VIA IL REDDITO DI CITTADINANZA AI POVERI MA RESTA AI DROGATI! Così Meloni rischia di Incentivare la Tossicodipendenza e i Manovali delle Mafie

VIA IL REDDITO DI CITTADINANZA AI POVERI MA RESTA AI DROGATI! Così Meloni rischia di Incentivare la Tossicodipendenza e i Manovali delle Mafie

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di Carlo Domenico Cristofori

«Oggi ci sono sei milioni di italiani che vivono in povertà, una cosa che ci deve scandalizzare, spessissimo chi vive il peso e la sofferenza più diretta sono i Comuni e anche la Chiesa, perciò l’incontro di oggi serve anche a ringraziarli per il loro senso civico che mette al centro la persona». E’ quanto ha dichiarato il presidente della Conferenza Episcopale Italiana e arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi alcune settimane fa a margine alla 40ma assemblea dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani.

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Dinnanzi a queste parole e a un tasso di disoccupazione che, sebbene in calo, resta intorno al 7,5 % (dato ISTAT riportato da RAI News) ovvero circa un punto e mezzo di percentuale al di sopra della media del 6 % dell’Unione Europea dove però i disoccupati, ormai da decenni in alcune nazioni, percepiscono un’indennità minima di disoccupazione variabile dai 400 euro fino agli oltre 1.300 euro della Danimarca. Questo contributo di assistenza sociale è finalizzato a garantire a un abitante il minimo esistenziale per vivere come recita anche l’articolo 38 della Carta Costituzionale Italiana.

«Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale. I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria».

Di fronte a questa espressione “disoccupazione involontaria” l’interpretazione politica si è spaccata tra i parlamentari del Movimento 5 Stelle che ritenendo l’Italia un paese con fisiologiche problematiche sociali causate dal meccanismo perverso delle raccomandazioni (o dei concorsi pubblici manipolati) e soprattutto, in Meridione, dal controllo economico e pertanto occupazionale in gran parte in mano alla Mafie, sia nostrane che straniere come quella nigeriana.

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Con il Decreto Lavoro (Decreto Legge del 4 maggio 2023, n. 48), il Governo Meloni ha invece confermato l’abolizione del Reddito di Cittadinanza e introdotto il nuovo strumenti per i soggetti occupabili con età compresa tra 18 e 59 anni secondo la logica “Lazzarone va a lavurà!” che è legittimata solo da una filosofia dittatoriale non a caso estranea a ogni paese dell’Unione Europea nel quale (a parte la Grecia distrutta finanziariamente dalla Troika) ogni nazione garantisce un sussidio minimo come invocò a fare anche l’Unione Europea in un appello volto a tutelare non solo gli Italiani disoccupati ma anche gli immigrati regolari che si fossero trovati senza lavoro.

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Questo radicale cambiamento è scattato già nel luglio 2023 con la sospensione delle rate del reddito di cittadinanza già nello scorso anno in palese violazione retroattiva di una precedente legge in corso. Ma dal primo gennaio è diventata radicale anche per quella piccola fascia di persone che hanno continuato a percepire il Reddito di Cittadinanza dopo aver aver ricevuto il Reddito di Inclusione istituito dal Governo Renzi che implicava un percorso di assistenza da parte dei servizi di assistenza sociale e per quelli che erano già stati presi in carico dai servizi sociali, in quanto non attivabili al lavoro ma potranno averlo confermato solo all’interno di un nuovo progetto di presa in carico comunicato alla piattaforma GePI dell’INPS.

In questa fascia ecco la sorpresa: tra i cosiddetti svantaggiati assistiti dai servizi sociali ci sono infatti anche i tossicodipendenti che, in quanto tali, sono ritenuti inabili al lavoro. 

La drastica decisione è stata assunta dalla premier Giorgia Meloni per poter risparmiare circa 600milioni di euro nel bilancio e poter così preventivare un’analoga cifra l’acquisto di più vaccini Covid sebbene pericolosi e a volte letali in ossequio alle strategie della presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen sotto inchiesta proprio per i contratti misteriosi con la Pfizer (amministrata dal suo amico Albert Bourla) in un groviglio di conflitto d’interessi simile a quello del Ministero della Salute Orazio Schillaci (ex rettore dell’Università di Roma Tor Vergata partner delle Big Pharma in progetti finanziati al PNRR).

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A causa di questo taglio circa 500mila italiani rischiano di andare a infoltire la fascia degli abitanti in povertà assoluta, di essere sottoccupati in condizioni di sfruttamento come avviene regolarmente in Meridione a causa di quella mafia che troppe volte è stata individuata come sodale dei parlamentari e di recente in particolare di illustri esponenti dei partiti di governo.

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Ciò è accaduto di recente all’avvocato massone ed ex senatore di Forza Italia e Fratelli d’Italia Giancarlo Pittelli, appena condannato a 11 anni di reclusione per concorso esterno in associazione di stampo mafioso nel maxi-processo Rinascita Scott derivato da un’eccellente inchiesta del Procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, che fu il primo (insieme al rapporto della DIA) a denunciare la proliferazione della ‘Ndrangheta in ambito finanziario anche al Nord a causa dei lockdown per la pandemia.

In un contesto sociale simile tagliare da un mese all’altro un sussidio sociale senza prima aver creato delle oggettive occasioni di inserimento lavorativo può essere considerato un incentivo all’accettazione di forme di schiavitù psicologica quali stipendi da fame da piano Kalergi (ciò spiegherebbe perché il governo Meloni appare tetragono alla proposta della sinistra di un salario minimo contrattuale) ma anche un’ulteriore emarginazione dato che il numero degli inattivi (perché di famiglia ricca o perché sfiduciati da inutili tentativi di ricerca di lavoro) secondo l’ultima analisi ISTAT è salito al 33,1 %.

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Ma esiste l’altro grave pericolo che una sacca non irrilevante di nuovi disoccupati, soprattutto nel Sud Italia, decida di fare il salto verso la disonestà ed accettare il compromesso di affiliarsi a qualche cosca mafiosa.

Il Nuovo Assegno della Meloni rimane per i Drogati

Esiste però un’ulteriore scappatoia che appare come un autogol del Governo Meloni che rivendica la bandiera del rigore morale e sociale su molteplici tematiche.

Infatti il sussidio resta soltanto per chi è seguito dai servizi sociali in quanto rientrante nelle fasce di popolazione che potenzialmente non possono trovare lavoro (disabili, minori, anziani, ecc.). Pertanto, il RdC resta fino a fine anno anche per i nuclei familiari con minorenni, persone con disabilità o con almeno sessant’anni.

Per questi nuclei, il RdC è stato erogato fino al 31 dicembre 2023, per poi essere sostituito dall’Assegno di Inclusione (AdI) dal 1° gennaio 2024. Per i soggetti in condizioni di povertà che non hanno i requisiti familiari per rientrarvi, infatti, spetta un sussidio individuale di 350 euro. Ma i potenziali beneficiari devono avere determinati requisiti, anche di reddito. La soglia ISEE massima è infatti quella di 6mila euro l’anno, ossia la soglia sotto la quale si è considerati in povertà assoluta. Inoltre, per poter ottenere il beneficio si dovrà partecipare a programmi di formazione e progetti di pubblica utilità.

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Quello che nessun media di mainstream o politico della coalizione di Giorgia Meloni è che tra le persone “seguite dai servizi sociali” ci sono 4 categorie di svantaggiati. i cittadini senza fissa dimora, le donne vittima di violenza di genere, gli invalidi fisici, psichici e sensoriali ma anche i tossicodipendenti e gli alcolisti.

Ecco quindi che per continuare a ricevere l’Assegno di Inclusione basterà rivolgersi al SERT della propria ASL e attestare di essere positivi alla cannabis, le tracce chimiche di uno spinello restano fino a 6 mesi, oppure di far uso abituale di alcol.

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Ecco quindi l‘enorme paradosso del nuovo sussidio Meloni, strappato ai poveri ma destinato a rimanere ai drogati che si rivendicheranno tali. Dichiararsi tossicodipendente è già una nota strategia usata dai carcerati per reati anche contro il patrimonio al fine di uscire di prigione ed essere inseriti in un percorso di recupero in una comunità esterna. Dove, pertanto, potranno anche beneficiare della paghetta della nuova premier.

Carlo Domenico Cristofori
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Tutte le Novità dell’Assegno di Inclusioone 

estratto da Il Messaggero

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Per 737 mila famiglie inizia oggi (17 dicembre 2023 – ndr) il trasloco verso il nuovo reddito di cittadinanza. Possono fare domanda per l’Assegno di inclusione da 500 euro al mese i nuclei con un Isee sotto i 9.360 euro e con al loro interno almeno un minore, o un anziano, un disabile o un componente in condizione di svantaggio. 

Il Supporto per la formazione e il lavoro, la prestazione di sostegno pensata per gli attivabili che cercano lavoro, invece è salpata a settembre e, nel giro di pochi mesi, ha totalizzato circa 130 mila domande. A chi richiederà l’Assegno di inclusione entro questo mese l’Inps erogherà il primo pagamento alla fine di gennaio.

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A differenza del reddito di cittadinanza sono previsti controlli alla fonte più approfonditi, incrociando le banche dati, prima di dare semaforo verde alle erogazioni. Per ottenere l’aiuto è necessario presentare l’Isee in corso di validità, che poi andrà aggiornato all’inizio dell’anno prossimo.

Chi perderà i requisiti per l’Adi a marzo non corre però il pericolo di rimborsi: l’Inps infatti non chiederà indietro le somme versate a gennaio e febbraio a chi uscirà fuori dalla platea dei beneficiari tra tre mesi. 

La misura ha avuto il via libera dal Garante della privacy e dalla Corte dei conti nei giorni scorsi. Secondo le stime dell’Inps la prestazione coinvolgerà nel complesso 737.400 nuclei familiari di cui 348.100 con almeno un minore, 215.800 con almeno un disabile e 341.700 con un over 60. 

Ma come funziona il nuovo reddito di cittadinanza? L’indennità sarà erogata attraverso la Carta di inclusione emessa da Poste Italiane, a differenza del Supporto per la formazione e il lavoro che prevede un trasferimento diretto via bonifico. L’importo massimo annuo è di 6.000 euro, incrementabile in base alla composizione del nucleo familiare e alle necessità abitative. L’indennità può essere rinnovata per 12 mesi dopo un mese di sospensione e la sua erogazione dipende dalla valutazione dei bisogni del nucleo familiare.

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Sull’Isee: il ministero del Lavoro precisa che «per le domande presentate fino a febbraio 2024 la verifica dei requisiti ai fini dell’ero

gazione nei mesi di gennaio 2024 e febbraio 2024, ove ricorrano le condizioni, si basa sull’Isee valido al 31 dicembre 2023».

A ogni modo sarà necessario avere un Isee valido per i mesi successivi per continuare a ricevere il beneficio. Intanto dalle simulazioni è emerso che un single con zero reddito, un minorenne a carico e un affitto mensile superiore a 280 euro, potrà contare su circa 850 euro di aiuto. L’asticella supera invece la soglia dei 1.200 euro nel caso di un nucleo con zero reddito formato da due adulti e un figlio disabile e con un canone di locazione sulle spalle. Insomma, cala definitivamente il sipario sul reddito di cittadinanza.

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Carlo Domenico Cristofori

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