IPOCRITA UE, FAKE MAINSTREAM: Bruxelles può arrestare chi protesta per il Lockdown, Mosca non può incarcerare il pregiudicato Navalny

IPOCRITA UE, FAKE MAINSTREAM: Bruxelles può arrestare chi protesta per il Lockdown, Mosca non può incarcerare il pregiudicato Navalny

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di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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«Alexei Navalny è stato condannato a 3 anni e 5 mesi di carcere da un giudice del tribunale distrettuale Simonovsky, riunitosi per l’occasione presso la sede del Tribunale della città di Mosca. Lo riporta Dozhd. È stata accolta la richiesta del Servizio Penitenziario Federale di convertire la pena sospesa in detenzione reale, a causa della presunta violazione dei termini della libertà vigilata da parte di Navalny. Il giudice ha deciso però di prendere in considerazione l’anno di detenzione domiciliare già scontato per il caso Yves Rocher e dunque ha ridotto la detenzione in carcere dai 3 anni e 5 mesi a 2 anni e 5 mesi di colonia penale».

E’ quanto riporta la regina del mainstream italiano, ovvero l’agenzia ANSA, citando il caso Rocher ma omettendo “surrettiziamente” di ricordare che il caso riguarda una colossale appropriazione indebita che fa di lui un “pregiudicato” e pertanto un criminale, ben consapevole di aver violato gli obblighi della sua sospensione condizionale della pena.

Ma per lui i media di mainstream sono pronti a cantare in coro la solfa dei mondialisti anti-Putin, sono disposti a prendere posizione per il diritto di opinione e di manifestazione che scompare dalla loro ipocrita etica quando si tratta di narrare dei circa 500 arresti effettuati a Bruxelles nei giorni scorsi nei confronti di chi protestava contro un sempre più assurdo lockdown, da tempo contestato dai massimi esperti medici come riferito in precedenti articoli.

Sia i sostenitori di Navalny che quelli contro il lockdown in Europa hanno violato la legge organizzando manifestazioni non autorizzate: ma il giudizio dei media occidentali è variabile e intepreta il diritto e il rispetto della legge a piacimento a seconda che ci si trovi a Bruxelles, capitale UE, o a Mosca.

Il paradosso è pertanto evidente: per la carcerazione del condannato Navalny (e il fermo di migliaia di suoi sostenitori) l’Unione Europea ha aperto un conflitto diplomatico minacciando ulteriori sanzioni contro la Russia, mentre l’arresto di migliaia di cittadini europei esaperati dal lockdown politico viene ritenuto un’azione legittima e democratica.

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«Aleksej Navalny, uno dei leader dell’opposizione russa, è colpevole di appropriazione indebita di legname – per un valore di 500mila dollari – ai danni della Kirovles, società di Kirov. Con la condanna a cinque anni di reclusione è arrivata la conferma: c’è, come richiesto dall’accusa, la sospensione della pena, ma la condanna basta a centrare l’obiettivo: Navalny non sarà in condizioni di candidarsi alle elezioni presidenziali dell’anno prossimo. In dicembre aveva annunciato l’intenzione di sfidare Vladimir Putin, con una piattaforma in cui parla di sviluppo, equità, lotta alla corruzione. Il Cremlino, a dispetto dei sondaggi più che favorevoli a Putin, deve aver ritenuto troppo pericoloso il confronto» scrisse il Sole24Ore l’8 febbraio 2017.

Di recente, invece, Russia Today ha riportato le rivelazioni di Mosca per cui Navalny sarebbe un collaboratore del controspionaggio americano della CIA, Central Intelligence Agency, come evidenziato in un precedente nostro articolo.

 

NAVALNY PIU’ INNOCENTE DI BERLUSCONI

Il pregiudizio alberga nella mente prima ancora che nella coscienza. Altrimenti gli stessi media di mainstream che oggi si stracciano le vesti avrebbero dovuto ponderare un po’ meglio la campagna denigratoria contro Silvio Berlusconi, condannato per una nebulosa vicenda inerente la condanna per frode fiscale a quattro anni di carcere, di cui 3 condonati per l’indulto, per una controversa questione su diritti televisivi gonfiati per un ammontare di 368 milioni di dollari. Meno di quanto si sarebber indebitamente appropriato Navalny.

Ma il mainstream mediatico e politico gettò benzina sul fuoco del caso Berlusconi tanto che fu costretto a dimettersi prima della incombente condanna, venendo espulso dal Senato della Repubblica, ricevendo l’interdizione ai pubblici uffici ed infine esposto al pubblico ludibrio dell’affidamento ai servizi sociali per evitare il carcere. Il reuccio di Arcore, sicuramente meno temerario e motivato (da potenze finanziarie straniere) di Navalny accettò tutto.

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Finchè alcuni mesi orsono le rivelazioni di un giudice ormai defunto non gettarono ombre sulla condanna stessa. «Fu “una grave ingiustizia”, perpetrata da un autentico “plotone di esecuzione” e comminata perché “Berlusconi deve essere condannato a priori”. Parole pronunciate da Amedeo Franco, magistrato che di quel processo fu relatore in Cassazione» ha scritto il quotidiano Il Tempo.

Alla notizia i politici e i quotidiani di centrodestra fecero un piccolo sobbalzo. Non abbastanza per far giungere una scossa al Consiglio Superiore della Magistratura che è stato travolto dallo scandalo PalamaraGate, per il quale l’ex pm Luca Palamara è stato radiato dall’ordine giudiziario ma ora lancia accuse dirompenti contro lo stesso CSM.

Qualcuno ha forse chiamato in causa o messo in dubbio l’onestà politica del presidente del CSM che è, di diritto, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ex deputato dello stesso Partito Democratico che ha gestito le nomine nelle procure strategiche nell’ultimo decennio?

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Non sono certo qui ad assolvere Berlusconi, da me ritenuto tra i primari responsabili della distruzione dell’Italia insieme a Giovanni Agnelli e Carlo De Benedetti. Ma la riflessione è inevitabile.

Se una persona razionale scevra di pregiudizi dovesse valutare i casi di Berlusconi e di Navalny dovrebbe inevitabilmente trovare più marcio in Italia, e nell’Unione Europea che non si indignò per tali accadimenti, piuttosto che in quello di Navalny, vittima di un presunto avvelenamento cui soltanto le persone poco esperte di attentati possono credere, come dimostrato in un precedente reportage.

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Ma chiudiamo la parentesi politica ed apriamo quella sociale. Facciamo sempre riferimento all’ANSA per comodità di sintesi. Ecco puntuale l’attacco al presunto “regime” del presidente russo Vladimir Putin che sciorina attraverso le operazioni di polizia contro i manifestanti che in varie città della Russia hanno protestato contro l’arresto di Navalny al suo rientro in patria (consapevole di aver violato le restrizioni della pena condizionale).

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«Sono almeno 311 le persone fermate finora in Russia per aver preso parte a manifestazioni a sostegno dell’oppositore numero uno di Putin, Alexey Navalny, sotto processo a Mosca. Lo riporta l’ong Ovd-Info, che ha notizia di 307 persone fermate a Mosca, dove ci sono state delle manifestazioni davanti al tribunale dove è in corso il processo al dissidente, e quattro a Inzhevsk» scrive l’agenzia di stampa italiana aggiornando poi il numero dei fermati.

«Il conteggio dei fermi alle manifestazioni di ieri continua a salire e ha sfondato quota 5.400, un vero e proprio record. Intanto iniziano a fioccare i procedimenti penali – ben più pesanti degli arresti amministrativi – nei confronti di chi è sceso in piazza (e magari ha spintonato un poliziotto nella foga delle repressioni)» spiega l’ANSA.

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Di ben altro tenore è il racconto del mainstream mediatico quando si occupa di chi protesta contro il lockdown, come avvenuto nei paesi Scandinavi, in Austria ma soprattutto a Bruxelles, da dove la Commissione Europea minaccia nuove sanzioni contro la Russia per le presunte repressioni di Mosca a manifestazioni non autorizzate e, pertanto, in palese violazione delle leggi di pubblica sicurezza.

«La polizia di Bruxelles ha effettuato 488 arresti durante le manifestazioni di domenica contro le restrizioni anti-Covid non autorizzate. Lo rende noto l’agenzia Belga. Sono stati fermati anche tifosi di alcuni club di calcio, sia valloni che fiamminghi. La polizia ha sequestrato diversi oggetti pericolosi, da coltelli a razzi bengala. Alcuni dimostranti hanno intonato slogan come “vogliamo riconquistare la libertà”» scrive l’ANSA senza difendere quel diritto a manifestare la propria opinione che è fulcro della polemica contro il Cremlino.

«Circa 5mila persone, tra cui neonazisti, sono scese in piazza a Vienna per protestare contro le restrizioni anti-Covid, sfidando il divieto delle autorità austriache. I manifestanti hanno raccolto l’appello del partito di estrema destra Fpoe, che ha definito le chiusure “scandalose”. La polizia ha eseguito diversi fermi perché la folla ha rifiutato di disperdersi, tentando invece di dirigersi verso il parlamento e bloccando il traffico».

Il riferimento all’estrema destra è ovviamente obbligatorio – anche se probabilmente infondato perché inerente alle proteste in Austria – per innescare dietrologie politiche che mai una volta il mainstream ha citato in riferimento al golpe in Ucraina del 2014 ed alla guerra civile nel Donbass dove agiscono reali gruppi neonazisti militari come il Battaglione Azov, armato, in un paradosso storico, dai fucili automatici di produzione israeliana.

«Nei giorni scorsi l’ex ministro dell’Interno Herbert Kickl, esponente del Fpoe, aveva rivolto un appello a scendere in piazza questa domenica contro il coprifuoco e il terzo lockdown decisi dal governo popolari-verdi di Sebastian Kurz. Ma la manifestazione era stata vietata a causa dei “danni all’ordine pubblico” che probabilmente avrebbe provocato. Il Fpoe ha presentato una seconda richiesta di autorizzazione al corteo per “difendere la democrazia, la libertà e i diritti fondamentali”, ma anche stavolta la polizia l’ha respinta, parlando dei rischi di una “accresciuta trasmissibilità delle nuove varianti” del virus» aggiunge l’ANSA palesando che il rischio di contagio esiste a Bruxelles ma disinteressandosi dei pericoli pandemici per le manifestazioni di Mosca.

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Il relativismo del terzo millennio ha ormai contagiato, ben più del Covid-19, la mentalità mediatica. Pertanto Navalny merita ben più diritti di Berlusconi, pur essendo stato condannato per un reato ancor più ingente, ed i fans di Aleksej possono manifestare mentre chi protesta contro dei dubbi lockdown che stanno uccidendo economia e antropologia sociale vanno arrestati e severamente puniti. Bill Gates ha quasi vinto, ringraziando ANSA & co…

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES

GOSPA NEWS – WUHAN.GATES REPORTAGE

GOSPA NEWS – INCHIESTE LOBBY ARMI

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Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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