PROCURATORI GENERALI DI 18 STATI IN LOTTA PER TRUMP COL TEXAS. Norme di sicurezza elettorale violate

PROCURATORI GENERALI DI 18 STATI IN LOTTA PER TRUMP COL TEXAS. Norme di sicurezza elettorale violate

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di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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«”Almeno 17 Stati si sono uniti al Texas nello straordinario caso contro la più grande frode elettorale nella storia degli Stati Uniti. Grazie!”. Donald Trump, con un tweet aperto da un entusiasta ”Wow!” poco dopo la mezzanotte ora italiana aveva annunciato che altri procuratori generali si erano aggiunti all’azione legale. Twitter, come ormai consuetudine per i messaggi del presidente, aveva segnalato le informazioni come non accertate ma circa due ore dopo i quotidiani americani hanno cominciato a diffondere tutti i particolari confermando l’esplosiva notizia.

«Le accuse contenute nell’Atto di Citazione sollevano importanti questioni costituzionali ai sensi della Clausola degli Elettori dell’articolo II, § 1. Sollevano anche serie preoccupazioni relative all’integrità elettorale e alla fiducia del pubblico nelle elezioni. Queste sono questioni di grande importanza pubblica che meritano l’attenzione di questa Corte. La Corte dovrebbe accogliere la mozione del querelante per il permesso di presentare l’atto di citazione».

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E’ quanto hanno scritto 17 procuratori generali di altrettanti stati degli USA nella loro causa depositata ieri, mercoledì 9 dicembre, presso la Corte Suprema in relazione alle presunte violazioni che sarebbero avvenute durante le elezioni presidenziali del 3 novembre scorso in quattro “Swing-States” (Georgia, Pennsylvania, Michigan e Wisconsin) fondamentali per l’assegnazione dei Grandi Elettori che secondo i risultati finora certificati hanno consentito la proclamazione ufficiosa di Joseph Biden quale presidente-eletto.

«L’atto di citazione del querelante afferma che gli attori non legislativi negli Stati convenuti hanno tolto importanti garanzie contro le frodi nel voto per posta che erano state emanate dal legislatore in ciascuno Stato» si legge nella memoria firmata da 17 procuratori generali, prima che si aggiungesse anche quello dell’Arizona nelle ore successive portando a 18 gli stati in causa.

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Il procuratore generale del Texas, Ken Paxton, è stato il primo a depositare un’azione legale sulla questione davanti alla Corte Suprema. Ma nelle ore successive Eric Schmitt, procuratore del Missouri, ha preso il toro per le corna ed ha riunito i colleghi di altri 16 stati nella causa facendola diventare una clamorosa questione federale al di là della sua valenza politica: tutti i firmatari, infatti, fanno riferimento al Partito Repubblicano che ha sostenuto Donald Trump nella cors alla riconferma della Casa Bianca. Tra gli esponenti del Gop (Grand Old Party) non ha aderito il procuratore della Georgia, stato nel mirino del contenzioso.

Martedì sera, la Corte Suprema ha ordinato agli Stati convenuti (i 4 citati in causa) di rispondere entro le 15 di giovedì 10 dicembre (le 21 ora italiana).

Il procuratore generale dello Stato del Missouri, Erci Schmitt

Proprio per questo motivo il New York Time, tra i primi a pubblicare la notizia insieme a Fox News, non ha dato grande risalto ad un’azione che non solo capita per la prima volta nella storia americana ma potrebbe acuire lo scontro politico, in parte attenuato dalla decisione di Trump di dare inizio alla transizione per l’insediamento di Biden, trasformandolo in un dirompente conflitto sociale

«Nonostante dozzine di giudici e tribunali abbiano respinto le sfide alle elezioni, i procuratori generali repubblicani in 17 stati mercoledì hanno sostenuto il presidente Trump nella sua campagna legale sempre più disperata e audace per invertire i risultati. La dimostrazione di sostegno, in una memoria depositata presso la Corte Suprema, ha rappresentato l’ultimo tentativo dei lealisti di Trump di usare il potere delle cariche pubbliche per venire in suo aiuto mentre continua a negare la realtà della sua perdita con affermazioni infondate di frode elettorale» scrivono Jeremy W. Peters e Maggie Haberman nel loro articolo sul NYT denotando un’impronta palesemente faziosa.

«La mossa è uno sforzo per sostenere una causa intentata martedì dal procuratore generale pro-Trump in Texas che cerca di ritardare la certificazione degli elettori presidenziali in quattro stati campo di battaglia persi dal presidente. Il signor Trump ha sperato che la Corte Suprema ascolterà il caso e alla fine gli assegnerà un secondo mandato. Gli esperti legali sono scettici, tuttavia, e l’hanno ampiamente liquidata come una trovata pubblicitaria» aggiunge il NYT.

Mentre un senatore repubblicano con ambizioni presidenziali, Josh Hawley del Missouri, mercoledì ha elogiato il procuratore generale del suo stato, Eric Schmitt, dopo che il signor Schmitt ha dichiarato su Twitter che “il Missouri è in lotta” per il signor Trump.

Al di là del giudizio meramente politico resta il fatto che si tratta di un’azione legale a tutti gli effetti sulla quale la Corte Suprema, nella quale siedono 6 giudici conservatori (3 nominati da Trump) contro 3 progressisti, sarà chiamata ad esprimersi a breve. Ciò potrebbe essere sufficiente per gli Stati che hanno depositato la causa per contestare il processo formale di proclamazione del presidente eletto che il Comitato Elettorale dei 538 Grandi Elettori dovrà fare il prossimo 14 dicembre.

La contestazione del voto in Georgia, Pennsylvania, Michigan e Wisconsin potrebbe mettere in discussione ben 62 grandi elettori attualmente attribuiti a Biden che in quegli stati è stato certificato vincitore. Se questa richiesta di invalidazione fosse accolta potrebbe far scendere da 306 a 244 il totale dei voti favorevoli al candidato dei Blue, sotto ai 270 necessari per la vittoria, rimettendo in corsa quello dei Red che ne ha solo 232. In Pennsylvania sia la Corte Distrettuale che quella Suprema (dello Stato) hanno respinto la richiesta della sospensione della certificazione dei voti avanzati dalla campagna di Trump, tramite l’avvocato Rudolph Giuliani, che quella del rappresentante repubblicano Mike Kelly ritenendole infondate.

Trump non ha poi presentato un’azione diretta alla Corte Suprema come aveva annunciato in precedenza, anche perché il suo avvocato Giuliani, ex Sindaco di New York, nel frattempo è risultato positivo al Covid-19 ed è stato costretto all’isolamento. Ma il suo staff elettorale si è invece unito all’azione depositata lunedì dal procuratore generale del Texas. «Il suo avvocato ha insinuato l’idea che la frode fosse dilagante, scrivendo che riferire nei media sulla mancanza di prove “non ha centrato il punto” perché la questione più grande è se i funzionari statali abbiano allentato le garanzie di voto “quindi quella frode diventa inosservabile.”» riporta ancora NYT.

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Se a parole il presidente repubblicano in carica contesta l’uso del sistema elettorale Dominion, promosso dalla fondazione di Clinton in vari stati e respinto proprio dal Segretario di Stato del Texas nel gennaio 2019 perché ritenuto inaffidabile in quanto a rischio di manipolazioni fraudolente, nei fatti l’azione legale sulle presunte frodi elettorali si concentra sulle modifiche delle modalità di voto adottate dagli stati in conseguenza dell’emergenza Covid-19 che, ancora una volta, sconfina nella sfera politica.

Non va dimenticato, infatti, che secondo l’avvocato Robert Kennedy la pandemia sarebbe stata pianificata da decenni da parte di Bill Gates, donor dei Democratici, ed Anthony Fauci, supervisore dei molteplici esperimenti batteriologici finanziati dall’amministrazione Obama con il progetto PREDICT-USAID, diventati sospetti alla luce delle rivelazioni di quegli scienziati che ritengono il virus SARS-Cov-2 costruito in laboratorio in un affare tra Cina e Usa.

Ma vediamo nel dettaglio quali sono le presunte violazioni denunciate dai procuratori generali Eric S. Schmitt (Missouri) insieme a Steve Marshall (Alabama), Douglas J. Peterson (Nebraska), Leslie Rutlege (Arkansas), Wayne Stenehjem (North Dakota), Ashley Mood (Florida), Mike Hunter (Oklahoma), Curtis T. Hill jr (Indiana), Ala Wilson (South Carolina), Derek Schmidt (Kansas), Jason R. Ravnsborg (South Dakota), Jeff Landry (Louisiana), Herbert H. Slatery III (Tennessee), Lynn Fitch (Mississippi), Sean D. Reyes (Utah), Tim Fox (Montana), Patrick Morrisey (West Virginia).

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«Hanno abrogato le garanzie legali contro le frodi che gli osservatori responsabili hanno da tempo raccomandato per il voto per posta e (2) lo hanno fatto in un modo che prevedibilmente conferiva un vantaggio di parte a un candidato nelle elezioni presidenziali. Tali accuse sono gravi e giustificano il controllo di questa Corte» si legge nella memoria di 24 pagine.

«In primo luogo, l’atto di citazione proposto afferma che gli attori non legislativi in Pennsylvania, Michigan e Georgia hanno abolito o indebolito unilateralmente i requisiti di verifica della firma per le schede inviate per posta. Afferma che il Segretario di Stato della Pennsylvania ha abrogato il requisito legale di verifica della firma della Pennsylvania per le schede elettorali per corrispondenza in una composizione “amichevole” di una causa intentata da attivisti. Afferma che il Segretario di Stato del Michigan ha autorizzato le domande di voto per assente online, senza alcuna firma, in violazione degli statuti del Michigan; e che i funzionari elettorali della contea di Wayne, Michigan, hanno semplicemente ignorato i requisiti legali di verifica della firma. E afferma che il Segretario di Stato della Georgia ha abrogato unilateralmente lo statuto della Georgia che autorizza i cancellieri della contea a impegnarsi nella verifica della firma per le votazioni in assenza in un’altra soluzione legale».

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Poi la memoria si focalizza sulla gestione “Gestione delle schede elettorali insicura”. «L’atto di citazione afferma che gli attori non legislativi hanno cambiato o abolito le regole statutarie per la gestione sicura delle schede per gli assenti e per posta in Pennsylvania, Michigan e Wisconsin. Afferma che i funzionari elettorali nelle aree democratiche della Pennsylvania hanno violato gli statuti statali aprendo e rivedendo le schede elettorali per corrispondenza che dovevano essere tenute chiuse e al sicuro fino al giorno delle elezioni. Afferma che il Segretario di Stato del Michigan, agendo in violazione della legge statale, ha inviato 7,7 milioni di richieste di voto per assente non richieste agli elettori del Michigan, “inondando così il Michigan con milioni di richieste di voto per assente prima delle elezioni generali del 2020”. E sostiene che la Commissione elettorale del Wisconsin ha violato la legge statale posizionando centinaia di scatole non monitorate per la presentazione di schede per assente e per posta in tutto lo Stato, concentrate in aree fortemente democratiche».

«Oltre a violare la clausola degli elettori, queste azioni, come presunto, contraddicono le raccomandazioni di sicurezza elettorale di buon senso. Il Manuale del Dipartimento di Giustizia sulla procura federale dei reati elettorali rileva che la vulnerabilità al maltrattamento è ciò che rende le schede assenti “particolarmente suscettibili ad abusi fraudolenti” perché “sono contrassegnate e lanciate al di fuori della presenza di funzionari elettorali e l’ambiente strutturato di un seggio elettorale. “»

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Un altro presunto attentato alla “integrità elettorale”, secondo i 17 procuratori,proviene da standard incoerenti in tutto lo stato. «L’atto di citazione sostiene che gli Stati convenuti fornissero standard e trattamenti diversi per le schede per corrispondenza presentate in diverse aree di ciascuno Stato, e che questo trattamento differenziale fornisse uniformemente un vantaggio di parte a una delle parti nelle elezioni presidenziali. Afferma che i funzionari elettorali di Filadelfia e della contea di Allegheny, in Pennsylvania, hanno applicato standard diversi agli elettori in quelle roccaforti democratiche rispetto a quelli applicati ad altri elettori in Pennsylvania, in violazione della legge statale. Allo stesso modo, si sostiene che Milwaukee, Wisconsin abbia violato la legge statale autorizzando i funzionari elettorali a “correggere” le omissioni squalificanti sulle buste delle schede elettorali inserendo informazioni che l’elettore avrebbe dovuto inserire con una penna rossa, mentre nessun processo di “correzione” simile è stato concesso ad altri elettori in quello Stato. E afferma che la contea di Wayne, Michigan, ha fornito un trattamento differenziato dei suoi elettori, in violazione degli statuti statali, semplicemente ignorando i requisiti di verifica della firma richiesti dalla legge.».

Alla fine la memoria ha evidenziato un altro problema: l’esclusione deggli osservatori bipartisan. «L’atto di citazione afferma che alcune contee degli Stati Convenuti hanno escluso osservatori bipartisan dalle procedure di apertura e conteggio delle votazioni. Ad esempio, afferma che i funzionari elettorali di Filadelfia e della contea di Allegheny, in Pennsylvania, hanno violato la legge statale escludendo gli osservatori repubblicani dall’apertura, dal conteggio e dalla registrazione delle schede degli assenti in quelle contee. E afferma che i funzionari elettorali nella contea di Wayne, Michigan, hanno violato gli statuti statali escludendo sistematicamente gli osservatori dei sondaggi dal conteggio e dalla registrazione dei voti in assenza».

Adesso la questione passa alla Corte Suprema che dovrà valutare se ritenere fondata la causa legale o se rigettarla. E’ comunque evidente che la nomina ufficiale di Biden prevista per la prossima settimana è a questo punto a rischio. Secondo i media che sostengono la legittima vittoria del candidato democratico l’azione dei 17 procuratori è soltanto un tentativo per ritardare la proclamazione. Ma spetterà ai giudici l’ultima parola.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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