PER I GENITORI DI RENZI CHIESTO PROCESSO ANCHE PER BANCAROTTA FRAUDOLENTA

PER I GENITORI DI RENZI CHIESTO PROCESSO ANCHE PER BANCAROTTA FRAUDOLENTA

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Dopo la condanna per false fatturazioni
ancora guai per Tiziano Renzi e Laura Bovoli
in una girandola di intrecci societari
che conduce fino al caso dei Fondi Unicef

di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

A soli 4 mesi dalla condanna per false fatturazioni i genitori dell’ex premier Matteo Renzi rischiano un nuovo processo. I coniugi Tiziano Renzi e Laura Bovoli dovranno infatti comparire davanti al Giudice dell’Udienza Preliminare del Tribunale di Firenze, Silvia Romeo, il prossimo 9 giugno 2020 su richiesta del procuratore aggiunto Luca Turco, in quanto accusati di accusati di bancarotta fraudolenta e false fatture nell’inchiesta per il fallimento di tre cooperative a loro riconducibili secondo gli inquirenti e coinvolte in una girandola di intrecci societari e finanziari, nella quale spunta anche la vicenda dei Fondi Unicef destinati ai bambini africani ma finiti nei conti correnti e negli investimenti di altri parenti dell’ex premier, senza peraltro un coinvolgimento dei genitori, è bene chiarirlo subito.

La notizia è stata riportata con risalto solo da Il Fatto Quotidiano e da Adnkronos mentre sembra essere scivolata via tra quelle meno importanti sugli altri media in un momento in cui il figlio Matteo Renzi, leadr di Italia Viva, sta cercando di fare da ponte tra i centristi di sinistra e destra per ritornare in auge.

«La richiesta era ampiamente scontata trattandosi della questione per la quale i coniugi Renzi sono stati arrestati, provvedimento poi annullato dal Tribunale del Riesame«. Così gli avvocati Federico Bagattini e Lorenzo Pellegrini, difensori dei coniugi.

«Nel merito – aggiungono i legali secondo quanto riportato da Adnkronos – siamo assolutamente convinti che in sede processuale dimostreremo come non vi sia alcun nesso tra il fallimento della cooperativa Marmodiv e l’attività dei Renzi, che erano clienti e non amministratori della medesima. Attendiamo con tranquillità che dopo oltre un anno di show mediatico si possa celebrare il processo nelle aule di giustizia e non altrove».

Lo show mediatico ha però divulgato solo una minima parte del colossale lavoro del Nucleo Economico-Finanziario della Guardia di Firenze culminato nel febbraio 2019 nell’ordinanza di custodia cautelare per Tiziano Renzi e Laura Bovoli e nella richiesta di rinvio a giudizio della Procura per loro ed altri 17 indagati, nell’inchiesta sul fallimento di tre cooperative: la Delivery Service Italia, la Europe Service e la Marmodiv.

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«L’indagine era partita dalla Delivery Service Italia, cooperativa dichiarata fallita a giugno 2015 e di cui Tiziano Renzi e Laura Bovoli, accusati di bancarotta fraudolenta, per il pm Turco, sono stati amministratori di fatto fino a giugno 2010 – scrive Adnkronos – In questo caso secondo le accuse i due coniugi, con altri – tra cui Roberto “Billy” Bargilli, l’autista del camper di Matteo Renzi per le primarie per la segreteria del Pd del 2012 e in passato nel cda della cooperativa – avrebbero cagionato “il fallimento della società per effetto di operazione dolosa consistita nell’aver omesso sistematicamente di versare gli oneri previdenziali e le imposte, o comunque, aggravando il dissesto”».

Per quanto riguarda la Europe Service, fallita ad aprile 2018, invece i Renzi – considerati dalla Procura “amministratori di fatto fino a dicembre 2012” – sono accusati con altri di aver sottratto “con lo scopo di procurarsi un ingiusto profitto e di recare pregiudizio ai creditori, i libri e le altre scritture contabili”.

C’è poi il caso della Marmodiv, cooperativa fallita con sentenza del Tribunale di Firenze il 20 marzo 2019. La bancarotta fraudolenta in questo caso viene contestata oltre che a Tiziano Renzi e Laura Bovoli, anche a Giuseppe Mincuzzi “presidente del cda fino al marzo 2018” e a Daniele Goglio “amministratore di fatto fino a marzo 2018” della Marmodiv.

Per il pm Luca Turco, i quattro indagati “concorrevano a cagionare il dissesto della società esponendo, al fine di conseguire un ingiusto profitto, nel bilancio di esercizio al 31 dicembre 2017, approvato dall’assemblea dei soci il 27 giugno 2018 nell’attivo patrimoniale, crediti per ‘fatture da emettere’ non rispondenti al vero per un importo superiore a 370 mila euro, così iscrivendo a conto economico maggiori ricavi ed evitando di evidenziare una perdita d’esercizio”.

Così, continua il capo di imputazione, “Renzi, Bovoli e Mincuzzi – presidente del consiglio di amministrazione fino al 15 marzo 2018 – erano in grado di ‘cedere’ all’amministratore di fatto Daniele Goglio la cooperativa ormai fortemente indebitata e Goglio poteva tenere la condotta distrattiva contestata”.

Di questo caso si era occupata anche Gospa News attraverso gli esposti depositati alla Guardia di Finanza di Prato dall’ex dipendente comunale di Firenze Alessandro Lorenzo Maiorano, assistitito dal suo avvocato Carlo Taromina, in merito alle dichiarazioni, alle registrazioni telefoniche ed ai documenti di un’impiegata della stessa Marmodiv, risultata elemento fondamentale anche nell’inchiesta della magistratura attraverso le sue deposizioni.

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Per la Marmodiv i coniugi Renzi, con altre sei persone, sono accusati anche di aver emesso alcune fatture “per operazioni… in parte inesistenti” “al fine di consentire alla Eventi 6 l’evasione delle imposte sui redditi”. La Eventi 6 (di cui erano socie la mamma e le sorelle di Renzi, estranee all’indagine della Procura fiorentina), si occupava della distribuzione di volantini e giornali.

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Lo scorso 7 ottobre il Tribunale di Firenze ha condannato a un anno e nove mesi di reclusione (pena sospesa) Laura Bovoli e Tiziano Renzi e a due anni l’imprenditore Luigi Dagostino al termine del processo per due fatture false emesse dalla Party srl (da 20mila euro più Iva) e alla Eventi 6 srl (140mila euro più Iva), società imprenditoriali gestite dai genitori del leader di Italia Viva. Dagostino era accusato, oltre che di fatture false, anche di truffa aggravata, perchè avrebbe pagato i coniugi di Rignano sull’Arno (Fi) per lavori inesistenti.

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Dagostino non è un imprenditore qualunque: è infatti l’affarista “pentito” che con le sue ammissioni su un tourbillon di tangenti fornì alla Procura della Repubblica di Lecce gli indizi necessari per procedere all’arresto del giudice romano Antonio Savasta in un procedimento in cui emersero pure i nomi dell’ex ministro Luca Lotti, deputato Pd e braccio destro di Matteo Renzi, e quello di Tiziano Renzi quali presunti mediatori degli incontri tra Dagostino e il magistrato, e per tale ragione coinvolti solo come persone informate sui fatti ma non come indagati.

Le relazioni pericolose tra Lotti e i magistrati, peraltro, gli sono costate un avviso di garanzia nell’ambito dello scandalo sulle toghe sporche romane denominato PalamaraGate.

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La Eventi 6 srl, invece, è implicata (senza addebiti penali) in un’altra inchiesta della magistratura fiorentina: quella inerente i Fondi Unicef e della fondazione Operation Usa (attivatasi con una querela di parte) arrivati solo in minima parte in Africa per i progetti per i bambini cui erano destinati ma invece entrati nelle disponibilità dei Alessandro ed Andrea Conticini, quest’ultimo cognato di Matteo Renzi.

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«Secondo gli inquirenti fiorentini almeno 6,6 milioni, anziché prendere la via dell’Africa, sono finiti in conti correnti accesi presso la Cassa di Risparmio di Rimini, la Barclays Bank alle Seychelles e il Banco Caboverdiano De Nego Capo Verde. Quindi, il denaro, finito nei conti riferibili alla famiglia Conticini, sarebbe stato poi impiegato dagli stessi indagati in operazioni mobiliari e immobiliari, restando così per gli scopi umanitari una cifra residua di appena 2,8 milioni di dollari» come riferito in un precedente articolo.

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«Le indagini di Procura e della Guardia di Finanza di Firenze, contestando il reato di riciclaggio dei fondi distratti dalla beneficenza, accusano Andrea Conticini di aver usato i soldi per acquisire partecipazioni societarie e finanziamenti in conto soci a favore della società Eventi 6 di Rignano sull’Arno con 187.900 euro nel 2011, della srl Quality Press Italia di Firenze con 158.000 euro nel 2011, e di Dot Media srl di Firenze con 4.000 euro».

Una girandola di soldi finita però con il fallimento delle tre cooperative subappaltatrici dei servizi di volantinaggio per quelle che i magistrati ritengono bancarotte fraudolente con gravi danni per soci lavoratori e creditori. Toccherà al Giudice dell’Udienza Preliminare di Firenze, il prossimo 9 giugno, stabilire se vi siano i presupposti penali per il rinvio a giudizio dei coniugi Renzi e degli altri indagati.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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