EPATITI AUTOIMMUNI PER VACCINI COVID. Allarme da 12 Studi (2 italiani). Il Ministero di Speranza li Ignora: “Nessun Legame col Boom di Casi tra Bimbi”
1 – Il Mantra Ignorante e Sospetto: “Nessuna Correlazione”
2 – La Proteina Tossica Spike si accumula nel Fegato
3 – L’epatite Misteriosa e le Reazioni Autoimmuni
4 – L’esplosiva Ricerca Tedesca: «Epatite AIH dopo Vaccino»
5 – Un’inquietante Sperimentazione di Massa
6 – I due Allarmanti Studi Italiani
7 – La Conferma della Correlazione dal Regno Unito
8 – Ospedale di Chicago con 16 Vaccinati Malati di AIH
9 – I Danni Aumenteranno con il Tempo
10 – Altri Casi Rari ma Correlazioni Accertate…
Inviaci, o Signore, dal Cielo Raffaele, l’Arcangelo medico della Salvezza, affinché guarisca tutte le malattie e diriga anche tutte le nostre azioni. Io ti canterò alla presenza degli angeli, mio Dio!
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
Nei giorni scorsi il sito d’inchiesta britannico Daily Esposé è stato il primo al mondo ad evidenziare la sospetta coincidenza tra l’inizio di una massiva campagna vaccinale tra i giovani nel Regno Unito (5 milioni di under 11 dal mese di aprile secondo Sistema Sanitario Nazionale Britannico NHS) e l’allarme per i numerosi casi di epatite acuta dalla misteriosa eziologia tra i bambini registrati anche in Italia, Spagna, altri paesi UE e Stati Uniti d’America.
Le autorità sanitarie britanniche, senza nemmeno conoscere il meccanismo di queste patologie virali che altrimenti non sarebbero “sconosciute” come evidenziato dall’allarme dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, hanno smentito subito ogni correlazione. Esattamente come si è premurato di fare il Ministero della Salute in Italia.
1 – IL MANTRA IGNORANTE E SOSPETTO: “NESSUNA CORRELAZIONE”
«Non è stato identificato alcun legame con il vaccino anti Covid-19 e un questionario somministrato ai casi, su alimenti e abitudini personali, non ha identificato alcuna esposizione comune». È quanto ha scritto il 23 aprile nella circolare del Ministero della Salute, il direttore generale Prevenzione sanitaria, Giovanni Rezza.
Peccato che il dottor Rezza, pur essendo la massima autorità governativa dopo l’incompetente ministro Roberto Speranza (di ignoranza paleolitica su questioni mediche e ora anche indagato per usurpazione di potere), non sappia o faccia finta di sapere che ci sono ben 12 ricerche pubblicate sulla prestigiosa rivista Journal of Hepatology in merito alla presunta connessione tra sieri genici sperimentali antiCovid e casi di epatite autoimmuni (AIH nella sigla scientifica internazionale in Inglese).
Non solo. Due di queste sono state pubblicate da ricercatori ospedalieri ITALIANI!!!
Non è stato identificato alcun legame o non si è nemmeno provato a cercarlo? Il dottor Rezza è pagato dal Ministero della Salute per individuare ogni possibile causa di un problema già emerso in 12 ricerche?
O riceve anche occasionali riconoscimenti anche dalle Big Pharma dei vaccini per convegni o ricerche come i presidenti delle associazioni di pediatri e anestestisti?
L’ignoranza, casuale o voluta, del Ministero della Salute è aggravata dal fatto che uno degli studi italiani pubblicati e revisionati è stato inviato all’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) quantomeno il 10 luglio 2021 quando fu pubblicato dal Journal of Hepatology.
Nonostante ciò Rezza, in un video su YouTube del 22 aprile 2022, in relazione ai “casi di epatite acuta a eziologia sconosciuta in età pediatrica” ha dichiarato: «Sono arrivate alcune segnalazioni e si sta indagando in maniera molto approfondita».
Talmente approfondita da affermare nella circolare ministeriale del giorno successivo in relazione agli 11 bimbi allora positivi in Italia: «Una positività per Adenovirus o per SARS-CoV-2 è stata per ora riportata solo in due casi sospetti. Il ruolo giocato dagli Adenovirus nella eziologia di queste forme di epatite acuta, ipotizzato da ricercatori UK, non è però confermato in via definitiva».
2 – LA PROTEINA TOSSICA SPIKE SI ACCUMULA NEL FEGATO
E’ invece confermato in via definitiva da 12 ricerche mediche ospedaliere internazionali la correlazione tra epatite autoimmune e vaccini con RNA o DNA messaggero che cercheremo di sintetizzare nel modo migliore possibile nonostante la mole scientifica.
Prima occorre fare altre due premesse. Un Safety Sheet della Pfizer, che produce il vaccino antiCovid Comirnaty insieme a Biontech, pubblicato ed analizzato in anteprima da Gospa News evidenziò in relazione alla nuova biotecnologia farmacologica utilizzata che «le proprietà tossicologiche non sono state studiate a fondo. Le seguenti informazioni sono disponibili per i singoli ingredienti».
Un recentissimo studio pubblicato dal nostro giornale online ha inoltre evidenziato la persistenza nel sangue umano, fino a 6 mesi, della proteina Spike geneticamente modificata e replicata nei vaccini, ritenuta tossica dagli esperti di virologia: il compianto francese Luc Montagnier e il giovane canadese Brian Bridle.
«La risposta breve non lo è assolutamente. È molto sconcertante. La proteina spike entra nel sangue, circola attraverso il sangue negli individui per diversi giorni dopo la vaccinazione. Una volta che entra nel sangue, si accumula in un certo numero di tessuti come la milza, il midollo osseo, il FEGATO, le ghiandole surrenali» commentò il dottor Bridle.
Uno studio di Nature (Fonte 1) che prende in considerazione la biodistribuzione della proteina Spike (SP) negli organi conferma il pericolo.
«Non è chiaro se SARS-CoV-2 sia distribuito equamente a tutti gli organi in questi casi. Inoltre, per le terapie anticorpali, come l’anti-SP e i vaccini che prendono di mira l’SP, non è chiaro se questi riducano allo stesso modo la biodistribuzione multiorgano SARS-CoV-2. Nei vaccini, come i vaccini mRNA, l’SP tradotto viene rilasciato nel liquido/sangue interstiziale, distribuito a molti organi e innesca una risposta immunitaria. Qui, mostriamo che SP aveva una biodistribuzione a livello corporeo, una lenta eliminazione regionale, ad eccezione del fegato, che mostrava un accumulo e un assorbimento differenziale d’organo».
La ricerca è firmata dalla dottoressa Molly Brady del Dipartimento di Neuroscienze presso Del Monte Institute of Neuroscience nell’University of Rochester (New York, US). Ma gli italiani devono credere al dottor Rezza che ignora problematiche tra SARS-Cov-2, vaccini e fegato!
3 – L’EPATITE MISTERIOSA E LE REAZIONI AUTOIMMUNI
L’epatite è una condizione che colpisce il fegato e può verificarsi per una serie di motivi, comprese diverse infezioni virali comuni nei bambini. Tuttavia, nei casi in esame, i virus comuni che causano l’epatite non sono stati rilevati.
I sintomi dell’epatite includono:
- urina scura
- cacca pallida, di colore grigio
- prurito alla pelle
- ingiallimento degli occhi e della pelle (ittero)
- dolori muscolari e articolari
- alta temperatura
- sentirsi ed essere malati
- sentirsi sempre insolitamente stanchi
- perdita di appetito
- mal di pancia
Uno studio precedente (Fonte 2) condotto per conto di Pfizer nella seconda metà del 2020 e depositato presso la Food and Drug Administration (ente americano di regolamentazione sui medicinali), ha rilevato che il contenuto delle iniezioni di Covid-19 e la proteina spike che istruiscono le cellule di una persona a produrre, non rimangono nel sito di iniezione e circolano invece verso tutte le parti del corpo per un minimo di 48 ore.
La ricerca italiana, pubblicata da Gospa News in anteprima, riferisce invece fino a 189 giorni. Una discreta differenza!
Quasi sufficiente per invalidare l’autorizzazione definitiva del vaccino Comirnaty ottenuta da Pfizer dalla FDA grazie alla pressione del presidente USA Joseph Biden, contestata persino dal British Medical Journal oltreché dall’avvocato attivista Robert F. Kennedy junior.
«La più grande concentrazione dell’iniezione di Pfizer Covid-19 è stata osservata nel fegato, con il 16% della dose somministrata osservata nell’organo dopo 48 ore. In parole povere, ciò che gli scienziati hanno scoperto è che l’infiammazione del fegato (epatite) può verificarsi in alcuni individui dopo la vaccinazione e condivide alcune caratteristiche tipiche della malattia autoimmune del fegato» scrive Daily Exposé citando le conclusioni della ricerca Pfizer prima di delineare una spiegazione scientifica.
Ciò è causato da cellule T altamente attivate (chiamate anche linfociti T, un tipo di leucocita [globulo bianco] che è una parte essenziale del sistema immunitario) che si accumulano nelle diverse aree del fegato.
All’interno di queste cellule T che si infiltrano nel fegato c’è un incremento di cellule T che sono reattive alla SARS-CoV-2, suggerendo che le cellule indotte dal vaccino Covid-19 stanno contribuendo all’infiammazione del fegato.
Ciò può scatenare quella tempesta di citochine (molecole proteiche prodotte dalle cellule anticorpali T1 e T2) segnalata a suo tempo dalla dottoressa Lauretta Bolgan e dalla ricerca sui sieri genici RNA pubblicata da due università cinesi nell’ormai lontano ottobre 2020 quando, a causa degli sconosciuti rischi di malattie autoimmuni, “supplicarono” le Big Pharma di ripartire con le sperimentazioni sui topi da laboratorio e di interrompere i trials in corso sugli esseri umani.
A questo punto anche il lettore più scettico e digiuno di biologia dovrebbe essere giunto a sospettare, ma soprattutto temere, che la misteriosa epatite nei bambini potrebbe essere davvero correlata all’inoculazione dei vaccini antiCovid come segnalato nei 12 studi sugli adulti che cercheremo di sintetizzare partendo dall’ultimo, ovviamente il più completo, e dando risalto ai due italiani. Per brevità citeremo solo i nomi dei primi firmatari.
Dalla circolare del Ministero della Salute si desume però un’altra questione gravissima.
Nonostante una dozzina di ricerche autorevoli sull’allarme di una correlazione tra vaccini antiCovid ed epatiti autoimmuni, secondo alcune certo, non sembrerebbe che sia stato attivato il Comitato per la valutazione dei rischi in farmacovigilanza PRAC (dall’acronimo inglese dell’organismo interno all’European Medicines Agency-EMA) che avrebbe potuto attuare monitoraggi più estesi a livello nazionale o persino europeo, come suggerito dal consigliere dell’associazione Constitutio Italia in relazione allo spropositato incremento di malori tra giovani vaccinati.
4 – L’ESPLOSIVA RICERCA TEDESCA: «EPATITE DOPO VACCINO»
Al professor Tobias Boettler Dipartimento di Medicina II (Gastroenterologia, Epatologia, Endocrinologia e Malattie Infettive) dell’Università di Friburgo (Germania) spetta il merito, con altri accademici tedeschi, di aver inquadrato al meglio la situazione (Fonte – 3).
«Episodi di epatite autoimmune sono stati descritti in seguito all’infezione e alla vaccinazione da SARS-CoV-2, ma la loro fisiopatologia rimane poco chiara. Qui, riportiamo il caso di un maschio di 52 anni, che presenta episodi bimodali di epatite acuta, ciascuno dei quali si verifica 2-3 settimane dopo la vaccinazione con mRNA BNT162b2 e abbiamo cercato di identificare i correlati immunitari sottostanti».
La sigla BNT162b2 indica l’identità farmacologica registrata del vaccino Pfizer, oggetto della ricerca degli scienziati con gli occhi a mandorla che previdero le reazioni auto-immuni prima ancora che il siero fosse immesso in commercio e facesse 1.223 morti nei primi mesi, occultati per oltre un anno dalla casa farmaceutica americana in affari con la GSK controllata da Bill Gates.
Riportiamo il linguaggio tecnico della ricerca tedesca solo per ribadire che sono gli stessi nodi cruciali evidenziati dagli studi menzionati in precedenza
«Risultati. L’infiltrato intraepatico ha mostrato un arricchimento per le cellule T CD8 con specificità SARS-CoV-2 rispetto al sangue periferico. In particolare, la gravità dell’epatite era correlata longitudinalmente con un fenotipo citotossico attivato di cellule T CD8+ specifiche per SARS-CoV-2, ma non specifiche per EBV o immunoglobuline indotte dal vaccino».
«Conclusioni. La vaccinazione COVID19 può suscitare una distinta epatite immuno-mediata dominante a cellule T con un patomeccanismo unico associato all’immunità residente tissutale antigene-specifica indotta dalla vaccinazione che richiede immunosoppressione sistemica».
Per fortuna il professor Boettler fornisce anche un riepilogo “laico” ovvero a prova di medici non esperti di endocrinologia o epatologia.
«L’infiammazione del fegato si osserva durante l’infezione da SARS-CoV-2, ma può verificarsi anche in alcuni individui dopo la vaccinazione e condivide alcune caratteristiche tipiche della malattia epatica autoimmune. In questo rapporto, mostriamo che le cellule T altamente attivate si accumulano e sono distribuite uniformemente nelle diverse aree del fegato in un paziente con infiammazione del fegato in seguito alla vaccinazione SARS-CoV-2. Inoltre, all’interno di queste cellule T che si infiltrano nel fegato, abbiamo osservato un arricchimento delle cellule T che sono reattive alla SARS-CoV-2, suggerendo che queste cellule indotte dal vaccino possono contribuire all’infiammazione del fegato in questo contesto».
Ministero della Salute della Repubblica Italiana colpito e affondato in merito alla mancata correlazione tra vaccino e nuova misteriosa epatite! Troppo facile dichiarare «non è stato identificato alcun legame» quando si ha la responsabilità della prevenzione sanitaria di 60 milioni di Italiani e c’è un allarme per i bambini.
5 – UN’INQUIETANTE SPERIMENTAZIONE DI MASSA
«La vaccinazione è la strategia chiave per combattere la pandemia globale di COVID19. Non c’era alcun segnale di sicurezza per l’epatite negli studi di vaccinazione COVID19, tuttavia diversi rapporti hanno recentemente associato condizioni simili all’epatite autoimmune (AIH) con i vaccini COVID19».
E’ la frase scritta ancora nella ricerca tedesca che fa comprendere la condizione di soggezione psicologica in cui opera la comunità scientifica dinnanzi allo strapotere delle Big Pharma invischiate in un gorgo di interessi finanziari (Goldman Sachs dell’ex manager Mario Draghi con Pfizer) e persino militari con gli esponenti del Nuovo Ordine Mondiale che si sta consolidando negli USA come nel Regno Unito e nell’Unione Europea.
«A nostra conoscenza, non è stato segnalato alcun caso grave di insufficienza epatica che richieda il trapianto di fegato» aggiunge però il medico. Ma omette una fondamentale locuzione avverbiale: per ora…
Quindi le somministrazioni di quarta dose in Italia e quinta nel Regno Unito, proprio agli immunodepressi, possono proseguire nonostante gli avvertimenti dell’European Medicines Agency sui rischi di danni al sistema immunitario derivanti dai booster.
E’ ormai lecito sospettare che coi pericolosi sieri genici si stia cercando di eliminare tutta quella popolazione anziana e fragile che grava sui sistemi socio sanitari della stessa UE, divenuta così filantropica da finanziare gli armamenti destinati ai feroci Nazisti ucraini del Battaglione Azov protetto dal regime golpista di Kiev e dalla NATO.
Il merito di aver lanciato il sasso nello stagno paludoso della farmacovigilanza passiva su milioni di sospette reazioni avverse va al professor Fernando Bril del Dipartimento di Medicina dell’University of Alabama at Birmingham (Alabama, US) con la ricerca “Epatite autoimmune in via di sviluppo dopo il vaccino contro la malattia di coronavirus 2019 (COVID-19): causalità o casualità?” pubblicata sul Journal of Hematology nel lontano 13 aprile 2021 (Fonte 4).
«In sintesi, l’epatite autoimmune si è sviluppata in una donna sana di 35 anni nel suo terzo mese dopo il parto. Resta da determinare se esiste una relazione causale tra la vaccinazione COVID-19 e lo sviluppo di epatite autoimmune. Ci auguriamo che questo manoscritto non scoraggi gli operatori sanitari dall’ottenere e prescrivere vaccini contro il COVID-19, ma che aumenterà la consapevolezza sui potenziali effetti collaterali che probabilmente emergeranno mentre continuiamo a vaccinare più persone. Solo il follow-up a lungo termine di ampie coorti di pazienti che ricevono il vaccino risponderà alla domanda se aumenta il rischio di malattie autoimmuni. Fino ad allora, gli operatori sanitari sono incoraggiati a rimanere vigili».
Lo leggiamo con lo spirito e il cuore aperti? No. Meglio interpretare queste parole “scientificamente” con quelle già pubblicate nella sua ricerca dal genetista tedesco Walter Doerfler.
«La popolazione umana attualmente partecipa all’esposizione al DNA estraneo in un enorme esperimento. Dopo il completamento delle vaccinazioni in tutto il mondo, dovrebbe essere istituito un programma sentinella post-vaccinazione per monitorare l’esacerbazione di disturbi umani inaspettati, forse nuovi, negli individui vaccinati».
6 – I DUE ALLARMANTI STUDI ITALIANI
Ai medici italiani Alba Rocco, Costantino Sgamato, Debora Confronta e Gerardo Nardone dell’ Unità di Gastroenterologia del Dipartimento di Medicina dell’Università “Federico II” di Napoli va l’onore di aver portato altra acqua al mulino della farmacovigilanza auspicata dal professore americano che per primo innescò il dibattito scientifico (fonte 5).
Nello studio pubblicato l’8 giugno 2021 sul Journal of Hematology scrivono: «Abbiamo recentemente osservato un caso di una donna di 80 anni che ha sviluppato AIH 1 settimana dopo aver completato il programma di vaccinazione con mRNA Pfizer-BioNTech BNT162b2. È stata inviata al nostro istituto a causa della recente insorgenza di ittero, urina ipercromica ed enzimi epatici elevati».
«Sebbene il nesso causale tra il vaccino SARS-CoV-2 e l’AIH non possa essere stabilito in modo definitivo, il nostro “case report” suggerisce che questa associazione potrebbe essere più che casuale. Infatti, l’anamnesi negativa per malattia epatica così come la coesistenza di un’altra malattia autoimmune, il ragionevole ritardo tra l’esposizione al fattore scatenante, l’esordio tipico dei sintomi, i risultati di laboratorio/istopatologia e infine l’ottima risposta alla terapia sono tutti fattori pezzi del puzzle che rafforzano l’ipotesi di un’associazione tra la vaccinazione AIH e SARS-CoV-2».
Quindi arriva l’avvertimento degli epatologi napoletani: «In sintesi, dal momento che la campagna di vaccinazione contro SARS-CoV-2 sta raggiungendo tassi di copertura straordinari, gli operatori sanitari dovrebbero essere consapevoli della potenziale associazione tra il vaccino e l’insorgenza di disturbi immuno-mediati in pazienti con una storia di malattie autoimmuni».
A conclusioni analoghe sono giunti Francesca Lodato, Anna Larocca ed Vincenzo Cennamo dell’Unità di Gastroenterologia ed Endoscopia dell’Ospedale Bellaria-Maggiore di Bologna con Antonietta D’Errico dell’Unità di Patologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria IRCCS di Bologna
Nella ricerca del 10 luglio 2021 spiegano: «Abbiamo recentemente osservato un caso di epatite colestatica grave che si verifica dopo la somministrazione di m-RNA-BNT162b1 (Comirnaty©, Pfizer Biontech), senza sviluppo di autoanticorpi e con presenza di infiltrato di eosinofili all’istologia epatica. Il paziente ha risposto bene al trattamento con steroidi, in modo simile all’epatite autoimmune».
«Il caso è stato segnalato alle autorità sanitarie italiane (AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco) e il paziente è stato avvisato della riesposizione al vaccino» ma probabilmente in quel momento il dottor Rezza del Ministero della Salute era a qualche convegno di Big Pharma con il suo ministro Speranza che si è sperticato con ogni azione giudiziaria possibile per negare ogni cura domiciliare precoce efficace contro il Covid-19.
Concludono i medici bolognesi: «L’associazione tra vaccino e manifestazioni autoimmuni è stata riportata in diversi contesti. Siamo consapevoli che non è possibile stabilire una chiara causalità tra vaccino ed epatite e il nostro obiettivo non è scoraggiare i medici dall’indagare altre cause o mettere in discussione l’importanza della vaccinazione contro il COVID-19. Nonostante ciò e alla luce del caso precedente, riteniamo importante informare la comunità scientifica in quanto potremmo trovarci di fronte ad una possibile epatite immuno-mediata, indotta dal vaccino e che si presenta con caratteristiche diverse, che mostra un’ottima risposta alla terapia steroidea».
7 – LA CONFERMA DELLA CORRELAZIONE DAL REGNO UNITO
«Poichè la coorte di individui vaccinati contro COVID-19 aumenta, i casi precedentemente segnalati non potevano escludere uno sviluppo casuale di epatite autoimmune, che ha un’incidenza di 3/100.000 abitanti all’anno. Il nostro caso dimostra prove conclusive di epatite immuno-mediata indotta da vaccino con una rapida insorgenza di danno epatico dopo la prima dose di Moderna, che alla riesposizione ha portato a epatite autoimmune acuta grave».
Nell’ottobre 2021 tocca alla ricercatrice asiatica Gloria Shwe Zin Tun del Dipartimento di Gastroenterologia ed Epatologia del Sheffield Teaching Hospitals NHS Foundation Trust, che lavora nel Regno Unito, ed ai suoi colleghi Dermot Gleeson, Amer Al-Joudeh e Asha Dube, il compito di spazzare via ogni dubbio sulla correlazione (Fonte 7).
«Questo caso ha confermato l’epatite immuno-mediata secondaria al vaccino Moderna, che in caso di riesposizione involontaria ha portato a un’epatite acuta grave. Il trattamento con terapia corticosteroidea sembra essere favorevole».
«Desideriamo evidenziare che le reazioni immuno-mediate dai vaccini mRNA SARS-CoV-2 sono molto rare e durante la pandemia COVID, il programma di vaccinazione continua ad essere cruciale. Segnaliamo questo caso per incoraggiare la vigilanza sulle reazioni indotte dai farmaci e per sensibilizzare i centri di vaccinazione a incorporarlo nei loro controlli di routine prima di somministrare le seconde dosi. Il follow-up a lungo termine degli individui identificati sarà essenziale per determinare la prognosi di questo danno epatico immuno-mediato».
8 – OSPEDALE DI CHICAGO CON 16 VACCINATI MALATI DI AIH
«In risposta alla pandemia di COVID-19, due nuove vaccinazioni basate su mRNA contro il virus SARS-CoV-2 sono state prodotte e distribuite in un modo senza precedenti. Alla luce della loro rapida adozione, i somministratori devono rimanere vigili nel monitoraggio di nuovi eventi avversi. All’inizio del 2021, più somministratori, comunicando sui forum online AST LICOP e AASLD, hanno condiviso esperienze sorprendentemente simili con pazienti che si sono presentati con danno epatico a seguito della vaccinazione COVID-19 senza altri chiari fattori scatenanti».
E’ quanto ha scritto con altri medici Hersh Shroff della Divisione di Gastroenterologia ed Epatologia della Feinberg School of Medicine presso la Northwestern University, Chicago (Illinois, US) confermando che la comunità scientifica si sta interrogando su ciò che le autorità sanitarie a priori negano e che potrebbe incrementare l’olocausto di reazioni avverse anche fatali soprattutto tra i più giovani.
«Dato il modello, riportiamo qui una coorte multicentrica di pazienti con danno epatico a seguito della vaccinazione COVID-19. Nessuna informazione di identificazione personale o informazione sanitaria protetta è stata raccolta per nessun paziente. La serie è stata esaminata dall’IRB della Northwestern University e considerata non una ricerca su soggetti umani. La nostra coorte comprende 16 pazienti in totale (Tabella 1) di età compresa tra 25 e 74 anni, che hanno presentato tra 5 e 46 giorni dopo la prima dose di vaccino (Pfizer: 12, Moderna: 4). In particolare, il 75% dei pazienti (12/16) si è presentato dopo la seconda dose di vaccino».
I limiti della ricerca sono evidenti. Ma i numeri cominciano ad aumentare.
9 – I DANNI AUMENTERANNO CON IL TEMPO
Chin Kimg Tan (e altri) del Dipartimento di Gastroenterologia ed Epatologia, Changi General Hospital di Singapore (Fonte 9) conclude: «Descriviamo un caso di grave AIH in un paziente pre-morboso dopo la prima dose di vaccino Moderna-COVID-19 (mRNA-1273). Vorremmo sottolineare che i medici devono rimanere vigili e dovrebbero considerare DI-AIH secondaria ai vaccini mRNA in pazienti con presentazione simile. Tuttavia, questa rara complicanza del vaccino Moderna-COVID-19 (mRNA-1273) non dovrebbe scoraggiare le persone dal vaccinarsi».
Meglio rischiare un trapianto di fegato? Se ne resteranno disponibili tra gli umani. Altrimenti si ricorrerò a quelli di maiale (se arriveranno in tempo dopo la sperimentazione del cuore geneticamente modificato e la morte dell’uomo trapiantato).
Cathy McShane del Dipartimento di Epatologia del Cork University Hospital in Irlanda con altri ha segnalato il caso di una donna di 71 anni vaccinata con Moderna ed ha lanciato un monito.
«Questi risultati sollevano la questione se la vaccinazione con mRNA COVID-19 possa, attraverso l’attivazione del sistema immunitario innato e la successiva attivazione non specifica dei linfociti autoreattivi, portare allo sviluppo di malattie autoimmuni tra cui l’AIH o innescare un danno epatico indotto da farmaci con caratteristiche dell’AIH. L’eventuale fattore scatenante può diventare più evidente nel tempo, soprattutto in seguito alla sospensione dell’immunosoppressione».
Nonostante questo orizzonte buio aggiunge: «Come con altre malattie autoimmuni associate ai vaccini, il fattore di causalità o di incidente si rivelerà difficile da separare e non dovrebbe distrarre dai travolgenti benefici della vaccinazione di massa contro il COVID-19. Ma fa sorgere la domanda se questi individui debbano ricevere o meno la seconda dose di un vaccino mRNA COVID-19».
10 – ALTRI RARI CASI MA CON CORRELAZIONI ACCERTATE…
«Contrariamente al comunicato pubblicato da Bril et al., (Fonte 4) la nostra paziente ha ricevuto il vaccino Oxford-AstraZeneca e non presentava alcun apparente fattore confondente come la gravidanza. Questo caso supporta la nozione di fenomeni autoimmuni innescati dal vaccino COVID-19 indipendentemente dal meccanismo d’azione del vaccino, sebbene questo sia il primo rapporto di un vaccino a base di adenovirus che fa precipitare l’AIH».
Ha scritto (con altri) nella sua ricerca Daniel Clayton-Chubb del Dipartimento di Gastroenterologia, Alfred Health di Melbourne (Victoria, Australia) lanciando un avvertimento chiaro (Fonte 11).
«Il caso di questo uomo di 36 anni precedentemente in buona salute che sviluppa un’apparente AIH precipitata da un vaccino contro il COVID 19 è un altro importante promemoria per essere vigili sul panorama in rapida evoluzione di complicazioni potenzialmente rare associate a nuovi agenti vaccinali e programmi di immunizzazione di massa in tutto il mondo».
Altri casi sono stati segnalati negli studi pubblicati dall’Unità Epatica dell’Hospital Clínic Barcelona (Moderna, donna di 41 anni – Fonte 13), e dal Dipartimento di Fisiopatologia, Facoltà di Medicina, Università Nazionale e Kapodistriana di Atene (Pfizer, donna di 40 anni – Fonte 14).
Senza troppi fronzoli diplomatici sono le conclusioni lapidarie (in tutti i sensi) dello studio di Laura Camacho-Dominguez del Centro per la ricerca sulle malattie autoimmuni (CREA), Scuola di Medicina dell’Universidad del Rosario di Bogotà, Colombia.
«Qui viene presentato un uomo di 79 anni con caratteristiche cliniche e immunologiche di epatite autoimmune di tipo 1 dopo la vaccinazione ChAdOx1 nCoV-19. Le manifestazioni cliniche si sono rapidamente risolte dopo l’instaurazione della gestione immunomodulante. Questo caso, insieme a una revisione completa della letteratura, illustra l’associazione tra i vaccini COVID-19 e lo sviluppo di condizioni autoimmuni».
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES
GOSPA NEWS – WUHAN.GATES REPORTAGE
GOSPA NEWS – INCHIESTE CORONA VIRUS
FONTE 4 – RICERCA DI BIRMINGHAM
FONTE 7 – RICERCA DI SHEFFIELD
FONTE 9 – RICERCA DI SINGAPORE
FONTE 11 – RICERCA DI MELBOURNE
FONTE 13 – RICERCA DI BARCELLONA
https://www.gospanews.net/2022/01/03/anestesisti-pro-vax-incolpano-i-no-vax-ma-il-presidente-di-siaarti-e-stato-sponsorizzato-da-pfizer-come-bassetti/
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