DETENUTA SENZA CURE AL CONFINE USA: BIMBA MUORE DI MALDIGOLA

DETENUTA SENZA CURE AL CONFINE USA: BIMBA MUORE DI MALDIGOLA

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DRAMMATICA RIVELAZIONE DALL’AUTOPSIA:
LA MIGRANTE JACQUELINE DI SOLI 7 ANNI
UCCISA DALL’INFEZIONE DI UN COMUNE BATTERIO
MENTRE ERA SOTTO CUSTODIA DELLA POLIZIA
APPELLO DI AMNESTY PER UN’ALTRA PICCOLA
VITTIMA DELLE SEPARAZIONI VOLUTE DA TRUMP
SILENZIO DI TUTTI I BUONISTI ITALIANI

___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___

Un mal di gola. Una banalissima faringite non adeguatamente curata potrebbe aver ucciso la piccola guatemalteca Jacqueline, a soli 7 anni, mentre si trovava sotto la custodia della US Customs and Border Protection, la polizia di frontiera che presidia quell’interminabile striscia di terra tra Stati Uniti e Messico. Quando accadde la tragedia, per fugare subito ogni sospetto sulle responsabilità di negligenze, gli agenti avevano sostenuto fosse denutrita e disidratata dopo quel viaggio della speranza che dalla sua capanna senza luce né acqua corrente avrebbe dovuta portarla nel paradiso del Nord America. La scioccante morte della bambina, avvenuta l’8 dicembre scorso nella festa dell’Immacolata Concezione ad El Paso in Texas, aveva riportato d’attualità le drammatiche storie dei minori detenuti alla frontiera ove ogni giorno si scatena la caccia ai migranti che fuggono dalla miseria dell’America Latina. Ora l’esito dell’autopsia conferma che, con ogni probabilità, la fanciullina avrebbe potuto sopravvivere se soltanto avesse ricevuto subito le terapie farmacologiche adeguate. Ad ucciderla è infatti stata un’infezione da streptococco: uno dei più diffusi batteri della terra che può divenire micidiale se non contrastato per tempo con antibiotici quando gli anticorpi umani non riescono a reagire per debellarlo. E la perizia necrospocica sul suo corpicino ha acclarato una ripetuta serie di sepsi da degenerazione infettiva in vari organi vitali. Una storia che pare scritta prima della scoperta della pennicilina ma invece è accaduta nel terzo millennio negli Stati Uniti d’America dove il presidente Donald Trump ha imposto il massimo rigore nei confronti degli immigrati. Per questo è stato messo sotto accusa da parte delle organizzazioni umanitarie soprattutto in merito alle modalità di custodia dei minori e, in questi giorni, anche da un cardinale della Chiesa Cattolica statunitense per aver tagliato 450 milioni di dollari di aiuti nel paesi del Triangolo del Nord: Guatemala, Honduras e El Salvador. A Natale un altro bambino di 8 anni era morto per una patologia ancora non accertata dopo essere curato per un banale raffreddore e immediatamente dimesso da un ospedale. Mentre tra gli appelli urgenti di Amnesty International c’è quello per un suo coetaneo brasiliano separato dalla madre in fuga dai trafficanti della droga. Se in una logica di sicurezza nazionale può essere più che legittimo effettuare controlli alle frontiere anche per il rischio d’infiltrazione di criminali e terroristi è comunque totalmente inaccettabile che dei bambini muoiano per patologie facilmente curabili. Ma l’esito dell’autopsia è stato ignorato da quasi tutti i media e dai buonisti che in Italia con ogni scusa attaccano i piani del governo solo per una migrazione più controllata,

 

UN’IPOTECA SUI TERRENI PER IL VIAGGIO DELLA SPERANZA

Jaqueline Caal Maquin. morta a soli 7 anni mentre si trovava sotto la custodia della polizia CBP (Custom Border Patrol)

Nery Gilberto Caal Cuz, ha 29 anni e viveva con i genitori, la moglie Claudia Maquin, Jaqueline e gli altri figli tra cui uno di pochi mesi in uno sperduto paesino in una zona di campagna del Guatemala dove vivono senza corrente elettrica dormendo nelle amache appese in una capanna e campando di coltivazioni di mais e fagioli. Proprio il calo dei raccolti dovuto ad un’ahricoltura primordiale non essendoci canali e metodi d’irrigazione sta spingendo i guatematechi ad emigrare. Anche lì, come in Africa, vengono probabilmente illusi da chi vuole speculare su quei viaggi: Nery ha infatti dovuto pagare i contrabbandieri per cercare di portare la sua figlioletta in un mondo migliore, facendosi fare un prestito grazie all’ipoteca sui terreni nell’auspicio di raggiungere gli Usa, sistemarsi e poi cercare il ricongiungimento familiare con la moglie e la restante prole. Lo spiega molto bene Leah McDonald che ha realizzato un’approfondita storia su questo dramma umanitario per Associated Press ed il Daily Mail. Jaqueline Caal ha viaggiato con suo padre fino al New Mexico dove si sono presentati agli agenti di frontiera il 6 dicembre per chiedere l’asilo politico come rifiugiati. Erano insieme ad un gruppo di altri 163 guatemaltechi e nella marea di quelle decine di migliaia di migranti centroamericani che negli utimi mesi stanno cercando di attraversare gli Stati Uniti frontiera meridionale negli ultimi mesi nel tentativo di sfuggire alla povertà o alla violenza nei loro paesi d’origine. Ad Antelope Wells bimba e genitore vengono fermati e sottoposti alle operazioni di rito del CBP, la polizia Usa di dogana e frontiera. Ed è da qui in poi che i racconti si fanno più confusi e divergenti. Gli agenti sostengono infatti di aver chiesto se entrambi avessero particolari patologie ma di aver ricevuto risposta negativa. Ma i legali che si stanno occupando della tragedia insinuano il dubbio che ci possano essere state imprensioni perché Caal parla solo lo spagnolo e il quechua (derivata da quella dei Maya) mentre sarebbe stato interrogato in inglese infatti il modulo I-779 da lui firmato è tutto in inglese. «È inaccettabile che qualsiasi ente governativo abbia in custodia persone che firmano documenti in una lingua che chiaramente non capiscono» hanno scritto in una dichiarazione congiunta gli avvocati Enrique Moreno, Elena Esparza e Lynn Coyle, che rappresentano il padre di Caal.

 

I MALORI E LA MORTE PER SEQUELE DI SEPSI

Cluaida Maquin, 27 anni, la mamma di Jaqueline mostra una foto della figlia

Alle 21,15 del 6 dicembre la carovana di migranti viene intercettata. Tra loro c’è Jaqueline col padre che vengono fermati e presi in custodia dalle pattuglie CPB. Alle 5 del mattino del 7 dicembre la bambina comincia ad accusare malori e a vomitare, poi la respirazione si fa sempre più affannosa e viene trasportata d’urgenza in elicottero all’ospedale di El Paso in Texas con 40,9° di febbre. Ma per lei non c’è più niente da fare ed esalerà l’ultimo respiro all’alba dell’8 dicembre. Il caso rimbalza sulle agenzie di stampa di tutto il mondo e gli agenti mettono subito le mani avanti dicendo che la bimba era denutrita o disidrata per il lungo viaggio. Ma il padre ribatte assicurando che era giunta fin lì senza gravi problemi. Del caso si occupa subito il Governo del Guatemala che, attravero la dottoressa Marta Larra, diplomatica del Ministero degli Esteri, invia una richiesta ufficiale al Dipartimento di Stato degli Usa per conoscere cosa sia accaduto. La risposta è arrivata solo in questi giorni attraverso l’anticipazione sull’esito dell’autopsia fatta dai reporter della Reuters, Julio-Cesar Chavez e Yeganeh Torbati: «L’autopsia del medico legale della Contea di El Paso, ha rilevato che Caal è morta per “sequele di sepsi streptococcica”, una reazione spesso mortale a infezioni o batteri. I batteri dello streptococco sono stati trovati negli organi principali di Caal, inclusi i suoi polmoni, la ghiandola surrenale, il fegato e la milza, secondo il rapporto»».

 

DAL MAL DI GOLA ALLA MORTE PER LO STREPTOCOCCO

La diplomatica guatemalteca Marta Larra in lacrime davanti alla bara della piccola Jaqueline

I . Onde comprendere al meglio quanto scritto nella relazione medica sono andato a rileggermi cosa sia questo famigerato batterio scoprendo che è una delle più comuni forme d’infezione ma può diventare assai pericoloso fino a causare la perniciosa sepsi. La sepsi, precedentemente conosciuta col nome di setticemia, è un’emergenza medica legata alla risposta dell’organismo (Sindrome da Risposta Infiammatoria Sistemica – SIRS) a un’invasione da parte di microorganismi patogeni, come appunto può essere lo streptococco. Ha un tasso di mortalità sensibilmente più elevato di altre patologie note (ad esempio 10 volte quello dell’infarto) e una diagnosi tempestiva è fondamentale per le probabilità di sopravvivenza. «Gli streptococchi crescono facilmente sui terreni di coltura e fermentano gli zuccheri, ma nelle colture hanno una vitalità scarsa (di pochi giorni) e una patogenicità verso gli animali da esperimento egualmente poco notevole – scrive l’Encilocpedia Treccani e ciò ci ramenta che la piccola viveva in una famiglia di agricoltori – Un’altra caratteristica è quella di presentare facili variazioni della loro morfologia e biologia. Ciò rende molto difficile la distinzione delle varie specie di streptococchi, tentata, finora senza risultati definitivi, da molti studiosi». Tra i più diffusi e pericolosi c’è lo Streptococcus pyogenes che normalmente colonizza l’area orofaringea di soggetti giovani e bambini e si trasmette attraverso il muco, starnuti, colpi di tosse o semplicemente parlando. E’ causa di malattie suppurative (infiammazioni purulente) come faringiti, scarlattina ma anche di sindromi reumatiche e renali più gravi perché senza purulenza e quindi indibiduabili solo per sintomi febbrili o con esami colturali di urine e feci. Quando invade l’organismo, ad esempio attraverso una ferita, può essere responsabile di gravissime infezioni come la fascite necrotizzante o degenerare in una sepsi fino a diffondersi per via sanguigna in metastasi in vari organi. Come nel caso della povera Jaqueline: vittima di “sequele di sepsi”, ovvero una reiterazione delle setticemie che rivela un’acuzie della patologia perdurante da parecchie ore se non giorni. Ma non è stata individuata dalle autorità che l’avevano in custodia. Proprio come accaduto per un suo connazionale e quasi coetaneo.

 

RICOVERATO E DIMESSO: FELIPE MUORE A 8 ANNI

Uno dei pezzi del muro al confine tra Stati Uniti e Messico

Proprio mentre alla Vigilia di Natale il Dipartimento di Stato americano forniva gli ultimi aggiornamenti sul caso della bambina un’altra tragedia si stava consumando nelle postazioni della Polizia di Frontiera americana del New Mexico. Felipe, un giovanissimo guatemalteco di 8 anni, dopo essere stato preso in custodia dagli agenti del Border Patrol ha dato evidenze di una malattia ed è stato subito trasferito in un ospedale di Alamogordo dove il personale ospedaliero gli ha diagnosticato un semplice raffreddore (sempre tra i sintomi di una possibile infezione da streptococco), ed è stato poi dimesso nonostante qualche linea di febbre. Poche ore dopo ha accusato nausea e vomito, proprio come la sua connazionale, ed è stato riportato al Gerald Champion Regional Medical Center dove è spirato per complicanze respiratorie intorno alle 23,48. Questo caso suscitò minore impatto sui media proprio perché nessuna colpa poteva essere imputata alle forze dell’ordine che lo avevano in custodia in quanto lo avevano tempestivamente affidato alle cure dei medici che non vevano colto la gravità della patologia. Ma certamente si è trattato di un segnale forte per il vicepresidente Usa Mike Pence che, essendo cristiano, avrà certamente rilevato l’incredibile coincidenza per cui i due decessi sono avvenuti in due importanti festività religiose come Immacolata Concezione di Maria e Natività di Gesù. «La morte di Caal ha alimentato le critiche degli oppositori delle politiche di immigrazione del presidente americano Donald Trump, che hanno cercato di scoraggiare i migranti dal cercare rifugio negli Stati Uniti – hanno scritto i giornalisti della Reiters sul caso di Jaqueline – La Casa Bianca ha detto che l’amministrazione Trump non è da incolpare per la morte, ma i critici, inclusi i democratici al Congresso, hanno detto che i migranti detenuti dovrebbero avere più cure mediche nelle strutture di frontiera per prevenire tali casi». E proprio dopo il decesso di Felipe «l’amministrazione Trump ha annunciato cambiamenti delle politiche del DHS volte a prevenire la morte di bambini in custodia, compresi controlli medici più approfonditi». Ma ciò non attenua minimamente il dramma delle separazioni dei minori tornato di pressante attualità per il disperato appello lanciato nelle scorse settimane da Amnesty International.

 

APPELLO DI AMNESTY PER IL BAMBINO SEPARATO DALLA MAMMA

«A marzo, Valquira e suo figlio Abel, di sette anni, sono fuggiti dal Brasile e hanno chiesto asilo negli Stati Uniti dopo le minacce di morte dei trafficanti di droga. Le autorità di frontiera statunitensi li hanno forzatamente separati e continuano a detenere Valquiria. L’angoscia estrema che lei e suo figlio stanno vivendo può essere una tortura. Le autorità di immigrazione degli Stati Uniti devono immediatamente liberare Valquiria mentre attende l’esito della sua richiesta di asilo». E’ uno degli appelli urgenti che si trovano sul sito Usa di Amnesty International nel quale si invita ogni persona sensibile ad agire sceivendo una lettera, mandando una mail o un tweet ad alcune autorità preposte di cui pubblicano i recapiti «esortandoli a concedere immediatamente la libertà condizionale umanitaria a Valquiria mentre attende la decisione sul suo ricorso in materia di asilo, in quanto il rilascio dovrebbe essere concesso per motivi umanitari quando la persona non rappresenta una minaccia per la sicurezza pubblica e non presenta rischi di fuga». I responsabili americani di AI nel loro richiamo chiedono che le autorità siano invitate «a fornire supporto psicosociale a Valquiria e suo figlio, per aiutarli a riprendersi dal trauma sperimentato dalla loro separazione illegale dalla famiglia» e più in generale «a garantire che i richiedenti asilo siano trattenuti solo se necessario e proporzionato nel singolo caso, e a concedere la libertà umanitaria a tutti i richiedenti asilo, ove possibile». L’associazione di tutela dei diritti umani alcuni mesi orsono era già intervenuta per segnalare che i funzionari dell’agenzia US Border Patrol avevano «forzatamente separato altri quattro padri richiedenti asilo dai loro figli dopo il loro arrivo negli Stati Uniti, in violazione degli standard statunitensi sull’unità familiare durante la detenzione per immigrazione. I genitori stanno quindi soffrendo di disagio emotivo e i posti in cui due dei bambini si trovano sono ancora sconosciuti».

Uno dei luoghi di custodia dei bambini migranti dal Messico negli Usa

A questi drammi familiari si aggiungono i numerosi decessi tra i migranti che tentano di attraversare illegalmente gli Stati Uniti dal Messico ma, a differenza di quelli nel Mediterraneo, non trovano ampio spazio sui media ocidentali. La Pokizia ha segnalato ha 294 migranti morti nell’anno fiscale 2017 (conclusosi il 30 settembre 2017), un dato fortunatamente inferiore a quello del 2016 (322), e della media annuale nella decade precedente. Secondo l’autorità doganale americana tra il 1998 e il 2017 sono morte 7.216. Mentre sarebbero 3221 i migranti salvati in condizione di pericolo nel 2017. Secondo un rapporto ufficiali citato dal media Abc News sono stati 250 i decessi nel 2018. «La cifra rappresenta i decessi dei migranti registrati dai funzionari di frontiera nella loro area di responsabilità e non riguarda esclusivamente le persone sotto custodia – evidenzia la reporter Anne Flaherty – Ad esempio, 50 decessi nel 2018 sono contrassegnati come “legati all’acqua”, presumibilmente persone che sono annegate cercando di attraversare aree del confine attraversate da fiumi. L’esposizione al calore è stata la causa del maggior numero di morti. Il documento afferma che la stragrande maggioranza dei decessi, 117, è di migranti dal Messico. Altre 116 persone erano “sconosciute”. Mentre indica 19 persone morte nel 2018 dal Guatemala, 14 dall’Honduras e 8 dal Salvador». Si tratta dei tre paesi del cosiddetto Triangolo del Nord sudamericano oggetto delal polemica innescata da un alto prelato della Chiesa Cattolica americana e rilanciata dall’agenzia Fides, organo d’informazione pontificio delle Opere Missionarie.

 

GLI AIUTI TOLTI DAGLI USA A GUATEMALA E HONDURAS

Il cardinale americano Joseph William Tobin, Arcivescovo di Newark

«Con profondo senso di tristezza, ho letto della proposta di riduzione dell’aiuto umanitario ai paesi del Triangolo settentrionale dell’America centrale. Sono ancora sorpreso che alcuni ancora non capiscano cosa costringa le persone a lasciare il loro paese di origine. La maggior parte sta fuggendo dalla violenza estrema e dalla povertà. La decisione di lasciare la propria casa non è facile o senza sacrificio». E’ questa la dichiarazione del Cardinale redentorista Joseph William Tobin, Arcivescovo di Newark, capoluogo della Contea dell’Essex, nel New Yersey rilasciata a Fides. Si fa infatti riferimento alle recenti dichiarazioni del presidente americano Trump sull’impossibilità ad affrontare la questione dell’emigrazione ed al conseguente annuncio di tagli gli aiuti a tre nazioni centroamericane, Guatemala, Honduras e El Salvador, note come il Triangolo del Nord. «Il paradosso segnalato dai critici, è che i tagli si riferiscono a programmi volti a prevenire la violenza, a ridurre la povertà estrema e la fame e a rafforzare il sistema giudiziario – rimarca Fides – Gli stessi problemi che spingono i residenti di quei paesi a lasciare le loro case per cercare un futuro più stabile in altri posti». «Chi potrebbe pensare che il modo migliore per risolvere il problema della povertà estrema sia quello di tagliare gli aiuti umanitari?» si chiede il Cardinale, esortando il governo «a collaborare con i leader dei paesi del Triangolo del Nord per vedere quale sia il modo migliore di affrontare la povertà e la violenza che inducono uomini, donne e bambini a lasciare le loro case in un numero così grande. Quando aiutiamo i poveri tra noi, serviamo Dio stesso. Bisogna ricordare le parole di Gesù: “In verità ti dico, quello che non hai fatto per uno di questi piccoli, non l’hai fatto per me” (Mt 25,45)». Ancora ci sono pochi dettagli sull’entità di questo taglio ma, secondo Fides, il Dipartimento di Stato ha informato che si tratterebbe di circa 450 milioni di dollari di aiuti.

 

I FINANZIAMENTI PER IL GOLPE IN VENEZUELA

Il piano di investimenti per la United States Agency spesso utilizzata come testa di potente per i regime-change

 

Proprio nei giorni scorsi Gospa News aveva evidenziato che il piano di stanziamenti della Casa Bianca per l’agenzia Usaid (Us International Development Agency) prevedeva circa 700milioni per la lotto al terrorismo ma anche 500 milioni per il “supporto della transizione in Venezuela” per «continuare l’assistenza democratica» al regime-chance che, secondo il Governo di Caracas del presidente Nicolas Maduro, non sarebbe stata attuata solo finanziando la crescita politica del leader di opposizione filoamericano Juan Guaidò ma anche attraverso i circa 250 sabotaggi della rete elettrica ed idrica avvenuti dal 7 di marzo. In pratica l’amministrazione Trump toglie i finanziamenti a paesi assai poveri per investire in un golpe contro un paese ricco di petrolio come la repubblica caraibica del Socialismo Bolivariano; la quale, come attestato dall’Onu, era in forte crescita nell’Indice di Sviluppo Umano prima delle sanzioni economiche Usa e del contemporaneo discredito delle agenzie di rating internazionali. Ma questo non è che uno dei tanti nefasti paradossi dell’attuale politica di Washington. Se al confine col Messico i bambini che lasciano i loro miseri villaggi per un futuro migliore muoiono per la mancanza di cure mediche mentre si trovano reclusi, per analogo motivo, ma per più gravi malattie come poliomelite e tbc, nel campo profughi siriano di Al Rukban crepano i fanciulli cui viene invece impedito di far rientro nei loro villaggi, liberati dall’esercito governativo di Bashar Al Assad dopo la sconfitta dei miliziani jihadisti Isis. Insieme alle loro famiglie restano in ostaggio di una sorta di lager contemporaneo gestito da ribelli mantenuti e protetti dagli Usa. Ennesima perversione della Casa Bianca che mette le strategie geopolitiche mondiali persino dinnanzi alla salute dei bambini.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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FONTI

DAILY MAIL – LA STORIA DI JAQUELINE – VERSIONE ITALIANA

DAILY MAIL – THE JAKELIN STORY AND BURIAL – ORIGINAL VERSION

REUTERS – L’AUTOPSIA SU JAQUELINE

MIRROR – IL BAMBINO MORTO A 8 ANNI

AMNESTY – APPELLO PER LA PICCOLA BRASILIANA

ABC NEWS – I MORTI NEL CONFINE MESSICANO

FIDES – TAGLI USA AGLI AIUTI IN CENTROAMERICA

ALTRI BIMBI MORTI NEL LAGER DEGLI USA IN SIRIA

YEMEN: BOMBE SAUDITE MASSACRANO BIMBI IN OSPEDALE

 

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Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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