteo e il giudice Giovanni Falcone

di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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«‘u verru, cioè il maiale, come chiamavano Brusca, conosceva Giuseppe, mio figlio, da bambino. Ci giocava insieme con la play station. Eppure l’ha fatto sciogliere nell’acido. E questo orrore si paga in vent’anni? Io non posso piangere nemmeno su una tomba e lui lo immagino pronto a farsi una passeggiata. Magari ad Altofonte. O in un caffè davanti al Teatro Massimo di Palermo. Mi auguro di non incontrarlo mai, come chiedo al Signore. Se dovesse succedere, non so che cosa potrebbe accadere».

Nella foto il piccolo Giuseppe Di Matteo ed il padre pentito di mafia Santino detto Spatuzza

A parlare è Santino Di Matteo, il padre del 13 ucciso dal killere mafioso Giovanni Brusca, scarcerato dopo 25 anni per i benefici delle leggi sui pentiti di Cosa Nostra. Il sessantaquattrenne di San Giuseppe Jato, nel Palermitano, uno degli uomini più spietati e fedeli di Totò Rina e dei Corleonesi che controllarono a lungo la Cupola siciliana a colpi di omicidi e stragi, sarebbe dovuto uscirte dal carcere romano di Rebibbia stato liberato con un anno di anticipo per “buona condotta” suscitando l’indignazione di politici, magistrati antimafia ma soprattutto dei parenti delle vittime dei suoi circa 150 omicidi tra i quali ci sono gli attentati ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino fatti esplodere col tritolo insieme agli uomini della loro scorta. Fu proprio Brusca a tenere il telecomando per il detonatore della strage di Capaci ma anche ad innescare la bomba fatale per l’uccisione del giudice Rocco Chinnici, capo dell’ufficio istruzione di Palermo.

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La scarcerazione anticipata è stata la “goccia” che ha fatto traboccare un vaso colmo di melma anche per l’incapacità della giustizia italiana di fare piena luce sulle stragi nonostante il pentimento, avvenuto nel 2000, dello stesso mafioso che ne fu una delle menti criminali. Dalle sue rivelazioni sono però arrivate sentenze su tanti omicidi di mafia, sugli attentati del 1993 a Roma e Firenze.

 

UCCISE SENZA MOTIVO UNA RAGAZZA INCINTA

Tantissime le reazioni sdegnate, come quella di Tina Montinaro, vedova del caposcorta di Falcone, ucciso nella strage di Capaci: «Sono indignata — ha detto all’agenzia AdnKronos —. Dopo 29 anni non conosciamo la verità sulla strage e Brusca è libero». Maria Falcone, sorella di Giovanni, ha commentato: «Umanamente è una notizia che mi addolora, ma questa è la legge, una legge che peraltro ha voluto mio fratello, e quindi va rispettata».

Il mafioso, latitante, fu arrestato insieme al fratello Enzo a Cannatello, una frazione di Agrigento, il 20 maggio 1996 grazie a una brillante operazione degli uomini della Squadra Mobile di Palermo: il video dell’ingresso in Questura delle auto civetta della Polizia a sirene spiegate con gli agenti col volto incappucciato seduti fuori dai finestrini con le braccia alzate in segno di vittoria fece il giro del mondo. Perché, come ricorda, il pentito Di Matteo, non solo uccise il suo figlioletto e progettò le strage di Capaci e via D’Amelio, ma fece altre barbarie.

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«La legge non può essere uguale per questa gente. Brusca non merita niente. Oltre mio figlio, ha pure ucciso una ragazza incinta di 23 anni, Antonella Bonomo, dopo avere torturato il fidanzato. Strangolata, senza motivo, senza che sapesse niente di affari e cosacce loro. Questa gente non fa parte dell’umanità» aggiunge il padre del piccolo Giuseppe.

Sul profilo etico si potrebbero scrivere decini di libri sugli sconti di pena riservati ai «pentiti affidabili» che hanno consentito a Brusca di essere condannato non a ergastoli ma a 26 anni di carcere.

 

AL MAFIOSO PENTITO PAGHETTA TRIPLA RISPETTO AI PENSIONATI

Ma la sua scarcerazione evidenzia un’altra forse ancor più clamorosa e macroscopica contraddizione all’interno dello Stato sotto il profilo dell’assistenza sociale ed in particolare sotto l’aspetto economico. Pur riconoscendo legittima la liberazione in virtù delle disposizioni normative a favore dei pentiti è sconcertante apprendere che il “minimo vitale” applicato dal Ministero di Giustizia ai mafiosi diventati collaborativi è circa il triplo di quello riconosciuto dal Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale ai pensionati onesti.

L’arresto di Giovanni Brusca il 20 maggio 1996

«Ora, per il boss una vita libera in una località top secret, un nuovo passaporto e l’indennità di mantenimento. Intanto, per quattro anni, dovrà ancora rispettare il regime di libertà vigilata e, probabilmente, l’obbligo di dimora nel luogo segreto dove adesso risiede. Il patto con lo Stato è che non dovrà ritornare a delinquere e non potrà violare le regole previste dal programma di protezione. Su quanto prenderà di indennità Brusca non ci sono notizie precise. Come riporta il Corriere della Sera, in genere lo “stipendio” per i collaboratori di giustizia varia tra i mille e i mille e 500 euro al mese» scrive il quotidiano Il Giornale

Ma lo Stato, precisa lo stesso media, pagherà a Brusca anche l’affitto, le spese mediche e, nel programma di protezione, possono essere inclusi altri benefit. Strumenti che dovrebbero servire al collaboratore di giustizia, che ormai ha 64 anni, a reinserirsi nella società. Strumenti che dovrebbero servire al collaboratore di giustizia, che oramai ha 64 anni, a reinserirsi nella società. Probabilmente vivrà da solo essendosi separato dalla moglie, sposata in carcere nel 2002, alcuni anni fa.

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Riceverà quindi una paghetta statale di lusso se paragonata a quella dei pensionati con la minima. Nel nostro ordinamento esiste una legge (L. n. 638/1983) che garantisce una prestazione economica rivolta a tutti i pensionati che ricevono una pensione troppo bassa, al di sotto dei minimi di Legge.

«La pensione minima 2021 è un’integrazione della pensione riconosciuta in favore del pensionato che nonostante abbia versato i contributi durante la propria carriera lavorativa il suo importo contributivo non raggiunge la pensione minima. In questo modo l’importo della pensione viene aumentato fino al raggiungimento della soglia stabilita ogni anno dalla Legge» spiega il portale specialistico Fiscomania.

Per il 2021, l’importo della pensione minima è pari a 515,58 euro. Pertanto, se il pensionato riceve una pensione inferiore a 515,58 euro per 13 mensilità, l’importo della pensione sarà aumentato fino al raggiungimento di tale soglia. Per poter ottenere la pensione minima, occorre presentare apposita domanda all’INPS.

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In caso di reddito annuo non superiore a 6.702,54 euro si ha diritto alla pensione minima in misura piena o in misura parziale in caso di reddito annuo superiore a 6.702,54 euro e fino a 13.405,08 euro. Se il reddito del pensionato è superiore a di 13.405,08 euro, non si ha diritto ad alcuna integrazione.

Se lo Stato Italiano vorrà far inghiottire il rospo della scarcerazione di Brusca ai tanti cittadini che lo vorrebbero giustamente in galera dovrà quantomeno dare un segnale ai pensionati onesti elevando la loro “minima” almeno ai mille euro del minimo vitale riservato ai mafiosi pentiti…

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES

GOSPA NEWS – GIUSTIZIA – MAFIA

GOSPA NEWS – COSPIRAZIONI – MASSONERIA

GOSPA NEWS – PALAMARA-GATE

IL CORRIERE – LO SFOGO DEL PADRE DEL BIMBO SCIOLTO NELL’ACIDO

IL GIORNALE – L’INDENNITA’ STATALE A BRUSCA

FISCOMANIA – LA PENSIONE MINIMA A 518 EURO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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