CORONAVIRUS: In Italia dilaga l’uso di un farmaco anche se può uccidere: per anafilassi

CORONAVIRUS: In Italia dilaga l’uso di un farmaco anche se può uccidere: per anafilassi

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L’anticorpo sintetico Tocilizumab
ha bloccato la polmonite in alcuni contagiati
ma può causare danni epatici così gravi
da rendere necessario il trapianto di fegato

di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

I media del mainstream vanno spesso a braccetto con le Big Pharma, come nel caso del colosso mondiale dei vaccini GlaxoSmithKline e dell’agenzia d’informazione Reuters secondo quanto svelato da Gospa News nel precedente reportage.

Pertanto è normale che cantino vittoria per la diffusione a macchia d’olio della sperimentazione di un farmaco anti-artritico contro il CoronaVirus sebbene abbia una pericolosità molto alta derivante da una serqua di gravi effetti indesiderati comuni tra cui il fuoco di Sant’Antonio, disfunzioni epatiche, ed aumento nel sangue del colesterolo e della bilirubina (componente della bile), da cui può derivare anche un’itterizia in alcuni casi persino fatale.

La molecola di Tocilizumab è stata utilizzata con un discreto successo contro la polmonite da CoVid-19 prima all’ospedale Cotugno di Napoli e poi a Milano, Modena, Fano, Pesaro, Cosenza su 50 pazienti alcuni dei quali hanno avuto un graduale miglioramento nel giro di 24 ore. La casa farmaceutica che lo produce ha dispensato 600 trattamenti gratuiti ai vari ospedali che ne hanno fatto richiesta anche dalla Sicilia.

Ma pochi si sono soffermati a leggere con attenzione l’informativa sul prodotto dalla quale emerge che su 4009 “cavie umane” cui è stato somministrato per attestarne l’evidenza scientifica ed ottenere l’autorizzazione all’utilizzo una è morta di anafilassi fatale.

Altre sono state costrette ad un trapianto di fegato ed infine ci sono rischi di neoplasie, la degenerazione cellulare che può determinare un tumore benigno o uno maligno con conseguente metastasi.

Come risulta dai test clinici, infatti, uno su mille può essere colpito da gravi disquamazioni della pelle conseguenti ad eruzioni cutanee per la sindrome di Stevens-Johnsons, reazioni allergiche fatali ed infiammazioni del fegato con epatite o ittero.

Ciò rende il medicinale assai pericoloso non tanto per i contagiati più gravi già intubati con respirazione artificiale, per i quali è davvero l’ultima “chance”, quanto per quelli gravi ma non in imminente rischio di decesso nei quali potrebbe causare molti danni futuri insieme all’immediato beneficio.

Ometteremo ogni riferimento all’azienda Big Pharma ed agli operatori sanitari che lo stanno sperimentando per palesare che da parte di Gospa News non vi è alcun intento diffamatorio o denigratorio di chi lo sta impiegando clinicamente in virtù della sua legale certificazione presso l’Agenzia Europea del Farmaco. Ci limiteremo ad analizzare i fatti come nostra abitudine.

Lo faremo prendendo spunto dalle considerazioni scientifiche di un illustre pneumologo di fama mondiale, dal foglio illustrativo del medicinale e dall’analisi dettagliata del prodotto in cui sono compresi i risultati dei test clinici (di cui forniremo file pdf solo ai lettori che ne faranno esplicita richiesta per email dopo essersi iscritti alla newsletter di Gospa News).

 

LA SCELTA TRA IMMUNO-SOPPRESSORE E STIMOLATORE IMMUNITARIO

Il Tocilizumab, o atlizumab, è un anticorpo monoclonale umanizzato ovvero realizzato sinteticamente con un processo biochimico. È un farmaco immuno-soppressore (o immuno-modulatore) studiato soprattutto per il trattamento dell’artrite reumatoide (AR) e dell’artrite idiopatica giovanile sistemica, una grave forma reumatoide di origini sconosciute, ecco perché è definita idiopatica, che fortunatamente colpisce solo 10 minori di età inferiore ai 16 anni su 100.000 (0,01 % di bambini e ragazzini).

Al fine di far comprendere come sovente la farmacologia operi sovente nelle tenebre scientifiche va rammentato che anche l’artrite reumatoide acuta o cronica negli adulti e diffusa soprattutto negli anziani over 60 è di eziologia (causa) completamente sconosciuta alla medicina.

Quel che ci preme però osservare è il fatto che si tratta di un immuno-soppressore, ovvero, per spiegarla in forma semplice ed ovviamente non tecnica, è un anticorpo “competitor” di quelli naturali che agisce contro il recettore dell’interleuchina-6 (IL-6R).

Il principio attivo è in grado di inibire i livelli elevati di Interleuchina 6 (IL-6) determinati da alcune malattie infiammatorie e infezioni. Si tratta di una proteina chiamata chitochina e prodotta da macrofagi e linfociti T che stimolano il sistema immunitario a rispondere a determinati eventi, come ad esempio l’infezione scatenata da un patogeno. La risposta immunitaria, tuttavia, può essere talmente violenta e incontrollata da innescare la cosiddetta sindrome da rilascio di citochine,

Nel contagio di CoVid-19 la proteina tocilizumab risulta utile perché, con alcune sequenze di aminoacidi, si può ancorare alla proteina “Spike” del coronavirus. E con tale meccanismo il farmaco può bloccarne la replicazione o arrestarne la sua virulenza.

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L’infezione, infatti, nel 50 % dei casi più gravi degenera in una polmonite letale amche per lo sviluppo di un’infezione fungiva negli alveoli altrimenti sterili, come spiegato dal professor Alexander Cuchalin, il più importante penumologo russo membro dell’Accademia delle Scienze di Mosca, in un nostro precedente articolo scientifico.

E’ proprio sulla base della riflessione dell’illustre scienziato che s’insinua il primo dubbio. Il professor Chuchalin evidenzia la necessità di individuare uno stimolante immunitario che potenzi le reazioni degli anticorpi di concerto alle normali terapie antivirali delle affezioni delle vie respiratorie.

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Questa funzione immuno-stimolatrice potrebbe svolgerla, secondo lo pneumologo italiano professor Vincenzo Soresi, il principio attivo del farmaco vegetale derivante dal Pelargonium Sidoides, il geranio del Sudafrica. Ovviamente non si sa con quali effetti finchè non sarò sperimentata…

Ebbene è invece evidente che un immuno-soppressore lavora in modo diametralmente opposto sostituendo alla spontanea azione dei macrofagi naturali l’intervento di un anticorpo di sintesi. Ciò sarebbe sicuramente positivo se le controindicazioni di questa soluzione farmacologica iniettabile con infusione endovenosa “goccia a goccia” fossero lievi o di media gravità.

 

IL RISCHIO DI UN TRAPIANTO DI FEGATO

Purtroppo quello che si legge nel foglio illustrativo del Tocilizumab è invece inquietante. Al paragrafo 4.4 deidcato alle “Avvertenze speciali e precauzioni d’impiego” nel “riassunto delle caratteristiche del prodotto” sono infatti dedicate 3 pagine.

In primis si suggerisce cautela agli operatori sanitari nel suo utilizzo su pazienti con infezioni croniche o patologie preesistenti come diverticolite, diabete e patologia polmonare interstiziale, ovvero i soggetti fragili che sono peraltro il bersaglio primario del CoVid-19.

«Durante il trattamento è stato osservato grave danno epatico indotto da farmaco, tra cui insufficienza epatica acuta, epatite e ittero. Casi di danno epatico grave si sono verificati tra le 2 settimane e oltre i 5 anni successivi all’inizio del trattamento. Sono stati riportati casi di insufficienza epatica che hanno comportato il trapianto di fegato. I pazienti devono essere istruiti a rivolgersi immediatamente al medico in caso di manifestazione di segni e sintomi di danno epatico».

Da essi possono derivare gravi epatiti o ittero, causata da un aumento nel sangue della bilirubina, la componente principale della bile che interviene nei processi digestivi e deve essere poi smaltita nelle feci dopo un lungo processo di combinazione molecolare.

Qui si percepisce la pericolosità del Tocilizumab che può essere ben ritenuto un farmaco “salva-vita“ nei casi disperati da contagio di CoronaVirus ma i medici che lo stanno sperimentando già sostengono che bisognerebbe anticiparne il trattamento sul paziente nel momento in cui si aggrava ma non è ancora intubato.

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«Una neutropenia grave può essere associata ad un aumento del rischio di infezioni gravi, sebbene ad oggi non vi sia stata una chiara associazione tra la riduzione dei livelli dei neutrofili e l’insorgenza di infezioni gravi negli studi clinici» si legge ancora in riferimento ad una riduzione di una delle 5 tipologie di globuli bianchi nel sangue, fondamentali per le risposte immunitarie specifiche.

«I medici devono prestare attenzione alla presenza di sintomi che potenzialmente indichino l’insorgenza di disturbi da demielinizzazione centrale. Non è al momento nota la potenzialità di demielinizzazione centrale» ovvero la degenerazione delle guaine mieliniche dei nervi dell’Sistema Neurologico Centrale o dei nervi periferici con evidenti rischi di disturbi neurologici. In tal senso eventuali conseguenze sono sconosciute…

«Nei pazienti affetti da Artrite Reumatoide – che colpisce il 9,6% degli uomini e il 18% delle donne con più di 60 anni ndr – il rischio di neoplasie è aumentato» riportano le informazioni scientifiche su questo immuno-modulatore in riferimento al processo patologico di crescita abnorme delle cellule di un tessuto che può evolversi in un tumore benigno o addiruttura in un uno maligno con metastasi.

Tra gli effetti indesiderati non comuni (ovvero 1 su 100) ci sono anche calcoli renali, ipotiroidismo, ulcere gastriche e diarrea o stipsi da diverticolite. Quest’ultima è una patologia del colon caratterizzata dalla infiammazione di uno o più diverticoli: piccole protrusioni erniarie di mucosa intestinale attraverso la muscolatura liscia della parete del viscere.

«I pazienti che presentino sintomi potenzialmente indicativi di una diverticolite complicata, quali dolore addominale, emorragia e/o alterazione inspiegata degli abituali movimenti intestinali associata a febbre, devono essere valutati tempestivamente per poter identificare precocemente una diverticolite che potrebbe essere associata a perforazione gastrointestinale» avverte ancora la casa farmaceutica produttrice ipotizzando un altro grave pericolo.

Più specifica, e perciò meno probabile, è invece la «riattivazione virale (ad esempio virus dell’epatite B) riportata durante le terapie con medicinali biologici per l’AR. Negli studi clinici con Tocilizumab, i pazienti risultati positivi allo screening per l’epatite sono stati esclusi». Pertanto non esiste evidenza scientificaal riguardo.

 

PERICOLO DI UNA REAZIONE ANAFILATTICA FATALE

«La frequenza di reazioni anafilattiche (verificatesi in un totale di 8 pazienti su 4.009, 0,2%) è risultata di diverse volte maggiore con la dose di 4 mg/kg rispetto alla dose di 8 mg/kg. Reazioni di ipersensibilità clinicamente significative associate a Tocilizumab e che hanno richiesto l’interruzione del trattamento sono state riferite in un totale di 56 pazienti su 4.009 (1,4%) trattati con Tocilizumab nel corso degli studi clinici controllati e in aperto (successivi ai test – ndr)» si evidenzia al paragrafo 4,8 nel dettaglio tecnico sugli effetti indesiderati.

«Tali reazioni sono state osservate generalmente dalla seconda alla quinta infusione di Tocilizumab. Dopo la registrazione del prodotto è stato riportato un caso di anafilassi fatale durante il trattamento con tocilizumab» ciò significa, in parole povere, che una delle 4009 “cavie” ci ha rimesso la vita.

Calcolando che la letalità del CoronaVirus è del 6 % mentre quella testata di reazioni anafilattiche al farmaco è dell’1,4 % la pericolosità appare evidente sebbene la mortalità accertata per tale causa sia di 1 su 4.009 (0,025 %).

Ma ciò che maggiormente allarme è il numero di effetti indesiderati definiti “comuni” tra i quali citiamo solo i più gravi: infezione polmonare (la stessa polmonite che dovrebbe curare), fuoco di Sant’Antonio (herpes zoster), ritenzione idrica (edema) nella parte inferiore delle gambe, aumento del peso, anomalie nei test di funzionalità del fegato (aumento delle transaminasi), aumento della bilirubina come evidenziato negli esami del sangue, bassi livelli di fibrinogeno nel sangue (una proteina coinvolta nella coagulazione del sangue).

I molteplici e gravi effetti indesiderati anche comuni dell’anticorpo sintetico Tocilizumab

Ad essi si aggiunge la pressione sanguigna elevata in riferimento anche al fatto che i pazienti affetti da Artrite reumatoide presentano un rischio aumentato di disordini cardiovascolari e nel loro trattamento standard deve rientrare la gestione dei fattori di rischio quali ipertensione e iperlipidemia (colesterolo).

In sintesi è evidente che il corpo umano non reagisce molto piacevolmente a questa proteina artificiale come attesta anche l’immunogenicità, ovvero la reazione alla medesima del nostro naturale sistema immunitario.

«Un totale di 2.876 pazienti sono stati analizzati per rilevare anticorpi anti-tocilizumab negli studi clinici controllati a sei mesi. Dei 46 pazienti (1,6%) che hanno sviluppato anticorpi anti-tocilizumab, 6 hanno avuto una reazione di ipersensibilità clinicamente significativa che in 5 casi ha portato alla sospensione definitiva del trattamento. Trenta pazienti (1,1%) hanno sviluppato anticorpi neutralizzanti».

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Quali conseguenze potrebbe avere una tale reazione sul quadro clinico di un paziente già compromesso dal CoronaVirus?

Per ora metà della cinquantina di contagiati ricoverati cui è stato somministrato pare aver reagito positivamente, anche se bisogna fidarsi totalmente dei medici che lo stanno sperimentando perchè i pazienti sono completamente isolati anche dai parenti. Ma eventuali complicazioni si potrebbero manifestare nei prossimi giorni, settimane o mesi: come specificato anche dalle avvertenze sui problemi epatici.

A ciò si aggiunge un’ulteriore complicazione per i pazienti trattati: «Vaccini vivi e vivi attenuati non devono essere somministrati in concomitanza poiché non è stata stabilita la sicurezza clinica».

Ciò significa che un qualsiasi contagiato da CoronaVirus in cura non potrebbe assumere subito il vaccino qualora fosse disponibile nel breve termine come ipotizzato da alcune case farmaceutiche.

Per contrastare il CoVid-19 l’anticorpo monoclonale umanizzato è stato distribuito gratuitamente dall’azienda farmaceutica produttrice che così potrà arricchirne l’evidenza scientifica.

 

NESSUN ESPERIMENTO COI FARMACI NATURALI

Purtroppo, invece nessun tentativo risulta essere stato ancora sperimentato nella direzione suggerita dall’accademico russo alla ricerca di uno stimolante immunitario come ad esempio il già citato farmaco vegetale ottenuto dal geranio del Sud Africa, in latino Pelargonium Sidoides, chiamato anche fiore-cigogna per la forma particolare ed utilizzato in passato da un medico svizzero per curare la Tubercolosi ed oggi certificato dai sistemi sanitari per bronchiti e sinusiti acute. Questo medicinale è di origine naturale e pertanto pressochè privo di controindicazioni.

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Dagli Usa, invece, ci segnalano gli studi compiuti circa dieci anni fa dalla DTRA (Defenser Treath Reduction Agency), una delle agenzie del Pentagono più volte citata da Gospa News per i suoi laboratori di ricerca batteriologica e biogenetica sospettati di creare armi biologiche come molti ritengono possa essere il CoronaVirus.

«Mi sfugge perché non si discute di NSS10ppm. È un potente nutriente antivirale di argento non tossico di cui scientificamente provato che inibisce l’Ebola e un elenco esaustivo di malattie patogene – scrive il website Rankers focalizzato su terapie naturali – I giganti farmaceutici ora hanno il mondo prigioniero, sordo, muto e cieco: non in grado di vedere la foresta con gli alberi che le medicine naturali, persino alcuni alimenti, stanno riempiendo per i difetti di quelli sintetici».

L’articolo di analisi dello studio sulle proprietà antivirali dell’argento condotto dall’agenzia DTRA del Pentagono

Nel frattempo, in Olanda, è stato messo a punto il primo farmaco specializzato per aggredire il coronavirus Sars-CoV2 che lavora secondo un meccanismo analogo a quello del tocilizumab, legandosi alla proteina Spike per impedirle di agganciare altre cellule impedendo al virus di penetrare al loro interno per replicarsi. E’ anch’esso infatti un anticorpo monoclonale, specializzato nel riconoscere la proteina che il virus utilizza per aggredire le cellule respiratorie umane.

CATASTROFE DA ARMA BIOGENETICA. Gli 007: «Diffusa coi nano-droni CIA» e Cyber-libellule. Strage in Iran. SOS Italia

La ricerca è pubblicata sul sito BioRxiv dal gruppo dell’Università olandese di Utrecht guidato da Chunyan Wang. I ricercatori hanno detto alla Bbc che saranno necessari mesi prima che il farmaco sia disponibile perché dovrà essere sperimentato per avere le risposte su sicurezza ed efficacia.

Ovviamente anche su cavie umane che correranno il rischio di un’anafilassi fatale, di tumori o di trapianti di fegato come nel caso di quelle utilizzate per la sperimentazione clinica del Tocilizumab.

Mentre per il Pelargonium basta attendere la fioritura del geranio del Sud Africa a fine primavera o rivolgersi ad una farmacia dove è un semplice farmaco da banco prescrivibile senza ricetta…

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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divieto di riproduzione senza autorizzazione

GOSPA NEWS – INCHIESTE CORONA VIRUS

 


FONTI PRINCIPALI

GOSPA NEWS – REPORTAGES SALUTE

RANKERS – US STUDY ON ANTIVIRAL SILVER

ANSA – NUOVO FARMACO IN ARRIVO DALL’OLANDA

 

 

 

 

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Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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