IN ARRIVO DITTATURA MILITARE SUI MEDIA. I Carabinieri Piloteranno “la Corretta Divulgazione delle Notizie” dei Giornalisti

IN ARRIVO DITTATURA MILITARE SUI MEDIA. I Carabinieri Piloteranno “la Corretta Divulgazione delle Notizie” dei Giornalisti

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di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

In apparenza sarà soltanto una nuova “metodologia“ di comunicazione, nella sostanza puzza di censura da dittatura militare. Quando due poteri stringono un accordo è infatti inevitabile che il più debole soccomba.

In questo momento storico, in Italia, la Forza Armata dei Carabinieri che dipende dal Ministero della Difesa e indirettamente fa capo al Presidente della Repubblica (in qualità di capo del Consiglio Supremo di Difesa), ha acquisito un potere di “vita e di morte” sulla sorte professionale delle persone attraverso i NAS (Nucleo Antisofisticazione e Sanità che risponde al Ministero della Salute) che hanno perseguitato non solo medici estremisti No Vax come il dottor Giuseppe Delicati, addirittura incarcerato, ma anche dei dottori regolarmente vaccinati, soltanto per aver emesso delle esenzioni dai vaccini a pazienti a rischio.

In questo contesto mondiale di infodemia con censura causata dai social servi del Nuovo Ordine Mondiale e sostenuta dai media di mainstream pagati da Bill Gates, i giornalisti italiani sono fragili burattini nelle mani di loschi poteri e pochissimi sono quelli che fanno una vera e sana contro-informazione.

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Ecco perché l’accordo formale stipulato tra Carabinieri e Ordine dei Giornalisti per “una corretta divulgazione delle notizie” rappresenta non solo un’arma a doppio taglio per la libertà di stampa, già ampiamente compromessa in Italia dove è valutata al di sotto di vari paesi africani, ma una vera e propria tagliola dell’informazione indipendente che spalanca le porte a una dittatura militare sui media.

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Perché un domani quello che oggi è oggetto di un’ottimizzazione nella comunicazione dei fatti di cronaca di rilevanza giudiziaria potrebbe diventare una censura analoga agli Standard Policy applicati dai giganti dei social che ha reso ostica la sopravvivenza di un sito di Gospa News, fondato e diretto da me, giornalista iscritto all’Ordine dal 1991.

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PREMESSA SULLA FULGIDA ARMA BENEMERITA

Prima di entrare nel merito dell’articolo devo fare una doverosa premessa in riferimento all’Arma Benemerita con cui ho avuto ottimi rapporti per molteplici anni di cronista e direttore di giornale locale prima e di collaboratore dal Piemonte di due quotidiani poi (Il Giornale e Libero).

Ricordo con fierezza di aver contribuito con un’inchiesta giornalistica all’arresto di alcuni imprenditori in odore di Camorra che nel 1995 pesavano due volte i rifiuti dell’alluvione occorsa a Canelli. Le mie indagini iniziali furono sviluppate dai Carabinieri del Reparto Operativo di Novara e dalla Compagnia di Canelli.

Ma ancor più onore ebbi nel divenire amico di uno dei personaggi leggendari della Benemerita: l’allora tenente colonnello Enrico Barisone, unica Medaglia d’Oro al Valore Militare vivente a poter sfoggiare sull’uniforme anche la ferita di guerra. E’ poi purtroppo scomparso nel 2014 a 73 anni fa dopo essersi congedato da generale. 

Il generale dei Carabinieri Enrico Barisone

In sua memoria non ritengo ozioso citare la motivazione della Medaglia d’Oro al Valore Militare che gli fu conferita nel 1979

«Comandante di compagnia territoriale particolarmente impegnata sotto il profilo della sicurezza pubblica, di notte, attraverso terreno impervio in remota località montana, guidava una pattuglia fino al covo di una banda di pericolosissimi delinquenti, due dei quali latitanti già condannati per omicidio invigilavano, armi in pugno, all’esterno. Gravemente ferito da una scarica di pallettoni proditoriamente esplosa da distanza ravvicinata e che gli produceva la frattura di una spalla reagiva con fulminea azione di fuoco uccidendoli. Malgrado il dolore lancinante e sebbene indebolito da copiosa perdita di sangue, rifiutava ogni soccorso e disponeva i suoi uomini in posizione tatticamente idonea a contrastare eventuali sortite degli altri malviventi che venivano tutti tratti in arresto. Mirabile esempio di eccelse virtù militari, fulgido ardimento ed assoluta dedizione al dovere» Sa Janna Bassa di Orune (Nuoro), 17 dicembre 1979.[1]

Barisone, un metro e novanta con un quintale di muscoli e cicatrici da Rambo sul corpo per quel conflitto a fuoco, fu un comandante di Gruppo a Vercelli molto operativo ma poco comunicativo: non parlava coi giornalisti perciò delegava il Nucleo Informativo. Ecco perché collaborare con lui fu per me a dir poco eccezionale.

I NAS A CACCIA DI MEDICI NO VAX

Nutrirò eterna stima per questo eroe dell’Arma come per il generale Dalla Chiesa, trucidato in un complotto tra mafia, politica, massoneria e servizi segreti come i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Analogo rispetto va al generale Mario Mori e al Capitano Ultimo perseguitati dal più grave scandalo giudiziario costruito sul nulla della cosiddetta Trattativa Stato-Mafia, vergogna dei palazzi di giustizia seconda solo al più sordido depistaggio della storia italiana nell’inchiesta sulla strage di Via d’amelia a Palermo in cui furono uccisi Borsellino e 5 uomini della sua scorta.

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Poi, intorno al 2005, arrivarono nei comandi locali i capitani col Rolex al polso e persino un tenente con le manette di pellicciotto rosa appese in ufficio. E i miei rapporti si affievolirono rimanendo in essere con pochi marescialli che rinunciarono alle attività operative ed investigative, cercando rifugio in uffici logistici, per le troppe tensioni con alcuni magistrati sempre più politicizzati.

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Si arriva così al 2021 quando la Benemerita è stata sottoposta all’onta di sguinzagliare i militari del NAS quali cacciatori di medici No Vax dal Ministro della Salute Roberto Speranza confermando una totale deriva politica che impedì a ciascuno di loro di indagare e verificare se le denunce per cure domiciliari precoci ignorate dal Ministero potessero rappresentare una gravissima omissione d’atti d’ufficio propedeutica ad omicidi colposi plurimi, se non addirittura a una strage di stato funzionale alla vendita lucrosa dei sieri genici sperimentali delle Big Pharma americane.

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LA SUDDITANZA DEI GIORNALISTI AI CARABINIERI

Nel corso degli anni il rapporto paritetico tra gli inquirenti dei Carabinieri (ma anche di Polizia di Stato e Guardia di Finanza) con i giornalisti si è sempre più incrinato tanto da far nascere la cosiddetta categoria degli “impiegati del giornalismo” che nelle redazioni si limitano a passare le veline che giungono dalle forze dell’ordine anche quando contengono, fortunatamente rare volte, palesi incongruenze e contraddizioni. Potrei citare centinaia di esempi ma credo che il caso della morte di Stefano Cucchi sia il più eclatante.

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Ecco quindi che il Quarto Potere di memoria anglosassone cominciò a sgretolarsi in Italia. E i giornalisti d’inchiesta diventarono una specie in via d’estinzione tanto da far spuntare come funghi nuovi blogger a volte ben più bravi di titolati professionisti dei quotidiani, sebbene in qualche caso privi di quelle nozioni di etica e di verifica delle fonti indispensabili per fornire la migliore versione possibile della verità.

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I “cani da guardia della Democrazia”, come continuano ad essere i giornalisti anche nei corrotti paesi anglosassoni dominati dal Nuovo Ordine Mondiale, sono così divenuti chihuahua a cui buttare qualche osso di cronaca nascondendo la polpa di inchieste delicate e a volte insabbiate dalla magistratura.

Vent’anni fa quando un’indagine come la famosa e misteriosa Informativa Caronte dei Carabinieri del ROS di Palermo veniva gettata nel cestino da qualche pm quantomeno superficiale, erano gli stessi investigatori a farlo sapere al giornalista amico.

Oggi molti ufficiali dell’Arma sono invece divenuti meri funzionari burocratici complici del fallimentare “sistema” giudiziario che ha portato allo scandalo PalamaraGate, innescato, guarda caso, da un ex ufficiale della NATO… 

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Ecco perché appare inquietante l’accordo siglato tra l’Arma dei Carabinieri e l’Ordine dei Giornalisti, giustamente stigmatizzato da un reporter e opinionista di vecchia data come Maurizio Blondet.

L’ACCORDO GIORNALISTI-CARABINIERI PER UNA DITTATURA MILITARE SUI MEDIA

Lo scorso 13 settembre l’Ordine dei giornalisti ha siglato un “protocollo di collaborazione” con l’Arma dei Carabinieri, volto ad avviare iniziative di formazione e informazione diretti agli iscritti all’Albo, ma anche ai Carabinieri in servizio di ogni ordine e grado.

Dal punto di vista pratico ciò significa che giornalisti e carabinieri parteciperanno a incontri di studio e approfondimenti specifici di interesse comune.

Il momento della firma dell’accordo tra Carabinieri e Ordine dei Giornalisti

Durante la sigla dell’accordo, infatti, il Generale Teo Luzi ha affermato che da ora giornalisti e Carabinieri “collaboreranno ancora più in sinergia per formare giornalisti e Carabinieri ancora più responsabili e consapevoli dell’importanza di una corretta divulgazione delle notizie”.

«Circolare. Non c’è nulla da vedere. Siamo una democrazia, mica come Polonia e Ungheria» è il laconico e sarcastico commento di Blondet.

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E’ evidente che riferire di “corretta informazione” in un’epoca in cui la politica, le istituzioni e i media di mainstream pagati da Bill Gates, crocevia tra le Big Pharma dei vaccini e le Lobby delle Armi, hanno occultato l’origine da laboratorio del SARS-Cov-2, negato cure efficaci contro il Covid-19, perseguitato i giornalisti che si azzardano a scrivere le numerose motivazioni della Russia nell’operazione militare in Ucraina, appare non solo fuorviante ma addirittura insolente.

E’ l’anticamera di una dittatura militare sui media che farà sprofondare ancora di più l’Italia nei meandri della classifica sulla libertà d’informazione.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES

GOSPA NEWS – WUHAN.GATES REPORTAGE

GOSPA NEWS – INCHIESTE CORONA VIRUS

GOSPA NEWS – DOSSIER UCRAINA

MAURIZIO BLONDET – Ordine dei giornalisti e Arma dei Carabinieri firmano protocollo per “formare alla corretta informazione”

BYOBLU – ODG E ARMA DEI CARABINIERI FIRMANO PROTOCOLLO PER “FORMARE ALLA CORRETTA INFORMAZIONE”

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Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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