TROPPI SUICIDI TRA I MILITARI. Allarme sulla Salute Psichica di Donne e Uomini in Divisa. Serve una Commissione d’Inchiesta

TROPPI SUICIDI TRA I MILITARI. Allarme sulla Salute Psichica di Donne e Uomini in Divisa. Serve una Commissione d’Inchiesta

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Con questo articolo prosegue la collaborazione dell’amico Piero Angelo De Ruvo quale autore di Gospa News specializzato sulle tematiche militari e geopolitiche. Dopo essersi congedato per la meritata pensione come Primo Luogotenente dell’Esercito Italiano non può più conservare l’incarico di rappresentante sindacale militare come aveva fatto in precedenza con ammirevoli battaglie contro l’obbligo vaccinale per i lavoratori delle Forze Armate.

I link a precedenti articoli di Gospa News sono stati aggiunti a posteriori dalla redazione per l’attinenza con gli argomenti trattati

In questo interessantissimo articolo De Ruvo, ora entrato nel direttivo dell’associazione Constitutio Italia che raggruppa componenti delle forse dell’ordine, delle forze armate ma anche avvocati, sanitari e rappresentanti della società civile impegnati nella lotta sui diritti costituzionali, riporta ed analizza alcune parti delle due missive da lui steso inviate ai competenti Ministeri della Repubblica Italiana sull’inquietane tema del suicidio delle divisa. 


di Piero Angelo De Ruvo

“Onorevoli Ministri della Difesa Guido Crosetto e dell’Interno Matteo Piantedosi. Il 2022 si è concluso con un dato allarmante, nel comparto Difesa e Sicurezza, ci sono stati ben 72 eventi suicidari. Un bilancio drammatico di cui necessita un’azione urgente e concreta da parte del Ministero della Difesa e dell’Interno oltre che dallo stesso Governo. Non si può ancora far finta di nulla, non si può continuare a sottostimare i malesseri che sono ben presenti all’interno degli edifici, delle mura di cinta dei vari reparti”.

I seguenti numeri, (anno 2019- suicidi 69; anno 2020- suicidi 51; anno 2021- suicidi 57), sono la cartina di tornasole di un disagio soffocato da una indifferenza generalizzata a tutti i livelli. Il 2023 è iniziato nel peggiore degli modi, con un altro lutto nelle Forze dell’Ordine, un Brigadiere Capo appartenente all’arma dei carabinieri forestale, di 54 anni in servizio a Sabaudia, ad oggi siamo a ben 5 eventi.  Una sconfitta per le Istituzioni, una tragedia per i colleghi, ma soprattutto un dramma per i familiari, chiusi nei ricordi, e nel loro dolore per la perdita del loro caro.  Purtroppo questi tragici eventi erano già stati posti alla Vostra attenzione nelle due lettere aperte di agosto e novembre 2022”. 

Su questo triste argomento, parecchie sigle sindacali militari, supportate da associazioni, una tra le tante “L’altra Metà della Divisa”, che con la sua capillarità sul territorio di professionisti e di “peer supporter”, danno un aiuto concreto oltre ad organizzare convegni, dibattiti, ecc. per discutere, confrontarsi ed affrontare varie problematiche collegate in maniera più o meno diretta alla spinosa ma, da parte delle istituzioni, narcotizzata tematica del suicidio nel comparto Difesa e Sicurezza. Se guardiamo indietro, tante parole e tantissimo inchiostro è stato speso per mettere in risalto questa problematica che attanaglia le donne e gli uomini in divisa.

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Tutta questa straziante attenzione da parte dei sindacati militari, su un argomento così delicato, è frutto di una estenuante situazione che i servitori dello Stato, giorno dopo giorno devono affrontare. Tuttavia, in alcuni convegni, la sporadica presenza delle istituzioni politiche e militari, è apparsa come una tenue e tremolante fiammella di una candela posta ad illuminare un cammino buio e ventoso, quasi ad aver timore nel presenziare a simili eventi. Siamo ancora molto lontani nel collocare la loro partecipazione come pietra “Miliare” lungo il percorso di un distratto interesse politico ed istituzionale nell’affrontare e trattare tristi eventi quando c’è di mezzo la vita di un essere umano.

IL DOPPIO CAPPELLO DI MOLTI SINDACALISTI MILITARI

 

Nonostante i vari convegni, e tante belle parole, alcuni, per fortuna non tutti, rappresentanti dei così detti “sindacati militari”, evitano perentoriamente di esprimersi sull’operato della vecchia, obsoleta, farraginosa e soprattutto gerarchizzata, rappresentanza militare, forse perché al loro interno ci sono dirigenti che indossano il doppio cappello di dirigente sindacale (sindacato giallo) e rappresentante militare, una sorta di Dottor Jekyll e Mister Hyde.

Un conflitto di interesse tutto made in Italy che nessuno riesce a vedere o vuol vedere, un interesse difeso con le unghie ormai lacerate e sanguinanti, dagli stessi “maghi dal doppio cappello” con il consenso dei Vertici Militari e della stessa politica.

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Un organo (quello della rappresentanza) gerarchizzato, che ancora una volta, ha ottenuto nelle più tristi tradizioni della Rappresentanza Militare, una ulteriore estensione (come la stragrande maggioranza dei mandati precedenti, grazie a delle leggi cucite su misura degne di un abito di alta sartoria, che lasciano aperte non poche perplessità), del suo superfluo mandato. Nessun sindacalista militare riesce a commentare su quanto fatto dalla Rappresentanza Militare relativamente alla problematica dei suicidi dei propri colleghi, si trincerano dietro uno sterile “no comment”. Una risposta che lascia aperte le porte a tanti dubbi.

“L’estremo gesto compiuto da chi indossa una divisa giurando fedeltà alla Repubblica Italiana, con vincolo precipuo d’affrontare il supremo sacrificio in nome di quel giuramento, “è un fallimento per l’Istituzione”. Da questa riflessione, scaturisce una domanda, già a Voi rivolta la volta scorsa: “i Comandanti a tutti i livelli, hanno la piena coscienza di un eventuale malessere delle loro donne e dei loro uomini?”, “Sono in grado di riconoscere eventuali segni premonitori?”  

Tutti attendiamo un profondo e significativo intervento politico, le vedove e gli orfani, i genitori, i fratelli, le sorelle ed i colleghi, tutti chiedono a gran voce la creazione di una commissione che chiarisca caso per caso, ogni triste e straziante evento.

L’URGENZA DI UNA COMMISSIONE D’INCHIESTA

Una commissione che valuti ogni eventuale responsabilità sotto l’aspetto dell’azione di comando, dove spesso e volentieri la prevaricazione di autorità è il fiore all’occhiello di squallidi personaggi (per fortuna pochi) in cui un servitore dello Stato è vittima indiscussa di defenestrazione senza dare la possibilità del sacrosanto ed inviolabile diritto alla difesa, dove il più delle volte le sentenze ed i giudizi, interpretati e filtrati a piacimento, sono già preconfezionati, per cui la sua vita non conta alcunché sul presagio della fulgida e veloce carriera (gli esiti dei vari ricorsi ne sono la prova).

Una Commissione che sia davvero indipendente, garantista e senza obblighi gerarchici. Una commissione formata non dai soliti noti con gradi apicali, ma anche da chi ha condiviso gomito a gomito la strada e conosce le problematiche di tutti i giorni, attingendo i relativi componenti, per non distogliere le forze operative, anche dal personale che non è più in servizio attivo.

Egregi Ministri, le donne e gli uomini che indossano una uniforme per garantire la sicurezza di una Nazione, lo fanno con dedizione e nella più totale abnegazione. Ora tocca alle Istituzioni non abbandonarli e far sentire la loro vicinanza con azioni concrete. Un operatore della sicurezza se si sente tutelato (non protetto, chi sbaglia deve pagare), opera con maggiore serenità psicologica, aiutandolo nello stesso momento ad affrontare tutte le difficoltà che si presenteranno sul suo cammino, sia nel campo professionale che in quello personale”.

I vari Ministeri e Comandi di Vertice, negli anni addietro, sono intervenuti per cercare di arginare il più possibile, questo stillicidio di vite umane. Hanno aggiunto altre toppe colorate al bellissimo vestito di Arlecchino, già pieno di norme e direttive, senza arrivare a decisioni concrete e risolutive, forse per colpa di un deficit normativo, sicuramente perché non si vuole riconoscere la fragilità che può esistere sotto quella divisa, quella fragilità che può diventare sicurezza se i relativi comandi dedicano un minimo di ascolto alle problematiche del loro personale.

LE VESSAZIONI ANCHE SULL’OBBLIGO VACCINALE

Inoltre negli ultimi anni il comparto Difesa e Sicurezza, è stato oggetto di ulteriore stress, determinata dalle politiche sull’obbligo vaccinale Covid -19, dove a tutt’oggi viene celato il numero dei militari che hanno subito effetti avversi, una criticità che ha rappresentato una ulteriore divisione sociale, e potrebbe aver mutato, in alcuni casi, anche in problemi di natura psicologica (forse non è un caso che negli ultimi tre anni il numero dei suicidi è cresciuto sempre più).

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Eppure, l’Ispettorato Generale della Sanità’ Militare “Osservatorio Epidemiologico della Difesa”1, dall’ultimo bollettino epidemiologico del suicidio in Italia, aggiornato al 20192, afferma “ ….sul piano statistico la distribuzione dei suicidi risulta sovrapponibile a quella della popolazione generale ed il fenomeno risulta altresì contenuto …..”quindi, il fenomeno dei suicidi è un fenomeno contenuto, poco rilevante, dunque degna di minima attenzione. In conclusione occorre attendere che il numero dei suicidi salga, affinché questa problematica possa essere presa in considerazione dalle autorità competenti.

“Purtroppo finché la disciplina militare andrà sempre a braccetto con azioni vessatorie e mobbing, mai nessuno avrà quella forza di chiedere aiuto, si vedrebbe venir cancellata, dalla linea di comando, quella identità militare a cui ha giurato”. 

In tali, comprensibili e delicate situazioni, sono compromesse la libertà d’espressione di chi ha già problemi difficili da raccontare o risolvere, così come, per l’interlocutore preposto (psicologo militare/Ufficiale) la capacità di ottenere quel rapporto di fiducia incondizionato nel raccogliere liberamente i problemi e le situazioni di quelle donne e quegli uomini, senza che essi siano paralizzati dalla gerarchia che hanno di fronte.

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Onorevoli Ministri, nonostante i piccoli passi, da parte delle Istituzioni,  che si tentano di effettuare, questi risultano irrisori rispetto all’argomento trattato, si riscontra sempre più una deplorevole indifferenza politica, giudiziaria ed istituzionale, quest’ultima, se non si trattassero di eventi drammatici in cui c’è di mezzo la vita di un essere umano, farebbe carte false (ed a volte ci riesce) per tenere tutto a tacere e nascondere l’intero argomento sotto un bel tappeto broccato, si sa, l’immagine è tutto, ma la vita è una sola. Non bastano progetti di informazione, non bastano campagne di sensibilizzazione del personale.

“Le dinamiche prodromiche al suicidio sono varie e complesse, occorrono così professionisti esterni che operano in perfetta sinergia con le organizzazioni militari, al fine di garantire quel rapporto fiduciario indispensabile tra il singolo e il professionista incaricato di esatta diagnosi, percorso terapeutico ovvero semplicemente l’individuazione delle cause generanti il malessere che possano poi sfociare in “inattesi”, ovvero prevedibili se ben valutati in tempi utili, gesti estremi”.

Fuor d’ogni dubbio che le professionalità “interne” al contesto militare (medici psicologi/psichiatri) posseggano corrette capacità scientifiche utili, e tuttavia il loro proficuo impiego dedito allo scopo dovrebbe poter garantirne l’assoluta imparzialità idonea all’indispensabile rapporto fiduciario tra questi e il soggetto. Ma proprio la gerarchia militare (notoriamente i medici militari sono Ufficiali) costituisce intrinseco ostacolo ad un reale, fattivo e risolutivo approccio psicologico tra il medico, militare superiore ed il paziente, soggetto normalmente inferiore di grado gerarchico.

Il suicidio se non si può prevedere lo si deve prevenire.

Ci sono state troppe vittime, Ora tocca alle istituzioni fermarle e scrivere la parola FINE.

Piero Angelo De Ruvo
Primo Luogotente dell’Esercito Italiano in Congedo
Ex segretario nazionale della Federazione Lavoratori Militari (FML) dell’Esercito Italiano
Membro del direttivo di Constitutio Italia

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Piero Angelo De Ruvo

Un pensiero su “TROPPI SUICIDI TRA I MILITARI. Allarme sulla Salute Psichica di Donne e Uomini in Divisa. Serve una Commissione d’Inchiesta

  1. Con molta probabilità si tratta di induzione al suicidio attraverso l’uso di psicofarmaci.
    C’è stato uno studio americano

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