WARGAMES NELL’ALLEANZA USA-ISRAELE. Missili Iron Dome nel Golfo Persico. Capo CentCom a Tel Aviv. Mossad a Washington

WARGAMES NELL’ALLEANZA USA-ISRAELE. Missili Iron Dome nel Golfo Persico. Capo CentCom a Tel Aviv. Mossad a Washington

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di Fabio Giuseppe Calo Carisio

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“Il nostro obiettivo era scoraggiare una guerra”. E’ quanto ha dichiarato il generale Frank McKenzie, comandante del CentCom, il comando centrale dell’Us Army in Medio Oriente. Ma se da una parte l’alto ufficiale ritiene che le relazioni tra Stati Uniti e Iran sono in un “periodo di opportunità” dall’altra non svela i progetti segreti del Pentagono nel Golfo Persico e nel Mar Mediterraneo.

Le sue dichiarazioni rilasciate ai giornalisti durante un recente viaggio aereo e riportate dal sito specializzato americano Defense One, infatti, non svelano i retroscena dell’accordo tra Washington, Tel Aviv e i paesi della penisola arabica con cui Israele ha stipulato, nelle ultime settimane dell’amministrazione di Donald Trump, gli “Accordi di Abramo” in memoria delle storiche tribù abramitiche che sono il comune denominatore religioso tra i Musulmani, lontani discendenti degli Ismailiti del figlio di Abramo, e gli Ebrei del patriarca più importante dell’Antico Testamento.

Mentre infatti la diplomazia della nuova amministrazione del presidente Joseph Biden cerca di dare un’impronta di dialogo in Medio Oriente aperto anche verso l’Iran, uscito dal patto JOCPA sulla non proliferazione nucleare in risposta all’abbandono da parte del presidente Trump, la strategia militare procede inesorabile nel Mar Mediterraneo e nel Golfo Persico.

Israele, secondo quanto riferito dal quotidiano Haaretz, ha infatti dato via libera all’installazione del sistema anti-missili Iron Dome in alcuni paesi della penisola arabica senza rivelare dove gli USA potranno installare le batterie di difesa acquistate dall’industria israeliana Rafael Advanced Defense Systems and Israel Aerospace Industries.

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«Sono certo che il sistema aiuterà l’esercito degli Stati Uniti a difendere i soldati americani dalle minacce balistiche e aeree”, ha detto il ministro della Difesa Benny Gantz alla cerimonia di consegna della seconda batteria, secondo quanto riportato da Haaretz.

«A causa della delicatezza della questione per gli americani, i funzionari israeliani si rifiutano di rivelare in quali paesi verranno schierati gli intercettori Iron Dome. Ma a porte chiuse, secondo i funzionari israeliani, Israele ha dato il suo tacito accordo agli americani di posizionare le batterie per difendere le sue forze dagli attacchi dell’Iran e dei suoi delegati. Oltre agli stati del Golfo, sono previsti schieramenti anche nei paesi dell’Europa orientale, per paura che la Russia possa mettere in pericolo le forze americane o le infrastrutture strategiche in quei paesi, hanno detto i funzionari israeliani» aggiunge il quotidiano di Tel Aviv.

Non solo. Negli ultimi giorni del suo mandato presidenziale Donald Trump ha deciso di spostare Israele dalla giurisdizione del Comando europeo (Eucom) delle forze armate statunitensi al Centcom, responsabile del comando e del controllo di tutte le forze militari statunitensi in Medio Oriente, compreso l’Egitto, l’Asia centrale e parti dell’Asia meridionale.

 

IL COMANDANTE USA CENTCOM IN ISRAELE

«Il passaggio di Israele all’interno di Centcom dovrebbe aprire la strada a una più aperta cooperazione militare tra Israele e gli Stati arabi del Medio Oriente, in particolare gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrain, con i quali Israele ha firmato accordi di normalizzazione diplomatica lo scorso settembre» scrive Agenzia Nova, media di comunicazione sponsorizzato dall’industria bellica italiana Leonardo, fortemente legata al Qatar e alla Turchia dei Fratelli Musulmani, come evidenziato nel reportage di Gosa News Lobby Armi – 4.

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Questa storica variazione dell’area di controllo di Centcom, non solo renderà il Pentagono assai più autonomo dalle politiche della NATO di Bruxelles in Israele ma consente un più stretto dialogo tra le forze armate americane presenti nel Golfo Persico e quelle dell’Israeli Defense Force (IDF).

A conferma di ciò «il comandante del Centcom, generale Kenneth McKenzie, arriverà in Israele alla fine della settimana». Lo ha riferito il quotidiano israeliano “Jerusalem Post”, sottolineando che si tratta della prima visita di alto livello di un alto funzionario statunitense dopo l’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca.

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«L’imminente visita di McKenzie – rivelata per la prima volta dall’analista della difesa di Walla News Amir Bohbot – è stata confermata dai funzionari del governo e arriva in un momento di maggiore tensione nella regione a causa della continua aggressione dell’Iran in tutto il Medio Oriente» scrive il quotidiano sionista ovviamente dimenticandosi di menzionare i continui attacchi dell’aviazione di Tel Aviv in Siria, Libano e Iraq contro le postazioni dei miliziani iraniani, alleati dei governi Sciiti.

Il generale Kenneth McKenzie, comandante del CentCom dell’US Army che controlla il Medio Oriente

Ma non è tutto. Secondo quanto riportato dal media italiano di gepolitica Inside Over, Israele è assai preoccupata per il fatto che l’accordo sul nucleare 5+1 (US, UK, Francia, Cina, Russia e Germania più Iran) possa consentire a Teheran di proseguire lo sviluppo delle centrifughe finalizzate all’arricchimento dell’uranio. Come avvenne nella centrale di Qom, la più protetta della terra perché sotterranea, dove ci fu un incremento della produzione di materiale atomico dopo l’uccisione del generale Qasem Soleimani, comandante delle Forze Quds, il reparto speciale per le missioni all’estero dei Pasdaran (le Guardie della Rivoluzione Islamica iraniana).

 

IL CAPO DEL MOSSAD A WASHINGTON

Il generale Yaakov Amidror, ex capo del Consiglio di sicurezza nazionale, e fedelissimo del premier Benjamin Netanyahu, come riporta Amos Harel su Haaretz, in un incontro al Jerusalem Institute for Strategy and Security, ha dichiarato: “In una situazione in cui gli Stati Uniti tornano al vecchio accordo nucleare con l’Iran, Israele non avrà altra scelta che agire militarmente contro l’Iran per impedirgli di fabbricare un’arma nucleare”.

«Il concetto è quindi molto semplice: se l’America tratta per un accordo che Netanyahu ha sempre considerato foriero di minacce per Israele, le forze di Israele attaccheranno prima che l’Iran abbia la possibilità di dotarsi di un ordigno nucleare. Non una novità per la strategia israeliana: uno dei suoi pilastri, la dottrina Begin, prevede proprio il colpire l’avversario prima ancora che sia possibile che esso si doti di un’arma in grado di riequilibrare la supremazia militare sulla regione» scrive il giornalista Lorenzo Vita su Inside Over che annuncia un’imminente e importante missione di Tel Aviv negli Usa.

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«Proprio per questo motivo, Netanyahu si è già messo all’opera. L’idea è quella di inviare il capo del Mossad (il controspionaggio israeliano – ndr), Yossi Cohen, a Washington, per discutere delle richieste dello Stato ebraico nei confronti di un eventuale negoziato per il rientro degli Stati Uniti nel 5+1. SecondoChannel 12, Cohen sarà il primo nome di alto profilo israeliano a incontrare Biden in veste di presidente degli Stati Uniti. Mentre sabato sera, il consigliere per la sicurezza nazionale, Meir Ben-Shabbat, ha telefonato all’omologo Usa Jake Sullivan» aggiunge ancora Inside Over.

La notizia è stata confermata anche da Middle East Monitor: «Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu invierà il capo israeliano del Mossad Yossi Cohen a Washington il mese prossimo per incontrare il presidente degli Stati Uniti Joe Biden al fine di presentare le richieste di Tel Aviv per la riforma dell’accordo nucleare iraniano, ha riferito ieri il Times of Israel. Secondo il quotidiano israeliano, il canale televisivo israeliano 12 ha dato la notizia sabato sera, aggiungendo che Cohen, un fidato alleato di Netanyahu, sarebbe stato il primo alto funzionario israeliano a incontrare Biden e il capo della CIA».

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu con il capo del Mossad Yossi Kohen

«L’obiettivo di Israele è quello di presentare a Biden e alla sua amministrazione un dossier sul programma nucleare iraniano che renda impossibile al presidente americano il rientro negli accordi come previsti nel 2015. Israele potrebbe accettare questa eventualità soltanto qualora Teheran confermasse lo stop all’arricchimento dell’uranio, alla produzione di nuove centrifughe avanzate, la fine della presenza militare dell’Iran in Siria, Yemen e Iraq e cessare i rapporti di alleanza con Hezbollah. Tutto questo dando poi pieno accesso ai funzionari dell’Agenzia atomica internazionale per controllare i siti del programma nucleare».

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Ma le Forze Quds in Iraq come in Siria sono state determinanti per entrambe le nazioni nella sconfitta dello Stato Islamico del califfo Al Baghdadi, guida degli estremisti ISIS di matrice islamica sunnita nella guerra contro gli Sciiti come gli Alawiti del presidente siriano Bashar Al Assad e del suo partito Ba’th, di cui fu massimo esponente il padre Hafiz Al Assad, finito nel mirino della Central Intelligence Agency fin dal lontano 1983, come rivelano i documenti desecretati pubblicati in esclusiva da Gospa News.

 

LA NUOVA AMBASCIATA DI ISRAELE AD ABU DHABI

In aggiunta a tutto ciò nei giorni scorsi Israele ha inaugurato oggi la propria ambasciata ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi. Lo ha annunciato il ministero degli Esteri israeliano dopo aver detto che il Paese del Golfo ha approvato la sua missione a Tel Aviv. A guidare la rappresentanza, dopo gli “Accordi di Abramo”, è l’ambasciatore Eitan Naeh, anche se la sede fisica della missione deve essere ancora scelta. Il ministro degli Esteri, Gabi Ashkenazi, ha augurato buona fortuna all’ambasciatore e ha ringraziato il governo degli Emirati per la sua decisione. Israele aprirà anche un proprio consolato a Dubai nei prossimi giorni.

“L’ambasciata – ha spiegato il ministro degli Esteri – avrà il compito di far avanzare le relazioni tra i due Paesi su tutti i piani ed espanderà le connessioni con il governo emiratino, le strutture economiche e il settore privato, accademico, delle comunicazioni e altro ancora. L’ambasciata agirà anche per promuovere gli interessi di Israele e sarà a disposizione dei suoi cittadini”.  Fino all’individuazione di una sede, la missione opererà in uffici temporanei.

“Questo – ha continuato – è un altro passo nel trattato di pace che Israele ed Emirati Arabi hanno siglato a Washington lo scorso 15 settembre”. L’impegno di Biden sugli “Accordi di Abramo” L’Amministrazione Biden porterà avanti l’impegno per la sicurezza di Israele e intende contribuire a rafforzare i cosiddetti “Accordi di Abramo”, promossi dall’amministrazione Trump, per la normalizzazione dei rapporti con i Paesi arabi.

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È l’assicurazione che il nuovo consigliere per la sicurezza nazionale Usa, Jake Sullivan, ha fornito al collega israeliano Meir Ben Shabbat in una telefonata. Lo ha reso noto la Casa Bianca. Sullivan ha ribadito “il fermo impegno del presidente Joe Biden verso la sicurezza di Israele” e ha discusso con il collega delle “opportunità di potenziare la partneship nei prossimi mesi, anche rafforzando il successo degli accordi di normalizzazione di Israele con Emirati Arabi, Bahrein, Sudan e Marocco”.  Sullivan ha poi confermato che gli Stati Uniti si consulteranno strettamente con Israele su tutte le questioni di sicurezza regionale e ha esteso l’invito ad avviare un dialogo strategico a breve termine per continuare discussioni sostanziali.

La solida alleanza tra i paesi anglosassoni ed Israele passa anche attraverso il più importante tycoon sionista della lobby delle armi come evidenziato nel reportage 3 sull’argomento. Micheal Fredman, infatti, oltre ad essere uno dei contractor del Pentagono attraverso la sua corporation di difesa Elbit è stato premiato sia dalla loggia massonica ebraica americana B’nai B’rith di Washington che dalla Regina Ekisabetta II d’Inghilterra in virtà della sua filantropia, sebbene si sia arricchito producendo i droni-killer utilizzati dagli Usa in Medio Oriente.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES

GOSPA NEWS – WUHAN.GATES REPORTAGE

GOSPA NEWS – INCHIESTE CORONA VIRUS

GOSPA NEWS – INCHIESTE LOBBY ARMI

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Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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