STRAGE IN MOSCHEE: DEMONI BIANCHI DELL’ORRORE, STRATEGHI DEL TERRORE

STRAGE IN MOSCHEE: DEMONI BIANCHI DELL’ORRORE, STRATEGHI DEL TERRORE

21.919 Views
IL VIDEO DEL MASSACRO IN NUOVA ZELANDA
RIVELA PREMEDITATA MALVAGITA’ ASSASSINA
NEL NOME DI UNA DIABOLICA VIOLENZA
IDENTICA A QUELLA DEI DRONI-KILLER USA
DEGLI ATTACCHI MISSILISTICI DI ISRAELE
E DEGLI ECCIDI DEI “REALI SAUDITI JIHADISTI”

___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___

VANGELO secondo MATTEO 24.9-22

«Allora vi consegneranno ai supplizi e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome. Molti ne resteranno scandalizzati, ed essi si tradiranno e odieranno a vicenda. Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti; per il dilagare dell’iniquità, l’amore di molti si raffredderà. Ma chi persevererà sino alla fine, sarà salvato.  Frattanto questo vangelo del regno sarà annunziato in tutto il mondo, perché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; e allora verrà la fine.Quando dunque vedrete l’abominio della desolazione, di cui parlò il profeta Daniele, stare nel luogo santo – chi legge comprenda -, allora quelli che sono in Giudea fuggano ai monti, chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere la roba di casa, e chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello. Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni. Pregate perché la vostra fuga non accada d’inverno o di sabato. Poiché vi sarà allora una tribolazione grande, quale mai avvenne dall’inizio del mondo fino a ora, né mai più ci sarà. E se quei giorni non fossero abbreviati, nessun vivente si salverebbe; ma a causa degli eletti quei giorni saranno abbreviati».

 

Il 28enne attentatore Brenton Tarrent, il principale dei quattro attentatori che ha curato anche il video live del massacro

La polizia della Nuova Zelanda chiede di nascondere l’orrore dei demoni, stavolta dalle pelle bianca, che per un odio torvo e turpe hanno fatto strage di musulmani, ovviamente per gettare benzina sul fuoco del sempre più devastante scontro etnico e religioso dilagante nel mondo. Decidiamo di non aderire a questa pubblicando il video diffuso da altre emittenti dell’attacco che ha causato almeno 49 morti (ci sono molti feriti gravi tra i 27 ricoverati in ospedale) in due moschee di Christchurch (località che significa Chiesa di Cristo) perché serva a scuotere le coscienze.

Un fermo immagine tratto dal video postato da Brenton Tarrant, l’autore della strage, mostra i caricatori delle mitragliatrici usate dall’autore della strage nelle moschee di Christchurch, in Nuova Zelanda coperte con scritte in inchiostro bianco che facevano riferimento ad antiche battaglie e pi˘ recenti attacchi contro le comunit‡ musulmane: tra queste, una riportava anche il nome ‘Luca Traini’, l’estremista di destra autore dell’attacco contro migranti compiuto l’anno scorso a Macerata

E a far capire la lucida maligna freddezza con cui ha agito il principale killer Brenton Tarrant: portandosi due fucili automatici, uno gettato dopo i primi colpi, ed un altro, che dal tipo di caricatore ricorda un AK47, il famigerato kalashnikov in uso ai jihadisti ma in realtà è un AR15 più usato da guerriglieri addestrati dagli americani, con parecchi caricatori di scorta cambiati con glaciale flemma, da esperto di armi ben addestrato (da chi?). Ma soprattutto con in testa una videocamera collegata ad una diretta social.

La premeditazione è stata così accurata da indurre uno spietato e diabolico assassino ispirato al massacratore norvegese Anders Breivik da scrivere a chiare lettere persino i riferimenti ad altri attentatori come al folle italiano Luca Traini che volle prendersi un giorno di fama internazionale dando sfogo al suo fanatismo estremista più simile a quello di Charles Bronson nel Giustiziere della notte che alle esecuzioni del Ku Ku Klux Klan di Mississipi Burning. Traini, però, sparò per trasmettere il suo messaggio nazista e perversamente patriotico ma non per uccidere: ne avrebbe avuto tutta la possibilità ma non lo fece e non certo perché non ci riuscì.

Giovanni Paolo II ferito da due spari il 13 maggio 1981 in piazza San Pietro

Chi parte per uccidere ha gli occhi iniettati di sangue e l’anima ispirata da mille diavoli: nella maggior parte dei casi ci riesce, quando non interviene qualche miracolo divino come nel caso di san Giovanni Paolo II, al secolo papa Karol Woytjla, colpito a distanza ravvicinatissima dall’esperto killer turco Mehmet Ali Ağcada due proiettili, uno dei quali sfiorò la colonna vertebrale uscendo dai lombi, e sopravvissuto grazie alla sua tempra ma soprattutto alla sua fede nella «Madonna Santissima» come la chiamava lui dando moltissima importanza al fatto che l’attentato cui scampò avvenne il 13 maggio, ricorrenza della prima apparizione della Vergine a Fatima (1917) e festività a lei consacrata.

Ma quando non si hanno tali Santi in Paradiso – di cui ovviamente bisogna guadagnarsi la protezione spirituale con eroiche virtù cristiane quali furono quelle del pontefice polacco sopravvissuto senza covare odio sia all’occupazione nazista che a quella comunista – purtroppo a volte non basta nemmeno pregare perché una delle più grandi forme di testimonianza della Fede in Cristo è proprio il martirio: quello passivo degli inermi proseliti di Gesù come padre Massimiliano Kolbe, offertosi spontaneamente al posto di un padre di famiglia condannato a morte dalle SS, o del seminarista quattordicenne Rolando Rivi, massacrato senza motivo dai partigiani rossi; non quello attivo dei sanguinari jihadisti che hanno strappato al mondo il sorriso della fanciulla cattolica Chienly Camille Tabas Rubio e di altri filippini nell’attentato del 27 gennaio scorso nella cattedrale di Jolo, il luogo dove credeva di essere più protetta.

Chieny Camille Tabas Rubio, la ragazzina filippina di soli 14 anni morta solo per essere andata alla Messa nella Cattedrale di Jolo

Come insegnano tutti gli atroci delitti commessi dai partner sebbene controllati, monitorati dalla giustizia e forza dell’ordine, chi è davvero rapito dal demone dell’omicidio sovente riesce nel suo intento, perché anche in quel caso. al di là delle casistiche che dipingono il fenomeno come maschile pur essendo anche femminile, non c’è dietro soltanto una rivalità di sessi o, come negli altri, di etnie e religioni: c’è la violenza cieca e bieca del cuore che si legge negli occhi e nei gesti degli assassini. L’attentatore italiano Traini ha espressioni da esaltato che può comunque da un istante all’altro diventare pericoloso e perciò è giusto che sia recluso. Lo stragista neozelandese Brenton Tarrant ha un disumano sguardo vitreo di ghiaccio, come quelli descritti dai superstiti degli eccidi nazisti, come quelli dei tagliagole dell’Isis nel video in cui decapitano una delle due scandinave uccise in Marocco (vedi link a fondo pagina).

Un terribile fermo immagine sul massacro in Nuova Zelanda – CLICCA SULL’IMMAGINE PER GUARDARE IL VIDEO DEL MASSACRO – ATTENZIONE: VISIONE SCONSIGLIATA A PERSONE SENSIBILI

C’è una matrice comune che va oltre la volontà umana di uccidere perché sospira con l’alito di Satana: unica soprannaturale ma reale spiegazione possibile per psicologi, sociologi, antropologi e criminologi a tanta altrimenti inspiegabile nefanda efferatezza.

Un alito malefico che sospira sulla terra tanto e quanto millenni fa ma con maggiore malizia e deliberato consenso: come insegnano gli agguati dell‘Isis alle famiglie cristiane copte al ritorno da un battesimo, ma anche i droni e le bombe ignoranti degli Usa nella Siria e nello Yemen che per uccidere una quarantina di combattenti nemici massacrano un migliaio di civili; o gli attacchi aerei di difesa “preventiva” per la pulizia etnico-religiosa delle terre di Damasco dai temutissimi Hezbollah libanesi, provocati proprio negli anni in cui sembrano essere diventati davvero miliziani gestibili più che ossessi terroristi come erano in passato.

Quali sono le differenze in crudeltà, spietatezza, malvagità, premeditazione tra le aggressioni militari degli eserciti legittimati da una bandiera nazionale e quella dei fanatici serial killer? Non sarà che questi ultimi si sentono “legittimati” ad attuare le loro pianificate esecuzioni epurative alla stessa stregua con cui le progetta il premier Benjamin Nethanyahu che, onde evitare complicazioni di diplomazia internazionale, negli ultimi anni ha privatizzato tutte le industrie militari di Israele.

Perchè stupirsi del massacro del Anders Breivik se si scopre, come sto facendo in un inchiesta sulle lobbies finanziarie delle armi che pubblicherò a breve (iscrivetevi alla newsletter per ricevere l’anteprima), che la civile Norvegia pur avendo poco più di 5milioni di abitanti è il 17° esportatore di armamenti mondiale – e rimarco esportatore perché significa che non è solo una strategia di difesa dall’incubo della confinante Russia – e la sua Banca Centrale è azionista di alcune delle più importanti multinazionali di ingegneria bellica???

 

LA MUSULMANA AMERICANA: «AL QAEDA FONDATO DAI REALI SAUDITI»

L’opinionista del Washington Post Jamal Kashoggi assassinato nel consolato saudita a Istanbul

Ci è voluto l’orrido squartamento del giornalista islamico del Washington Post, Jamal Kashoggi, nel consolato saudita di Istanbul per indurre il governo norvegese come il Congresso americano, notizia di ieri, a bloccare le esportazioni in Arabia di armi nel primo caso e le regalie militari nel secondo.

Altrimenti sia Oslo che Washington badavano al sodo dell’economia nazionale fondata in parte consistente sulle guerre più che a trovare soluzioni di pace per i bambini dello Yemen stremati dalla fame per l’embargo dell’Arabia Saudita, simile a quello degli Usa in quel nuovo lager contemporaneo che è il campo profughi di al-Rukban, dove sono letteralmente ghettizzati e reclusi da mercenari pagati dagli Stati Uniti 40mila profughi siriani desiderosi di tornare nelle loro case, tenuti come ostaggi della Casa Bianca nelle lotte di potere con il presidente della Repubblica Araba della Siria Bashar Al Assad vittorioso contro l’Isis e contro gli stessi americani che lo hanno armato.

CINQUE CONDANNE A MORTE PER L’OMICIDIO DI KASHOGGI. Assolto e scarcerato il console saudita

Che il Regno Saudita, fratello musulmano dell’occidente massonico, sionista e anglo-americano, sia il più grande produttore di jihadisti nel mondo non lo dico io. Lo dice una deputata democratica della Camera degli stessi Stati Uniti, la musulmana moderata e progressista Ilhan Omar, che al di sotto del tradizionale velo hijab cova saggezza su cui meditare. «La famiglia reale saudita ha letteralmente fondato Al Qaeda. Questo è un dibattito che nessuno vuole affrontare ma che bisogna affrontare. La responsabilità saudita è attestata da tempo» cinguetta sul suo profilo Twitter postando il link su un dossier.

 

CONNIVENZE USA CON L’ISIS E GRAVI SABOTAGGI IN VENEZUELA

Sono stato invece io a denunciare (insieme a pochissimi altri siti d’informazione al mondo tra cui il sito di geopolitica militare Veterans Today per cui ho scritto il reportage), le mobilitazioni dei comandanti Isis liberati dagli Usa in Siria ed in Afghanistan (addiritura con un blitz dei reparti speciali elitrasportati) e poi trasferiti in Irak, Nigeria e non si sa dove altro.

Magari nel Venezuela a fomentare il golpe contro il presidente Nicola Maduro, reo di non essere potente e spietato come i Sauditi nel far squartare o condannare alla pena capitale gli oppositori politici ma soprattutto di non voler cedere ai tentativi di estorsione ultradecennali di Washington per le riserve petrolifere del paese caraibico. E’ stata Gospa News a pubblicare in anteprima un dossier sui circa 700 Foreign Fighters Isis, identificati da un centro di ricerca inglese (vedi link sotto Isis libero in cambio di oro) e ben nascosti anche mediaticamente dal presidente americano Donald Trump, durante il suo appello ai paesi europei per riprendersi quelli di loro nazionalità al fine di processarli onde scongiurare che dovesse essere costretto a liberarli.

Ma come? Gli Usa si sono vantati anche di recente delle loro avveniristiche prigioni della baia cubana di Guantanamo, è la minaccia ricorrente del consulente militare statunitense John Bolton proprio a Maduro, e non c’è posto per efferati terroristi jihadisti? Mi fermo qui per oggi nel dimostrare l’atteggiamento ipocrita di quelle nazioni come Usa, Israele e Arabia Saudita che se ne infischiano ogni giorno dei “danni collaterali” delle loro politiche guerrafondaie, al punto che Trump, superando la sfrontatezza del suo predecessore Barack Obama, più attento a salvare la faccia, ha messo al bando ogni investigazione sulle vittime civili inavvertitamente causate dai droni e disposte da precedenti atti della Casa Bianca. Perché stupirsi quindi se qualche fanatico assassino va in giro a fare stragi emulando quella violenza del cuore propalata impunemente da tanti governanti della terra? Anzi c’è da meditare molto su tante, troppe coincidenze.

Il fumo visibile a molta distanza nella stazione elettrica Sidor nel comune di Ciudad Guyana nello stato di Bolivar – clicca per l’articolo

Proprio mentre è in atto un sistematico, chirurgico sabotaggio dell’intelligence americana in Venezuela, nascosto dai media ma denunciato persino da un giudice argentino che ha trovato i dossier di pianificazione del golpe (tutti i link a fondo pagina), mentre Israele intensifica la rappresaglia su Gaza dopo l’intercettazione di due razzi e non demorde dagli attacchi alle postazioni degli sciiti musulmani (nemici dei sunniti wahabiti sauditi) Hezbollah libanesi e Forza Quds iraniani in Siria, c’è un strage compiuta in una scuola vicino a San Paolo, in Brasile da due giovani adolescenti che guadacaso si suicidano pur non essendo kamimake musulmani, c’è ora il massacro in Nuova Zelanda e c’è stato l’incidente del Boeing 737 Max della Ethiopian Airlines caduto sei minuti dopo il decollo da Addis Abeba (Kenya), domenica 10 marzo proprio nei giorni del clamoroso blackout in Venezuela, causato da sabotaggi cibernetici, e all’indomani della prima clamorosa esplosione di una stazione elettrica nel paese sudamericano. Tanto che la vicenda del volo Et 302 diretto a Nairobi e precipitato con 157 vittime (tra cui otto italiani) e nessun superstite ha completamente oscurato sui media la gravità dell’emergenza e degli attentati a Caracas.

 

I MISTERIOSI INCIDENTI AEREI NELLE AREE DELLE BASI USAF

I frammenti del Boeing 737 Max precipitato il 10 marzo 2019 ad Addis Abeba

Il sospetto di un difetto tecnico come quello che avrebbe (ma non c’è alcuna certezza) causato la caduta dell’identico Boeing della Lyon Air in Indonesia (29 ottobre 2018) ha indotto tutti paesi del mondo a bloccare a terra quel tipo di velivolo con grave danno per la Boeing e grossi affari per i molti competitors statunitensi dell’ingegneria aerospaziale: questi ultimi sono molto più attivi nella produzione di tecnologia bellica rispetto alla holding dell’aereo precipitato, per la quale la voce militare rappresenta solo il 22 % del fatturato.

Ma le coincidenze, le circostanze e anche le immagini lasciano un po’ perplessi per la miriade di frantumi in cui si è frammentata la fusoliera del velivolo. Un incidente aereo accaduto vicino alla Somalia dove sono molto attivi i raid contro i terroristi musulmani sunniti Al Shabaab (qaedisti e perciò rivali dell’Isis) dei droni-killer Us Air Force (Usaf) al servizio dell’Africom, il commando americano con sede a Stoccarda e base operativa Camp Lemonnier in Gibuti, confinante con Somalia ed Etiopia ed affacciato sul Mar Rosso a 30 km dalla penisola arabica e dallo Yemen. Li c’è il quartier generale del Combined Joint Task Force – Horn of Africa (CJTF-HOA), centro di addestramento degli africani da parte degli americani. Mi rendo perfettamente conto che sto sconfinando nel fanta-complottismo. Di certo magari non avrei scritto queste cose se non avessi riferito ieri le relazioni del giudice argentino sui dossier della presunta spia Usa a Buenos Aires ed i dettagliati piani sul golpe in Venezuela. Al momento si tratta soltanto di coincidenze. Come la strage del 29 agosto 1988 nella base militare di Ramstein in Germania, quartier generale del’l’aviazione Usaf (e Africom dal 2008) in Europa, in cui morirono 70 persone per la collisione tra tre aerei delle Frecce Tricolori che causò la caduta proprio di quello pilotato da due ufficiali dell’Aeronautica Militare italiana presunti testimoni della strage di Ustica.

Le inchieste di due giornali quotidiani tedeschi: Tageszeitung e Der Spiegel nell’aprile del 1991 ipotizzarono che l’incidente non fosse dovuto a un errore di manovra, ma ad un sabotaggio eseguito per eliminarli. Nella sentenza-ordinanza del giudice Rosario Priore sulla strage di Ustica, a pag. 4667, laddove il magistrato parla dei colonnelli Mario Naldini e Ivo Nutarelli, ufficiali dell’AM e componenti della pattuglia acrobatica, si legge: «[…] È emerso in più punti dell’inchiesta, i due ufficiali piloti, del gruppo intercettori, in servizio presso l’aeroporto di Grosseto, la sera del 27 giugno 1980 fossero in volo su F104, fino a 10 minuti circa prima della scomparsa del DC9 Itavia – il loro atterraggio all’aeroporto di Grosseto è registrato alle 20:45 e 20:50 locali; che questo velivolo, insieme ad altro con ogni probabilità quello dell’allievo, avesse volato per lunga tratta di conserva al velivolo civile; che durante questo percorso e al momento dell’atterraggio avesse sbloccato i codici di emergenza».

Siamo proprio certi quindi che Brenton Tarrant in Nuova Zelanda abbia agito di sua folle iniziativa oppure il suo fanatismo assassino non sia stato armato da qualcuno che ha interesse a riproporre su scala mondiale la Strategia del Terrore delle misteriose stragi degli anni Ottanta in Italia, in cui poi emersero gravi correlazioni con l’apparato Gladio – Stay Behind, organizzazione di intelligence paramilitare anglo-americana? Mai come negli anni Ottanta, per quelle tensioni in Italia e conflitti in altre parti del mondo, come oggi in Siria, Libia, Palestina, e forse domani in Venezuela, fu tanto fiorente il mercato degli armamenti, entrato in crisi a cavallo della fine del secondo millennio per la caduta del comunismo (creato dai massoni europei) e per la fioritura della cultura di pace ed amore universale testimoniata in tutto il pianeta dal già citato Giovanni Paolo II.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
© COPYRIGHT GOSPA NEWS
divieto di riproduzione senza autorizzazione

 

STRAGE IN NUOVA ZELANDA – LA CRONACA DE IL GIORNALE

CHRISTCHURCH, L’EX MINISTRO ISLAMICO: «MOSSAD DIETRO LE STRAGI»

SPORCO DOPPIO GIOCO USA: ISIS LIBERO IN CAMBIO DI ORO

IL GIUDICE: «GOLPE VENEZUELA NEI PIANI DI SOSPETTA SPIA USA»

MASSONERIA – COSPIRAZIONI

DRONI-KILLER: TRUMP BLOCCA DOSSIER SULLE STRAGI DI CIVILI

NETANYAHU EMULA HITLER NELLA GUERRA RELIGIOSA ALLA SIRIA

CRISTIANI PERSEGUITATI: ASIA LIBERA, CAMILLE UCCISA

SGOZZATE DAI DEMONI DEL FALSO PROFETA

 

 

 

(Visited 1.157 times, 1 visits today)

Fabio Giuseppe Carlo Carisio

2 pensieri su “STRAGE IN MOSCHEE: DEMONI BIANCHI DELL’ORRORE, STRATEGHI DEL TERRORE

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *