STRAGE DI USTICA: 4 “PISTE” SUL MISSILE ISRAELIANO. Rivelazioni del Capo di Gladio e di ex 007 Mossad tra varie Inchieste giornalistiche

STRAGE DI USTICA: 4 “PISTE” SUL MISSILE ISRAELIANO. Rivelazioni del Capo di Gladio e di ex 007 Mossad tra varie Inchieste giornalistiche

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di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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Pubblicato in origine il 27 giugno 2021

La strage di Ustica è “impressa nella coscienza degli italiani come una tragedia straziante, che ha strappato alla vita ottantuno persone indifese, che ha gettato in un dolore indicibile i loro familiari, che ha lasciato la Repubblica senza una verità univoca capace di ricomporre appieno il quadro delle circostanze e dei responsabili” ha dichiarato il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella in occasione dell’anniversario della tragedia, avvenuta nella sera del 27 giugno 1980 quando l’aereo DC-9 Itavia H870, in volo tra Bologna e Palermo, scomparve dai radar e si inabissò nel mar Tirreno, al largo di Ustica. Morirono 81 persone ma sulla sciagura non è mai stata fatta piena luce.

Proprio per questo ora ci accingiamo ad esporre un’ipotesi già emersa in passato ma scartata forse con troppa fretta nel corso delle indagini. Si tratta della cosiddetta “pista israeliana” in relazione al presunto conflitto a fuoco in cui sarebbe stato coinvolto il velivolo che secondo l’ipotesi giudiziaria più accreditata sarebbe stato abbattuto da un missile.

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Esponiamo questa teoria sulla base di varie inchieste giornalistiche che l’hanno analizzata ma associandola alle analoghe rivelazioni di un alto ufficiale dell’intelligence militare italiana diventato famoso per aver svelato tutti i segreti di Gladio e di un ex agente del Mossad, il controspionaggio di Tel Aviv.

Gladio, come si ricorderà, è il progetto anglo-americano Stay Behind avviato in Italia da un Deep State di 007 e militari e finalizzato a garantire un pronto intervento golpista nel caso in cui Roma fosse caduta in mano ai comunisti con un eventuale successivo tentativo di invasione da parte dell’Unione Sovietica. Si sospetta che i cospiratori britannici di Stay Behind (resta dietro) abbiano avuto un ruolo importante anche nel rapimento e l’uccisione dello statista Aldo Moro, intento a creare alleanze politiche tra la sua Democrazia Cristiana e il Partito Comunista.

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Nel 41° anniversario della strage Mattarella ha ricordato i familiari delle vittime, “coloro che hanno perso genitori, fratelli, sorelle, parenti, amici”, ribadendo il “legame di solidarietà umana” e “sentimento di vicinanza verso” verso chi ha sofferto, assieme al “il senso di riconoscenza per l’impegno civile” per quanti hanno promosso la “ricerca della verità” anche di fronte a condotte “opache e ostruzionistiche”.

LA BOLSA RETORICA DEL CAPO DELLO STATO

“La Repubblica sente come dovere inderogabile la permanente espressione della solidarietà e l’impegno per una più completa ricostruzione dei fatti” ha concluso il Capo dello Stato con bolsa enfasi retorica. Va infatti ricordato che lo stesso Mattarella, prima di diventare Presidente della Repubblica nel 2015 in mezzo alle polemiche per il suo coinvolgimento nella Tangentopoli di Palermo, dal 21 dicembre 1998 al giugno 2001, fu prima Vicepresidente del Consiglio dei Ministri con delega ai servizi segreti (Governo D’Alema) e poi Ministro della Difesa (Governo Amato), pertanto si trovò nelle stanze dei bottoni di due Dicasteri in cui sono rimasti sepolti per decenni inquietanti relazioni ed in cui si perpetrarono i depistaggi sulla dinamica della strage orchestrati da generali dell’Aeronautica Militare. Uno dei nodi chiave che impedì un’adeguata ricostruzione dei fatti fu infatti la sparizione delle registrazioni dei nastri radar di varie torri di controllo militari.

Il presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella ex Ministro della Difesa nel 2000

A distanza di 41 anni, pertanto, un vero Capo dello Stato non dovrebbe presentarsi ai media con uno scontato “sentimento di vicinanza” ai parenti delle vittime ma con qualche verità, in quanto la sua carica lo rende presidente del Consiglio Supremo di Difesa e pertanto comandante di tutte le Forze Armate. Inoltre, Mattarella, come Ministro della Difesa, il 16 ottobre 2000 ricevette il titolo di Cavaliere Comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico a conferma dell sua stretta collaborazione con il Regno Unito sviluppata dall’Italia, a partire dal 27 luglio 2000, con altri Paesi europei nell’accordo di Farnborough per la progressiva ristrutturazione e integrazione dell’industria europea della difesa (ratificato nel 2003), e culminata nel proficuo business della Lobby delle Armi con Libia, Turchia, Qatar e Gran Bretagna rafforzato durante la guerra civile a Tripoli. 

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Il disastro aereo di Ustica avvenne il 27 giugno 1980, alle 20:59. A quell’ora il volo Bologna-Palermo di Itavia perde il contatto radio con l’aeroporto di Roma Ciampino. A bordo trasportava 81 persone, tra cui 13 bambini, ma soltanto i corpi di 39 passeggeri verranno recuperati dopo il ritrovamento dei resti della fusoliera, inabissata al largo dell’isola di Ustica. Dai vari procedimenti giudiziari penali e civili non è emersa una versione univoca ma l’ipotesi più accreditata è stata quella del coinvolgimento dell’aereo in uno scontro militare che vedeva implicati Francia, Libia e Stati Uniti. Il DC-9 infatti si sarebbe trovato sulla traiettoria di un missile durante un conflitto a fuoco, venendone colpito.

La tesi del missile francese, lanciato contro un aereo libico che trasportava Gheddafi, era stata sostenuta dall’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, presidente del Consiglio all’epoca dei fatti ma non trovò conferme ufficiali. Una tesi analoga è alla base della sentenza civile della Corte d’Appello di Palermo che ha disposto il risarcimento di familiari delle vittime confermata in Cassazione in mezzo a una battaglia legale sulle cifre intrapresa dall’Avvocatura dello Stato a nome dei Ministeri coinvolti che ha reso ancor più vergognosa la vicenda.

 

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A confermare la tesi del missile è giunto di recente anche il libro della storica Cora Ranci che ha svolto la tesi di laurea proprio sulla strage. Nella pubblicazione “Ustica una ricostruzione storica” la studiosa ha messo in luce alcuni aspetti cruciali riferiti di recente durante la trasmissione Omnibus su LA7. «Dobbiamo ricordare che l’iter giudiziario è fondamentale perché è soltanto grazie ad esso che abbiamo saputo le cose. Perché in quel momento nessun’altra istituzione aveva alcuna spiegazione su quello che era successo».

La storica Cora Ranci e la copertina del suo libro su Ustica

«Va anche ricordato che le indagini sono state molto ostiche oltreché molto lunghe e complesse. Questo perché ci furono problemi davvero grandi per l’acquisizione degli elementi probatori in cui erano fondamentali le registrazioni dei radar. L’autorità giudiziaria ha ordinato il sequestro di tutte le registrazioni radar che potevano vedere e registrare quello che avveniva nella zona di Ustica – ha dichiarato Cora Ranci – Erano 10 le stazioni radar della Difesa che registravano quello che avveniva in quel tratto di cielo ma alla fine i periti hanno potuto lavorare soltanto su un tracciato radar. Moltissime registrazioni radar non sono state consegnate, alcune sono state consegnate ma presentavano dei buchi e comunque non sotono state utili alla ricostruzione dei fatti. Quindi sono state indagini molto ostiche che si sono scontrate contro muri del silenzio».

L’autrice del libro poi aggiunge: «Vorrei ricordare che l’inchiesta è ancora aperta presso la Procura di Roma. Una verità completa manca ancora perché non sappiamo chi sono i responsabili. L’unica ipotesi che emerge con forza da tutto l’iter giudiziario come spiegazione credibile per quanto accaduto è la tesi del missile e dell’operazione militare di intercettamento. E’ l’ipotesi anche dell’ultimo collegio peritale che ha lavorato anche su dati resi disponibili dalla Nato nel 1996: informazioni radaristiche che fino a quel momento erano rimaste coperte dal segreto militare che hanno permesso di confermare questa versione dei fatti. Quindi il nostro aereo civile è finito coinvolto in un attacco aereo ma non si conosce la nazionalità di questi aerei presenti».

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Come conferma la Nuova Sardegna «nell’ottobre del 1997, l’allora segretario generale della Nato, Javier Solana, aveva consegnato al nostro governo una documentazione nella quale si parlava di dodici caccia americani e britannici in volo quella tragica notte. Ma Solana omise di riferire di altri quattro aerei da combattimento. Si parlò anche allora della possibilità che si trattasse di aerei francesi, perché una registrazione radar di Poggio Ballone (Grosseto), stranamente non inghiottita dal gorgo oscuro nel quale sono svanite prove e testimonianze, indicava in Solenzara, in Corsica, la base di partenza dei quattro jet. Solo tre, poi, tornarono alla base».

L’EX GENERALE DI GLADIO ACCUSO’ ISRAELE

“Secondo fonte solita dopodomani 25 giugno previsto cargo partirà per Bologna diretto Tripoli con scalo Fiumicino. Natura (principale) carico: sensori IR. Esportati come componenti antincendio per impianti petroliferi. Cargo è Dc 8 e seguirà aerovia prevista per rotta Fiumicino-Tripoli. Partenza prevista da Fiumicino ore 20,35 (un’ora dopo volo passeggeri AZ 061 per Tripoli). Fine”.

Il messaggio, trasmesso dall’ ambasciata di Israele al Mossad, gli 007 di Tel Aviv, sarebbe stato captato e decodificato dal nostro centro di ascolto di Ladispoli nel 1980. Conteneva l’avvertimento per far scattare l’ operazione di intercettazione da parte di un F4-E della stella di David che per un errore dovuto alla delicatezza della missione e allo stretto margine di tempo operativo, lanciò un missile aria-aria non contro il cargo che trasportava i componenti di un missile ordinato da Gheddafi ma contro il Dc 9 Itavia che la sera del 27 giugno del 1980 con forte ritardo volava sui cieli del basso Tirreno.

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«C’è un altro libro che batte la “pista israeliana” nell’ abbattimento del Dc 9 di Ustica. Un libro, Il Consiglio delle ombre, ancora in bozze che dovrebbe uscire il 15 marzo per le edizioni Tullio Pironti. Lo ha scritto un uomo che ha trascorso la sua vita tra i militari e i servizi segreti. Un alto ufficiale dell’esercito. L’ ex capo di Gladio, il generale Gerardo Serravalle» riferirono i giornalisti Daniele Mastrogiacomo e Franco Scottoni sul quotidiano Repubblica del 14 febbraio 1994.

«Pensato e scritto di getto quasi parallelamente a quello del giornalista dell’ Europeo Claudio Gatti, il libro, scorrendo i grandi misteri che hanno scandito gli ultimi trent’ anni del nostro paese, nel capitolo dedicato a Ustica propone una tesi incredibilmente simile a quella descritta nel Quinto scenario. Con una sola differenza: il paese che minacciava la sicurezza e l’integrità territoriale di Israele non era l’Iraq di Saddam Hussein, ma la Libia di Muhammar Gheddafi. Per il resto, tutto il resto, la storia è identica – aggiunsero i due reporter – C’ è un progetto per la costruzione di un missile a lunga gittata per conto di Gheddafi, il Griffin cioè il Grifone, capace di colpire in un raggio di 1000-1200 chilometri. C’ è un consorzio di industrie che si fa carico del programma; ci sono tecnici, fisici, chimici ed esperti missilistici che vengono segretamente arruolati; c’ è una banca svizzera che copre il finanziamento; c’ è il coinvolgimento di due governi europei: quello inglese e quello italiano. Il silenzio sulla tragedia viene garantito da un ricatto del Mossad, il quale impone il segreto dietro la minaccia di rivelare al mondo che apparati dello Stato italiano erano coinvolti nel progetto del missile».

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I giornalisti andarono a trovare il generale Serravalle, ormai in pensione nel suo eremo di Perugia perché pur inventando volutamente nomi e località, disegnò uno scenario credibile. «Le cose che ho scritto sono frutto della mia lunga esperienza nel Servizio e nel mondo che lo circonda. Io non piazzo i tasselli secondo una tesi precostituita. Ho degli elementi sparpagliati. Il mio intuito e la mia conoscenza delle logiche, della storia, dei comportamenti, mi consente di unirli con un filo che li riordina. Chi lavora per tanti anni in quell’ ambiente acquista una sensibilità direi normale, appunto professionale. Un fiuto che consente di dare una conseguenza logica a singoli episodi che messi insieme possono fornire non la verità ma una possibile spiegazione» dichiarò l’alto ufficiale di Gladio.

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Ma perché coinvolse Israele? «Per esclusione. Io non ho mai creduto al coinvolgimento degli Usa. Un segreto di tali proporzioni, in un paese come quello, prima o poi sarebbe saltato fuori. Stessa cosa per i francesi. Figuriamoci la nostra Aeronautica. No, nessuno ha mai saputo niente. Solo pochissimi, a livelli altissimi, sono stati a conoscenza e il segreto ha tenuto. Parlo a livello governativo e di Stati maggiori. Chi ignorava ha intuito. E chi ha depistato, successivamente, lo ha fatto senza sapere cosa dovesse nascondere. Depistava e basta, perché così gli veniva ordinato. Molti dei protagonisti, poi, sono morti, altri scomparsi. Ragionando per esclusione, non restava che Israele».

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«Israele era l’unico stato che aveva l’ esigenza, di vita o di morte, di distruggere ogni arma che poteva minacciarlo. Quelli erano anni in cui si assisteva ad una frenetica corsa all’ esportazione di armi sofisticate. Una parte del nostro governo e uno quota consistenze dei Servizi avevano stretti rapporti con la Libia. Erano anni nei quali si lavorava molto con le banche svizzere. E poi c’ era il ‘Dispositivo’» riferì Serravalle evocando lo spettro di quello che oggi viene chiamato Deep State. «Un insieme di formazioni, composto da persone che avevano capacità operativa peculiare. Con una caratteristica: era guidato da un comando unitario. Il Dispositivo era favorevole al progetto Griffin, aveva bisogno di campi di addestramento ma per averli bisognava pagare. Così, aiutando Gheddafi…».

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Perché la presenza del Mig 23 libico? «Era stato incaricato dal ‘ Dispositivo’ di abbattere il caccia israeliano. Venne ospitato in una base segreta di Alghero. Poi il ritardo accumulato dal cargo per motivi di controllo doganale, il ritardo successivo del jet di linea, hanno fatto precipitare le cose. L’errore del caccia israeliano, il Mig libico non ha trovato più il suo obiettivo, il pilota sembra si sia effettivamente sentito male o ha perso il controllo…».

IL QUINTO SCENARIO E LA RIVELAZIONE DELLO 007 MOSSAD

«Ottantuno vite sacrificate sull’altare di interessi mondiali che nessuno è riuscito ad identificare. A cristallizzare in una verità giudiziaria che desse respiro e fiato ai superstiti. Un muro di gomma, ebbe modo di ribattezzarlo Marco Risi nel film che celebrava la battaglia di un giornalista per scoprire la verità di Ustica. Era il 1991. E il film alimentò il clima da segreto di Stato che su quella tragedia si è costruito per trentuno lunghi anni. Irrisolto. Non sciolto. Segreto, appunto» ha scritto Elena Di Dio nel suo articolo pubblicato nell’agosto 2011 sul sito Stragi80.

«Ricostruzioni che nel corso di questi lunghissimi anni hanno trovato spazio anche su libri, inchieste giornalistiche, oltre che giudiziarie. Claudio Gatti, ad esempio, giornalista de Il Sole 24 Ore, che scrive e soprattutto opera con stile americano, da New York, avvezzo all’inchiesta con un approccio tutt’altro che italiano – cercando una verità sostenibile e non ad effetto, facendo con ciò autocritica professionale – nel 1994 firma con la collega Gail Hammer, il libro edito da Rizzoli, “Il Quinto Scenario”. Qui ipotizza una inedita – per il periodo – pista che spiegasse l’abbattimento “casuale” dell’aereo di linea italiano» si legge ancora sul sito.

Il resti della carlinga del DC9 Itavia abbattuto da un missile e precipitato nei pressi dell’isola di Ustica uccidendo tutte le 81 persone a bordo il 27 giugno 1980

«Fui mobilitato dall’Europeo – racconta oggi da New York, Claudio Gatti – e cominciai a seguire la storia. Cominciai a spuntare ogni singola pista e lavorai a questa quinta possibilità». Ovvero dell’abbattimento del Dc-9 Itavia finito nella rotta di un caccia israeliano che avrebbe scambiato il velivolo italiano per un aereo francese carico di uranio per il dittatore iracheno Saddam Hussein.

«Ancora oggi, ritengo questa teoria la più credibile – dichiarò il giornalista nell’intervista del 2011 – Su cui si concentrano senza dubbio le prove indiziarie più sostenute – conferma Gatti – Solo una potenza come quella israealiana e un’organizzazione così avvezza al segreto e alla riservatezza poteva garantirsi il lusso di mantenere un segreto come quello della tragedia di Ustica che permane incorrotto da 31 anni. Nessuna altra realtà occidentale, Italia, Francia o Usa – come si è cercato di indicare negli anni le responsabilità fra queste nazioni – poteva permettersi con il coinvolgimento delle tante persone che hanno conosciuto la vera storia del Dc-9 abbattuto a Ustica, un silenzio così compatto. Una riservatezza così controllata».

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Come riferito da Michele Metta in un articolo sull’Antidiplomatico, di carichi nucleari parlò anche un libro scritto da un ex agente del Mossad, il famigerato controspionaggio israeliano. È Victor Ostrovsky; che ne fa cenno nella propria opera intitolata The other side of deception. Ostrowsky dichiara in maniera assai esplicita, sia pure, in qualche modo, giustificandola, che è la propria Patria la colpevole della strage. Scrive, infatti: «Fino a questo momento, ogni volta che Israele o il Mossad è stato responsabile dell’abbattimento d’un aereo, si è trattato d’un incidente, ed in diretta relazione con la cosiddetta sicurezza di Stato, come l’abbattimento dell’aereo libico sul Sinai e l’aereo italiano (ritenuto avere uranio a bordo) nel 1980, che uccise ottantuno persone».

I MISSILI ISRAELIANI NEL MAR TIRRENO

«Il 19 marzo 1980 il quotidiano New York Herald Tribune riferisce di “un accordo italo-iracheno: Roma vende a Baghdad materiale radioattivo in cambio di consistenti forniture di petrolio; inoltre il governo iracheno si è impegnato a comprare una decina di navi da guerra di fabbricazione italiana”. Ovviamente c’è il beneplacito del presidente Carter ed il via libera del primo ministro Francesco Cossiga. A maggio si riunisce a Roma una Commissione italo-irachena, formata dal ministro del Commercio estero Enrico Manca (Psi), dal ministro omologo iracheno Hassan Alì e dal sottosegretario del petrolio Abdul Munim Alwan Samarai. Il governo iracheno chiede armi e tecnologia nucleare in cambio di petrolio. Il primo contratto stipulato, in cui figura la Snia Techint e l’Ansaldo, ha un importo di 50 milioni di dollari. Al contempo, il Governo francese fornisce all’Iraq l’uranio arricchito che trasporta a Tuwaitha a bordo di un Airbus 300».

Il documento sulla collaborazione nucleare tra Italia ed Iraq

E’ quanto ha scritto il giornalista investigativo Gianni Lannes nel suo sito web SuLaTesta in un articolo che è poi sparito dall’archivio creando un mistero tra i misteri. Il reportage, con tutti i documenti scottanti a conferma del business della lobby delle armi, è però ancora reperibile sul sito AriannaEditrice dove lo abbiamo rinvenuto insieme al video di una conferenza tenuta dallo stesso reporter per illustrare la sua tesi, analoga a quella del generale Serravalle, del giornalista Gatti e dell’ex Mossad Ostrovsky.

«Dunque, il movente, ovvero il conferimento ad un Paese mediorientale di tecnologia strategica, o meglio atomica; un’azione da impedire a tutti i costi. Il DC9 Itavia era stato utilizzato segretamente dallo Stato italiano per il trasferimento di componenti nucleari in Iraq (prima tappa da Bologna a Palermo, a bordo di un volo insospettabile, ma non per il Mossad). I contratti miliardari sono passati tutti attraverso la filiale USA della BNL di Atlanta» scrisse Lannes.

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«Il 22 maggio 1988 il sommergibile Nautile esplora il Mar Tirreno alla ricerca del Dc9 Itavia. Alle 11,58 le telecamere inquadrano una forma particolare. Uno dei due operatori dell’Ifremer scandisce in francese la parola “misil”. Alle 13,53 s’intravede un’altra classica forma di missile. Le ricerche della società di Tolone vengono sospese tre giorni dopo. L’ingegner Jean Roux, dirigente della sezione recuperi dell’Ifremer, subisce uno stop inspiegabile dall’ingegner Massimo Blasi, capo della commissione dei periti del Tribunale di Roma» si legge ancora nell’articolo.

«I due missili non vengono raccolti neppure durante la seconda operazione di recupero affidata a una società inglese. Forse, perché la Stella di Davide è intoccabile? – si domanda Lannes – Trascorrono tre anni prima che i periti di parte abbiano la possibilità di visionare i nastri dell’operazione Ifremer. Secondo un primo tentativo di identificazione di tratta di un “Matra R 530 di fabbricazione francese” e di uno “Shafrir israeliano”. I dati tecnici parlano chiaro. Quel Matra è “lungo 3,28 metri, ha un diametro di 26 centimetri con ingombro alare di 110, pesa 110 chilogrammi: è munito di una testata a frammentazione e può colpire il bersaglio a 3 km di distanza con la guida a raggi infrarossi e a 15 km con la guida radar semiattiva”. L’altro missile è “lungo 2,5 metri, 16 centimetri di diametro e 52 di apertura alare, pesa 93 kg e ha una gittata di 5 km”. Entrambi i missili erano in dotazione ai caccia di Israele, in particolare: Mirage III, Kfir, F4, A4, F15, F16. Uno di quei missili è stato lanciato contro il Dc9».

Un missile Shafrir 2 fabbricato dall’azienda israeliana Rafael Advanced Defense Systems per IAF (Israeli Air Force)

«Dopo 33 anni l’abbattimento di questo aereo civile non ha nessun colpevole. Alla tragedia umana di uno Stato criminale – di vari Governi e dell’Aeronautica Militare tricolore – che non ha voluto fornire una spiegazione, preferendo la fedeltà al segreto NATO. Nel 2003 il Governo italiano ha siglato con Israele un trattato di cooperazione militare, ratificato nel 2005 con la legge 94 dal Parlamento italiano (“opposizione” inclusa con il beneplacito del presidente della Repubblica). I magistrati italiani per quanto determinati sono andati a sbattere una seconda volta contro il muro di gomma. La beffa finale: da alcuni anni le forze armate di Tel Aviv svolgono esercitazioni militari in Italia e con l’Italia nel quadro di alleanze del Patto atlantico» conclude Lannes.

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Nel precedente articolo su Ustica abbiamo analizzato tutti gli insabbiamenti sulla strage in cui s’innestano pure le misteriose morti di molti testimoni militari. Ma successivamente Lannes ha aggiunto particolari agghiaccianti. «Qualche anno fa – accompagnato alla Procura della Repubblica di Roma da due poliziotti della scorta della Polizia di Stato – ho riferito, o meglio verbalizzato ai magistrati Amelio e Monteleone quanto avevo scoperto indagando per dieci anni sulla strage di Ustica. Ed ho indicato loro alcuni testimoni (ex militari) mai interrogati dall’autorità giudiziaria. Uno di essi (un ex ufficiale della Marina Militare) ha dichiarato che il 27 giugno 1980 era in corso un’imponente esercitazione aeronavale della NATO nel Mar Tirreno. E che l’unità su cui era imbarcato, la Vittorio Veneto non ha prestato alcun soccorso, pur essendo vicina al luogo di impatto del velivolo civile, ma ricevette l’ordine di far rientro a La Spezia. Due di questi ex militari, già appartenenti all’Aeronautica Militare sono stati minacciati, ed uno di essi ha subito addirittura un trattamento sanitario obbligatorio messo in atto dall’Arma Azzurra».

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Esiste una pur vaga speranza che la verità affiori dai documenti desecretati dal Governo italiano per volontà dell’ex premier Matteo Renzi? Sarà molto difficile perché nessun documento è stato digitalizzato e pertanto la ricerca sarà simile a quella del classico ago nel pagliaio.  Come già confermato dal presidente del Comitato delle vittime della strage di Bologna, il senatore Paolo Bolognesi: «una farsa, questa desecretazione, i documenti sono praticamente carta straccia, non c’è stata alcuna digitalizzazione. La stiamo cercando faticosamente di fare noi, l’idea di creare un grande archivio della memoria dal quale possa emergere che tanti fatti, tanti buchi neri della nostra storia si tengono. E tanti nomi, soprattutto delle istituzioni, tornano».

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Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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FONTI PRINCIPALI

NUOVA SARDEGNA – AEREI NATO IN VOLO NELLA NOTTE DELLA STRAGE

REPUBBLICA – IL CAPO DI GLADIO ACCUSA ISRAELE PER IL DISASTRO DI USTICA

STRAGI80 – IL QUINTO SCENARIO DEL GIORNALISTA GATTI

L’ANTIDIPLOMATICO – USTICA, BUSINESS E ISRAELE

ARIANNA EDITRICE – L’INCHIESTA DI LANNES SU USTICA E ISRAELE

 

 

 

 

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Fabio Giuseppe Carlo Carisio

7 pensieri su “STRAGE DI USTICA: 4 “PISTE” SUL MISSILE ISRAELIANO. Rivelazioni del Capo di Gladio e di ex 007 Mossad tra varie Inchieste giornalistiche

    1. Secondo il compianto giudice Imposimato fu la CIA ad eliminare Moro. A breve una nostra inchiesta

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