AFFARI MILITARI ITALIA-LIBIA DIETRO IL CASO ALMASRI. Meloni SFIDA i Giudici sperando nel CSM guidato dall’Avvocato della Lobby delle Armi di Leonardo

AFFARI MILITARI ITALIA-LIBIA DIETRO IL CASO ALMASRI. Meloni SFIDA i Giudici sperando nel CSM guidato dall’Avvocato della Lobby delle Armi di Leonardo

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di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

AGGIORNAMENTO DEL 12 FEBBRAIO 2025

Al via l’indagine del tribunale dei ministri

«E’ partita l’indagine del tribunale dei ministri sul caso Almasri. Ieri , secondo quanto scrivono il Corriere della Sera e La Repubblica, è stata chiesta l’acquisizione di una serie di atti al ministero della Giustizia, alla Corted’appello e alla procura generale di Roma. Sono i documenti che servono per ricostruire quanto accaduto tra  l’arresto del generale libico in un albergo di Torino all’alba del 19 gennaio su mandato della Corte penale internazionale – e il suo ritorno a casa a bordo di un aereo di Stato dopo la sua scarcerazione da parte della Corte d’appello di Roma il 21 gennaio» scrive RAI News..

Scarcerazione decisa in mancanza dell’avallo all’arresto del ministro Nordio.  Nel fascicolo sono indagati la premier Giorgia Meloni, iministri della Giustizia, Carlo Nordio (per omissione di attid’ufficio) e degli Interni, Matteo Piantedosi, ilsottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega aiServizi Alfredo Mantovano.

L’indagine è partita sulla base dell’esposto dell’avvocato Luigi Li Gotti che aveva chiesto accertamenti sui presunti reati di favoreggiamento e peculato, visto l’utilizzo dell’aereo dei Servizi.

Tra il materiale acquisito ci sono le interlocuzioni tra il tribunale e il ministero della Giustizia, tra la Corte penale internazionale, l’ufficio di collegamento dell’ambasciata italiana in Olanda e via Arenula e la bozza del provvedimento preparato dai funzionari del ministero della Giustizia,  che rimase tale e che doveva servire a tenere in carcere il generale libico.


INCHIESTA DEL 2 FEBBRAIO 2025

Il Procuratore nel Mirino del Consiglio Superiore della Magistratura

Affari Militari sulla pelle dei Migranti! E’ questo uno dei “moventi” per cui il Governo Meloni ha liberato e ripatriato con un volo di Stato dei servizi segreti  il torturatore della prigione di Mitiga.

Ed è proprio grazie ai macroscopici e loschi conflitti d’interessi intessuti dalla premier grazie al supporto del “clan delle guerre” dei ministri Guido Crosetto, Antonio Tajani e Giancarlo Giorgetti che Giorgia Meloni ha lanciato una sfida ai giudici di fatto ispirando dei membri del Consiglio Superiore della Magistratura a entrare in campo con un tackle scivolato da terga, che nel calcio sarebbe da esplusione con cartellino rosso.

Arzigogolando un’interpretazione giurisprudenziale del Codice di Procedura Penale alla luce della contestatissima Riforma Cartabia (l’ex ministra della Giustizia del Governo Draghi che supportò il protocollo dei vaccini obbligatori per varie categorie professionali) due consigliere laiche del centrodestra hanno sferrrato un attacco al Procuratore della Repubblica di Roma Francesco Lo Voi, firmatario degli avvisi di garanzia per favoreggiamento e peculato nei cofnronti degli esponenti di Governo in seguito alla scarcerazione e al rimpatrio del libico Najeem Osema Almasri Habish, colpito da un mandato di cattura della Corte Penale Internazionale per violazione dei diritti umani e torture.

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«Una pratica che punta, di fatto, a farlo finire sotto procedimento disciplinare. L’iniziativa è delle laiche di centrodestra Isabella Bertolini e Claudia Eccher, che utilizzando le argomentazioni messe nero su bianco mercoledì dall’Unione delle Camere penali, che ha contestato l’iscrizione sul registro degli indagati della presidente del Consiglio, del sottosegretario Alfredo Mantovano, del ministro della Giustizia Carlo Nordio e di quello dell’Interno Matteo Piantedosi dopo la denuncia presentata dall’avvocato Luigi Li Gotti in merito all’affaire Almasri» scrive Il Dubbio (link nelle fonti).

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Gli incontri di Meloni col Vicepresidente del CSM legato alla Lobby delle Armi

Questa azione, prima o poi, dovrà essere vagliata anche dall’avvocato Fabio Pinelli, vicepresidente del CSM, organo di autogovenro delle toghe, che era già stato a colloquio con la premier Meloni quando scoppiò il braccio di ferro tra i giudici della Corte d’Appello di Roma e il Governo intenzionato a deportare i migranti illegali nei centri “lager” costruiti in Albania.

L’incontro aveva suscitato una bufera politica ma non aveva intimorito le toghe che nei giorni scorsi non hanno convalidato il trattenimento di 43 immigrati nelle strutture albanesi costringendo una motovedetta della Guardia Costiera a riportarli nel porto di Bari.

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«Il clima quotidiano di scontro, accuse, controrepliche e sospetti che ormai aleggia da tempo fra il governo e la magistratura, innescatosi soprattutto sulle riforme di giustizia, sul nodo delle politiche migratorie e sull’applicazione del quadro normativo europeo, continua a generare tensioni. Le ultime in ordine di tempo originano dall’incontro di ieri sera a Palazzo Chigi fra la premier Giorgia Meloni e il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli, giunto al termine di una giornata al calor bianco, con la Lega in prima linea nell’attaccare «i giudici comunisti» per le pronunce su migranti e “Paesi sicuri” e l’Anm impegnata a difendersi, chiedendo rispetto per l’autonomia della magistratura» scriveva il 5 novembre 2024 il quotidiano Avvenire specificando che il Quirinale fosse stato informato solo «solo a ridosso» dell’evento dal vicepresidente.

La nomina di Pinelli a vicepreisdente del CSM, consacrata dal presidente di diritto, ovvero il Capo dello Stato Sergio Mattarella che, come i suoi predecessori, di consuetudine demanda al vicario ogni attività effettiva, suscitò un certo clamore per le sue note implicazioni sia nell’ambito della Lobby delle Armi che come legale difensore di un senatore leghista in un caso di tangenti

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«Oltre all’ambito strettamente professionale, prima di diventare Consigliere, è stato membro del Comitato Scientifico di Fondazione Leonardo – Civiltà delle Macchine» si legge nella scheda di Pinelli del CSM in cui si fa riferimento a uno degli enti di indirizzo strategico senza scopo di lucro fondati dalla Leonardo Spa nel 2018,

La questione assume un’enorme rilevanza politica alla luce degli affari militari avviati dall’Italia in Libia

sin dal lontano 2010, quando Finmeccanica (oggi Leonanrdo spa) aprì uno stabilimento per la produzione di elicotteri in un accordo con l’allora governante Muhammad Gheddafi, prima che fosse ucciso in un Golpe della NATO da cui è scaturita la Guerra Civile e la spaccatura mai sanata del territorio libico tra il Governo di Tripoli, supportato dall’UE e dai jihadisti mercenari della Turchia, e quello della Cirenaica.

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Le zone dell’est della Libia e le aree centrali del Paese rimangono nominalmente sotto l’autorità della Camera dei rappresentanti (Libia), la legislatura unicamerale della Libia con sede a Tobruk che, nel marzo 2022, ha creato un governo parallelo. Anche se la nomina a primo ministro è stata conferita a Fathi Bashagha, in realtà il controllo autoritario di queste aree è sotto la direzione del generale Khalifa Belqasim Haftar, appoggiato dalla Russia.

In questo esplosivo contesto le coste libiche sono il punto di partenza dei migranti in un traffico di esseri umani gestito dalla Mafia Nigeriana, dai clan tribali locali sovente legati a gruppi estremisti jihadisti e da poliziotti corrotti.

12 Navi Italiane alla Guardia Costiera Libica

Dopo la tregua nella guerra civile il Governo di Tripoli ha riallacciato i contatti con l’Italia in modo sempre più stretto come confermano vari reportages internazionali e le attività della Fondazione Med-OR costituita dalla stessa Leonardo Spa per orientare i processi geopolitici dei paesi affacciati sul Mar Mediterraneo.

«Tra il 1° gennaio e la fine di settembre 2022, oltre 16.600 migranti sono stati sbarcati sulle coste libiche dalle forze marittime del paese. Ci sono state più di 160 “operazioni”, un forte aumento rispetto all’anno precedente. Il termine “operazione”, in questo contesto, può significare che le imbarcazioni che trasportavano gruppi di migranti sono state salvate o intercettate. Il risultato è lo stesso in entrambi i casi: i passeggeri sono stati riportati nei centri di detenzione in Libia, in attesa di acquistare la propria libertà e tentare la fortuna di fuggire dal paese ancora una volta. Secondo un rapporto dell’UNHCR, al 24 ottobre, su 43.000 richiedenti asilo e rifugiati, 3.500 erano detenuti nelle prigioni ufficiali della Libia» scrivono i giornalisti italiani Lorenzo Bagnoli e Fabio Papetti in un articolo pubblicato in Inglese da IRPI.eu nel dicembre 2022.

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«Queste cifre indicano un aumento delle attività delle forze marittime libiche. Il paese non avrebbe mai potuto raggiungere tali “risultati” senza il contributo dell’Italia e di altri paesi europei. L’Italia da sola ha fornito almeno 12 navi, oltre a gestire i contratti per la loro manutenzione e la fornitura di attrezzature specifiche. Inoltre, organizza corsi per la formazione degli equipaggi e guida il progetto per la creazione di un centro di coordinamento del soccorso marittimo (MRCC). Sono questi i mattoni su cui l’Italia ha costruito il Grande Muro Mediterraneo delle frontiere esterne in Libia, originato dal Memorandum d’intesa tra i governi italiano e libico, entrato in vigore nel febbraio 2017 e rinnovato automaticamente per un periodo di tre anni il 2 novembre. L’accordo ha tracciato i confini della cooperazione per il controllo delle frontiere in Libia».

Una motovedetta della Guardia Costiera Libica (LGC)

«Le motovedette da cui partono gli spari durante le operazioni di salvataggio delle navi ong sono le nostre. Italiane. Anche l’ultima, quella protagonista il 3 marzo scorso del tentativo di impedire alla Humanity 1 di trarre in salvo le 77 persone migranti che tentavano di scappare dalla Libia, lo è. A dirlo sono gli stessi soccorritori della Sos Humanity. La motovedetta è stata consegnata dall’Italia alla Libia la scorsa estate. Per quanto tempo l’Europa finanzierà le violazioni dei diritti umani alle sue frontiere esterne?» riferì innece un articolo di Nigrizia, giornale focalizzato sull’Africa

Il Regalo di Minniti al Rais Libico

Propio nel 2017 il Governo Italiano stipulò un accordo con il rais militare di uno dei clan che per primo aveva intuito l’importanza di Sabrata nella tratta di esseri umani e ne aveva preso il controllo.

Diede infatti 5milioni di dollari al rais el Fitouri al Dabbashi, poi ucciso nella guerra civile a Tripoli, non curandosi che alcuni suoi parenti  furono incarcerati in una prigione gestita da RADA. le forze speicali del Ministero dell’Interno di Tripoli in quanto accusati di aver favorito l’immigrazione di terroristi jihadisti dalla Tunisia.

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A decidere il contributo fu l’allora Ministro dell’Interno del Governo Gentiloni, ovvero Marco Minniti, poi curiosamente divenuto presidente proprio della Fondazione Med-Or di Leonardo spa.

«Le forze marittime della Libia sono altrettanto frammentate e contaminate da gruppi armati con diverse alleanze. Alcune di queste rispondono ai signori della guerra, per lo più con una lealtà personale verso Dbeibah. Poi ci sono la Guardia costiera libica (LCG) e la General Administration for Coastal Security (GACS), che rientrano rispettivamente nell’ambito del ministero della difesa e dell’interno. La differenza è che le prime sono forze “private”, che rispondono direttamente all’ufficio del presidente, mentre le seconde sono forze “ufficiali”, soggette alle catene di comando dei rispettivi ministeri. Tuttavia, le forze ufficiali includono milizie come la brigata al-Nasr, che l’ONU elenca come un’organizzazione di traffico di esseri umani e contrabbando di carburante» prosegue l’inchiesta dei due giornalisti italiani Bagnoli e Papetti.

I Radar di Gem Elettronica per la Marina Libica

»Dei 27,2 milioni di euro spesi dall’Italia per la Libia, solo circa 20 milioni, meno di quattro quinti, sono stati tracciati, tra contratti completati e assegnazioni in corso. Le principali voci di spesa sono state 8,3 milioni in nuovi veicoli marini (20 motoscafi di varie lunghezze); 3,4 in veicoli terrestri (30 fuoristrada, 14 ambulanze, 10 minibus); 5,7 in pezzi di ricambio e manutenzione di assetti navali; 1 milione in attività di formazione e un milione in 14 container»

afferma il reportage di IrpiMedia.

Il 21 dicembre 2021, la nave San Giorgio della Marina Militare Italiana ha attraccato ad Abu Sitta, la base militare della Marina Libica, per consegnare dieci container. Le unità mobili abitabili servono per il centro di coordinamento dei soccorsi e una sorta di accampamento. In attesa di una sede più idonea, la struttura sarà mobile, situata all’interno di uno dei container. L’obiettivo finale dell’Unione Europea è finanziare 2 MRCC permanenti: uno in Libia e un altro in Tunisia, Paese che non ha ancora dichiarato alla comunità internazionale i confini della sua zona SAR.

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«Insieme ai container, Abu Sitta ha ricevuto anche apparecchiature radio e radar fornite dalle italiane Gem Elettronica srl ​​ed Elman srl, parte del pacchetto MRCC. Il dossier tecnico afferma che l’apparecchiatura può essere collegata a un sensore situato nella base di Abu Sitta. Gem Elettronica, di cui il 30% è di proprietà di Leonardo spa, è coinvolta nella fornitura di radar per i confini terrestri di Tripoli dal 2013» aggiungono Bagnoli e Rapetti nella loro dettagliatissima inchiesta.

Nel settenmbre 2024 Leonardo ha ufficialmente concluso l’acquisizione del controllo di GEM Elettronica, aumentando la propria partecipazione dal 30% al 65%. L’operazione, valutata circa 16 milioni di euro, rientra nel Piano Industriale dell’azienda bellica nazionale che mira a consolidare la propria presenza in aree strategiche attraverso acquisizioni mirate.

La Visita di Draghi a Tripoli per gli Elicotteri di Leonardo

«La visita a Tripoli del presidente del Consiglio, Mario Draghi, contribuirà ad accelerare la cooperazione tra Italia e Libia e tra aziende italiane e libiche nel settore trasporti. Ma non finisce qui. La Libia avrebbe manifestato interesse non solo per l’acquisto di elicotteri di Leonardo (ex Finmeccanica), ma anche per la realizzazione di un impianto di assemblaggio di velivoli sul suo territorio» scriveva StartMagazine nellaprile 2021.

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È quanto ha appreso Agenzia Nova da fonti libiche dopo la missione libica del premier. Accompagnato dal ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, il presidente Draghi ha incontrato il 6 aprile l’omologo del Governo di unità nazionale della Libia, Abdulhamid Dabaiba, e il capo del Consiglio presidenziale libico, Mohammed Menfi.

A tal proposito, l’Agenzia Nova ha ricordato che tra il 2006 e il 2010 proprio Leonardo (ex Finmeccanica) aveva consegnato alla Libia di Muammar Gheddafi una ventina di elicotteri tra 109, 119 e 139.

Dal seminario di Med-Or in Italia al Forum Italia Libia a Tripoli

Venerdì 28 giugno la Fondazione Med-Or ha ospitato nella sua sede il presidente della Alto Consiglio di Stato libico, Mohamed Takala, per un seminario dedicato all’approfondimento della situazione in Libia, anche in relazione alle complesse dinamiche della regione del Mediterraneo.

Come abbiamo accennato in precedenza la Fondazione Med-Or «nasce per iniziativa di Leonardo Spa nella primavera del 2021 con l’obiettivo di promuovere attività culturali, di ricerca e formazione scientifica, al fine di rafforzare i legami, gli scambi e i rapporti internazionali tra l’Italia e i Paesi dell’area del Mediterraneo allargato»

l presidente della Alto Consiglio di Stato libico, Mohamed Takala, con il presidnte della Fondazione Med-Or Marco Minniti

«Dopo i saluti introduttivi del presidente della Fondazione, Marco Minniti, e della direttrice generale, Letizia Colucci, il presidente dell’Alto Consiglio di Stato Takala ha, infatti, tracciato un quadro completo della situazione in Libia sotto il profilo politico, economico, sociale e securitario. Il seminario conferma l’attenzione di Med-Or verso i paesi africani, al centro delle iniziative della Fondazione, dopo numerosi progetti avviati con altri partner del continente e diversi accordi di collaborazione stipulati con alcuni importanti paesi» è il resoconto della Fondazione di Leonardo.

«Il recente Business Forum tra Italia e Libia, tenutosi alla Fiera internazionale di Tripoli, ha rappresentato un momento di grande rilevanza per le relazioni tra i due paesi. La missione italiana, composta da oltre cento imprenditori, è stata supportata dalla presenza di figure istituzionali di rilievo, come la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, segnando l’importanza attribuita da Roma a questo evento. Otto accordi firmati durante il forum testimoniano l’impegno concreto dell’Italia, facilitato dalla Camera di Commercio Italo-Libica e dall’Ambasciata d’Italia, che hanno operato sul campo per consolidare la collaborazione economica nonostante le complessità logistiche e di sicurezza».

Leonardo condiziona la Geopolitica del Governo Meloni a spese degli Italiani

E’ quanto ha riportato ancora il sito della Fondazione Med-Or l’11 novembre 2024,

ovvero pochi giorni dopo lo scottante incontro tra la stessa premier italiana e il vicepresidente del CSM Fabio Pinelli, già consigliere dell’altra Fondazione Leonardo creata dalla Leonardo Spa per condizionare le scelte geopolitiche anche in campo militare come sta avvenendo in Ucraina e come avvenuto per i radar forniti alla Libia...

«Gli otto accordi siglati rappresentano una tappa significativa nelle relazioni economiche bilaterali. Queste intese riguardano diversi settori strategici, fra cui infrastrutture, energia, edilizia, trasporti e servizi, con l’obiettivo di potenziare la cooperazione economica e di fornire le competenze italiane necessarie per la ricostruzione della Libia. La loro firma è stata resa possibile grazie a un quadro diplomatico stabilito dalla Presidenza del Consiglio e a un ammorbidimento delle restrizioni sui viaggi, segno dell’interesse italiano di riaffermare la propria presenza economica in Libia» scrive la Fondazione Med-Or.

CENTINAIA DI OPERAZIONI FINANZIARIE SOSPETTE TRA VIP E POLITICI. Il Vero “VERMINAIO” dell’Inchiesta sul Dossier Crosetto & Lobby Armi

Lo Stato Italiano fornisce aiuti militari e i cittadini li pagano facendo arricchire azionisti e partner dell’industria bellica nazionale. Grazie anche ai consensi dei parlamentari che hanno beneficiato di una maxi-offerta da Banca Intesa, uno degli speculatori sugli affari delle armi tramite un fondo d’investimento specifico…

Ecco perchè, al fine di mantenere proficui i rapporti con le autorità libiche, il Governo Meloni potrebbe essere stato costretto a scarcerare e rimpatriare un pericoloso criminale internazionale come il generale Nijeem Osama Almasri, capo della polizia giudiziaria libica e direttore del carcere di Mitiga (vicino a Tripoli), che è stato colpito dal mandato d’arresto della Corte Penale Internazionale con accuse tremende…

IL GENOCIDA, IL TAGLIAGOLE, IL TORTURATORE. Ecco gli Alleati Mediterranei del Governo NaziSionista Meloni-Mattarella

I magistrati dell’Aja scrivono al passato, avendo esaminato migliaia di pagine di testimonianze, referti, riscontri raccolti sul terreno, per il periodo 2014-2024. Si comincia dagli schiavi:

«Sulla base del materiale fornito, sembra che alcuni detenuti, in particolare quelli dell’Africa sub-sahariana, siano stati costretti a svolgere lavori forzati. Altri sono stati costretti a combattere».

E poi quelli venduti: «Ha esercitato (Almasri) uno o tutti i poteri connessi al diritto di proprietà su una o più persone, ad esempio acquistando, vendendo, prestando o barattando le persone». Da qualche secolo non capitava di leggere del «diritto di proprietà» su altri esseri umani, alcuni dei quali, scrivono i giudici, «sono stati costretti a “donare” il sangue».

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
direttore Gospa News
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FONTI PRINCIPALI

IL DUBBIO – Csm, le laiche di destra contro Lo Voi «Valutare eventuali profili disciplinari»

AVVENIRE – Il caso. Perché l’incontro tra Meloni e il vicepresidente del Csm Pinelli è “irrituale”

IRPI MEDIA – How Italy built Libya’s maritime forces

NIGRIZIA – Libia: sono italiane le motovedette che sparano ai migranti

AFFARI ITALIANI – Leonardo acquisisce il controllo di GEM Elettronica, la partecipazione sale al 65%

START MAGAZINE – Non solo Leonardo, cosa farà l’Italia in Libia su difesa e trasporti


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Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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