11 SETTEMBRE, L’EVITABILE STRAGE PERMESSA DALLA CIA. Aiutò Al Qaeda nei Balcani. Ostacolò l’agente FBI O’Neill, Morto nel WTC

11 SETTEMBRE, L’EVITABILE STRAGE PERMESSA DALLA CIA. Aiutò Al Qaeda nei Balcani. Ostacolò l’agente FBI O’Neill, Morto nel WTC

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L’agente antiterrorismo dell’FBI John O’Neill è stato ucciso
nel crollo delle Torri Gemelle
dopo strani episodi della sua carriera
che fanno sospettare un complotto per eliminarlo

di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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«Nell’estate 1998 Martin Schmidt era a capo di Alec Station, l’unità della CIA che si occupava di Bin Laden. L’Alec Station era una creatura di Schmidt, il suo dominio. Lui e il suo team hanno dedicato una vita a caccia di Al Qaeda. L’operazione doveva essere condotta con la collaborazione dell’FBI ma non fu così. Il Bureau aveva due agenti assegnati all’Alec Station: dovevano essere messi al corrente di ogni informazione in modo da fare rapporto al nostro capo all’FBI, John O’Neil. Quell’estate l’Alec Station entrò in possesso di un hard disk da una cellula di Al Qaeda nell’Europa dell’Est. Schmidt rifiutò di condividere l’informazione. Su quell’hard disk c’erano le liste degli agenti operativi di Al Qaeda ed oltre cinquanta potenziali obiettivi».

In una delle prime scene del docufilm The Looming Tower, basato sul saggio di Lawrence Wright, vincitore del premio Pulitzer,  affiora con veemenza l’enorme responsabilità della Central Intelligence Agency,  il controspionaggio USA, nell’attentato al World Trade Center che fu colpito da due aerei di linea dirottati da terroristi islamici in un complotto di governi “Deep State” internazionali oggi abbastanza chiaro solo ai giornalisti di contro-informazione e, pertanto,  non certificato da alcuna istituzione governativa. Proprio come l’attentato al segretario Onu Dag Hammarskjold.

Nel primo episodio del film risulta che quelle parole furono pronunciate nel 2004 da Ali Soufan, agente FBI, davanti alla Commissione d’Inchiesta sull’11 settembre. Sono fedeli alla reale ricostruzione dei fatti in tutto tranne che per il nome del capo dell’Alec Station (anche denominata Bin Laden Issue Station) per il quale gli sceneggiatori hanno usato il nome fittizio Martin Schmidt al posto di quello vero Michael Scheuer.

La copertina del saggio di Lawrence Wright

Da quella testimonianza emerge che la CIA avrebbe nascosto informazioni che avrebbero potuto evitare gli attacchi dell’11 settembre. Fu fatta da Soufan perché il veterano dell’antiterrorismo del Federal Bureau of Investigations John O’Neil (che contribuì ad arrestare l’autore del primo attentato esplosivo al WTC nel 1993) era già morto,  proprio nel crollo della Torre Sud di Manhattan,  dopo vicissitudini così strane da farlo apparire come vittima di una piccola cospirazione per consentire che quella “più grande” potesse andare in scena. Oggi vogliamo rendergli memoria ricostruendo l’evitabile strage anche attraverso la sua storia.

A spiegare in estrema sintesi l’importanza della figura di O’Neil, un uomo cattolico di lontane origini irlandesi con una vita matrimoniale compromessa da molti flirt ed inviso ai potenti per la sua schiettezza di espressione, è stato anche Gordon Duff, marines reduce del Vietnam ed ex agente della CIA, ma soprattutto, da oltre dieci anni, Senior Editor di Veterans Today, sito di geopolitica ed intelligence militare, che per primo ha dimostrato la fondatezza dell’ipotesi di una demolizione controllata delle torri con l’utilizzo di piccoli ordigni nucleari preventivamente posizionati nei piani interrati.

«Cerchiamo di essere perfettamente chiari, se uno guardasse le notizie di oggi e non sospetterebbe che gli Stati Uniti abbiano creato e gestito al Qaeda sin dall’inizio» scrisse il Senior Editor di Veterans Today già il 5 ottobre 2016 nella sua memorabile inchiesta “The Secret History of 9/11”.

https://www.veteranstoday.com/2021/09/10/the-secret-history-of-9-11/

«Ciò che cambia le cose ora è che, con l’annullamento del veto di Obama da parte del Congresso la scorsa settimana, l’Arabia Saudita può essere citata in giudizio per complicità nell’11 settembre. Ci sono e ci sono state prove del coinvolgimento dell’Arabia Saudita, anche nella falsa narrativa limitata pubblicata nel rapporto sull’11 settembre 2005 o nelle presunte “28 pagine” mancanti».

«Rapporti reali mostrano anche che Mohammed Atta, l’ex ufficiale di sicurezza egiziano, allora con l’intelligence saudita, era un pianificatore operativo che operava dal suo appartamento in affitto a Fort Lee. Dove l’insabbiamento colpisce nel segno è che Atta era sotto sorveglianza da una squadra incaricata di indagare sul terrorismo nucleare contro gli Stati Uniti» spiega Duff.

«Questa squadra, originariamente guidata dall’agente speciale dell’FBI John O’Neill e in seguito dall’agente speciale dell’FBI Mike Dick, che doveva includere lo specialista di armi nucleari Jeff Smith, era concentrata a Fort Lee, nel New Jersey, non solo per guardare Atta ma per guardare Atta e i suoi complici, che includevano squadre israeliane che usavano un rifugio a pochi isolati di distanza».

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«Questo è l’oggetto della vera indagine e gli atti di questa, sequestrati dal Department of Homeland Security e detenuti per il rilascio dopo 50 anni, raccontano una storia più ampia, che coinvolge profondamente Israele (leggi controspionaggio MOSSAD – ndr) ad ogni passo, insieme ai traditori del Pentagono. Quello che possiamo fare ora è aprire le porte a consulenti legali che si occupino dell’Arabia Saudita» chiosa Duff all’inizio del suo articolo in cui svela un documento esclusivo.

«Ecco cosa si aggiunge ora alla narrazione, non quella ufficiale, ma quella basata sull’inchiesta del 2003. Le seguenti informazioni provengono dal rapporto preliminare del Dipartimento dell’energia degli Stati Uniti sugli eventi dell’11 settembre 2001 – scrive ancora Veterans Today – Gli edifici distrutti al World Trade Center sono stati demoliti utilizzando dispositivi nucleari portati negli Stati Uniti attraverso l’aeroporto di Teterboro, secondo il rapporto del DOE. Le dichiarazioni dell’investigatore affermano che “non c’erano moduli di passaporto solo doganali da compilare da parte degli equipaggi di volo. Non c’è mai stata alcuna ispezione fisica del bagaglio o dell’aeromobile.“».

JIHADISTI E AL QAEDA ARMATI DALLA CIA

Lasciamo per un momento da parte le dinamiche sul crollo del World Trade Center – e del famoso Edificio 7 che non fu colpito da alcun aereo e di cui abbiamo già parlato ampiamente in un precedente reportage – ed anche quelle sul ruolo dell’Arabia Saudita, già oggetto di una nostra inchiesta che mette in correlazione il brutale assassinio del gionalista Jamal Khashoggi con l’11 settembre. Analizziamo invece con calma la frase di Duff sulla collaborazione tra Usa ed Al Qaeda, ritenuta una creazione dell’Arabia Saudita dove Osama Bin Laden viveva in una delle ricchissime famiglie molto vicine alla Casa Reale.

Come abbiamo evidenziato in una precedente inchiesta sull’Afghanistan gli aiuti degli Usa ai Jihadisti iniziarono alcuni mesi prima dell’invasione dell’esercito russo avvenuta nel dicembre 1979 Tanto da legittimare un dubbio. Fu il controspionaggio della CIA ad armare guerriglieri islamici per difendersi dal previsto colpo di stato sovietico o furono i russi ad intervenire per evitare che i jihadisti potessero diventare troppo potenti? Come in effetti accaduto con l’ascesa del brutale regime dei talebani, gli “studenti del Corano” guidati dal Mullah Omar che oggi sono tornati al potere grazie al ritiro delle truppe Usa e al dialogo con la CIA…

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Per comprendere appieno l’intrigo esplosivo tra Al Qaeda, Sauditi e CIA da cui è maturato il periodo del terrorismo anti-americano, propedeutico alle guerre delle Primavere Arabe che consentirono al Pentagono (Dipartimento della Difesa Usa) di conquistare militarmente zone ricche di petrolio da acquistare a prezzi stracciati (Iraq) o da rubare (Siria) bisogna aver letto il libro Califfato d’Europa scritto da un super-poliziotto italiano ancora in servizio nell’inattaccabile versione di un romanzo storico, dove personaggi, fatti e contesti reali sono narrati senza la pretesa di un saggio storiografico.

E’ stato scritto dal vicequestore Antonio Evangelista, già comandante della Polizia di Stato nella Missione di Pace Onu in Bosnia ed oggi aggregato all’Interpol in Medio Oriente. In esso emerge chiaramente come la Bosnia musulmana sia stata creata dai jihadisti di Al Qaeda finanziati dai Sauditi e dalla Central Intelligence Agency per bilanciare il potere dell’influenza della Russia nella potente Serbia e in tutti i Balcani.

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Non solo. Come svelato da Gospa News la guerra civile in Siria fu pianificata dalla CIA fin dal 1983 per attuare il regime-change quando ancora governava il padre dell’attuale presidente Bashar Al Assad e fu concretizzata dall’amministrazione Obama-Biden. Prima del suo avvento il presidente George W. Bush aveva consentito il rilascio da Camp Bucca di Abu Bakr al Baghdadi, destinato a diventare il califfo dello Stato Islamico, ma poi Obama fece arrivare i micidiali missili anticarro TOW (attraverso la stazione MOM della Cia in Turchia) ai gruppi jihadisti sunniti alleati del Fronte Al Nusra, l’organizzazione terroristica siriana affiliata ad Al Qaeda.

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Perchè stupirsi, dunque, se la Alec Station del controspionaggio di Langley (quartier generale CIA in Virginia) nel 1998 decise di nascondere all’FBI l’hard disk con le liste degli agenti di Al Qaeda che nel frattempo era ovviamente proliferata come un esercito di ratti proprio grazie alle protezioni precedenti della stessa agenzia americana di 007 in Afghanistan e Bosnia, nell’unica finalità di continuare la Guerra Fredda contro la Russia anche dopo la Perestroika e la caduta del Muro di Berlino.

A guidare la caccia ad Osama Bin Laden c’era allora Michael Scheuer, di recente tornato sotto i riflettori per aver fatto espliciti attacchi ai Black Lives Matter, gli Antifa, e ai democratici da lui chiamati ”jihadisti americani” come ha evidenziato un articolo di Repubblica in cui si rammenta il suo “feeling” con OBL.

Michael Scheuer, ex capo dell’Alec Station CIA

«Gli ex colleghi ricordano come avesse mostrato, fin dagli anni ’90, due aspetti inquietanti: litigava furiosamente con l’Intelligence nel corso dei briefing alla Casa Bianca guidata da Bill Clinton e appariva insensibile alla morte di civili nelle missioni di controterrorismo. Ma, soprattutto, ammirava Bin Laden» si legge sul quotidiano italiano.

«”E’ uno che agisce seguendo il cuore e la mente”, aveva scritto una volta, paragonandolo al generale sudista Robert Lee. Stima ricambiata. Nel 2007 Bin Laden citò l’ex 007 in un comunicato: “se volete capire perché l’Occidente sta perdendo la guerra con i terroristi, leggetevi il libro di Michael Scheuer”. Bin Laden si riferiva a Imperial Hubris, pubblicato nel 2004, e tradotto in Italia da Tropea con il titolo L’arroganza dell’impero, in cui l’ex 007 sosteneva come l’America avesse solo due strade: bombardare le aree di Al Qaeda come Dresda nella Seconda guerra mondiale, o lasciare il Medio Oriente. Quattro anni dopo Bin Laden venne ucciso in un blitz dei Navy Seal, mentre Scheuer non insegna più».

Non tutti ovviamente sono convinti dell’uccisione senza cadavere del capo di Al Qaeda come non lo sono dell’eliminazione di Al Baghdadi, smentita nei dettagli dalla Russia.

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JOHN O’NEIL, L’AGENTE SPECIALE ANTI-TERRORISMO

Spiegato il contesto in cui si trovarono ad operare il contro-terrorismo della CIA e quello dell’FBI torniamo a celebrare la memoria di chi si ritrovò nel mezzo di entrambi. Tanto che per una casualità imponderabile e paradossale molto sospetta il World Trade Center divenne la sua tomba. Dove portò con sé tutti i segreti di quella difficile collaborazione con gli 007 di Langley che, secondo The Looming Tower, chiamavano “gemelli ritardati” i due agenti del Bureau aggregati all’Alec Station.

«John O’Neill è stato una figura di spicco nella lotta dell’FBI contro il terrorismo in patria e all’estero negli anni precedenti l’11 settembre. Ha ripetutamente lanciato l’allarme sulla crescente minaccia rappresentata da organizzazioni come al-Qaeda, e alla fine la sua vita è stata interrotta nel complotto di quel gruppo per attaccare il World Trade Center. Nato ad Atlantic City nel 1952, O’Neill ha continuato a realizzare il sogno d’infanzia di diventare un agente dell’FBI, lavorando infine presso l’agenzia per 31 anni. Ha iniziato come addetto alle impronte digitali e guida turistica a Washington, DC, prima di diventare un agente speciale nell’estate del 1976».

John O’Neill nel suo Ufficio FBI

Viene descritto così dal sito Memorial 9/11 in cui viene esposta la sua foto con il tesserino del Bureau, la sua camicia blu ufficiale dell’FBI, trovata nel baule della sua auto nei parcheggi vicini al WTC, e la lastra in sua memoria esposta nel Memoriale delle vittime dell’attacco. Nei successivi 15 anni, ha lavorato in aree dell’FBI come la criminalità dei colletti bianchi e il controspionaggio straniero, salendo di rango fino a diventare uno dei principali attori nelle operazioni antiterrorismo dell’agenzia negli anni ’90.

Nel 1995 è stato nominato capo della divisione antiterrorismo dell’FBI a Washington, D.C., e nel 1997 è diventato agente speciale responsabile della Divisione per la Sicurezza Nazionale dell’FBI a New York. Durante il suo periodo in questi ruoli, O’Neill ha indagato su tali casi l’attentato del 1996 alle Khobar Towers in Arabia Saudita, gli attentati del 1998 alle ambasciate americane in Kenya e Tanzania e l’attentato del 2000 alla USS Cole in Yemen.

O’Neill sperava di essere coinvolto nelle indagini perché aveva acquisito un’enorme conoscenza della rete terroristica di al-Qaeda di Osama bin Laden. Persuase il direttore dell’FBI Freeh a lasciare che il suo ufficio si occupasse del caso, e il procuratore Mary Jo White in seguito disse: “John O’Neill, nelle indagini sugli attentati delle nostre ambasciate in Africa orientale, ha creato il modello per indagini di successo sul terrorismo internazionale intorno il mondo.”

«Ma fu il primo caso di terrorismo di O’Neill all’FBI, l’attentato del 26 febbraio 1993 al World Trade Center, che avrebbe influenzato il suo lavoro per gli anni a venire. Lo stesso giorno in cui ha iniziato a lavorare presso la divisione antiterrorismo dell’FBI, ha saputo che Ramzi Yousef, il leader dietro l’attentato, era stato localizzato in Pakistan. O’Neill è stato essenziale nel coordinare l’arresto di Yussef nei successivi giorni. O’Neill sviluppò rapidamente un profondo interesse per i gruppi terroristici transnazionali come al-Qaeda. Fu durante questo periodo che diede l’allarme sulla crescente minaccia del terrorismo» aggiunge Memorial citando una sua frase storica.

La scheda di O’Neill nel Memorial Museum 9/11

“Molti di questi gruppi ora hanno la capacità e l’infrastruttura di supporto negli Stati Uniti per attaccarci qui se scelgono di farlo”, ha detto O’Neill in un articolo dell’Associated Press del maggio 1997. Un mese dopo ha detto a un pubblico al National Strategy Forum di Chicago: “Penso che ci aspettano tempi interessanti. Certamente, noi cittadini saremo sfidati. So che l’FBI continuerà ad essere sfidato negli anni a venire. Sfortunatamente, non posso prevedere che nessun americano sarà ferito o ucciso a causa di un attacco terroristico”.

«I suoi avvertimenti sulla minaccia terroristica alla patria degli Stati Uniti sono spesso caduti nel vuoto. O’Neill ha supervisionato molte operazioni delicate durante il suo periodo a New York, incluso il dissuadere i sospetti complotti prima del lancio della palla del 2000 a Times Square».

Ma si ritrovò ad essere emarginato durante le riunioni del Comitato di Sicurezza Nazionale alla Casa Bianca soprattutto per l’eccessiva cautela di Condoleeza Rice, consigliere della Sicurezza Nazionale del presidente George W. Bush, che soltanto un mese prima degli attentati non volle ascoltare gli allarmi di O’Neill, al quale cominciarono strani episodi che ne favorirono non solo l’uscita dall’FBI ma anche l’ingresso nel futuro inferno del WTC, come se davvero dietro ogni piccola circostanza ci fosse la precisa regia di una manina che non solo voleva rimuoverlo da ogni possibilità di sventare l’attacco alle Twin Towers ma pure seppellirlo con ciò che sapeva…

LO SCONTRO FATALE TRA CIA E FBI

Nel 1999, O’Neill inviò uno stretto collaboratore di nome Mark Rossini a lavorare nella Bin Laden Issue Station della CIA in Virginia. O’Neill ebbe un conflitto con il capo della stazione della CIA Michael Scheuer: O’Neill voleva che Rossini rimanesse alla stazione e gli fornisse informazioni su ciò che stava facendo la CIA, mentre Rich Blee, che era stato nominato dal capo della CIA George Tenet a capo della Bin Laden Issue Station, voleva che Rossini lavorasse sul campo.

«Più tardi, quando la Bin Laden Issue Station ha appreso che gli associati di Bin Laden Nawaf al-Hazmi e Khalid al-Mihdhar erano diretti negli Stati Uniti con visti, Rossini e il suo collega Doug Miller tentarono di allertare O’Neill, ma Blee bloccò il messaggio. Mihdhar e Hazmi sono diventati due dei dirottatori del volo 77 dell’American Airlines l’11 settembre» ricorda Wikipedia nel profilo di O’Neill menzionando molteplici fonti.

I terroristi dirottatori del volo 77 American Airlines Khalid al-Mihdhar e Nawaf al-Hazmi

Nel marzo 2000 si seppe che al-Hazmi era volato a Los Angeles. Gli uomini non sono stati registrati con l’elenco TIPOFF del Dipartimento di Stato, né l’FBI è stato informato. Ci sono anche accuse secondo cui la CIA ha sorvegliato Mohamed Atta in Germania dal momento in cui è tornato lì nel gennaio/febbraio 2000, fino alla sua partenza per gli Stati Uniti nel giugno 2000.

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«Secondo Richard A. Clarke, coordinatore nazionale per la Sicurezza, la Protezione delle infrastrutture e l’Antiterrorismo (capo dell’antiterrorismo) 1998-2003, la decisione di nascondere all’FBI e alla Casa Bianca le informazioni che Khalid al-Mihdhar e Nawaf Al Hazmi, due cittadini dell’Arabia Saudita noti al momento del loro ingresso negli Stati Uniti nel 2000 per essere associati ad al-Qaeda, vivevano con il proprio nome nella California meridionale, è stato creato al più alto livello della CIA» ricorda Wikipedia nella voce su Alec Station.

«Secondo Clarke, il direttore della CIA George Tenet lo chiamava alla Casa Bianca più volte al giorno e lo incontrava di persona a giorni alterni per discutere di informazioni “in dettaglio microscopico” su Al-Qaeda, ma Tenet non ha mai condiviso queste importanti informazioni sulla ingresso negli Stati Uniti e negli Stati Uniti dove si trovano questi due agenti di Al-Qaeda, che l’11 settembre hanno partecipato al dirottamento del volo 77 dell’American Airlines. Clarke sostenne che l’unica ragione per la decisione di non condividere queste informazioni potrebbe essere stata che la CIA stava guidando i due sauditi in qualche operazione segreta della CIA».

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Ecco quindi che i sospetti di una maxi cospirazione vengono suffragati anche da fonti ufficiali. Clarke sostenne che se la CIA avesse condiviso queste informazioni sulla presenza dei due agenti di Al Qaeda le forze di polizia avrebbero potuto prenderli una settimana prima dell’attacco. Questa opinione è condivisa da Jack Cloonan, ex manager dell’unità dell’FBI per il monitoraggio di al-Qaeda (Squadra I-49) e da diversi agenti dell’FBI.

Ma gli 007 di Langley erano invece più concentrati a dare la caccia a Bin Laden con “Afghan Eyes”, il programma di droni da ricognizione Predator per localizzarlo in Afghanistan. Quindi guardavano in Medio Oriente mentre il WTC stava per essere attaccato…

I registi Ray Nowosielski e John Duffy realizzarono un’intervista in cui l’ex zar dell’antiterrorismo Richard Clarke e le sue accuse contro i funzionari della CIA – George Tenet, Cofer Black and Richard Blee – accusandoli di aver consapevolmente nascosto informazioni alla Casa Bianca, all’FBI, all’immigrazione e al Dipartimenti di Stato e Difesa. Ovviamente i tre sospettati firmarono un comunicato congiunto in cui negarono ogni addebito e con poche righe ottennero l’impunità.

L’ODORE DI UN COMPLOTTO CONTRO O’NEILL

Ma proprio nei momenti di maggiore tensione per l’allarme sugli attacchi di Al Qaeda e le frizioni tra CIA e FBI accadde una doppia disavventura a John O’Neill che lo estraniò da tutte le indagini.

All’inizio del 2001, Richard A. Clarke, il coordinatore nazionale per la sicurezza, la protezione delle infrastrutture e l’antiterrorismo, voleva passare a un’altra posizione; ha insistito che O’Neill fosse la persona migliore per sostituirlo. O’Neill si dimostrò riluttante, non da ultimo a causa del salario relativamente basso. Ma fu convinto a lasciare l’FBI da un episodio davvero sospetto.

O’Neill seppe delle imminenti fughe di notizie al New York Times sull’incidente del maggio 2000 in cui la sua valigetta era stata rubata, decise di ritirarsi dall’ufficio e accettare un lavoro più remunerativo nel settore privato, come capo della sicurezza presso il World Trade Center.

Un rapporto del New York Times del 19 agosto 2001 di James Risen e David Johnston ha suggerito che O’Neill era stato oggetto di un'”indagine interna” presso l’FBI perché O’Neill era responsabile della perdita di una valigetta con “informazioni altamente classificate”. ” in esso, includendo tra l’altro “una descrizione di ogni programma di controspionaggio e antiterrorismo a New York”. La valigetta è stata recuperata poco dopo la sua scomparsa. L’indagine dell’FBI avrebbe concluso che la valigetta era stata rubata da ladri locali coinvolti in una serie di furti con scasso in hotel e che nessuno dei documenti all’interno era stato rimosso o addirittura toccato.

Le Twin Towers in fiamme

Diverse persone sono venute in difesa di O’Neill, suggerendo che fosse oggetto di una “campagna diffamatoria”. Come evidenzia bene la sceneggiatura di Lawrence Wright (e altri) in The Looming Tower l’episodio del furto della valigetta avvenne in un hotel dove si teneva una convention per agenti di FBI prossimi alla pensione a cui lo stesso O’Neill partecipò solo perché costretto dai superiori.

Ma ciò che col senno di poi sembra davvero paradossale riguarda l’offerta di un lavoro all’agente federale proprio all’interno delle Twin Towers che ovviamente gli occulti facilitatori americani del complotto sapevano essere destinate alla demolizione.

O’Neill ha iniziato il suo nuovo lavoro al World Trade Center il 23 agosto 2001. Alla fine di agosto, ha parlato del lavoro con il suo amico Chris Isham. Scherzando, Isham ha detto: “Almeno non lo bombarderanno di nuovo”, un riferimento all’attentato al World Trade Center del 1993. O’Neill ha risposto: “Probabilmente cercheranno di finire il lavoro”.

La lapide nel cimitero dove è sepolto John P. O’Neill

O’Neill era nel suo ufficio al 34° piano della Torre Sud quando un aereo ha colpito la Torre Nord. O’Neill è stato evacuato e ha parlato con suo figlio adulto al cellulare, assicurandogli che stava bene e valutando la situazione. In quel momento è stato avvistato intorno alle torri da più persone, incluso il regista Jules Naudet, che ha catturato O’Neill nell’atrio della Torre Nord prima del suo crollo. L’amico di lunga data e collega agente dell’FBI, Wesley Wong, l’ha visto per l’ultima volta dirigersi verso la Torre Sud, probabilmente per assistere nell’evacuazione dell’edificio e raccogliere filmati di sorveglianza dagli uffici di sicurezza della torre. I resti di O’Neill sono stati recuperati dal relitto vicino a Liberty Street il 21 settembre. Aveva solo 49 anni. E’ stato sepolto nel Cimitero della Sacra Croce in Maus Landing, Virginia.

LA DEMOLIZIONE CONTROLLATA DEL WTC 7

La tesi della demolizione delle Twin Towers attraverso ordigni esplosivi è sostenuta con forza sia dall’ex agente CIA Gordon Duff nelle sue inchieste su Veterans Today che dal Lawyers’ Committee 9/11, un’organizzazione no profit di avvocati che da anni indaga con ingegneri ed architetti sulla teoria del complotto. Esiste la macroscopica divergenza che Duff ha raccolto prove a suo dire inequivocabili sulle cariche nucleari mentre gli altri sostengono la tesi dell’uso di termite.

Entrambi però concordano sul crollo misterioso e tecnicamente impossibile del WTC 7, un edificio più basso abbastanza lontano dalle due torri gemelle. «La distruzione dell’edificio 7 è stata il risultato di dispositivi nucleari installati in serbatoi antincendio Halon da 100 galloni collocati in tutto il complesso nell’ambito di un programma di aggiornamento delle attrezzature di prevenzione degli incendi, secondo il rapporto del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti» scrisse Duff.

L’edificio WTC 7 ancora in piedi dopo il crollo delle Torri Gemelle

Su questa prova di cospirazione, da noi già esaminata nel precedente reportage, ha scritto proprio oggi anche Sputnik International, il network vicino al governo russo, in un articolo peraltro un po’ fuorviante in cui si raccolgono anche le tesi più bizzarre e inverosimili.

«La teoria della “demolizione controllata” riecheggia con le affermazioni secondo cui l’edificio 7 del World Trade Center (WTC-7) – l’edificio che era situato vicino alla Torre Nord, con la sua devastazione che ha danneggiato in modo significativo l’edificio – non è effettivamente crollato a causa degli incendi. La sentenza ufficiale è stata contestata da The Architects & Engineers for 9/11 Truth (AE911T) – attivisti legati al famigerato movimento per la verità sull’11 settembre che si rifiutano di accettare la versione ufficiale degli eventi» si legge su Sputnik.

11 SETTEMBRE – WORLD TRADE CENTER. Avvocati e Architetti in causa per Esplosioni Occultate. Esperti di Intelligence al loro fianco

«Secondo gli attivisti, il crollo del WTC-7 è stato un “fallimento quasi simultaneo di ogni colonna dell’edificio”. Il National Institute of Standards and Technology (NIST) ha scoperto, tuttavia, che i cedimenti delle colonne sono stati innescati quando travetti e travi “si sono staccati” dalle loro connessioni. Un’affermazione ampiamente condivisa online affermava che “il carburante per aerei non può fondere le travi d’acciaio”, insistendo sugli esplosivi che demoliscono gli edifici del WTC. Tuttavia, i funzionari del NIST hanno concluso che gli aerei hanno danneggiato in modo significativo le colonne di supporto degli edifici, rimuovendo la protezione antincendio. In alcune zone gli incendi hanno raggiunto i 1000°C, provocando la fusione delle travi in ​​acciaio e provocando quindi il crollo degli edifici».

Il mistero resta irrisolto soprattutto perché nessun presidente degli USA vuole indagare nuovamente a fondo per non rischiare di scoprire scheletri negli armadi di qualche intoccabile dell’intelligence o dell’imprenditoria (come il proprietario del WTC che ottenne risarcimenti miliardari).

“VERTICE DI INTELLIGENCE USA-GB CON LEADERS ISIS”. Rivelazione shock dalla Siria. Dossier OSINT: “Al Hol centro di radicalizzazione Jihadista”. La Turchia protegge i terroristi, la Russia tace

Rimane un’unica certezza.  Dopo l’11 settembre, è stata rapidamente concessa l’approvazione per spedire i missili, e l’aereo e i missili Predator hanno raggiunto la loro posizione all’estero il 16 settembre 2001. La prima missione è stata sorvolata su Kabul e [Kandahar] il 18 settembre senza trasportare armi. La successiva approvazione della nazione ospitante è stata concessa il 7 ottobre e la prima missione armata è stata effettuata lo stesso giorno. Così iniziò la guerra in Afghanistan preambolo delle primavere arabe.

WUHAN-GATES – 71. “Verità & Censure sul SARS-Cov-2 da Laboratorio Scoperto con Montagnier”. Intervista Esclusiva allo Scienziato Perez, Fraterno Amico del Nobel

Ed una volta pianti i 2996 morti delle Twin Towers, tra cui l’unico che forse avrebbe potuto evitarli, Al Qaeda. Jihadisti e CIA hanno ripreso i loro balletti internazionali per la strategia del terrore funzionale al controllo geopolitico di vaste aree mondiali, dove i jihadisti diventano mercenari del controspionaggio, e alle corporations della Lobby delle Armi, controllate dagli stessi investitori delle Big Pharma che, grazie a vaccini sperimentali, stanno speculando sulla pandemia da Sars-Cov-2: un virus costruito in laboratorio secondo esperti di virologia e di intelligence, anche di agenzie USA. E ciò sarebbe avvenuto proprio grazie a qualche manina stregata di Langley che avrebbe supervisionato gli esperimenti pericolosi in un affare tra Cina e Usa.

Ma questa è la storia del WuhanGates che presto si arricchirà con l’inchiesta n. 42 proprio su questo letale patto d’acciaio tra Democratici americani (ed europei) e i comunisti cinesi della Gang di Shangai, già accennato in WuhanGates 38.

Per conoscere tutti i retroscena nei dettagli acquista il libro WuhanGates…

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES

GOSPA NEWS – WUHANGATES REPORTAGE

GOSPA NEWS – INCHIESTE OSINT

VETERANS TODAY – THE SECRET HISTORY OF 9/11

REPUBBLICA – MICHAEL SCHEUER

MEMORIAL 9/11 – JOHN P. O’NEILL

WIKIPEDIA – JOHN P. O’NEILL

WIKIPEDIA – ALEC STATION

PODCAST – INTERVIEW WITH CLARKE

SPUTNIK INTERNATIONAL – CONSPIRACY THEORIES

WUHAN-GATES – 38. VIRUS SARS-HIV CREATI IN LABORATORIO DAL DEEP STATE CINESE. Da figlio del Boia della Tienanmen e Gang di Shangai

 

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Fabio Giuseppe Carlo Carisio

2 pensieri su “11 SETTEMBRE, L’EVITABILE STRAGE PERMESSA DALLA CIA. Aiutò Al Qaeda nei Balcani. Ostacolò l’agente FBI O’Neill, Morto nel WTC

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