IL JIHADISTA DELLA NATO PRONTO A TRADIRE PUTIN PER $5MILIONI AL MESE. Erdogan usa Zelensky per Provocare Mosca e Salvare i Dazi Turchi sul Grano

IL JIHADISTA DELLA NATO PRONTO A TRADIRE PUTIN PER $5MILIONI AL MESE. Erdogan usa Zelensky per Provocare Mosca e Salvare i Dazi Turchi sul Grano

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Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ad Ankara

di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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Passata l’emergenza terremoto in Turchia, col dubbio che sia stato causato dagli 007 occidentali minando qualcuno dei troppi pozzi petroliferi costruiti follemente su una faglia sotterranea ad altissimo rischio sismico, e ottenuta la vittoria alle elezioni presidenziali grazie al sostegno internazionale della Russia e dei paesi musulmani (Iran e Siria) il jihadista della NATO Recep Tayyip Erdoğan ritorna a vestire i panni di cinico dittatore di uno stato quasi canaglia che è pronto a sfidare ogni regola pur di riprendere il ruolo di ago della bilancia nello scontro geopolitico, oltreché militare, tra Mosca e Kiev, sostenuta sempre più ossessivamente dai paesi dell’Alleanza Atlantica negli armamenti.

Il Regno Unito cerca di salvare la faccia sulla questione delle bombe a grappolo fornite dagli Stati Uniti e scatena una polemica fittizia perché aveva firmato il trattato che le vietava.

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La Turchia, invece, si avvicina al vertice Nato di Vilnius (11-12 luglio), in cui verrà ufficializzata la conferma di Jens Stoltenberg a segretario generale dell’Alleanza atlantica, portando con sé la proposta provocatoria di “barattare” il consenso all’ingresso della Svezia nella Nato se viene avviato anche il processo di annessione dell’Ucraina.

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Consapevole di aver sconfitto il suo sfidante voluto da George Soros e dall’Occidente pro-LGBT per rinnovare la cultura integralista anti-gender dei Fratelli Musulmani, organizzazione religiosa e politica nata per necessità della Massoneria britannica come il Movimento Sionista in Israele, Erdogan può tornare a fare il doppio e triplo gioco in cui si è dimostrato maestro in Siria sulla pelle dei Curdi e dei Cristiani massacrati nel Rojava e nella provincia di Idlib dai mercenari jihadisti reclutati liberando i comandanti dell’ISIS e di Al Qaeda dalle prigioni.

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Questa è storia certificata. E pure applaudita dalla NATO quando il presidente turco inviò in Libia 14mila di questi guerriglieri, tra cui almeno 229 terroristi ricercati a livello internazionale. Se James Bond aveva licenza di uccidere dal controspionaggio MI6 di Sua Maestà Britannica, Erdogan ha licenza di sterminare dall’Alleanza Atlantica in tutte quelle aree dove, a differenza dell’Ucraina, non vale la finta regola morale di appoggiare e difendere il paese invaso (come in Siria). 

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Ecco perché il presidente turco può permettersi di giocare il ruolo di finto mediatore nel conflitto tra Mosca, Kiev e Bruxelles spacciandosi per un fedele alleato della NATO senza voler infierire con la Russia con la quale ha troppe relazioni commerciali per applicare le sanzioni volute dall’Occidente.

Ecco perché a Erdogan non importa nulla delle sorti dell’Ucraina o della Russia ma soltanto di accreditare la sua posizione di stato “neutrale” per rafforzare la sua influenza geopolitica e la sua economia ai fini di accrescere la potenza militare del suo esercito che è già il secondo della NATO coi suoi 350mila soldati (secondi per numero solo agli USA).

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Ecco perché il rinnovo dell’accordo sull’esportazione del grano di Kiev, in scadenza il 17 luglio prossimo, rappresenta una questione cruciale per Ankara che potrebbe veder sfumare 5milioni di dollari di dazi doganali al mese se la Russia non rinnovasse il trattato temporaneo con cui ha permesso alle navi cargo ucraine di viaggiare liberamente nelle acque del Mar Nero partendo dal porto di Odessa controllato a distanza dalla flotta della Marina Russa.

Proprio come il leader dei paramilitari del Gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin, che ha tentato un golpe senza speranza solo per il mancato rinnovo del suo lucroso contratto da parte del Ministero della Difesa di Mosca, anche Erdogan è pronto a tradire il presidente russo Vladimir Putin soprattutto per soldi.

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Siccome non può esplicitamente dichiarare al mondo intero e soprattutto al Cremlino che è pronto a rompere una delicata alleanza (mantenuta sul filo di rasoio proprio in Siria dove la Russia appoggia il presidente legittimamente eletto Bashar Al Assad e tollera l’invasione turca del Rojava solo per non aprire altri fronti di guerra) Erdogan ha cominciato a mandare dei segnali allo Zar di Mosca proprio in occasione della visita del presidente ucraino Volodymyr Zelensky ad Ankara durante la quale la questione dell’accordo sul grano, raggiunto nei mesi scorsi proprio grazie alla mediazione della Turchia, è una grossa priorità per Kiev nel contesto delle relazioni con gli USA, l’Unione Europea e Bill Gates, grande stratega di ogni sviluppo delle tecnologie NATO con l’intelligenza artificiale, ma anche latifondista di campi di cereali in Ucraina e nel mondo.

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“Spero che l’accordo sul corridoio del grano venga nuovamente prorogato, oltre il 17 luglio. Prevediamo che venga prorogato di almeno tre mesi, ma siamo favorevoli a un’estensione di due anni”, ha affermato Erdogan in una conferenza stampa televisiva con Zelensky prima di raccontare una colossale menzogna.

“L’anno scorso abbiamo tenuto un importante incontro a Istanbul. In collaborazione con le Nazioni Unite, è stata concordata la Black Sea Grain Initiative. Nell’ambito di essa, 33 milioni di tonnellate di cibo sono state inviate ai paesi bisognosi. Vogliamo che l’iniziativa sui cereali sia esteso”, ha aggiunto.

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Peccato che proprio i funzionari dell’ONU abbiano denunciato che quel grano, ormai in larga parte derivante da appezzamenti agricoli di proprietà di multinazionali americane in cui c’è lo zampino anche di Gates, sia andato in minima parte ai paesi poveri africani ma abbia invece raggiunto quelli ricchi europei scatenando persino le ire di alcune nazioni con le quali la Commissione Europea ha dovuto trattare un divieto di esportazione per non far crollare il prezzo di quello nazionale.

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Per Erdogan si tratta soltanto di un colossale affare…

Nonostante le previsioni relative ai tempi di guerra il traffico nel Bosforo è aumentato vertiginosamente, passando dalle 4.500 navi del 1936 alle 48 mila attuali.

Secondo le statistiche sulle esportazioni fornite ad APK-Inform, l’Ucraina ha fornito all’estero 1,4 milioni di tonnellate di grano a giugno, in calo del 43%  (2,5 milioni di tonnellate), ma in aumento del 22% rispetto a maggio (1,1 milioni di tonnellate). In particolare, l’Ucraina ha esportato 1,2 milioni di tonnellate di mais (-52%, +12% ), 142,7 mila tonnellate di grano (-78%, in aumento di 3,2 volte) e 36,2 mila tonnellate di orzo (-44%, in aumento di 3,2 volte).

Nel 2021/22 MY (marketing year) che si è concluso il 30 giugno, l’Ucraina ha esportato 18,7 milioni di tonnellate di grano (+13% a/a), 5,8 milioni di tonnellate di orzo (+37% a/a) e 515,5 mila tonnellate di segale, avena e piselli (+35% a/a).

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Tenendo conto del blocco dei porti marittimi in Ucraina a causa dell’invasione russa, della maggiore esportazione di cereali precoci dai paesi dell’UE che attualmente fungono da porte per i prodotti agricoli ucraini verso il mercato mondiale, nonché delle previsioni di produzione e della capacità logistica, APK-Inform vede il grano esportazione dall’Ucraina a 12 milioni di tonnellate nel 2022/23 MY (+36% a/a), orzo – 1,5 milioni di tonnellate (-74%), mais – 23 milioni di tonnellate.

Poche settimane dopo la firma del Black Sea Grain Initiative il 22 luglio 2022, nel mese di settembre, la Turchia ha aumentato di cinque volte il pedaggio per le navi commerciali che attraversano gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli. Lo aveva riferito il quotidiano turco “Daily Sabah”. Il nuovo pedaggio è stato fissato a 4 dollari per tonnellata. Secondo le autorità di Ankara l’aumento è in conformità con i diritti concessi alla Turchia dalla Convenzione di Montreux. Il nuovo regolamento è entrato in vigore il 7 ottobre 2022.

Facendo due rapidi calcoli ecco che gli incassi della Turchia sull’affare dei mercantili ucraini varia da un minimo di 4milioni di dollari (maggio 2023) a un potenziale di 10milioni (transito precedente all’inizio della guerra in Ucraina). 

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D’altro canto la Russia ha già annunciato di non voler prorogare il trattato per ragioni militari: “Pensiamo di uscire dall’accordo sul grano, soprattutto se il corridoio viene utilizzato dall’Ucraina per attacchi con l’aiuto dei droni” ha dichiarato a metà giugno il presidente russo Vladimir Putin in un incontro con i corrispondenti di guerra di Mosca in riferimento agli attacchi tentati dai velivoli senza pilota dell’esercito ucraino sia nella penisola della Crimea ma anche su obiettivi civili del territorio russo di confine e persino nella capitale. 

L’Ingresso dell’Ucraina nella NATO bocciato anche da Biden

Ecco quindi la pronta reazione provocatoria del presidente turco Erdogan.

Il Presidente Volodymyr Zelenskiy si è assicurato l’appoggio fondamentale della Turchia all’impegno dell’Ucraina di entrare nella Nato durante l’incontro con il Presidente Recep Tayyip Erdoğan a Istanbul.

“Non c’è dubbio che l’Ucraina meriti di entrare a far parte della Nato”, ha detto Erdogan facendo eco alle parole del Segretario NATO Jens Stoltenberg usate da anni anche allo scopo di provocare l’invasione russa e come previsto dal mastermind del Nuovo Ordine Mondiale George Soros nel lontano 1993.

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Il sostegno della Turchia potrebbe mettere a rischio i suoi legami con la Russia, dopo che il Cremlino ha avvertito di osservare “molto da vicino” la visita di Zelenskiy. Erdogan ha dichiarato che informerà personalmente Putin sui negoziati in occasione della visita del presidente russo il mese prossimo. Ma il Cremlino si è premurato di dire che non c’è ancora una data fissata…

L’atto è palesemente provocatorio perché persino il presidente americano Joe Biden, che dovrebbe far ratificare dal Congresso USA l’ingresso del nuovo alleato,

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“Non credo che ci sia unanimità nella NATO sull’opportunità o meno di portare l’Ucraina nella famiglia della NATO ora, in questo momento, nel mezzo di una guerra”, ha detto Biden. “Ad esempio, se l’hai fatto, allora, sai – e intendo quello che dico – siamo determinati a impegnare ogni centimetro di territorio che è territorio della NATO. È un impegno che abbiamo preso tutti, qualunque cosa accada. Se la guerra è in corso, allora siamo tutti in guerra. Siamo in guerra con la Russia, se così fosse.”.

La Liberazione dei Prigionieri del Battaglione Azov detenuti ad Ankara

La seconda mossa che ha suscitato l’immediata condanna dal Cremlino è stata ancora più beffarda.

I comandanti del Battaglione Azov in aereo durante il ritorno in Ucraina con Zelensky

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è rientrato in Ucraina dalla Turchia portando con sé 5 comandanti del battaglione Azov che erano stati rilasciati dalla prigionia russa nel settembre 2022 ed erano detenuti in Turchia nell’ambito di uno scambio di prigionieri tra Mosca e Kiev.

“Stiamo tornando a casa dalla Turchia e riportiamo a casa i nostri eroi”, ha scritto Zelensky in un messaggio su Telegram. I soldati ucraini liberati, che hanno difeso le acciaierie Azovstal di Mariupol durante i primi mesi di guerra, sono Denys Prokopenko, Svyatoslav Palamar, Serhiy Volynskyi, Oleh Khomenko e Denys Shleha.

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Il 22 settembre 2022, il presidente turco Tayyip Erdogan aveva affermato che più di 200 persone erano state trasportate nel suo paese dopo uno scambio di prigionieri tra Russia e Ucraina. Denis Pushilin, l’allora capo della Repubblica popolare di Donetsk (DPR), aveva detto in precedenza che, come parte dello scambio, Kiev aveva rilasciato 55 militari delle forze alleate, tra cui quattro soldati della DPR e un caporale della Repubblica popolare di Lugansk (LPR).

Inoltre, Kiev aveva rilasciato il politico ucraino Viktor Medvedchuk. Un totale di 215 persone, inclusi membri di battaglioni nazionalisti ucraini, sono state rimpatriate in Ucraina.

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Consentire agli ex comandanti del reggimento neonazista Azov di tornare in Ucraina è una “violazione diretta” dell’accordo di scambio di prigionieri del 2022 tra Mosca e Kiev che ha coinvolto anche la Turchia, ha detto sabato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.

“Sia la parte ucraina che quella turca hanno violato le disposizioni [dell’accordo] in questo caso”, ha detto Peskov, commentando il rilascio. Ha anche affermato che Mosca non era stata debitamente informata della decisione di Ankara di consegnare i cinque ucraini.

L’Incubo del Rincaro del Grano per l’Occidente 

Per cercare di salvare un ricavo di almeno 5milioni di dollari al mese si può correre il pericolo anche di tradire gli accordi con la Russia e il patto d’onore con Putin.

Ma si rischia di fare la fine del fantasma vagante Priogozhin e dei suoi mercenari Wagner: ormai sostituiti da nuove reclute di cui il Ministro della Difesa Sergey Shoigu, rimasto saldamente al suo posto nonostante le diffamazioni del boss di Wagner, ha ispezionato le esercitazioni presso i campi di addestramento del Distretto militare meridionale.

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Difficile credere che il presidente russo, forte della brutta esperienza di Prigozhin, ceda facilmente al ricatto del jihadista della NATO. In tal caso l’Europa e l’intero Occidente rischia di ritrovarsi davanti a un’ulteriore emergenza per il rischio di grossi rincari nel mercato del grano che, come quello del petrolio, vede la Russia tra i principali esportatori. 

“Il problema è che, se il grano torna ad essere insufficiente, rischiamo una crisi. Il grano ucraino è una risorsa fondamentale per i mercati delle materie prime di tutta Europa, del Nord Africa e del Medio Oriente” ha dichiarato a Vatican News Luigino Bruni, economista e giornalista italiano.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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MAIN SOURCES

GOSPA NEWS – DOSSIER UCRAINA

GOSPA NEWS – LOBBY DELLE ARMI

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Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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