VENEZUELA: AVVOCATO CUGINO DI GUAIDO’ E KILLER LATITANTE IN MANETTE,

VENEZUELA: AVVOCATO CUGINO DI GUAIDO’ E KILLER LATITANTE IN MANETTE,

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ARRESTATO PER TERRORISMO DALLA POLIZIA
IL PARENTE DEL LEADER DI OPPOSIZIONE
ANCHE PER SPIONAGGIO SULLA RUSSA ROSNEFT.
LE PROVE DELLA COSPIRAZIONE SU WHATSAPP
NEL TELEFONO DEL CAPO STAFF POLITICO
GIA’ CATTURATO QUALE MENTE DELLA BANDA
INSIEME A UN KILLER RICERCATO DALL’INTERPOL

di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

AGGIORNAMENTO 26 MARZO (ore 13 Italia, 8 Venezuela)

Una cospirazione contro l’azienda petrolifera statale venezuelana PDVSA. Il piano era emerso a febbraio tra le scottanti carte dell’inchiesta del giudice argentino Ramos Padillas su Marcelo D’Alessio, sospettato di essere una spia americana a Buenos Aires e arrestato per estorsione in presunta complicità con un alto magistrato.

Ma ora avrebbe trovato conferma nelle prove raccolte dal governo della Repubblica Bolivariana del Venezuela a carico di un cugino di Juan Guaidò,  consulente legale del colosso energetico russo Rosfnet, cliente della Petroleos de Venezuela (PDVSA), che avrebbe tramato proprio con i leader dell’opposizione di Voluntad Popular per appropriarsi del denaro sui conti esteri dello Stato: come risulterebbe dagli inequivocabili messaggi su WhatsApp. Il condizionale è d’obbligo vista la gravità dei fatti che porta Caracas ad accusare i cospiratori di aver rubato un miliardo di dollari per «finanziare mercenari» come il killer ricercato dall’Interpol catturato sabato 24 marzo nel paese con una falsa identità venezuelana.

Si conferma, dunque, quanto anticipato nei giorni scorsi dal Ministro della Comunicazione Jorge Rodriguez, dopo il precedente arresto di Roberto Marrero, braccio destro del deputato di VP autoproclamatosi presidente ad interim con l’appoggio degli Usa.

E’ stato lo stesso portavoce del governo di Caracas a tenere ieri sera, lunedì 25 marzo, una lunga conferenza stampa in cui ha relazionato sul nuovo sabotaggio alla centrale idroelettrica di Guri (nello stato del Bolivar), causa di un ulteriore grave blackout di molte ore nel paese che ha portato alla chiusura delle scuole nella giornata di oggi. Ma soprattutto ha denunciato «lo stato maggiore del terrorismo che ha intenzione di persistere nella sua azione aggressiva e di arricchimento finanziario».

SABOTAGGI IN VENEZUELA: NE’ LUCE NE’ ACQUA. GUAIDO’ RISCHIA L’ARRESTO

E proprio per una cospirazione in tal senso è finito in manette l’avvocato Juan Planchart, a cui gli agenti segreti del Sebin, l’intelligence bolivariana, sarebbero arrivati grazie alle chat trovate sul telefono di Marrero, ritenuto la mente della banda e catturato il 21 marzo per vari reati di terrorismo insieme a Luis Alberto Páez, autista del deputato di VP Sergio Vergara (a sua volta portato in caserma dalla polizia ma poi rilasciato).

La vicenda è stata ricostruita doviziosamente sul sito internet della VTV, Venezolana de Television, emittente statale più importante del paese, anche con la pubblicazione delle immagini dei messaggini WhatsApp tra il presunto cospiratore e lo stesso Guaidò ripetutamente mostrate da Rodriguez, insieme a quelli che implicano nel presunto complotto finanziario anche il fratello del leader.

PLANCHART, AVVOCATO E PRESUNTO COSPIRATORE FINANZIARIO

«Juan Planchart, operatore finanziario di Juan Guaidó e dello stato maggiore terrorista di Voluntad Popular (VP) ha fornito importanti prove che rivelano un’operazionea indirizzata a rubare un miliardo di dollari dei Venezuelani per il proprio beneficio, insieme a Leopoldo Lopez e i dirigenti di VP».

Lo scrive la tv statale in merito alla conferenza stampa del ministro Rodriguez in cui ha reso «pubbliche le informazioni ottenute dal cellulare di Planchart, che ha registrato le conversazioni Whastsapp con Juan Guaidó, un fratello di questo ed altri soggetti coinvolti nella furto milionario alle risorse dello Stato venezuelano attraverso le misure coercitive degli Stati Uniti. e il blocco dei conti bancari».

La fotografia diffusa dal Ministero dell’Informazione del Venezuela con l’arrestato Juan Planchart

Il network VTV riporta poi le dichiarazioni del titolare del Ministero della Comunicazione: «Juan Planchart è stato catturato perché implicato nella pianificazione di un furto di un milione di dollari alla Repubblica Bolivariana del Venezuela».

Riferisce poi di un capo della presunta banda terroristica citato coi nomi di battaglia di “Iron Man”, “Sparviero”, “Mostro” e di un video in cui «Juan Planchart conferma che la persona dietro allo pseudonimo di “Iron Man” è Leopoldo López» già leader di Voluntad Popular, ora agli arresti domiciliari per una condanna per incitazione alla violenza dopo i morti negli scontri di piazza del 2014 e precursore di Guaidò, con cui ha in comune anche la formazione universitaria negli Usa. Il ministro Rodriguez, a nome del Governo di Caracas, esibisce come prove numerosi «screenshot del cellulare di Planchart», tra i quali c’è anche «la conversazione con un secondo avvocato, Ricardo Colmenter, che agisce come un altro operatore finanziario nella Repubblica Dominicana. Inoltre, foto e conversazioni compaiono tra Gustavo Guaidó, fratello dell’autoproclamato Juan Guaidó e Colmenter».

La conferma che il presidente autoproclamato fosse perfettamente a conoscenza della gravità della situazione giungerebbe da una delle sue ultime frasi in risposta al uo braccio destro Marrero che gli parla del bilione (miliardo) di dollari: «e ci sono clausole di discrezione molto delicate per l’amico che sta aiutando…». Sono probabilmente quelle che riguardano il suo ruolo di Planchart nel colosso energetico russo Rosneft, a conferma di una cospirazione che ha agganciato gli anelli più strategici.

 

FURTO DA UN MILIARDO DI DOLLARI PER LA VENDITA DI AZIONI

«Ecco la confessione del crimine», ha evidenziato il ministro Rodríguez, mostrando gli screenshot in cui Planchart rivela di avere un miliardo di dollari del Venezuela nella disponibilità di Guaidó. Come spiega il network televisivo l’operazione finanziaria sarebbe effettuata attraverso la raffineria Refidomsa, di proprietà della Repubblica Dominicana al 51% e dell’azienda statale venezuelana PDVSA al 49% (attraverso la controllata PDV Caribe). Planchart è il cognato del vice presidente della compagnia elettrica Haina, tra i fornitori della raffineria.

Il messaggio che implica nel complotto finanziario anche Gustave, fratello di Guaidò

Secondo l’altra emittente TeleSur l’appropriazione del denaro sarebbe avvenuta attraverso «una truffa che sarebbe iniziata con la vendita illegale della compagnia petrolifera Refidomsa nella Repubblica Dominicana».

L’operazione consisteva nel bloccare un miliardo di dollari destinati a PDVSA e deviarli ai presunti golpisti: «Ecco il miliardo di dollari che Planchart ha detto a Guaidó essere completamente disponibili – ha aggiunto Rodriguez – L’intenzione dell’ultra-destra venezuelana è di attaccare, attaccare, generare ansia, prendere il potere e rubare tutte le risorse che appartengono ai venezuelani». Inoltre, secondo il portavoce del Governo del presidente Nicolas Maduro «attraverso queste e altre prove si conferma la partecipazione dei governi di Colombia, Panama e paesi europei di appropriarsi dei soldi dal Venezuela».

Il ministro ha sottolineato che queste risorse erano destinate all’acquisto di cibo, medicine e investimenti per la Grande Missione di Housing Venezuela (GMVV). Ma il complotto non si sarebbe fermato qui: un’altra operazione riguarda i conti bancari di PDVSA e della compagnia energetica Rosneft. Rodríguez ha dimostrato che l’operatore Juan Planchart è cugino di Juan Guaidó ma anche avvocato e consulente legale della compagnia russa Rosneft, partner di PDVSA.

Ebbene, secondo quanto asserito dal ministro di Caracas: «Planchart, violando la riservatezza in qualità di componente di Rosfnet, trasmise le informazioni sulla società e PDVSA a Leopoldo López. I dati riservati riguardavano i conti bancari che dovevano essere utilizzati da Rosneft per il pagamento a PDVSA. Planchart ha informato Lopez su di essi e lui lo ha riferito ai portavoce del governo degli Stati Uniti, che hanno poi “sanzionato” le banche in modo che non potessero mobilitare i soldi in Venezuela».

Il ministro venezuelano ha poi aggiunto che Planchart era consapevole del crimine contro il Venezuela, e forse dovrà affrontare una causa civile da parte di Rosneft per aver agito in quel modo. In ultima prova delle connessioni tra Planchart e Guaidò il responsabile governativo della Comunicazione ha evidenziato fotografie che dimostrerebbero che l’ufficio dove il presidente autoproclamato fece le interviste tv era proprio quello dell’avvocato.

TeleSur precisa che «secondo le indagini dello Stato venezuelano, parte del denaro è stato depositato in un conto che Planchart possiede nella banca Banesco Panama. Questa informazione è stata trovata sul cellulare di Roberto Marrero, arrestato il 21 marzo per aver guidato una cellula terroristica». Ma a cosa sarebbero serviti questi soldi? Secondo Rodriguez a finanziare i commandos di mercenari paramilitari di cui è stata acclarata la presenza dopo l’arresto di un pericolosissimo latitante internazionale nei giorni scorsi.

 

L’ARRESTO DEL CRIMINALE RICERCATO DALL’INTERPOL

AGGIORNAMENTO 24 MARZO (ore 24 Italia, 19 Venezuela)

«In Venezuela ci sarà giustizia: la nostra mano non tremerà finché i responsabili di tutti gli attacchi condotti contro la gente non andranno in galera uno per uno. Siamo già vittoriosi ma siamo in battaglia: nessuno qui abbassa la guardia».

Dopo dieci giorni di inferno per i sabotaggi alla rete elettrica, alle condotte dell’acqua potabile e alle cisterne esplose in una raffineria il presidente eletto della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolas Maduro, può finalmente davvero esultare per la sua rivincita che, se non già uno scacco matto, è già uno scacco al re nei confronti del leader dell’opposizione Juan Guaidò

Il mandato di cattura internazionale spiccato dall’Interpol per Wilfrido Torrez Gomez, ricercato per partecipazione a gruppi criminali

Sabato 23 marzo, mentre i suoi fedelissimi collaboratori sono già scesi in piazza la marcia contro il terrorismo, alle 12,32 ora di Caracas (le 17,32 in Italia) il Ministro dell’Informazione Jorge Rodriguez lancia un tweet che pare destinato a far saltare in aria tutta la pantomima politica costruita per nascondere la cospirazione che in molti ritengono ordita dalla Casa Bianca.

«E’ stato catturato il capo paramilitare tra i più ricercati in Colombia: Wilfrido Torres Gómez, alias Neco. È uno degli assassini ingaggiati nell’estrema destra della Colombia. Ricercato  con codice blu dall’Interpol per omicidi e assassini su commissione».

 

LE AMMISSIONI DEL BRACCIO DESTRO DI GUAIDO’

La notizia giunge dopo il clamoroso arresto del 21 marzo di Roberto Marrero, capo di gabinetto del presidente autoproclamato e leader di Voluntad Popular Guaidò, che lunedì comparirà davanti al Primo Tribunale di Controllo con l’accusa di concorso in terrorismo per tradimento della patria, cospirazione e usurpazione di funzioni.

Nell’abitazione di Marrero, fermato insieme a Luiz Alberto Paez (autista del deputato di VP, Sergio Vergara, fermato e rilasciato dopo poche ore), sono stati rinvenuti due fucili d’assalto semiautomatici simili a kalashnikov, una granata e una montagna di denaro in contante in valuta estera, prevalentemente in dollari.

Il suo arresto ha subito suscitato la reazione sdegnata di Guaidò (a sua volta sotto inchiesta in quanto presunto mandante intellettuale dei sabotaggi elettrici) e dei vertici dell’amministrazione Usa del presidente Donald Trump: tempestivi nel denunciare che le armi erano state piazzate e nel gridare al complotto.

Ma ora è lo stesso Maduro a rivelare, come riportato da un sito venezuelano, che «Marrero ha fornito elementi di prova per la cattura di un capo nello stato di Carabobo e sta fornendo testimonianze e prove di chi lo ha assunto e cosa lo ha portato in Venezuela».

I due fucili d’assalto, la granata e i dollari sequestrati dagli agenti segreti del Sebin a casa di Roberto Marrero

 

I PIANI TERRORISTICI DEI PARAMILITARI STRANIERI

Ed a poche ore di distanza dalla rivelazione che l’arrestato sta vuotando il sacco ecco che gli agenti segreti del Sebin in collaborazione con i reparti speciali Faes e la Policia Nacional Bolivariana hanno messo a segno un colpo che diventa una prova pesante come un macigno nella tesi governativa della cospirazione. Il super-latitante Wilfrido Torres Gómez era braccato dall’Interpol col “codice blu” che oltre a segnalarne la pericolosità ne evidenzia l’identità incerta.

La carta d’identità fasulla del criminale ricercato dall’Interpol soprannominato Neco

Infatti aveva con sé un passaporto con il nome di Luis Eduardo Picon Gomez che non ha però tratto in inganno gli investigatori in quanto sapevano delle sua presenza in Venezuela: le impronte digitali hanno confermato la sua identità. Si tratta di un arresto importante perché conferma le informazioni raccolte dal controspionaggio bolivariano e riferite alla stampa da Rodriguez come riporta anche il quotidiano di opposizione El Nacional senza peraltro fare cenno del clamoroso nuovo arresto.

«Le conversazioni trovate sul telefono di Marrero mostrano che ha cospirato con Guaidó per gestire il finanziamento di atti terroristici» ha dichiarato il Ministro della Comunicazione da Palacio de Miraflores aggiungendo che proprio la sede governativa sarebbe stata tra gli obiettivi di un “assalto” ad opera di una decina di squadre di circa 6-8 paramilitari ciascuna avrebbero dovuto entrare in Venezuela.

«Avrebbero fatto assassini selettivi, nuovi sabotaggi, generato falsi positivi e poi un’operazione che comportava uno sciopero generale». Alcuni dei paramilitari, di origine salvadoregna, guatemalteca e honduregna, sono stati addestrati in Colombia e sono riusciti ad entrare in Venezuela».

IL GIUDICE: «GOLPE VENEZUELA NEI PIANI DI SOSPETTA SPIA USA»

«Questa settimana abbiamo iniziato a smantellare i piani terroristici di questo diabolico fantoccio contro il paese – ha concluso Rodriguez – Il procuratore generale Tarek William Saab ha disposto gli ordini di cattura di una cellula che è il cervello di chi ha cercato di incendiare il Venezuela. Abbiamo i nomi, abbiamo i volti e li daremo a tutti».

Juan Guaidó, presidente ad interim del Venezuela, durante una manifestazione a Barcelona, ha assicurato ai suoi sostenitori che il suo capo ufficio, Roberto Marrero, è stato arbitrariamente arrestato giovedì all’alba e con l’intenzione di  «torturarlo e drogarlo per ottenere false informazioni».

Ma l’arresto del pericoloso estremista, ricercato dall’Interpol in quanto facente parte di gruppi criminali e associazioni per delinquere, è un’ulteriore prova della cospirazione che va ad aggiungersi alle innumerevoli esplosioni verificatesi nel paese negli ultimi dieci giorni.

A questo punto anche gli Usa sono messi con le spalle al muro perché a breve potrebbe essere delineata la rete delle complicità del golpe anche grazie alle ammissioni di chi vorrà patteggiare una pena diversa dall’ergastolo. Anche perché Rodriguez non fa sconti: «Nei prossimi giorni ci saranno nuove catture: i terroristi saranno imprigionati, qualunque sia il loro nome». Il leader dell’opposizione, già sotto inchiesta, è avvisato…

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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VENEZUELA: ARRESTATO PER TERRORISMO IL BRACCIO DESTRO DI GUAIDO’

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VENEZUELA SOTTO ATTACCO

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