GRAVI PATOLOGIE DA SINDROME ACUTA POST-VACCINI COVID (PACVS). Studio del prof. Mantovani su 17 Vaccinati svela AutoAnticorpi Patogeni presenti fino a 32 mesi

di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
Uno studio pubblicato su Biomedicines dopo revisione paritaria alcuni mesi fa dal professor Mauro Mantovani è destinato a diventare una pietra miliare nel campo della ricerca sulla sindrome post-acuta da vaccinazione COVID (PACVS) che causa disturbi assai simili a quelli del cosiddetto Long Covid (ovvero i postumi dopo l’infezione virale da SARS-Cov-2).
Mantovani, bioimmunologo ricercato dell’Istituto di Medicina Biologica di Milano e membro attivo della British Society for Immunology, ha condotto un’analisi retrospettiva insieme ai colleghi dello stesso ente milanese Giuseppe Di Fede, Marco Tomasi, Daniele Belli, e con Paolo Bellavite, ricercatore indipendente già docente di Patologia Generale presso l’Università di Verona, Serafino Fazio, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università Federico II di Napoli,Elisabetta Zanolin, Unità di Epidemiologia e Medicina Statistica, Dipartimento di Diagnostica e Sanità Pubblica, Università di Verona.
17 Vaccinati con indrome post-acuta da vaccinazione COVID (PACVS)
Lo studio, denominato “Autoanticorpi diretti contro i recettori accoppiati alle proteine G e molecole correlate a RAS nella sindrome post-acuta da vaccinazione COVID: uno studio retrospettivo di una serie di casi – Autoantibodies Targeting G-Protein-Coupled Receptors and RAS-Related Molecules in Post-Acute COVID Vaccination Syndrome: A Retrospective Case Series Study”, è stato condotto su 17 vaccinati con vaccini a mRNA o mDNA che erano sani prima della vaccinazione e non erano mai stati infettati da SARS-CoV-2 ma che presentavano sintomi simili a PACVS per un tempo mediano di 20 mesi (min 4, max 32).

Tale ricerca è di cruciale importanza non solo perché ha confermato in una più ampia coorte il precedente studio su un caso clinico da cui erano emersi auto-anticorpi gravemente patogeni correlati alle inoculazione dei sieri genici.
Ma anche perchè ha anticipato (nel dicembre 2024) le medesime conclusioni (del maggio 2025) di alcuni ricercatori medici del Dipartimento di Immunologia della Scuola di Medicina della Yale University che non solo hanno evidenziato la permanenza della proteina tossica Spike nel sangue dei vaccinati fino a 709 giorni (Mantovani sta per pubblicare una ricerca che arriva fino a 756 giorni come ha anticipato a Gospa News in un’intervista) ma hanno ribadito la «condizione debilitante cronica dopo la vaccinazione anti-COVID-19, spesso definita sindrome post-vaccinazione (PVS)» e la presenza di auto-anticorpi patogeni, confermando indirettamente il lavoro pionieristico italiano.
Questa anomala e grave reazione avversa del sistema immunitario umano ai vaccini, definiti terapie geniche dal Commissario incaricato dal Governo Slovacco di indagare, è resa micidiale proprio dalla lunga persistenza nel sangue della proteina Spike dei sieri genici mRNA causata, come svelato in precedenza sempre da Mantovani, da una “doppia prolina“ aggiunta in laboratorio dalle case farmaceutiche produttrici.
Un fenomeno che noi abbiamo denominato Spike-Demia proprio per la sua elevata percentuale di diffusione nei vaccinati dimostrata da vari studi.
Ecco in estrema sinteti i opunti focali menzionati nell’Abstract (sommario) di Mantovani et al.:
Contesto/Obiettivi:
Mentre la sindrome post-acuta da COVID-19 è ben nota e ampiamente studiata, la sindrome post-acuta da vaccinazione COVID (PACVS) è un’entità nosologica più recente e scarsamente definita a livello immunopatologico, sebbene condivida molti sintomi con le sequele delle infezioni virali infezioni.
Metodi:
Questo studio retrospettivo monocentrico riporta una serie di casi di 17 soggetti vaccinati con vaccini a mRNA o a vettore adenovirale che erano sani prima della vaccinazione e non erano mai stati infettati da SARS-CoV-2 ma che presentavano sintomi simili a PACVS per un tempo mediano di 20 mesi (min 4, max 32). Le cartelle cliniche di tutti i pazienti afferiti al nostro ambulatorio in un periodo di un anno sono state analizzate retrospettivamente.
Risultati:
In questo gruppo, i test sierologici hanno mostrato che, oltre alla positività per gli anticorpi anti-proteina spike, un’alta percentuale di soggetti era positiva per anticorpi contro i recettori accoppiati alle proteine G e le molecole coinvolte nella risposta a SARS-CoV-2.
In un pannello di 16 autoanticorpi testati, alcuni erano positivamente associati ad alcuni dei sintomi riferiti dai pazienti: anti-ATR1 con linfoadenopatia e/o tonsillite; anti-ACE2 con sintomi cutanei come ecchimosi, edema cutaneo e rash; anti-MAS1 con sensazione di bruciore diffusa; e anti-STAB1 con edema cutaneo e rash. Gli anti-ADRA2A erano negativamente associati a perdita di memoria e/o annebbiamento mentale. ACE2 correlava con i livelli sierici di anticorpi anti-S, supportando l’ipotesi di un meccanismo anti-idiotipo nell’immunopatogenesi della PACVS.
Conclusioni:
Questa analisi esplorativa suggerisce che i livelli di autoanticorpi diretti contro ACE2, e probabilmente anche contro MAS1 e STAB1, possano fungere da biomarcatori per la PACVS.
L’immunopatogenesi, citata sopra, si riferisce allo studio dei meccanismi mediante i quali il sistema immunitario contribuisce al danno tissutale in varie malattie. In altre parole, è l’analisi di come una risposta immunitaria, pur mirata a combattere una patologia, possa causare o peggiorare i danni ai tessuti.
Le Patologie della PACVS: Tachicardia, Perdita di Memoria, Ipertensione e gastrite
Scrivono infatti i medici italiani nelle loro conclusioni finali:
«In particolare, è stato osservato che tutti i pazienti con PACVS riportano una varietà di sintomi, tra cui astenia, perdita di memoria, nevralgia, tachicardia ortostatica o a riposo e dolore muscolare sono i più frequenti. Inoltre, i pazienti positivi per autoanticorpi contro il recettore della proteina spike ACE2 presentano una maggiore frequenza di sintomi come ipertensione, cefalea, gastrite, ecchimosi cutanee, edema o eruzioni cutanee rispetto ai pazienti ACE2-negativi. Se confermati attraverso studi sistematici su coorti più ampie, questi anticorpi potrebbero diventare un prezioso biomarcatore per la diagnosi, la valutazione clinica e la gestione degli eventi avversi autoimmuni conseguenti alla vaccinazione contro il COVID-19».
I loro lavoro è stato implicitamente confermato dallo studio condotto nel Regno Unito e pubblicato su MedRxiv per ora solo in pre-print (senza revisione paritaria)
I ricercatori britannici guidati da Akiko Iwasaki, Sterling Professor of Immunology at Yale University, avevano scoperto che gli autoanticorpi potrebbero attaccare 65 diversi tipi di marcatori umani.
Hanno anche evidenziato due tipi di autoanticorpi che sembravano essere più diffusi nei campioni di pazienti con PVS. Un tipo è l’autoanticorpi anti-nucleosomi, che è implicato nel lupus, e un altro è l’anti-AQP4, che è implicato nella neuromielite ottica, una malattia autoimmune del sistema nervoso, come accertato da Mantovani nel caso clinico studiato in precedenza.
Inoltre i medici inglesi hanno anche evidenziato un altro pericolo ipoteticamente correlato al tristemente noto “turbo-cancro” dei vaccinati:
«I pazienti con PVS tenderebbero anche ad avere coinfezioni con altri virus come Epstein-Barr e herpes. A differenza dei pazienti con COVID lungo, i pazienti con PVS presentavano linfociti T esauriti o inattivi, cellule coinvolte nell’uccisione delle cellule tumorali e infette».
Una significativa differenza tra i medici italiani e britannici sta nel fatto che i primi definiscono la Sindrome come PAVCS, inserendo la parola Covid nella denominazione di questa entità nosologica, mentre gli altri, più timidamente, la chiamano PVS, tralasciando di focalizzare la problematica legata ai vaccini antiSARS-Cov-2 nel nome e nell’acronimo.
Il fatto che ancora non esista un termine unico internazionale per descrivere la sindrome post-acuta da vaccinazione COVID è la prova più evidente del caso che regna nella Scienza Medica asservita al mainstream PRO-VAX e alle Big Pharma…
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
giornalista investigativo dal 1991
direttore responsabile di Gospa News
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