ORBAN SALVA IL PATRIARCA DI MOSCA DALLA VENDETTA DELLA LOBBY LGBT. L’Ungheria stoppa le Sanzioni UE a Kirill che condannò Kiev per i Gay Pride

ORBAN SALVA IL PATRIARCA DI MOSCA DALLA VENDETTA DELLA LOBBY LGBT. L’Ungheria stoppa le Sanzioni UE a Kirill che condannò Kiev per i Gay Pride

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di Carlo Domenico Cristofori

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Il governo ungherese ha salvato il patriarca della chiesa ortodossa Kirill dalle sanzioni dell’Unione europea. Il sofferto sì degli altri ventisei esecutivi dell’Ue all’ultima pretesa del premier magiaro, Viktor Orban, ha permesso di sbloccare il sesto pacchetto di sanzioni a Mosca, proposto dalla Commissione un mese fa, che include il divieto di importare petrolio dalla Russia.

Le navi di greggio russo smetteranno di arrivare già dai prossimi mesi e saranno totalmente interdette nei porti Ue dal primo gennaio 2023. Le deroghe al petrolio in arrivo via oleodotto, anche queste volute da Orban, permetteranno invece a una piccola fetta dell’export petrolifero russo di continuare a generare profitti nel mercato Ue.

Il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin con il Patriarca della Chiesa Ortodossa di Mosca Kirill

La nuova richiesta dell’Ungheria era stata avanzata durante l’ultima riunione del Coreper, il comitato degli ambasciatori permanenti dei paesi membri presso l’Unione. che ci si attendeva approvasse formalmente i testi giuridici del sesto pacchetto. Il veto del governo ungherese presentato  mercoledì primo giugno sulle sanzioni all’uomo di chiesa avevano causato un nuovo stallo ai tavoli di Bruxelles sull’intero pacchetto. Di qui scelta di cedere alle richieste di Orban pur di dare il via libera alle sanzioni concordate dai leader al Consiglio europeo di lunedì e martedì.  La firma ufficiale al documento è avvenuta questa mattina.

La mossa di Orban mette in luce altri due importantissimi aspetti. Uno di carattere energetico e uno di carattere etico. Cominciamo da quest’ultimo.

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La vicenda del capo della Chiesa Ortodossa di Mosca può essere letta come un tentativo di vendetta nei confronti di un leader religioso che non ha giustificato la guerra ma ha semplicemente evidenziato quanto sostenuto dai più attenti osservatori di geopolitica internazionale. Ma soprattutto ha messo il dito nella piaga intoccabile del sostegno di Kiev alla cultura LGBT…

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Come evidenziato in decine di reportages da Gospa News, il conflitto in Ucraina prosegue nel Donbass dal 2014, quando il regime di Kiev messo al potere dal golpe ordito dalla NATO con l’aiuto di George Soros ha deciso di reprimere nel sangue il desiderio di autonomia delle Repubbliche a maggioranza russofona di Lugansk e Donetsk, diventate così separatiste e riconosciute come indipendenti da Putin il 22 febbraio 2022.

Fino a tale data i nazisti del Battaglione Azov, organizzazione paramilitare della Guardia Nazionale Ucraina (GNU) dipendente dal Ministero dell’Interno di Kiev, aveva causato circa 14mila morti tra cui 500 bambini.

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La posizione del patriarca Kirill, al secolo nato Vladimir Michajlovič Gundjaev, è stata identica a quella manifestata dall’analista internazionale Alessandro Orsini, accademico di Scienze Politiche rimosso dall’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale dell’Università (massonica – ndr) Luiss di Roma per aver espresso in varie trasmissioni televisive le ragioni di Putin.

«Chi sta attaccando l’Ucraina oggi, dove la repressione e lo sterminio delle persone nel Donbass va avanti da otto anni? Otto anni di sofferenza e il mondo intero tace: cosa significa?» fu la domanda retorica che si pose il religioso.

Ma il capo della Chiesa Ortodossa di Mosca sostiene le stesse tesi sulla necessità di proteggere la minoranza russa del Donbass e sulle infiltrazioni di criminali nazisti nell’esercito di Kiev rimarcate con maggiori dettagli dal Dossier sull’Ucraina dell’arcivescovo della Chiesa Cattolica Carlo Maria Viganò, già nunzio apostolico della Santa Sede negli Stati Uniti d’America.

Sia il leader ortodosso che il prelato cattolico hanno inoltre evidenziato il decadimento della morale occidentale e il graduale annichilimento politico dei più profondi valori cristiani che si è concretizzato a Kiev con l’ostentazione dei Gay Pride, organizzato da 2019.

L’ATTACCO DEL PATRIARCA DI MOSCA AI GAY PRIDE

«Se l’umanità riconosce che il peccato non è una violazione della legge di Dio, se l’umanità concorda sul fatto che il peccato è una delle opzioni per il comportamento umano, allora la civiltà umana finirà li» è la tremenda profezia del capo della Chiesa Ortodossa Russa pronunciata in uno dei suoi sermoni che fece gridare allo scandalo i media italiani e mondiali per il suo esempio sulle parate gay «progettate per dimostrare che il peccato è una delle variazioni del comportamento umano».

Questa posizione del Patriarca della Chiesa Ortodossa di Mosca di fronte alle unioni omosessuali era stata espressa in modo adamantino in una dichiarazione congiunta con il Pontefice della Chiesa Cattolica Francesco I presso l’Aeroporto Internazionale “José Martí”a L’Avana (Cuba) venerdì 12 febbraio 2016 in occasione dell’incontro successivo al viaggio apostolico del Papa in Messico.

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«La famiglia si fonda sul matrimonio, atto libero e fedele di amore di un uomo e di una donna. È l’amore che sigilla la loro unione ed insegna loro ad accogliersi reciprocamente come dono. Il matrimonio è una scuola di amore e di fedeltà. Ci rammarichiamo che altre forme di convivenza siano ormai poste allo stesso livello di questa unione, mentre il concetto di paternità e di maternità come vocazione particolare dell’uomo e della donna nel matrimonio, santificato dalla tradizione biblica, viene estromesso dalla coscienza pubblica. Chiediamo a tutti di rispettare il diritto inalienabile alla vita. Milioni di bambini sono privati della possibilità stessa di nascere nel mondo. La voce del sangue di bambini non nati grida verso Dio (cfr Gen 4, 10)».

E’ quanto scrissero l’ortodosso Vladimir Michajlovič Gundjaev e il cattolico Jorge Mario Bergoglio.

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Ecco perché Kirill è finito nel mirino della potente Lobby LGBT, sostenuta dai plutarchi Soros e da Bill Gates ma anche da ambienti del Vaticano che stanno influenzando pesantemente il papa Francesco I, e soprattutto da statisti sedicenti cattolici come il presidente USA Joseph Biden e il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella.

Ecco perché il premier ungherese Viktor Orban ha preso le due difese. Sia come tenace oppositore della cultura dell’Open Society del magiaro Soros, sia come leader del partito Fidesz che, come disse dopo aver vinto le elezioni per la quarta volta (aprile 2022), “rappresenta una forza conservatrice patriottica e cristiana. È il futuro dell’Europa”.

Non dimentichiamo che, come evidenziato in vari reportages, sia il precedente Presidente del Parlamento UE, il compianto David Sassoli scomparso per una complicazione del sistema immunitario successiva ai sieri geni antiCovid, e ancor più la deputata Roberta Metsola chiamata a prendere il suo posto, hanno ripetutamente palesato una propaganda a favore dei gay che è andata ben oltre alla loro tutela contro ogni tipo di discriminazione e violenza.

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Ecco perché suscita sconcerto il plauso giunto da esponenti autorevoli della comunità cristiana in Italia come padre Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria, nei confronti della decisione della Chiesa Ortodossa di Kiev di prendere le distanze dal Patriarcato di Mosca, da cui storicamente dipende, per avviare un dialogo con la scismatica chiesa ucraina acefala sorta, con motivazioni più politiche che religiose, per volontà dell’ex presidente ucraino Petro Poroshenko che ottenne il riconoscimento dal Patriarcato di Costantinopoli.

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L’INSUCCESSO DELLE SANZIONI ENERGETICHE CONTRO LA RUSSIA

Sotto il profilo energetico, invece, comincia a farsi largo tra i governanti dei paesi UE la consapevolezza dell’insuccesso delle sanzioni contro Mosca.

Alla fine Austria, Germania e Italia hanno autorizzato le loro compagnie energetiche a pagare il gas in rubli, versandolo cioè sui conti correnti di Gazprom in Russia come voluto dal presidente russo Vladimir Putin per un accorgimento di autodifesa: le banche di Mosca non possono essere infatti congelate come avvenuto nell’ambito delle sanzioni per alcune filiali europee.

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Al contempo Gazprom ha sospeso la fornitura di gas all’Olanda e alla Danimarca che si sono rifiutate di adeguarsi al decreto del Cremlino e come già fatto da Polonia, Bulgaria e Finlandia, che hanno confermato la fine delle forniture.

Ciò ha creato una palese spaccatura sulla gestione dell’emergenza energetica e, soprattutto, ha consentito al rublo di riprendersi dal crollo patito subito dopo l’inizio della guerra in Ucraina e le prime sanzioni contro le aziende russe e i bei degli oligarchi all’estero.

Lo stop alle navi di greggio deciso da Bruxelles, “combinato con le decisioni nazionali prese da Germania e Polonia, ridurrà le importazioni russe di petrolio del 92% entro la fine dell’anno”, ha annunciato la presidenza francese del Consiglio Ue dopo l’approvazione degli ambasciatori europei delle nuove sanzioni alla Russia.

Ma un segnale di amarezza per l’Unione Europea giunge dall’India.

Secondo i dati pubblicati dalla piattaforma di analisi finanziaria Refinitiv Eikon  e rilanciati dalla Reuters, da febbraio, quando Vladimir Putin ha lanciato l’invasione dell’Ucraina, l’India ha importato 34 milioni di barili di petrolio russo a prezzo scontato, più di 10 volte il valore delle importazioni totali dalla Russia in un anno.

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Per Refinitiv Eikon, a maggio la Russia ha fornito all’India oltre 24 milioni di barili di greggio, in forte aumento rispetto ai 7,2 milioni di barili di aprile e ai soli 3 milioni di barili di marzo. Quella che viene chiamata con enfasi la più grande democrazia del mondo a giugno riceverà ancora più barili di petrolio russo: 28 milioni.

Come ricorda Russia Today: «L’anno scorso, le esportazioni di greggio russo in India avevano raggiunto una media di soli 960.000 barili al mese, circa 25 volte in meno rispetto al totale di questo mese. Le sanzioni occidentali contro Mosca hanno creato un’opportunità per le raffinerie indiane di aumentare gli acquisti di petrolio russo (principalmente greggio degli Urali) a prezzi scontati, poiché alcuni clienti europei sono stati apertamente riluttanti ad acquistare greggio russo».

Carlo Domenico Cristofori
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MAIN SOURCES

EUROPA TODAY – ORBAN SALVA IL PATRIARCA KIRILL

GREEN REPORT – ESPORTAZIONI DEL PETROLIO RUSSO IN INDIA

GOSPA NEWS – DOSSIER UCRAINA

GOSPA NEWS – DOSSIER MINORI

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Carlo Domenico Cristofori

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