14MILA NUOVI CASI DI TUMORI IN ITALIA… DOPO LA VACCINAZIONE MASSIVA! Ignorati Allarmi di Montagnier, Stramezzi, due GIUDICI e Gospa News

14MILA NUOVI CASI DI TUMORI IN ITALIA… DOPO LA VACCINAZIONE MASSIVA! Ignorati Allarmi di Montagnier, Stramezzi, due GIUDICI e Gospa News

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Nell’immagine di copertina il compianto biologo Montagnier, il medico Stramezzi e il giudice Giorgianni, entrambi sospesi dalle rispettive categorie professionali dopo aver segnalato i rischi di tumori derivanti dalla vaccinazione massiva antiCovid ora puntualmente confermati dalle statistiche

di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

Boom di casi di tumori in Italia negli ultimi due anni nonostante il calo del monitoraggio del fenomeno a causa della pandemia. Ecco dunque purtroppo confermate le “profezie” fatte da Gospa News sul probabile aumento di malati di cancro in seguito alla massiva campagna vaccinale contro il Covid-19 .

L’emergenza pandemica, in gran parte aggravata dalle cure domiciliari precoci ignorate dal protocollo del Ministero della Salute basato su “paracetamolo e vigile attesa” purtroppo ancora vigente nonostante il cambio di governo (vedi sul sito ufficiale la voce Gestione domiciliare dei pazienti con infezione da SARS-CoV-2, aggiornata al 26 aprile 2021), ha fatto purtroppo passare in secondo piano le patologie tumorali vanificando soprattutto gli screening a favore di una diffusione massiva e, sovente inutile per la scarsa affidabilità, dei tamponi antiCovid.

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I ripetuti lockdown e i reparti ospedalieri saturi, per queste fallimentari politiche sanitarie indirizzate soprattuto a creare un’enorme aspettativa per i nuovi sieri genici a RNA o DNA messaggero in un enorme esperimento farmacologico sulla popolazione umana, a volte hanno persino causato il rinvio degli interventi chirurgici sui malati di cancro anche gravi contribuendo alla loro prematura morte (per tumore più che per contagio).

Francesco Schittulli, presidente nazionale della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori e chirurgo senologo, lanciò l’allarme nel gennaio scorso in un’intervista con RAI News: “Abbiamo tralasciato patologie severe come il cancro, mettendo in stand by la prevenzione, le campagne di screening i trattamenti e il follow up”.

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Mentre Repubblica (link in calce all’articolo), nel settembre 2022, ha segnalato che i disagi per i pazienti permangono ancora oggi: lo ha fatto riportando il caso di Dario Di Natale, 62 anni di Chieri, è in lista d’attesa per un intervento urologico urgente. Deve rimuovere la recidiva di un tumore per il quale era stato già operato tre anni fa. Ma pagando le visite ha scoperto che non c’è una data fissata per la sua operazione. Per farla subito dovrebbe spendere 6 mila euro in una clinica privata.

Quando Di Natale si è presentato alla Asl con la prescrizione urgente di una cistoscopia e di una visita urologica gli hanno risposto che non c’è posto, in tutto il Piemonte; dove invece funziona a meraviglia la macchina della vaccinazione antiCovid essendo già partita la somministrazione della quinta dose ai più fragili

PER GLI ONCOLOGI L’AUMENTO RESTA UN MISTERO

Ora il XXII censimento ufficiale condotto dalle associazioni per il contrasto del cancro, che descrive gli aspetti relativi alla diagnosi e terapia delle neoplasie, lancia l’allarme: tra il 2021 e il 2022 c’è stato un “misterioso incremento” di 14mila casi nonostante nel 2021 lo screening sia stato assolutamente basso e la gestione dei malati di tumore sia ancora oggi assai problematica.

Tra le patologie specifiche in maggiore incremento, guarda caso, c’è proprio quella ai polmoni, facili bersagli delle embolie polmonari da vaccini, come confermato anche dall’ultimo maxi studio dell’ente americano regolatore dei farmaci FDA.

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Nel 2022, in Italia, sono stimate 390.700 nuove diagnosi di cancro (nel 2020 erano 376.600), 205.000 negli uomini e 185.700 nelle donne. In due anni, l’incremento è stato di 14.100 casi. Il tumore più frequentemente diagnosticato, nel 2022, è il carcinoma della mammella (55.700 casi, +0,5% rispetto al 2020), seguito dal colon-retto (48.100, +1,5% negli uomini e +1,6% nelle donne), polmone (43.900, +1,6% negli uomini e +3,6% nelle donne), prostata (40.500, +1,5%) e vescica (29.200, +1,7% negli uomini e +1,0% nelle donne).

L’aumento a 390.700 del numero assoluto dei casi nel 2022 pone interrogativi per i quali attualmente non ci sono risposte esaurienti” afferma Saverio Cinieri, Presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), tra i soggetti che hanno elaborato le statistiche.

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Una risposta esauriente avrebbe potuto averla il compianto biologo Luc Montagnier che in tempi non sospetti aveva lanciato l’allarme sul rischio di tumori conseguenti ai sieri genici a RNA messaggero. Lo denunciò nel marzo 2021, quando era appena iniziata la massiva campagna di vaccinazione che lui definì “un’arma di distruzione di massa”.

Lo segnalò alla Corte Penale Internazionale dell’Aja il magistrato Angelo Giorgianni che fu poi sospeso dal suo incarico per le sue ripetute denunce di violazione dei diritti umani sulle restrizioni pandemiche e per aver preso parte ad alcune manifestazioni contro l’imposizione del Green Pass obbligatorio.  

Lo riportò Gospa News in un articolo che è stato letto da oltre 447mila persone ma, evidentemente, non dai portavoce dei sodalizi medici oncologici, altrimenti un dubbio li avrebbe almeno sfiorati…

L’ALLARME SUL BOOM DI TUMORI PER I DANNI IMMUNITARI DA BOOSTER

L’allarme sul pericolo di un incremento delle patologie tumorali a causa dei vaccini è diventato pressoché certezza quando è iniziata la “moda sanitaria” dei booster che consentono ai politici lobbizzati ( o lobotomizzati?) da Bill Gates (come provato da un’inchiesta giornalistica internazionale) di far arricchire i loro amici delle Big Pharma.

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Montagnier, prima di esalare misteriosamente l’ultimo sospiro, gridò a gran voce i danni al sistema immunitario che avrebbero potuto essere arrecati dalle dosi a ripetizioni di sieri genici sperimentali (proprio mentre l’allarme sulle reazioni avverse era sempre più crescente), lo ammise, timidamente, persino il responsabile vaccini dell’European Medicines Agency e lo dimostrarono vari studi pubblicati su autorevoli riviste scientifiche iniziando a segnalare anche una probabile correlazione con l’aumento di forme tumorali.

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In un’intervista rilasciata a Gospa News il 22 settembre il medico chirurgo milanese Andrea Stramezzi, sospeso dall’Ordine dei Medici per aver curato più di 8mila malati di Covid-19 senza seguire il protocollo del ministro Roberto Speranza e senza i tanto raccomandati (e persino imposti) imposti vaccini, spiegò dettagliatamente il meccanismo biologico per cui i sieri genici, compromettendo la buona funzionalità del sistema immunitario, avrebbero innescato nuove patologie tumorali o riattivato alcune già guarite.

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Proprio la “riattivazione” di una forma tumorale potrebbe essere occorsa all’allenatore del Bologna Sinisa Mihajlovic, deceduto nei giorni scorsi per il ritorno di una leucemia a pochi mesi dalla terza dose.

Ecco perché le statistiche di oggi non fanno altro che confermare quanto già previsto, con una purtroppo facile quanto tragica profezia, da Gospa News che ha ripreso i ripetuti avvertimenti di Montagnier, Stramezzi, Giorgianni ma anche, di recente, del giudice del Tribunale di Firenze Susanna Zanda, inseriti in una storica sentenza inviata anche alla Procura della Repubblica per indagare sulle reazioni avverse gravi ai sieri genici sperimentali e soprattutto sui decessi.

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OMICIDI DI STATO PER IL PIANO SANITARIO DI GATES

Questi nuovi casi di tumori potrebbero quindi diventare un domani delle “morti annunciate” che alcuni magistrati e avvocati hanno definito “omicidi di stato” in relazione all’obbligo imposto dai governi ad alcune categorie professionali.

In Italia è stato di fatto intimato anche agli Over50 che oggi si trovano bersagliati dalle multe per non aver voluto correre il rischio di sviluppare un tumore per proteggersi da un Covid-19 facilmente curabile, se preso tempestivamente ai primi sintomi.

Per sconfiggere l’infezione, come ormai sancito anche da uno studio pubblicato sulla rivista medica The Lancet, bastano i classici antinfiammatori (tra cui il cortisone), antivirali e antibiotici, somministrabili SOLO dietro prescrizione medica ma sconsigliati dal Ministero della Salute se non quando si è già moribondi…

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In aggiunta a (e non in alternativa) possono essere utili vari integratori: non solo la nota e miracolosa Vitamina D3 ma anche un meno famoso farmaco vegetale (certificato dal sistema sanitario contro le sindromi influenzali “Common Cold” in Europa ma in Australia pure contro bronchiti croniche e sinusiti) basato sulle radici del geranio del Sudafrica già utilizzate da un medico svizzero per guarire centinaia di persone dalla TBC.

Prima dell’inizio del business dei vaccini contro la tubercolosi… Deja vu! Purtroppo.

Rockefeller e Gates non sono nati ieri, insieme al SARS-Cov-2 di cui hanno finanziato la costruzione in laboratorio per poter imporre la dittatura sanitaria e finanziaria mondiale.

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Purtroppo, invece, alcuni gli esperti di oncologia, nell’articolo dettagliato dell’AIOM sui nuovi casi di tumori che riportiamo sotto per completezza informativa, suggeriscono l’uso di ulteriori vaccini proprio per scongiurare le forme tumorali.

Seguendo i consigli della nuova medicina biotecnologica che idolatra lo scientismo progressista un essere umano dovrebbe continuare a inocularsi sieri antiCovid fino alla 10a dose (sono quelle già acquistate per ogni europeo dal presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen in gran parte dal suo amicone CEO di Pfizer), quindi quello contro l’influenza stagionale, inoltre quello per proteggersi dal Fuoco di Sant’Antonio, sebbene l’Herpes Zoster sia una delle diffuse reazioni avverse causate proprio dai sieri antiCovid, e, infine, pure il vaccino contro il Papilloma Virus HPV: un’altra forma virale che potrebbe essere accentuata dai danni al sistema immunitario causati dai vettori a RNA o DNA messaggero della tossica proteina Spike. Ma su questo indagheremo poi…

Ecco dipinto l’inferno del transumanesimo eugenetico con cui Gates & Co. vogliono sfidare la natura e il Creatore che ci ha donato un sistema di auto-difesa perfettamente funzionante, se non siamo noi stessi ad alterarlo anche quando non è necessario…

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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Oltre 390 mila nuovi casi di tumore in Italia nel 2022: +14.100 in due anni

fonte sito ufficiale AIOM – NB tutti i link inseriti tra i capoversi sono stati aggiunti a posteriori da Gospa News in relazione all’attinenza coi temi sopracitati

Nel 2022, in Italia, sono stimate 390.700 nuove diagnosi di cancro (nel 2020 erano 376.600), 205.000 negli uomini e 185.700 nelle donne. In due anni, l’incremento è stato di 14.100 casi. Il tumore più frequentemente diagnosticato, nel 2022, è il carcinoma della mammella (55.700 casi, +0,5% rispetto al 2020), seguito dal colon-retto (48.100, +1,5% negli uomini e +1,6% nelle donne), polmone (43.900, +1,6% negli uomini e +3,6% nelle donne), prostata (40.500, +1,5%) e vescica (29.200, +1,7% negli uomini e +1,0% nelle donne).

La pandemia ha determinato, nel 2020, un calo delle nuove diagnosi, legato in parte all’interruzione degli screening oncologici e al rallentamento delle attività diagnostiche, ma oggi si assiste alla ripresa dei casi di cancro come in altri Paesi europei. Che rischia di peggiorare, se non si pone un argine agli stili di vita scorretti: il 33% degli adulti è in sovrappeso e il 10% obeso, il 24% fuma e i sedentari sono aumentati dal 23% nel 2008 al 31% nel 2021.

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Dall’altro lato, va letta positivamente la ripresa dei programmi di screening, tornati nel 2021 ai livelli prepandemici, in particolare quello mammografico raggiunge la copertura del 46%, per il colon-retto del 30% e per la cervice uterina del 35%. Alla riattivazione dei programmi di prevenzione secondaria corrisponde un incremento del numero di interventi chirurgici per cancro del colon-retto e della mammella, anche in stadio iniziale. E nell’assistenza oncologica assume un ruolo di primo piano la vaccinazione anti Covid. Il rischio di morte, tra le persone con storia di cancro e positività all’infezione da SARS-CoV-2, è 2-3 volte superiore tra quelle non vaccinate rispetto alle vaccinate.

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E’ il censimento ufficiale, giunto alla dodicesima edizione, che descrive gli aspetti relativi alla diagnosi e terapia delle neoplasie grazie al lavoro dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori), Fondazione AIOM, Osservatorio Nazionale Screening (ONS), PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), PASSI d’Argento e della Società Italiana di Anatomia Patologica e di Citologia Diagnostica (SIAPeC-IAP), raccolto nel volume “I numeri del cancro in Italia 2022”, presentato oggi in una conferenza stampa a Roma, al Ministero della Salute, con l’intervento del Ministro, Prof. Orazio Schillaci.

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L’aumento a 390.700 del numero assoluto dei casi nel 2022 pone interrogativi per i quali attualmente non ci sono risposte esaurienti – afferma Saverio Cinieri, Presidente AIOM -. Queste stime per l’Italia per il 2022 sembrano indicare un aumento del numero assoluto dei tumori, in gran parte legato all’invecchiamento della popolazione, in apparente contrasto con l’andamento decrescente dei tassi di incidenza osservato se, ipoteticamente, si considera invariata l’età dei cittadini. Questi dati aggiornati invitano sempre di più a rafforzare le azioni per contrastare il ritardo diagnostico e per favorire la prevenzione secondaria e soprattutto primaria, agendo sul controllo dei fattori di rischio a partire dal fumo di tabacco, dall’obesità, dalla sedentarietà, dall’abuso di alcol e dalla necessità di favorire le vaccinazioni contro le infezioni note per causare il cancro, come quella contro l’HPV”.

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“Il volume costituisce un supporto di grande valore per il Servizio Sanitario Nazionale, per il Ministero della Salute e, indubbiamente, per i pazienti oncologici, ai quali, mai come adesso, è necessario offrire le pratiche migliori di prevenzione, cura e assistenza – spiega il Ministro della Salute, Prof. Orazio Schillaci, nella prefazione del libro -. Come emerge dall’analisi, a seguito di decenni caratterizzati da notevoli progressi, la pandemia di Covid-19 ha determinato una battuta d’arresto nella lotta al cancro, causando in Italia, nel complesso, un forte rallentamento delle attività diagnostiche in campo oncologico, con conseguente incremento delle forme avanzate della malattia. Questi ritardi sicuramente influiranno sull’incidenza futura delle patologie neoplastiche. Inoltre, per quanto riguarda i fattori di rischio comportamentali, i dati raccolti durante il biennio 2020-2021 segnano un momento di accelerazione per lo più in senso peggiorativo. Si tratta di un dato che non può non destare preoccupazione se si considera che il 40% dei casi e il 50% delle morti oncologiche possono essere evitati intervenendo su fattori di rischio prevenibili, soprattutto sugli stili di vita”.

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È infatti necessario sensibilizzare i cittadini sulle regole di prevenzione primaria. “I dati PASSI sugli stili di vita confermano la non ottimale aderenza dei cittadini ad uno stile di vita sano – afferma Maria Masocco, Responsabile scientifico dei sistemi di sorveglianza PASSI e PASSI d’Argento, coordinati dall’Istituto Superiore di Sanità -. Dall’analisi delle serie storiche dei fattori di rischio comportamentali, emerge che non ci sono stati grandi miglioramenti negli ultimi 15 anni e, ad eccezione dell’abitudine al fumo di sigaretta che continua la sua lenta riduzione da oltre un trentennio, il consumo di alcol a rischio, la sedentarietà e l’eccesso ponderale, complessivamente, peggiorano o restano stabili. Non solo. In piena pandemia, durante il biennio 2020-2021, questi trend hanno subito modifiche per lo più in senso peggiorativo. L’impatto della pandemia sugli stili di vita è più visibile nel 2020 e sembra, in parte, rientrare nel 2021. Ma gli sforzi per sensibilizzare i cittadini sull’importanza della prevenzione primaria non devono fermarsi”.

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Come emerge dall’indagine che ha coinvolto10 anatomie patologiche per i tumori della mammella e 12 per il colon-retto, il numero di carcinomi della mammella operati nel 2020 è risultato inferiore del 4,7% (-151 casi) rispetto al 2019, per poi risalire nel 2021 (+ 441 casi, +14,5%). Nel 2020, il numero di carcinomi del colon-retto operati è risultato inferiore del 10,8% (-238 casi) rispetto al 2019, mentre è cresciuto di 233 casi (+11,9%) nel 2021 rispetto al 2020.

“Questa edizione contiene l’aggiornamento al 2021 dell’indagine contenuta nella scorsa edizione sull’impatto dell’infezione da SARS-CoV-2 sugli interventi chirurgici dei tumori della mammella e del colon-retto – evidenzia Guido Mazzoleni, Azienda Sanitaria di Bolzano, Registro Tumori di Bolzano, Referente SIAPeC-IAP -. I risultati aggiornati fanno emergere, in generale e per entrambi i tumori, un aumento dei casi operati nel 2021 rispetto al 2020 e un incremento della percentuale dei tumori pTis, cioè in stadio iniziale, nel 2021 rispetto agli anni precedenti, sia nella mammella che nel colon-retto, a conferma di una ripresa degli screening oncologici. Va, inoltre, segnalato un aumento in entrambe le neoplasie delle categorie N0 e N1a, verosimile indicatore di una presa in carico più precoce dei tumori diagnosticati”.

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Nel 2021 si osserva, infatti, un ritorno ai dati pre-pandemici anche per quanto riguarda la copertura dei programmi di prevenzione secondaria. Per la mammografia il valore medio italiano, che nel 2020 si era attestato al 30%, nel 2021 ritorna in linea (46,3%) con i valori di copertura (cioè la proporzione di donne che hanno effettuato la mammografia sul totale della popolazione avente diritto) del periodo 2018-2019. Per lo screening colorettale (ricerca del sangue occulto nelle feci) il valore complessivo si attestava intorno al 30%, per ridursi al 17% nel 2020 e risalire al 30% nel 2021. Lo screening cervicale presentava valori pre-pandemici intorno al 38-39%, un calo al 23% nel 2020 e un livello di copertura del 35% nel 2021.

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Questi dati ci consegnano un Paese a due, se non a tre velocità, ma anche con notevoli capacità di rispondere alle emergenze – sottolinea Paola Mantellini, Direttrice Osservatorio Nazionale Screening -. La maggior parte delle attività di screening non è stata ferma durante la pandemia, ma il Covid-19 ha messo in risalto ancora di più le fragilità di questi programmi, già evidenti in epoca pre-pandemica. L’obiettivo non è recuperare i ritardi indotti dall’emergenza sanitaria, ma ottenere livelli di copertura ottimali che, in determinate aree del Paese e per alcuni programmi, non si sono raggiunti nemmeno prima della pandemia. Perché più i livelli di copertura saranno elevati, maggiore sarà la nostra capacità di diagnosticare la malattia in fase precoce. È infatti importante segnalare che, all’interno di ogni singola macro-area, ci sono Regioni con maggiore capacità di ripresa ed altre in evidente difficoltà anche nel 2021”.

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Un capitolo del libro è dedicato all’impatto del Covid sui pazienti con tumore. “In Italia, la pandemia ha causato un aumento della mortalità dei pazienti oncologici, soprattutto nei maschi, in età avanzata, con tumore diagnosticato da meno di 2 anni e nelle neoplasie ematologiche – spiegano Fabrizio Stracci, (Presidente AIRTUM) e Diego Serraino (Direttore, SOC Epidemiologia Oncologica e Registro Tumori del Friuli Venezia Giulia, Centro di Riferimento Oncologico, IRCCS, Aviano) -. È fondamentale che i pazienti fragili, tra cui rientrano quelli oncologici, si vaccinino. Infatti uno studio su tutti i residenti in Friuli Venezia Giulia e nella provincia di Reggio Emilia ha evidenziato che il rischio di morte tra gli individui con storia di cancro e di positività all’infezione da SARS-CoV-2 è 2-3 volte superiore tra i non vaccinati rispetto ai vaccinati”.

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A fronte dei 2 milioni e mezzo di cittadini che vivevano in Italia nel 2006 con una pregressa diagnosi di tumore, si è passati a circa 3,6 milioni nel 2020, il 37% in più di quanto osservato solo 10 anni prima. L’aumento è stato particolarmente marcato per coloro che vivono da oltre 10 o 15 anni dalla diagnosi. Nel 2020, circa 2,4 milioni di persone (65% del totale) hanno ricevuto la diagnosi da più di 5 anni, mentre 1,4 milioni (39% del totale) da oltre un decennio. Sono oltre un quarto (27%) le persone guarite tra quelle che vivono dopo una diagnosi di tumore.

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Nella stragrande maggioranza dei casi, una persona libera da malattia oltre i 10 anni dal termine del trattamento può, in assenza di recidiva, essere considerata guarita – conclude Giordano Beretta, Presidente Fondazione AIOM -. Fanno eccezione a questa regola alcuni tumori in cui il tempo di guarigione è più lungo e le neoplasie insorte nell’età infantile e adolescenziale, in cui possono bastare 5 anni. Il fatto che una persona, a cui è stata diagnosticata una patologia oncologica, possa essere considerata guarita rappresenta un radicale cambiamento di paradigma, che diventa anche un elemento motivante per l’adesione agli screening, una volta che si sia compreso che la guarigione è tanto più facile quanto più precoce è la diagnosi. In Italia i pazienti oncologici guariti, però, rischiano ancora di incontrare concrete difficoltà quando, ad esempio, cerchino di stipulare un’assicurazione sulla vita o richiedano un mutuo o un finanziamento bancario. Ecco perché è fondamentale attuare, anche in Italia, una legge sul ‘Diritto all’Oblio’, seguendo l’esempio di altri Paesi europei”.


MAIN SOURCES

GOSPA NEWS – INCHIESTE CORONA VIRUS

GOSPA NEWS – WUHAN.GATES REPORTAGE

AIOM – TUMORI: NEL 2022 IN ITALIA STIMATI 390.700 NUOVI CASI, +14.100 IN 2 ANNI. POST COVID, PIÙ SCREENING MA È ALLARME PER GLI STILI DI VITA SCORRETTI

RAI NEWS – Francesco Schittulli, presidente della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori: in due anni di pandemia si sono ridotte al minimo le attività di screening e prevenzione. Ne fanno le spese tutti i malati cronici

OPEN-REPUBBLICA – Ha il cancro ma non lo visitano perché non c’è posto: «6 mila euro in una clinica privata per l’operazione»

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Fabio Giuseppe Carlo Carisio

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